Grazie alle vostre prime segnalazioni, ecco che possiamo stendere una prima «lista dei buoni»: società, aziende, enti, uffici, agenzie e chi più ne ha più ne metta, che elargiscono (o almeno, hanno elargito) rimborsi spesa generosi ai loro stagisti.
Alfa Romeo settore meccanica, rimborso di 900 euro al mese per uno stage della durata di sei mesi
Kellogg's Italia settore marketing, rimborso di circa 800 euro al mese per uno stage della durata di sei mesi
Nestlé Italiana S.p.A., rimborso di 710 euro netti al mese + mensa aziendale gratuita
3M Italia, rimborso di 700 euro al mese
Barilla settore marketing: rimborso di circa 600 euro al mese + alloggio gratis presso un residence a Parma
Gruppo Buondì Bistefani, rimborso di 600 euro netti al mese + ticket restaurant.
JPMorgan, rimborso di 600 euro al mese per uno stage della durata di sei mesi.
Citroen Italia, rimborso tra i 500 e i 600 euro al mese per uno stage della durata di sei mesi.
Zucchetti settore amministrativo/contabile, rimborso tra i 500 e i 600 euro al mese.
Poltrona Frau, rimborso di 500 euro al mese + mensa aziendale gratuita.
Libreria Hoepli, rimborso di 500 euro al mese per uno stage della durata di cinque mesi.
Continuate con le segnalazioni! Ancora una volta specifico che qualsiasi ente/azienda/società va bene: dalla grande multinazionale alla piccola azienda di provincia. Cercate di essere il più precisi possibile, indicando se la cifra è da considerarsi lorda o netta, se al rimborso spese erano abbinati altri benefit (es. mensa aziendale, ticket restaurant o altro), e possibilmente anche la durata complessiva del periodo di stage. Infine, sarebbe cosa utile anche segnalare se al termine del tirocinio allo stagista è stato proposto qualche contratto o no.
Preciso che questa lista è basata sulle segnalazioni, il più delle volte anonime, dei frequentatori di questo blog, e pertanto può contenere errori. Naturalmente però tutti possono, attraverso lo strumento dei commenti, integrare o smentire le informazioni qui raccolte.
lunedì 25 febbraio 2008
mercoledì 20 febbraio 2008
LA LISTA DEI BUONI - QUELLI CHE... GLI STAGISTI LI PAGANO BENE
Oggi propongo un gioco positivo. Proviamo a fare una «lista dei buoni»: usiamo questo spazio per citare aziende, enti, società che abbiano la meritevole abitudine di retribuire bene i loro stagisti.
Diciamo, da 600 euro in su: consideriamo questa cifra la soglia «superminima» per potersi almeno pagare, nelle grandi città, l'alloggio e parte del vitto senza gravare sui genitori.
Io per esempio conosco una ragazza che ha fatto uno stage nel settore Marketing della Kellogg's, un paio d'anni fa: percepiva circa 800 euro al mese. Per la cronaca, la ragazza aveva 25 anni ed era neolaureata. Evviva i cereali, verrebbe da dire.
E voi, avete qualche ditta da segnalare? Naturalmente sono bene accette anche le smentite: se qualcuno avesse avuto un'esperienza diversa con la Kellogg's, per esempio, non avrebbe che da scriverlo qui, nei commenti.
Questo è uno spazio completamente libero, che non si propone certo di fare pubblicità: vuole solo fotografare la situazione, e provare a fare un po' di (buona) informazione su quelle aziende che hanno rispetto degli stagisti e li pagano per il loro impegno e per il profitto che contribuiscono a creare.
Diciamo, da 600 euro in su: consideriamo questa cifra la soglia «superminima» per potersi almeno pagare, nelle grandi città, l'alloggio e parte del vitto senza gravare sui genitori.
Io per esempio conosco una ragazza che ha fatto uno stage nel settore Marketing della Kellogg's, un paio d'anni fa: percepiva circa 800 euro al mese. Per la cronaca, la ragazza aveva 25 anni ed era neolaureata. Evviva i cereali, verrebbe da dire.
E voi, avete qualche ditta da segnalare? Naturalmente sono bene accette anche le smentite: se qualcuno avesse avuto un'esperienza diversa con la Kellogg's, per esempio, non avrebbe che da scriverlo qui, nei commenti.
