giovedì 31 luglio 2008

MASTER DEI TALENTI CRT - LE VOCI DEGLI STAGISTI PIÙ FORTUNATI D'ITALIA

Qualche giorno fa avevo parlato dell'iniziativa Master dei Talenti della Fondazione CRT. Ho ricevuto molte email di ragazzi che stanno partecipando o hanno partecipato a questo progetto. Minimo comune denominatore: l'entusiasmo. A riprova del fatto che, se organizzato con scrupolo e ben remunerato, lo stage può essere la migliore delle esperienze possibili per un neolaureato.
C'è Daniela, ventiseienne laureata "magna cum laude" nel 2006 in Scienze politiche all'università del Piemonte orientale, che ha vinto la stage nel 2007 al UNSSC - United Nations System Staff College:
«La sede era a Torino, ma sono anche stata per un mese in Rwanda: una delle esperienze più emozionanti e costruttive della mia vita». Daniela aveva già alle spalle uno stage di sei mesi, assolutamente gratuito, presso un prestigioso istituto di ricerca: pertanto il rimborso - di 1200 euro netti mensili - erogato dalla Fondazione CRT le è sembrato un sogno.
C'è poi Vito, classe 1981, originario di Polignano a Mare in provincia di Bari, che dopo la laurea in Ingegneria informatica al Politecnico di Torino ha vinto lo stage ed è volato in Finlandia, presso il Technology Centre Hermia di Tampere: «Il compenso lordo era, euro più euro meno, di 2100 euro al mese. Al termine del tirocinio sono stato assunto con un contratto a tempo determinato, e attualmente sono ancora in Finlandia». Nota a margine: Vito oggi guadagna 2800 euro al mese.

E un'altra testimonianza è quella di Manuela, 26 anni, laureata in Relazioni internazionali all’università di Torino e stagista per un anno al Centro internazionale di formazione dell’Organizzazione internazionale del lavoro (un'agenzia dell'Onu). Che racconta: «Dei 12 mesi, quattro li ho trascorsi all'headquarter di Ginevra. Compenso mensile: 1750 euro lordi». E chiude con un'osservazione importante: «Credo che un po’ tutti, compilando il modulo di partecipazione, abbiamo pensato “sarà difficile, per vincere questo posto bisognerà sicuramente avere qualche raccomandazione o conoscenza!” Ma lo garantisco, io non l’avevo». E ce l'ha fatta.

lunedì 28 luglio 2008

LA REPUBBLICA DEI PRATICANTI

Un'amica avvocato mi dice: «Nel tuo blog ti occupi anche di praticanti? Bisognerebbe denunciare lo sfruttamento che subiscono, sgobbando spesso gratis o per rimborsi spesa irrisori».
In effetti, lo status di praticante è in alcuni casi talmente simile a quello di stagista da essere quasi sovrapponibile.
Per svolgere alcune professioni è richiesto lo svolgimento di un periodo di praticantato, durante il quale il giovane (praticante, appunto) impara i rudimenti del mestiere e completa la sua formazione prima di accedere all'esame di Stato.
È il caso dei giornalisti, che devono farne uno di 18 mesi. Ma loro (almeno quelli che il praticantato lo fanno con tutti i crismi, quindi esclusi quelli provenienti dalle scuole di giornalismo e quelli che ottengono il praticantato "d'ufficio" dopo percorsi atipici) sono fortunati: hanno un articolo del contratto nazionale di categoria espressamente dedicato (il beneamato 35 - purtroppo in via di estinzione come dice Luigi Bacialli nel suo libro "Casta stampata") che prevede una congrua retribuzione - più o meno mille euro al mese.
Ma in molti altri casi il praticantato è totalmente gratuito: 6 mesi per i farmacisti, 12 per gli psicologi, 18 per i notai, 24 per gli avvocati, addirittura 36 per i commercialisti. E chissà quanti ancora ce ne sono che sto dimenticando.
In questi lunghi periodi, come nel caso degli stagisti, i praticanti certamente imparano - ma contemporaneamente producono, e quanto! Col loro lavoro sollevano gli altri di tutte le incombenze meno complesse e più noiose.
Alcuni studi corrispondono ai praticanti un rimborso spese (vedere per credere: ce n'è anche qualcuno nella Lista dei Buoni!). Ma io mi chiedo: perchè alcuni praticanti devono essere pagati e altri no? Fino a prova contraria, con il loro impegno tutti contribuiscono al buon andamento dell'attività (anche perchè, se non sono capaci, vengono immediatamente messi alla porta).
Credo quindi che, parlando di accesso dei giovani al mercato del lavoro, un altro punto all'ordine del giorno dovrebbe essere quello di stabilire per legge un compenso minimo garantito a tutti i praticanti.

