Traggo "ispirazione" da un commento che una giovane e brava giornalista alle prese con collaborazioni e precariato ha lasciato all'ultimo post, quello dedicato al mondo del giornalismo.
Si parlava dell'Ordine dei giornalisti che vorrebbe vietare gli stage nel periodo estivo, ed ecco il parere di Stagistalcontrario: «In questo mondo bisogna essere lupi, e non agnelli. Allora io, da lupo egoista, dico che sono ben felice che dalla prossima estate non arriveranno più in redazione le ondate di stagisti, perchè questo vuol dire per me avere la possibilità di un contrattino di sostituzione».
Così saremmo questo? Agnelli nei primi mesi (o anni) di lavoro, pronti a trasformarci in lupi non appena possibile? Agnelli che si mettono "a novanta", accettando fare (gratis o quasi) lo stesso lavoro per il quale altri vengono profumatamente pagati, per poi ZAC diventare tutt'a un tratto lupi, della serie "mors tua vita mea"?
Io credo che non debba succedere. Credo che faremmo un grande errore a farci guidare dalla "legge della giungla", pensando «è giusto che subisca per un po', poi subirà qualcun altro». Una specie di nonnismo che dalla caserma si espande al mondo del lavoro: la prospettiva mi fa rabbrividire. E sono sicura che, in fondo in fondo, faccia rabbrividire anche la Stagistalcontrario.
Quindi rilancio dicendo: e se invece ci impegnassimo affinchè nessuno più debba subire? E se invece un altro mondo fosse possibile? Per me la soluzione migliore sarebbe questa: non essere agnelli all'inizio, e non diventare lupi alla fine. Rimanere semplicemente persone che lavorano, che vengono retribuite adeguatamente per il loro lavoro, e che non vogliono schiacciare nessuno nè farsi schiacciare da nessuno.
Che vi sentiate lupi o agnelli, guardatevi intorno. E' questo il mondo del lavoro che volete? Io no. E continuo a ripetere, a voce sempre più alta, che non è obbligatorio che la situazione rimanga così. Cos'è, qualcuno crede davvero che se una legge regolamentasse lo stagismo, prevedendo una retribuzione minima e una durata massima, il mercato del lavoro italiano crollerebbe? Ma per piacere.
In altri Paesi a chi propone "Vieni a lavorare da me: ma gratis" i ragazzi neolaureati ridono in faccia. E gli stage vengono pagati. Se da noi il mercato del lavoro in entrata è ormai distorto e malato, bisogna che qualcuno intervenga a raddrizzarlo. E questa responsabilità se la deve prendere il Parlamento.
venerdì 4 gennaio 2008
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14 commenti:
Amica mia,
io spero prorio che la tua tesina sulla situazione degli stagisti!!!
Grazie come sempre
No, caro Damiano, non potrei mai portare come tesina all'esame di giornalismo un tema in cui sono così profondamente coinvolta... Non avrei quella che si definisce la "giusta distanza"!
Tra l'altro, come hai visto nel post precedente, sono convinta che anche l'Ordine abbia la sua parte di responsabilità nella situazione, e che dovrebbe muoversi per tutelare i suoi praticanti, anzichè lasciarli soli a fare stage su stage nelle redazioni senza vedere una lira.
Io non sono contro lo stage tout-court, "a prescindere": credo che tu e gli altri frequentatori di questo blog l'abbiano capito. Ma non posso accettare una situazione generalizzata (e ormai incancrenita) di sfruttamento sistematico: non posso accettare che oggi chi vuol cominciare a lavorare debba NECESSARIAMENTE accettare uno stage e lavorare gratuitamente per qualche mese (se non qualche anno). Non mi sembra giusto, tutto qui.
Lo vedi, mi infervoro troppo... No, non credo che sarebbe una buona idea fare dello stagismo il tema della mia tesina d'esame!
cara Eleonora purtroppo siamo ancora molto lontani dal cambiare le cose e sai perché?Perché noi giovani non siamo UNITI:ognuno dice la sua,chi pensa sia giusto fare stage gratis all'inizio,chi pensa sia giusto essere degli squali,chi dice che i giovani sanno solo lamentarsi ecc...Leggo sempre questo blog,quello di stakastagista,quello di prime e leggo solo commenti contrapposti.
Ragazzi svegliamoci tutti:il mercato del lavoro é in crisi punto e basta e va regolarizzato;inutile combattere fra noi,é una guerra fra poveri dove nessuno esce vincitore.
Caro Benny
il difetto, se così si può chiamarlo, della democrazia è proprio questo: che ognuno è libero di pensarla come vuole, e di dirlo.