Questo è uno spazio completamente libero, che non si propone certo di fare pubblicità: vuole solo fotografare la situazione, e provare a fare un po' di (buona) informazione su quelle aziende che hanno rispetto degli stagisti e li pagano per il loro impegno e per il profitto che contribuiscono a creare.
venerdì 15 febbraio 2008
GIAVAZZI: STIPENDI BASSI, CONTRALTARE DELL'ILLICENZIABILITÀ
Interessante editoriale di Francesco Giavazzi oggi sul Corriere della Sera. Che ripropone un problema che mi sta molto a cuore: la difficoltà, per i giovani, di diventare economicamente indipendenti, cioè di ottenere non solo contratti dignitosi, ma anche retribuzioni che consentano di non dover più chiedere aiuti ai genitori.
Scrive Giavazzi: «In Italia i salari sono, in media, del 30% inferiori rispetto a Francia, Germania e Gran Bretagna. Ma questa differenza non è equamente distribuita. È più ampia per i giovani e si restringe via via che passano gli anni: a 55 anni scompare perché i nostri salari crescono con l'età più rapidamente che nel resto d'Europa. In altre parole, in Italia l'anzianità è più importante del merito nel determinare la progressione di carriere e stipendi. Chi proporrà l'eliminazione degli scatti di anzianità — a cominciare dai contratti dei dipendenti pubblici, in primis dei docenti universitari — per destinare più risorse al merito?».
Il discorso di Giavazzi prosegue in maniera ancora più spinosa: «Il livello medio dei salari più basso che altrove in Europa riflette un premio di assicurazione: un lavoratore con un contratto a tempo indeterminato è di fatto illicenziabile e il mancato salario è un prezzo che egli paga per «assicurarsi» contro il rischio di licenziamento. Non si possono chiedere al tempo stesso salari più elevati e garanzie contro i licenziamenti».
Un discorso che avevo affrontato qualche giorno fa su Bloglavoro, in un commento al post "Mammoni o poveri? 20 milioni di lavoratori sottopagati". Nel post venivano riportati i contenuti del Rapporto Eurispes 2008. E la mia riflessione, forse un po' amara ma certamente non rinunciataria, era stata questa: per far sì che la maggioranza dei cittadini torni a percepire stipendi dignitosi bisogna inevitabilmente modificare il sistema. Per riequilibrarlo, e dare qualche beneficio a chi adesso non riesce ad arrivare alla fine del mese o a tutti quei giovani che vengono sfruttati e devono continuare - a trent’anni! - a chiedere soldi a mamma e papà, bisogna necessariamente che a qualcuno qualche beneficio venga tolto. La coperta non si allunga: è che è dura da capire, per chi sta dalla parte giusta ed è al calduccio.
Scrive Giavazzi: «In Italia i salari sono, in media, del 30% inferiori rispetto a Francia, Germania e Gran Bretagna. Ma questa differenza non è equamente distribuita. È più ampia per i giovani e si restringe via via che passano gli anni: a 55 anni scompare perché i nostri salari crescono con l'età più rapidamente che nel resto d'Europa. In altre parole, in Italia l'anzianità è più importante del merito nel determinare la progressione di carriere e stipendi. Chi proporrà l'eliminazione degli scatti di anzianità — a cominciare dai contratti dei dipendenti pubblici, in primis dei docenti universitari — per destinare più risorse al merito?».
Il discorso di Giavazzi prosegue in maniera ancora più spinosa: «Il livello medio dei salari più basso che altrove in Europa riflette un premio di assicurazione: un lavoratore con un contratto a tempo indeterminato è di fatto illicenziabile e il mancato salario è un prezzo che egli paga per «assicurarsi» contro il rischio di licenziamento. Non si possono chiedere al tempo stesso salari più elevati e garanzie contro i licenziamenti».
Un discorso che avevo affrontato qualche giorno fa su Bloglavoro, in un commento al post "Mammoni o poveri? 20 milioni di lavoratori sottopagati". Nel post venivano riportati i contenuti del Rapporto Eurispes 2008. E la mia riflessione, forse un po' amara ma certamente non rinunciataria, era stata questa: per far sì che la maggioranza dei cittadini torni a percepire stipendi dignitosi bisogna inevitabilmente modificare il sistema. Per riequilibrarlo, e dare qualche beneficio a chi adesso non riesce ad arrivare alla fine del mese o a tutti quei giovani che vengono sfruttati e devono continuare - a trent’anni! - a chiedere soldi a mamma e papà, bisogna necessariamente che a qualcuno qualche beneficio venga tolto. La coperta non si allunga: è che è dura da capire, per chi sta dalla parte giusta ed è al calduccio.
mercoledì 13 febbraio 2008
CHI PAGA GLI STAGISTI, SE NON MAMMA E PAPA'?