venerdì 25 luglio 2008

MASTER DEI TALENTI DELLA FONDAZIONE CRT: STAGE A CINQUE STELLE

Innanzitutto, scordatevi la parola master. Quella non c'entra niente. Qui si tratta di stage: stage speciali, però. Stage all'estero, in aziende prestigiose ed enti internazionali. Stage pagati profumatamente. Stage che servono a imparare le lingue, ampliare gli orizzonti, trovare lavoro.
Sogno o realtà? Realtà. L'iniziativa è della Fondazione CRT, che dal 2004 gestisce appunto il progetto Master dei Talenti (occupandosi, oltre che di neolaureati, anche di neodiplomati e di musicisti). Ogni anno mette sul tavolo circa 2 milioni e mezzo di euro, e manda un'ottantina di giovani appena usciti dall'università in giro per il mondo. Gli stage durano nella maggior parte dei casi 12 mesi, possono essere svolti interamente all'estero o parte all'estero e parte in Italia. Nei mesi in cui lo stagista resta in Italia, il rimborso spese è di circa 1200 euro netti mensili; nei mesi in cui va all'estero, percepisce una somma che può arrivare fino a 3500 euro lordi mensili. Non avete letto male: il concetto-base è permettere agli stagisti di vivere dignitosamente mentre imparano, ecco tutto.
Il rimborso spese infatti non lo eroga l'azienda, bensì la Fondazione. Che stabilisce somme differenziate a seconda del costo della vita nel Paese e nella città dove il ragazzo andrà: i rimborsi più alti - prevedibilmente - sono per New York e Tokyo.
Chi può fare domanda per accedere? I cittadini italiani neolaureati nelle università del Piemonte e della Valle d'Aosta che abbiano terminato il percorso accademico in tempi brevi (non più di 24 anni per la triennale, non più di 27 per la specialistica) e con votazioni buone (minimo di 105 per le facoltà umanistiche, minimo 99 per il Politecnico e altre facoltà particolarmente "severe").
In quattro anni la Fondazione CRT ha spedito in giro per il mondo 188 neolaureati: di questi, il 30% è poi rimasto all'estero. Di coloro che vanno in stage in azienda, il 95% al termine del tirocinio riceve un'offerta di lavoro.
L'altr'anno per 80 posti ci sono state 523 candidature. Il prossimo bando uscirà il 1° febbraio 2009. Ragazzi, questa è un'occasione: chi può ci provi. Questo sì che è uno stage a cinque stelle.

martedì 22 luglio 2008

SANTA PRECARIA, QUANDO LA STAGISTA È PROTAGONISTA (DI UN LIBRO)

Venticinque anni, originaria della provincia di Salerno, aspirante giornalista, Raffaella R. Ferré ha scritto il romanzo “Santa Precaria” (ed. Stampa Alternativa). La protagonista è Caterina, una sorta di alter-ego dell'autrice, stagista sfruttata e bistrattata in una tv locale.
Raffaella, di suo, ha alle spalle uno stage di nove mesi completamente gratuito nell’ufficio stampa di un ente pubblico, e varie collaborazioni con giornali locali - sempre pagate poco o niente. Ha voluto mettere al centro del suo libro una stagista perché pensa che sia una
«figura simbolo» della generazione dei venti-trentenni.
Il libro è sorprendente sopratutto per un utilizzo non convenzionale della lingua: l'italiano viene intrecciato al dialetto, con un florilegio di neologismi fantasiosi. E un happy end decisamente al vetriolo.
Eccone un assaggio - ho scelto, naturalmente, il brano che descrive le mansioni della stagista Caterina. (Il registro, con tanto di "k" al posto del "ch", è volutamente giovanilistico: il brano è infatti tratto dal blog della protagonista).

