mercoledì 26 dicembre 2007

STAGISTI GIORNALISTI, L'ESTATE SIA CON VOI

Per una volta dedico un post al mondo professionale del quale faccio parte: il giornalismo. Perchè mi sono imbattuta (qui) in una notizia degna di discussione.
La situazione è questa: poichè in Italia ben poche testate giornalistiche prendono "praticanti", perchè li dovrebbero retribuire con uno stipendio abbastanza alto, ormai la via più battuta per diventare giornalisti è quella delle scuole.
Ce ne sono una ventina in Italia (4 solo a Milano). Tutte a pagamento: quella che ho fatto io, l'IFG, fino al mio biennio era l'unica gratuita, poi la Regione Lombardia ha ridotto i finanziamenti. Risultato, ora anche l'IFG costa - e non poco: 4000 euro all'anno. Ma ce ne sono altre che costano anche il doppio.
Dalle scuole escono circa 300 giornalisti all'anno. Per entrare in una di queste scuole bisogna avere una laurea (basta anche quella triennale) e fare un "concorso". Una volta ammessi, si studiano varie materie e si scrive nei siti internet e nei giornali che la scuola pubblica. In più, ci sono gli stage: da due a cinque nel corso del biennio, a seconda delle scuole. Di solito gli stage vengono fissati nei periodi festivi (Natale, Pasqua, estate) perchè le redazioni si svuotano e per gli stagisti c'è più possibilità di avere spazio.
Ovviamente, ogni stage è percepito come un'occasione per farsi conoscere, dimostrare le proprie competenze e mantenere, dopo, una collaborazione. Quindi il 99% degli allievi ritiene che siano la parte più importante del loro praticantato presso le scuole di giornalismo: una "porta" sul mondo del lavoro vero.
Ora dicono che proibiranno gli stage estivi. Il motivo è presto detto: proprio in quei periodi festivi in cui le redazioni sono a corto di personale, spesso le testate prendono dei giornalisti disoccupati con contratti "di sostituzione". E' abbastanza logico che se al posto di un giornalista professionista disoccupato, da pagare 1200 euro al mese, possono avere un paio di giornalisti praticanti molto motivati, provenienti dalle scuole di giornalismo, a zero euro... Spesso finiscono per scegliere la via economicamente più conveniente.
Avevo già raccontato qui cosa successe due anni fa al Corriere della Sera.
Bisogna dire, a onor del vero, che non tutte le testate fanno così: ve ne sono alcune molto serie, che prendono le sostituzioni e anche gli stagisti, differenziando compiti e responsabilità, e non usano gli allievi delle scuole semplicemente per tappare i buchi senza tirar fuori un euro.
Però, dato che il problema c'è, è giusto affrontarlo. Proibendo gli stage estivi? Secondo me proprio no. E allora come risolverei, io, la questione? Farei stabilire all'Ordine dei giornalisti un rimborso spese minimo obbligatorio di 600 euro al mese per ogni stagista - oppure, detta diversamente, una retribuzione minima non inferiore al 50% di quella che verrebbe erogata a un praticante regolarmente assunto. Non è tanto e non è poco: ma scoraggerebbe chi negli stagisti cerca solamente un escamotage per risparmiare. Metterebbe un po' in equilibrio la "concorrenza sleale" tra allievi delle scuole e giornalisti disoccupati. E ripristinerebbe anche il fondamentale rapporto consequenziale tra impegno, lavoro e retribuzione, che negli stage viene troppo spesso vergognosamente dimenticato.

martedì 11 dicembre 2007

COALIZIONE GENERAZIONALE, DIBATTITO ALL'UNIVERSITA' LA SAPIENZA

Sono contenta di poter usare questo blog come cassa di risonanza per un evento che mi sembra significativo: il primo dibattito di Coalizione Generazionale. Con un titolo importante: "AAA speranza di futuro offresi: immaginare un buon domani per i giovani italiani è ancora possibile?".
La parola ai relatori (Angela Padrone, giornalista e autrice di
Precari e contenti, Francesco Delzio, autore di Generazione Tuareg, Michel Martone, professore di Diritto del lavoro, e Federico Mello, autore de L'Italia spiegata a mio nonno), ma sopratutto a chi vorrà assistere al dibattito e poi partecipare alla discussione.