Interessante la domanda che pone un frequentatore di questo blog: chi sostiene economicamente questo sistema deformato in cui i giovani laureati passano mesi - se non anni - a cercare lavoro e trovare stage? «Se hai 26 anni, sei laureato, cerchi un lavoro e ti offrono uno stage, chi paga? Se l'azienda non ti retribuisce, chi paga per la tua casa, il tuo cibo, i tuoi vestiti, le tue distrazioni?».
Purtroppo, a parte rare eccezioni, la risposta è una sola: paga la famiglia. Che, dopo essersi sobbarcata l'onere di mantenere il pargolo da quando era in fasce fino all'università, ora è diventata una mucca da spremere anche agli occhi delle aziende. Che infatti ragionano più o meno così: «Io il ragazzo nuovo lo faccio lavorare, ma non lo pago: lo prendo come stagista, e che a mantenerlo ci pensino i suoi ancora per un po'».
Il ragionamento non fa una piega. Continua il ragazzo nel suo intervento: «Le aziende, per aumentare i profitti, non sono più disponibili ad assumersi il costo di formazione del personale: così il sistema vuole "spostare" sui genitori quest'onere. Ne risulta che:
1) se i tuoi sono ricchi, fai quello che ti pare, da Roma vai a Milano, da Milano a Torino, interamente spesato: insomma, lo stipendio te lo dà papà.
2) se i tuoi si possono permettere di averti a casa ma non di mantenerti fuori, devi trovare una stage in città per forza (sperando che i tuoi abitino in città, ovviamente) e magari lavorare in un pub di sera per i vestiti e la pizza del venerdì.
3) se i tuoi non si possono permettere di sfamare una bocca in più, te la devi vedere con il mondo dei commessi, cassieri, gli unici retribuiti un po'... e addio al mestiere che ti interessava, perché non puoi affrontare gli anni di non retribuzione che implica.
Ammettiamolo, c'è qualcosa che non va...».
Eh certo che c'è qualcosa che non va. Siam qui apposta per dirlo! Ma anche per trovare proposte e soluzioni, nuove vie per raddrizzare questo mondo del lavoro ormai tutto stortignaccolo e sommamente iniquo. Non ci dobbiamo arrendere: il sistema non è immobile!
Purtroppo, a parte rare eccezioni, la risposta è una sola: paga la famiglia. Che, dopo essersi sobbarcata l'onere di mantenere il pargolo da quando era in fasce fino all'università, ora è diventata una mucca da spremere anche agli occhi delle aziende. Che infatti ragionano più o meno così: «Io il ragazzo nuovo lo faccio lavorare, ma non lo pago: lo prendo come stagista, e che a mantenerlo ci pensino i suoi ancora per un po'».
Il ragionamento non fa una piega. Continua il ragazzo nel suo intervento: «Le aziende, per aumentare i profitti, non sono più disponibili ad assumersi il costo di formazione del personale: così il sistema vuole "spostare" sui genitori quest'onere. Ne risulta che:
1) se i tuoi sono ricchi, fai quello che ti pare, da Roma vai a Milano, da Milano a Torino, interamente spesato: insomma, lo stipendio te lo dà papà.
2) se i tuoi si possono permettere di averti a casa ma non di mantenerti fuori, devi trovare una stage in città per forza (sperando che i tuoi abitino in città, ovviamente) e magari lavorare in un pub di sera per i vestiti e la pizza del venerdì.
3) se i tuoi non si possono permettere di sfamare una bocca in più, te la devi vedere con il mondo dei commessi, cassieri, gli unici retribuiti un po'... e addio al mestiere che ti interessava, perché non puoi affrontare gli anni di non retribuzione che implica.
Ammettiamolo, c'è qualcosa che non va...».
Eh certo che c'è qualcosa che non va. Siam qui apposta per dirlo! Ma anche per trovare proposte e soluzioni, nuove vie per raddrizzare questo mondo del lavoro ormai tutto stortignaccolo e sommamente iniquo. Non ci dobbiamo arrendere: il sistema non è immobile!
martedì 12 febbraio 2008
STAGISTI GIORNALISTI IN PRIMA PAGINA
Qualcuno recentemente su questo blog ha affermato: «Mai visti stagisti pubblicitari creare pubblicità che diventano guadagni, magari fossero capaci anche solo ad ideare un concept di base... Un'azienda non può perdere d'altro canto migliaia di euro per uno schiribizzo dello stagista di turno. Mai visto un giornalista stagista scrivere pezzi editati a buon livello, massimo che può fare è una recensione cinematografica come livello di competenza, o pezzi non firmati».
