martedì 18 settembre 2007

MA I SOLDI PE' CAMPÀ, CHI CE LI DÀ? LA BORSETTA DI PAPÀ...

Poco più di due settimane che ho aperto questo blog. E la questione principale è lì, chiara e cristallina, talmente ineludibile che è impossibile ritardare ancora un post specifico al riguardo.
La questione sono i SOLDI. Vile denaro, sterco del demonio. O, meno puritanamente, la misura di - quasi - tutte le cose.
Qualsiasi persona svolga un'attività dovrebbe avere diritto ad essere retribuita per il suo lavoro. A meno che non rinunci di sua spontanea volontà, come nel caso del volontariato.
Ecco perchè gli stage sono una stortura del mercato del lavoro: perchè gli stagisti sono persone che producono. Non sono passivi, non stanno lì "per imparare": stanno lì, molto semplicemente, per lavorare. Come tutti gli altri. Fanno lavoro d'ufficio, telefonano, compilano documenti, spesso anzi eseguono lo stesso identico lavoro dei loro colleghi più fortunati (con contratti migliori). Quindi: gli stagisti sono persone che producono e che non vengono pagate per quello che producono.
Chi paga per loro? Le famiglie, è ovvio. Famiglie generose... o forse solo rassegnate alla realtà: oggi si sa già che uno che finisce il suo percorso universitario non potrà essere in grado, per qualche mese - talvolta per anni - di rendersi economicamente autonomo.
Ora, oltre agli studenti fuori sede, ci sono pure gli stagisti fuori sede. Bell'affare.
Io per il mio primo stage dopo la laurea mi sono dovuta trasferire a Milano. Dove una singola in un appartamento in condivisione con altri ragazzi non costa meno di 500 euro. Per lo stage me ne davano 250, lordi. Fosse stato per loro, avrei avuto dormire su mezzo letto. Per fortuna l'altro mezzo me lo pagava papà.

5 commenti:

Anonimo ha detto...

ciao cara lolli, ti faccio un saluto al volo seppure in ritardo con la promessa di venirti a trovare più spesso (lavoro permettendo) BRAVA! innanzitutto devo porgerti i miei doverosi complimenti per l'iniziativa e per il modo in cui la stai portando avanti: mi sembra un ottimo inizio! appena ho un attimo libero tornerò a leggerti e a discutere della mia personalissima esperienza: dopo il master e dopo 3 mesi di stage in agenzia (per chi non lo sapesse "faccio la copy") non retribuito come da accordi, io sono stata rimborsata con un assegno a sorpresa come prestazione occasionale, ricompensa meritatissima ma non dovuta, che anche se fosse stato 1 euro io ho apprezzato più che mai. la motivazione è stata la seguente: non hai fatto lo stage, dopo 2 settimane eri operativa e hai lavorato nel vero senso della parola, hai prodotto, quindi ci siamo sentiti in obbligo verso di te e il lavoro che hai svolto. (seguì contratto a progetto, rinnovato per circa 3 anni... del mio collega di stage, nonchè di master, non ho più saputo nulla.) insomma, ci sono stagisti e stagisti. non tutti pronti al lavoro, direi per la maggior parte convinti di esserlo ma i fatti spesso dimostrano il contrario... sono la prima a mettermi in questo mucchio, ci sono stata certamente anch'io, e ora che mi trovo "dall'altra parte" faccio colloqui a neolaureati e/o masterizzati e propongo stage, innanitutto stage, indispensabili stage. vedo il problema sociale (inclusa la "fortuna di avere una famiglia generosa alle spalle") e rilancio: l'università NON forma, il master talvolta. e a lavorare, non c'è dubbio, si impara lavorando. baci lolli, a presto! tua, vivi.

Anonimo ha detto...