Giovedì 13 dicembre alle 17:00 presso la facoltà di Scienze politiche della Sapienza.

venerdì 7 dicembre 2007

CROZZA A BALLARÒ: LA VERITÀ, LO GIURO, SUI PRECARI

Con questo video inauguro la nuova vita multimediale del mio blog! Spero che apprezzerete.
E' un filmato cortissimo, meno di due minuti, tratto dall'ultima puntata di Ballarò. E Crozza è lapidario nel denunciare quel che qui dentro dico, anzi diciamo, da mesi. E cioè che il fulcro di tutta la questione "giovani e lavoro" è semplicemente uno: il denaro!



Dice Crozza: «Una volta le mamme dicevano ai figli: "Se da grande vuoi avere successo, studia". Oggi le mamme dicono: "Se da grande vuoi avere successo, palleggia... vai dalla De Filippi... telefona a Lele Mora... Basta che non ti veda più con un libro in mano!"».

Mi torna alla mente un post di qualche tempo fa:
«LAUREATO, STAGISTA ASSICURATO». Avevo scritto: «se vuoi l'indipendenza economica a 25 anni sognati di fare l'architetto, il giornalista, il pubblicitario. Anche se sei bravissimo. Anche se sei sveglissimo. Anche se sei avantissimo. Quelli sono lavori che in Italia rendono dai 40 anni in poi». Sorry, avevo dimenticato, nell'elenco dei mestieri, di citare... Il ricercatore del CNR!

giovedì 6 dicembre 2007

TEMPO INDETERMINATO? SI', MA PER GLI STAGE

Qualche settimana fa per questo blog era passato un ragazzo di nome Alberto. Lasciando un commento che mi aveva colpito: "a un mio amico hanno proposto uno STAGE A TEMPO INDETERMINATO A 200 EURO AL MESE".
Per una volta, non vi tedio con la questione pecuniaria. Una sola riga di indignazione per la retribuzione, e passo avanti.
Avanti all'aspetto più grave: quel "tempo indeterminato" che è un misto di opportunismo, menefreghismo, e presa per il culo. Opportunismo perchè l'azienda in questo caso ha sfruttato al massimo l'opportunità del "Far West stagistico": siccome nessuno impone una durata massima per gli stage, chi impedisce di prevedere infatti stage "a tempo indeterminato"? Menefreghismo perchè con questa trovata il datore di lavoro dimostra di fregarsene altamente dei progetti che un giovane potrebbe voler fare per il futuro: perchè che cavolo di progetti può fare un povero Cristo se nemmeno sa quanto tempo durerà il suo stage? E infine, presa per il culo. Perchè dire "stage a tempo indeterminato a 200 euro al mese" equivale ad affermare: "Sei nelle mie mani. Solo io decido quanto farti rimanere nel limbo dello stage, se e quando farti un contratto più decente, se e quando cominciare a pagarti davvero".
Io continuo a dirlo forte e chiaro: ci vorrebbe una regolamentazione per gli stage. Una retribuzione minima, una durata massima, un limite ai rinnovi. Voi che ne pensate?

martedì 4 dicembre 2007

IL SINDACATO DEI PRECARI

Storicamente, sono grata ai sindacati. Hanno permesso, nei decenni, che i lavoratori più deboli venissero tutelati, che le donne incinte o neomadri non venissero buttate fuori con un calcio nel sedere perchè meno produttive, che contrarre una malattia non equivalesse a venir licenziati.
Ultimamente, sono allergica ai sindacati. Sono loro la forza più retrograda di questo nostro Paese: sono loro che ottusamente si oppongono ad ogni riforma, e pretendono che il mondo rimanga cristallizzato a 30 o 40 anni fa, che i lavoratori non possano essere licenziati nemmeno quando palesemente si comportano in maniera scorretta sul posto di lavoro (chi non mi crede si legga il libro di Gigi Furini, "Volevo solo vendere la pizza"), che l'età pensionabile non aumenti con l'aumentare dell'età media, che il mondo del lavoro non recepisca i cambiamenti della società.

Però non posso che guardare con simpatia al neonato FULPP, Federazione Unitaria Lavoratori e Professionisti Precari. Perchè una cosa è certa: nella selva di metalmeccanici, colletti bianchi, statali, insegnanti, ognuno col suo bel sindacato di riferimento, fino a ieri c'era una fetta di lavoratori senza la minima rappresentanza. Una fetta che si andava ingrossando di giorno in giorno: e che oggi, almeno stando ai dati del Fulpp, conta circa 8 milioni di persone. Con quei famosi "contratti strani", come li chiamo io, che non li tutelano e non li retribuiscono il giusto.
L'avevo scritto anch'io, proprio nel primo post di questo blog: l'unione fa la forza. E quindi è giusto unirsi.