Siccome le stupidaggini mi fanno venire l’orticaria, ecco una piccolissima panoramica del lavoro degli stagisti giornalisti.
Fabrizio Patti, all'epoca stagista, sul quotidiano Il Sole 24 Ore ha pubblicato in prima pagina i seguenti articoli: La destinazione si sceglie con internet e il passaparola (23/07/07), A Jakarta decolla solo la paura (16/07/07), Agosto, ferie da 17 miliardi (14/08/06), Aerei: uno su cinque vola con i “low cost” (25/06/07).
Francesco Moscatelli, all'epoca stagista, sul quotidiano La Stampa ha pubblicato in prima pagina l'articolo "Borse taroccate per costruire la moschea" (03/07/07).
Damiano Beltrami, all'epoca stagista, sul quotidiano Il Secolo XIX ha pubblicato in prima pagina i seguenti articoli: Intesa Gazprom-Bielorussia, scongiurata una crisi del gas (02/01/07), Petrolio. Merkel furiosa con Putin, crisi Russia-Ue (10/01/07) e "Carburanti negli Iper", è serrata (19(01/07).
Maria Adele De Francisci, all'epoca stagista, per il settimanale Donna Moderna ha intervistato il premio Oscar Jodie Foster: l'articolo è stato poi pubblicato nel numero del 10/10/07, con richiamo in copertina.
Solo quattro esempi. Vorrei non dover più essere costretta a leggere stupidaggini sul ruolo degli stagisti nelle redazioni giornalistiche.
Siccome le stupidaggini mi fanno venire l’orticaria, ecco una piccolissima panoramica del lavoro degli stagisti giornalisti.
Fabrizio Patti, all'epoca stagista, sul quotidiano Il Sole 24 Ore ha pubblicato in prima pagina i seguenti articoli: La destinazione si sceglie con internet e il passaparola (23/07/07), A Jakarta decolla solo la paura (16/07/07), Agosto, ferie da 17 miliardi (14/08/06), Aerei: uno su cinque vola con i “low cost” (25/06/07).
Francesco Moscatelli, all'epoca stagista, sul quotidiano La Stampa ha pubblicato in prima pagina l'articolo "Borse taroccate per costruire la moschea" (03/07/07).
Damiano Beltrami, all'epoca stagista, sul quotidiano Il Secolo XIX ha pubblicato in prima pagina i seguenti articoli: Intesa Gazprom-Bielorussia, scongiurata una crisi del gas (02/01/07), Petrolio. Merkel furiosa con Putin, crisi Russia-Ue (10/01/07) e "Carburanti negli Iper", è serrata (19(01/07).
Maria Adele De Francisci, all'epoca stagista, per il settimanale Donna Moderna ha intervistato il premio Oscar Jodie Foster: l'articolo è stato poi pubblicato nel numero del 10/10/07, con richiamo in copertina.
Solo quattro esempi. Vorrei non dover più essere costretta a leggere stupidaggini sul ruolo degli stagisti nelle redazioni giornalistiche.
sabato 9 febbraio 2008
STAGE, QUALCOSA SI MUOVE AL DI LA' DELLE ALPI
In Francia il governo sta per concretizzare una delle proposte di questo blog: la retribuzione minima obbligatoria per gli stagisti. Evviva!
La notizia viene riportata anche in un articolo sul sito del Sole 24 Ore (qui lo trovate intero) a firma Loredana Oliva. Si legge: «Gli "stagiares" francesi avranno uno stipendio regolato dalla legge: da un minimo di 380 euro se svolgono un tirocinio la cui durata superi i tre mesi». Si è arrivati a questa cifra, spiega la giornalista, calcolando il 30% dello Smic, il salario minimo per i lavoratori.
Purtroppo l'iniziativa legislativa è stata un po' "mutilata": prima prevedeva anche l'istituzione di un Registro degli stage, che avrebbe dovuto raccogliere informazioni dettagliate sul tipo di tirocinio e sullo stagista. Peccato, perchè anche questa è proprio una delle proposte che questo blog cerca di spingere. E peccato anche che la cifra stabilita come "salario minimo" sia tanto bassa: certo, con 400 euro al mese si fa ben poco, in Francia come in Italia.