Ciao Eleonora, complimenti i contenuti del tuo blog sono di notevole qualit�!
Sai, hai ragione nel sostenere che ci� che dico � dettato anche dalla mia giovane et�...ma far� di tutto per far s� che il mio lavoro e le mie competenze vengano riconosciute e valorizzate.
S� anche le mie competenze, perch� io non condivido affatto chi dice - come Anonimo - che
"l' Universit� non forma": finiti i cinque anni abbiamo un bagaglio di conoscenze, metodi, approcci che molti professionisti si sognano.
Quello che ci manca sono le tecniche, ma le tecniche si imparano solo ed esclusivamente sul lavoro...anche perch�:
A- non sono universali, nel posto x si lavora in modo diverso dal posto y
B- sono mutevoli, e dunque ci� che imparo oggi pu� essere del tutto obsoleto domani.
Questo non me lo dice la mia et� ma l' ho capito durante lo stage: dopo il comprensibile smarrimento dei primi giorni infatti mi sono rimboccato le maniche, ho fatto mente locale su tutto ci� che avevo aprreso sui libri, ho adottato un approccio al lavoro di tipo strategico (definizione obiettivi, individuazione metodo, etc.) e me la sono cavata alla grande; ero in un team e non di rado sono stato io a suggerire ai miei "colleghi" (non stagisti ma giovani professionisti) il modo in cui sviluppare certi lavori.
Poi per carit� ho fatto i miei errori e sono stato pi� volte corretto ma dovendo fare un bilancio sono pienamente soddisfatto di me.
So che sono troppo giovane e che quindi non ho tutte le carte in regola per dare lezioni di vita, ma credo che dobbiamo avere pi� stima e fiducia in noi e mai farsi sfruttare: ad esempio perch� io mi dovrei perdere un' estate di mare, amici e divertimento per fare articoli gratis a dei signori che poi non mi daranno una lira e mai mi assumeranno?
Prima di stagisti, siamo esseri umani e per gunta giovani e quindi � peggio perdersi l' Estate o perdersi uno stage gratuito, che tra
l' altro si pu� benisimo fare anche d' inverno?

Eleonora Voltolina ha detto...

Cara Viviana
sono molto contenta che tu abbia fatto un'incursione nel blog per contribuire al dibattito raccontando la tua esperienza. Che è preziosa per 2 motivi, strettamente correlati:
1) dimostra che non tutti i datori di lavoro sono sempre "ottusi e sfruttatori" nei confronti degli stagisti, e quando si trovano di fronte qualcuno che lavora con particolare entusiasmo e competenza sono perfino pronti a metter mano al portafoglio con una "ricompensa non pattuita"
2) dà un po' di speranza a tutti quelli che si sentono strozzati dalla tagliola degli stage.
Al tuo commento faccio solo qualche obiezione.
Prima di tutto, sei davvero convinta che una persona sveglia e già preparata da qualche anno di università abbia bisogno di MESI per imparare un lavoro? Francamente io in prima persona, come quasi tutti i ragazzi e le ragazze che ho visto fare stage intorno a me, a imparare il lavoro ci ho messo poche settimane. Un mese al massimo, e poi via: ero perfettamente in grado di fare quello che gli altri (cocopro o assunti) facevano. Pensare che ci vogliano MESI per imparare I RUDIMENTI di un lavoro mi sembra un po' pessimistico. Nel tempo, ogni persona svilupperà sicuramente le sue capacità, si perfezionerà, si incastrerà ancora meglio nel meccanismo di lavoro di quel dato ufficio. Ma per lavorare e diventare produttivi (a patto di essere svegli e volenterosi) secondo me basta qualche settimana.
In secondo luogo, vorrei sottolineare che il tuo discorso sull'"indispensabilità" degli stage andrebbe forse applicato a chi non ha mai lavorato, ed esce dall'università completamente ignaro di quel che succede fuori. Peccato però che gli stagisti siano spesso persone che hanno già esperienza, che hanno già fatto vari stage: davvero vogliamo affermare che uno che si è laureato e magari ha fatto già un paio di stage non sia "all'altezza" di essere preso come cocopro? Davvero pensiamo che quella persona non sarà capace, nei primi 3 mesi, di produrre un solo euro per sua la società?
Io non credo, sinceramente.

Anonimo ha detto...

segnalo un interessante articolo...

http://www.repubblica.it/2006/10/sezioni/scuola_e_universita/servizi/giovanilavoro-2/stage-ue/stage-ue.html

Eleonora Voltolina ha detto...

Purtroppo il link consigliato dall'ultimo visitatore non è completo, quindi non si può visualizzare...