Io sul mio blog dico come la vedo: degli altri siti che tu citi, posso dirti che la "stakastagista" Roberta e io nel 90% dei casi siamo d'accordo. Su Prime non mi pronuncio, non so perchè lasci commenti parlando al plurale, non ho capito ancora bene chi sia (siano?) e quale messaggio voglia (-no) portare nella Rete.
Io sono d'accordo con te, l'ho scritto - pensa - nel primissimo post di questo blog, il 1° settembre 2007: "l'unione fa la forza". Quindi è uniti che si deve andare avanti. E io credo che, per quanto la gente possa fare alcuni "distinguo", la maggioranza sarebbe favorevole a una regolamentazione del mercato degli stage, con l'introduzione di una retribuzione minima, una durata massima, e magari anche un Registro nazionale degli stage.
Ho intenzione di continuare a battermi per questo: e spero che le persone che la pensano come me mi appoggino, frequentino sempre di più questo blog, e mi aiutino a ideare e realizzare iniziative per cambiare le cose.
Ti appoggio in pieno Eleonora,il fatto é non capisco come si possa discutere su una questione base come il fatto di essere retribuiti,trovo spesso commenti di persone che trovano giusto ottenere ridicoli rimborsi spese;mi sembra una cosa ovvia essere pagati per lavorare,ma evidentemente ci sono persone che non la pensano allo stesso modo.
Insomma a volte si discute per problemi su cui il parere dovrebbe essere unanime.
Cara Benny, mi intrometto solo per risponderti: è favorevole a piccoli rimborsi chi non si è mai posto il problema di guadagnarsi da vivere ed è sempre stato ampiamente finanziato dai propri genitori. E' facile dire che va bene lavorare gratis quando è papa a pagare la casa, l'auto, le piccole ferie (ovviamente), le serate in discoteca, ecc... se non ci fosse questa facilità, vedi come cambierebbe questo pensiero, quando lavorare per 600 € al mese vorrebbe dire vivere in una stanza doppia, senza uscire mai, senza vacanze, e mangiando pasta al sugo tutti giorni, dovendo spingere i carrelli alla Esselunga per arrivare a pagare la bolletta della luce.
Vorrei iniziare il mio commento dalla fine del tuo post. Dici:
“…bisogna che qualcuno intervenga a raddrizzarlo (il mercato del lavoro). E questa responsabilità se la deve prendere il Parlamento”.
Non vorrei che questo debba significare ad una abdicazione della responsabilità da parte della mia generazione.
La mia generazione deve decidere di prendere in mano il proprio destino e proporre delle iniziative concrete, fare delle proposte di legge e fare un opera di sensibilizzazione attraverso gli organi di stampa. La mia generazione deve essere responsabile di un possibile cambiamento, e non può e non deve delegare ad altri questa scelta.
Poi procedendo a ritroso nel tuo post leggo:”Una legge [che] regolamentasse lo stragismo, prevedendo una retribuzione minima…”. Togliamo questa parola “minima” che mi convince assai poco e lasciamo pure il termine retribuzione. Le attuali direttive in materia di stage – tirocini sono un vero e proprio atto di aggressione nei confronti della dignità umana. E lo Stage cosi concepito è una forma di sfruttamento e ricatto. E si differenzia dall’apprendistato perché non insegna nulla.
I cambiamenti legislativi da fare sono: Introduzione di un reddito nei contratti di stage affinché faccia da deterrente di fronte all’uso disinvolto degli stagisti per abbattere i costi del personale. Proibire l’applicabilità dello stage in alcuni settori e in piccole realtà produttive. Limitare il suo uso in età per cosi dire “scolastica”. Il riconoscimento dei contributi previdenziali anche in caso di stage. La creazione di Banche dati regionali di aziende che usufruiscono dello strumento dello stage affinché ci sia la possibilità di monitorare il rispetto di taluni parametri da parte delle società (con ad esempio il rapporto numerico tra dipendenti e stagisti raramente rispettato). E infine degli Osservatori ad hoc a livello regionale che offrono una consulenza legale o un semplice consiglio ai giovani stagisti. E se non fosse possibile una regolamentazione serie di questo strumento. E meglio che lo Stage venga abolito e sostituito con altre tipologie contrattuali.