«Oggi pomeriggio Tiziana mi ha fermato e mi ha fatto una cazziata tremenda. Ha detto ke non solo sto trascurando le cose dell'ufficio, ke non faccio più le fotocopie dritte, ma ke mi sono dimenticata di ricordarle l'appuntamento dal callista e il caffè sa di acqua sciacquata, ke se mi sono scocciata di fare lo stage in redazione posso pure dirlo, che chiama all'università e glielo dice che non sono portata alla comunicazione».

Un libriccino da leggere tutto d'un fiato.

lunedì 21 luglio 2008

LA LISTA DEI BUONI HA SUPERATO QUOTA 130

In questi giorni è arrivata una pioggia di segnalazioni per la Lista dei Buoni.
Merito certamente del super-pezzo di Federica Cavadini sul Magazine - il supplemento del giovedì del Corriere della Sera - anticipato dall'anteprima sul Corriere.it (e illustrato da una vignetta di Arnald sugli stage - come al solito, semplicemente geniale).
E poi merito dell'articolo di Fabrizio Buratto pubblicato su JobTalk, il blog del Sole 24 Ore dedicato al mondo del lavoro; dell'intervista che Mary Cacciola e Andrea Lucatello mi hanno fatto per Radio Capital, andata in onda all'interno del programma "Il Caffè - seconda parte"; della lettera pubblicata da Beppe Severgnini su Italians.
Insomma, una botta di visibilità per la Repubblica degli Stagisti che ha comportato, come positivissimo effetto collaterale, un'impennata delle segnalazioni di aziende virtuose - quelle che pagano i loro stagisti più di 500 euro al mese. Lo potete vedere qui a fianco: ormai l'elenco conta oltre 130 imprese!
Che dire? A tutti coloro che mi hanno scritto, che hanno lasciato commenti, che hanno voluto dire la loro sul tema dello stage: grazie!

venerdì 18 luglio 2008

PIETRO ICHINO: STAGE IN AZIENDA, RIFORMARE LA NORMATIVA

Ecco una lettera di Pietro Ichino, già fondatore del Dipartimento di studi del lavoro e del welfare presso l'università Statale di Milano e oggi senatore del PD (potete cliccare qui per vedere il suo sito).

«Potrei fornirLe molti nomi di aziende da iscrivere nella sua “Lista dei Buoni”; e molti da iscrivere in una “Lista dei Cattivi”.
Nel decennio il quale ho diretto il Master Europeo in Scienze del Lavoro dell’Università di Milano ho cooperato con il Gruppo Intersettoriale Direttori del Personale e con molte aziende, grandi medie e piccole, ad attivare dai dieci ai venti stage ogni anno; e nella quasi totalità dei casi si è trattato di esperienze molto positive, sul piano professionale e anche su quello umano. Nella maggior parte dei casi i miei allievi hanno avuto una “indennità di formazione” dai 400 agli 600 euro mensili; ma, anche nei casi in cui non è stato possibile ottenere questo trattamento economico, per esempio al Teatro alla Scala (che ha offerto degli stage a quattro mie allieve straniere nell’arco di altrettanti anni, nonostante la loro difettosa conoscenza della lingua italiana), oppure alla IBM, alla Bayer, o all’Azienda Energetica Municipale, ho visto gli stagisti sempre molto soddisfatti dell’esperienza che era stata loro offerta. So bene, però, che in altri casi le cose vanno molto diversamente: aziende che deliberatamente e sistematicamente utilizzano gli stage per sfruttare la disponibilità dei giovani senza offrire loro una vera occasione di formazione e addestramento, adibendoli a mansioni di bassissimo livello.
Ora il problema è come distinguere, sul piano normativo, “il grano dal loglio”, cioè di correggere la disciplina vigente (contenuta nella legge Treu del 1997) in modo da prevenire l’abuso, senza però con questo impedire quanto di buono può avvenire per mezzo di questa forma di accesso al lavoro.
E’ questa una materia sulla quale vorrei raccogliere tutti i suggerimenti, le idee per un miglioramento della disciplina vigente, per farmene promotore - con il PD e possibilmente con gli esponenti dell’attuale maggioranza più sensibili al problema: ce ne sono - in Parlamento e nel sistema delle relazioni sindacali». (Pietro Ichino)