Però la notizia è importante comunque, anche se i francesi si aspettavano di più: perchè vuol dire che qualcosa si muove. La politica, almeno oltralpe, ha capito che una situazione così iniqua non si può più tollerare: che gli stagisti vanno tutelati, affinchè non possano più essere sfruttati.
(Un grazie particolare alla Stagista al contrario per avermi segnalato la notizia)
La notizia viene riportata anche in un articolo sul sito del Sole 24 Ore (qui lo trovate intero) a firma Loredana Oliva. Si legge: «Gli "stagiares" francesi avranno uno stipendio regolato dalla legge: da un minimo di 380 euro se svolgono un tirocinio la cui durata superi i tre mesi». Si è arrivati a questa cifra, spiega la giornalista, calcolando il 30% dello Smic, il salario minimo per i lavoratori.
Purtroppo l'iniziativa legislativa è stata un po' "mutilata": prima prevedeva anche l'istituzione di un Registro degli stage, che avrebbe dovuto raccogliere informazioni dettagliate sul tipo di tirocinio e sullo stagista. Peccato, perchè anche questa è proprio una delle proposte che questo blog cerca di spingere. E peccato anche che la cifra stabilita come "salario minimo" sia tanto bassa: certo, con 400 euro al mese si fa ben poco, in Francia come in Italia.
Però la notizia è importante comunque, anche se i francesi si aspettavano di più: perchè vuol dire che qualcosa si muove. La politica, almeno oltralpe, ha capito che una situazione così iniqua non si può più tollerare: che gli stagisti vanno tutelati, affinchè non possano più essere sfruttati.
(Un grazie particolare alla Stagista al contrario per avermi segnalato la notizia)
lunedì 4 febbraio 2008
STAGE BUONI VS STAGE CATTIVI
Guai a chi dice che bisognerebbe abolire gli stage.
Colpo di scena? Non proprio. Io sono davvero convinta che in alcuni casi gli stage, perfino quelli gratuiti, siano una cosa positiva.
Per gli studenti delle scuole superiori e delle università, per esempio. Tanto è vero che ormai quasi tutti gli stage fatti in ambito universitario danno diritto a preziosi crediti: sono cioè equiparati a una vera e propria attività formativa.
Gli stage possono poi essere utili durante i periodi di disoccupazione, quelli in cui lo Stato paga i cittadini rimasti senza lavoro: perchè coloro che sono iscritti alle liste di disoccupazione possano, attraverso lo stage, riqualificarsi e trovare una nuova occupazione.
Gli stage sono poi certamente una buona occasione per i disabili, che possono avere qualche difficoltà in più a imparare nuove mansioni, e avere bisogno di tempo per memorizzare le procedure di lavoro in un ufficio.
Ecco secondo me i tre grandi ambiti a cui lo stage dovrebbe essere circoscritto: studenti, iscritti alle liste di disoccupazione, disabili.
Per tutti gli altri, laureati in testa, sentirsi proporre uno stage dovrebbe essere un'assoluta eccezione. E lo stage, beninteso, dovrebbe essere sempre e comunque retribuito con una somma adeguata.
E voi che ne pensate?
Colpo di scena? Non proprio. Io sono davvero convinta che in alcuni casi gli stage, perfino quelli gratuiti, siano una cosa positiva.
Per gli studenti delle scuole superiori e delle università, per esempio. Tanto è vero che ormai quasi tutti gli stage fatti in ambito universitario danno diritto a preziosi crediti: sono cioè equiparati a una vera e propria attività formativa.
Gli stage possono poi essere utili durante i periodi di disoccupazione, quelli in cui lo Stato paga i cittadini rimasti senza lavoro: perchè coloro che sono iscritti alle liste di disoccupazione possano, attraverso lo stage, riqualificarsi e trovare una nuova occupazione.
Gli stage sono poi certamente una buona occasione per i disabili, che possono avere qualche difficoltà in più a imparare nuove mansioni, e avere bisogno di tempo per memorizzare le procedure di lavoro in un ufficio.
Ecco secondo me i tre grandi ambiti a cui lo stage dovrebbe essere circoscritto: studenti, iscritti alle liste di disoccupazione, disabili.
Per tutti gli altri, laureati in testa, sentirsi proporre uno stage dovrebbe essere un'assoluta eccezione. E lo stage, beninteso, dovrebbe essere sempre e comunque retribuito con una somma adeguata.
E voi che ne pensate?
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