Per quanto riguarda la questione lupi o agnelli? Proporrei una soluzione diversa. Dobbiamo avere il coraggio di essere dei lupi con i lupi. Se siamo lupi con gli agnelli, non dimostriamo affatto di essere più forti e/o bravi ma certifichiamo soltanto la nostra debolezza, la nostra fragilità. Essere egoisti sul lavoro e non può portare sicuramente a dei vantaggi immediati, ma nei momenti di smarrimento e difficoltà i costi di questo egoismo si sentiranno.
Essere ne lupi ne agnelli, ma essere per così dire “neutrali”, al di sopra delle parti e dei ruoli. E un lusso che non ci possiamo assolutamente permettere. Se crediamo che le cose debbano essere cambiate.
Marco Patruno
condivido in pieno marco patruno
sono anch'io convinta che, a costo di sembrare autolesionisti o pedanti, sia nostro dovere metterci in gioco per garantire un futuro di diritti a chi verrà dopo di noi. Ci vogliono proposte concrete, come quelle di Eleonora e Marco, e gente che sia in grado di sostenerle e di concretizzarle. Il mondo del lavoro, come è oggi, rischia di far emergere il peggio di noi. rischia di farci diventare "lupi per agnelli". Sta a noi impegnarci affinché le ingiustizie non ci cambino, ma ci stimolino a essere persone migliori.
cara eleonora,
quello che dici è bello e ovviamente anche io me lo auguro. ma - purtroppo - ho smesso di crederci, ecco tutto.
non vedo vie d'uscita, credo che siamo animali in trappola.
per questo dico che in questa trappola, in questa gabbia di precariato dove ci tocca stare per anni, è meglio essere lupo che agnello.
io sono della generazione sfigata, quella che ha dovuto fare da cavia al nuovo esame di maturità, quella che si è trovata a cavallo della riforma universitaria, quella che dopo una laurea vecchio ordinamento si è trovata a fare un master a cui erano ammessi anche quelli con una laurea triennale. e sono della generazione a cui viene risposto: "questo è un momento di crisi per il mercato".
tirando le somme, sono della generazione sfigata, per la quale nssuno finora ha mosso un dito.
tutto questo mi ha incattivita, e così si può dire. non mi è stato insegnato a guardare al futuro ma solo "a termine". e così non riesco a preoccuparmi di quelli che verranno dopo, dei futuri stagisti.
a loro auguro buona fortuna, ma non "in bocca al lupo".
stagistalcontrario
un atteggiamento che non ha giustificazioni.
firmato: una della tua stessa generazione "sfigata"
Se pensiamo solo al nostro orticello, è chiaro che le cose non possono cambiare in meglio!
Come si fa a non pensare a quelli che verrano dopo?
Forse tocca proprio a noi, come generazione "soffrire" e lottare affinchè le prossime possano star meglio, o no?
@Benny
Io penso che, tra i nostri blog, tutti vogliamo la stessa cosa, ma lo comunichiamo in maniera diversa!
Anna
Grazie Mimidef,
Ti ringrazio per la fiducia, ma sono persone come te che mi danno la possibilità di credere che un cambiamento in Italia è possibile. Anche se il precariato ci fa sentire, a volte, come dei pugili che se le prendono di santa ragione. Dobbiamo, ogni volta, avere il coraggio di rialzarci e infilarci i guantoni e mai abdicare alla rassegnazione.
Marco Patruno
@benny
Tutti vogliamo essere uniti.
Ma per cambiare le cose abbiamo bisogno di partire dalla realtà e non da fantasie astratte quali quelle stile stakastagista o stile patruno - e anche spesso stile eleonora.
Questo tipo di informazione può creare + danni che altro, perchè non aiuta i ragazzi a confrontarsi con la realtà - ed è questo che a loro serve.
Non stiamo per loro facendo politica o campagne elettorali, li dobbiamo aiutare a trovare lavoro in maniera utile e intelligente, tra mille pieghe e problemi.
Questo è quindi qualcosa di utile.
Non è poi ovvio essere pagati per un momento formativo come lo stage che non è un momento lavorativo.
@patruno
Molti della generazione di cui parli il Destino lo hanno già preso in mano, e invece di lamentarsi ogni giorno vivono costruendo un mondo che un domani tu userai senza forse aver ancora contribuito a costruire.
@mimidef
Stai guardando nello specchio sbagliato.
@eleonora
Forse non siamo una persona sola.
:-)
Il nostro messaggio è quelli di tutti quelli che costruiscono, e che non si lamentano.
Quello che va a favore e in aiuto dei lavoratori flessibili che creano, e che va contro i lavoratori precari che pretendono.
Parli di una maggioranza che non esiste, perchè tale semplicemente perchè ama farsi sentire e lamentarsi invece che lavorare in silenzio.
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