IMPRESE, PER ESSERE «BUONE» NON BASTA DARE UN BUON RIMBORSO AGLI STAGISTI...

...Ma è un buon inizio.

Se non altro perchè dimostra che l'azienda sta investendo sullo stagista - e quanto più alto è il rimborso, tanto più l'azienda perderà se al termine del tirocinio lascerà andare quella persona che ha formato utilizzando tempo, energie e denaro.
Però ci sono altri elementi, oltre alla retribuzione, che fanno di uno stage un «buono» stage.
Il primo e più importante: la percentuale di assunti al termine dello stage. Tanto più alta è, quanto più lo stage ha raggiunto il suo obiettivo: quello di funzionare da trait-d'union tra i giovani e il mondo del lavoro.
Poi, la buona abitudine di prendere stagisti solo se ci sono posizioni aperte: evitare insomma di prenderli se si sa già che, anche se si dimostreranno capaci, non ci sarà la possibilità di inserirli in organico dopo il tirocinio.
Infine, la coerenza delle mansioni assegnate allo stagista con la sua preparazione pregressa: cioè non far fare solo fotocopie a un laureato (mansioni troppo semplici) e - all'altro estremo - non far lavorare lo stagista come se fosse un dipendente «normale» (mansioni troppo gravose).
Insomma, ci sono molti altri fattori, oltre al rimborso spese, che determinano l'utilità di uno stage. La Lista dei Buoni è in un certo senso una semplificazione: il rimborso spese del resto è la cosa più immediatamente quantificabile. Però c'è da dire che la maggior parte delle aziende che sono ai vertici della Lista unisce a un buon rimborso spese anche una spiccata correttezza nei confronti degli stagisti: che si traduce, per esempio, in un'alta percentuale di assunti dopo lo stage.
Quindi, partire da un buon rimborso spese è il primo passo per trattare bene lo stagista - e tutto il resto (non sempre, ma spesso) segue
.

martedì 15 luglio 2008

ESTATE, GLI STAGISTI SONO DI STAGIONE / PARTE SECONDA

Qualche giorno fa si era parlato (vedi post) di quelle imprese che d'estate utilizzano gli stagisti per evitare di prendere lavoratori in sostituzione del personale in ferie. Sulla stessa linea d'onda mi scrive una studentessa 23enne, iscritta alla facoltà di Scienze della Moda: «Il mio piano di studi richiede uno stage. Essendo vincolata a rimanere a Roma, perchè certo durante uno stage non puoi permetterti di sopravvivere fuorisede!, ho mandato il mio curriculum a una prestigiosa casa di moda. Dopo nemmeno un mese mi hanno richiamata e ho fatto i salti di gioia... ma c'era il trucco!».
Durante i colloqui, l'azienda non specifica in quale ambito inserirà la studentessa-stagista. Dato il piano di studi, sarebbe logico pensare al settore creativo, o a quello promozionale... Invece, sorpresa: la mettono a fare la commessa, e la inseriscono addirittura nel piano presenze-ferie insieme a tutti gli altri dipendenti!
«Da un mese e mezzo lavoro nel negozio: che certo è il più bello ed importante del mondo, ma… faccio la commessa lì come la farei da qualsiasi altra parte! Nel giro di 10 giorni ho imparato quello che c'era da sapere e ora sono tutti più sollevati, possono andare in ferie tranquilli: tanto c'è chi, al prezzo di uno stage, sostituisce in tutto e per tutto una persona che costerebbe molto di più».
Dunque per sei mesi questa ragazza lavorerà full time dall'apertura alla chiusura del negozio, cinque giorni alla settimana, per 300 euro di rimborso spese (più i buoni pasto). Svolgendo mansioni assolutamente inutili per la sua formazione. Quando le ho suggerito di segnalare la situazione allo sportello stage della sua università, però, lei non è parsa convinta: teme che la liquiderebbero senza aiutarla. «L'errore di fondo è che gli stage dovrebbero essere formulati insieme da università e aziende in modo da creare dei progetti di lavoro formativi per noi e fruttuosi per loro. Doversi cercare lo stage da soli ci porta a incappare in esperienze inutili o a ritrovarci con gli esami finiti, la tesi quasi pronta e gli stage ancora da acquisire».

sabato 12 luglio 2008

«PSYCHOSTAGISTI»

Ed ecco un'altra vignetta che l'amica Ghibellina ha voluto regalare a questo blog... Stavolta ispirandosi a uno dei capolavori del cinema di Alfred Hitchcock: Psycho!



mercoledì 9 luglio 2008

MICHEL MARTONE: COSA PENSO DEGLI STAGE

Michel Martone insegna Diritto del lavoro. E' uno dei pochissimi professori universitari al di sotto dei 35 anni in Italia, ed è una vecchia conoscenza della Repubblica degli Stagisti.
Da meno di un mese ha aperto un suo blog (per vederlo potete cliccare qui) con l'obiettivo di «attrarre i giovani alla politica e contrastare l'apatia e il qualunquismo». Uno spazio virtuale dove parla di giovani, valori, mercato del lavoro, precarietà, futuro e ricambio generazionale. E occasionalmente anche di stage.

Professore, come si distingue uno stage buono da uno stage cattivo?

Io direi piuttosto uno stage fisiologico da uno stage patologico. Da una parte ci sono gli stage utili, fatti durante l'università o appena dopo la laurea, che sono un primo contatto per studenti e neolaureati con il mondo del lavoro. Dall'altra ci sono gli stage inutili, in cui le aziende prendono giovani uno via l'altro perchè hanno bisogno di manovalanza di basso livello, per esempio per fare fotocopie o eseguire compiti semplici e ripetitivi, senza nessuna reale intenzione di formare né di assumere.
E' giusto che gli stage possano essere gratuiti? Potrebbe essere utile inserire l'obbligo di un rimborso spese minimo?
Il rimborso spese è importante ma attenzione: se venisse introdotto l'obbligo di pagare un rimborso troppo alto ai tirocinanti molte imprese potrebbero scoraggiarsi e smettere di prendere stagisti, e questo sarebbe negativo perchè lo stage è un potente strumento formativo e una porta sul mondo del lavoro. Quindi penso che un eventuale rimborso spese minimo obbligatorio non dovrebbe superare i 400 euro al mese.
Ha senso prendere un ragazzo di 28-30 anni come stagista?
No. Lo stage andrebbe limitato al periodo scolastico-universitario e ai primi 18 mesi dopo la laurea. Superata questa soglia, le imprese dovrebbero utilizzare un normale contratto di lavoro, e magari introdurre la clausola del "patto di prova" per poter decidere dopo tre mesi se continuare il rapporto di lavoro o no. Così come non ha senso fare stage troppo lunghi: se si superano i 6 mesi, lo stage sconfina automaticamente nel patologico!
Perchè capita che lo stesso giovane qui in Italia si senta proporre solo stage mentre altrove in Europa ottenga contratti veri con retribuzioni adeguate?
Perchè all'estero c'è un mercato del lavoro che funziona e che è concorrenziale. Gli imprenditori si "litigano" i giovani, per non farseli scappare. L'Italia deve imparare a valorizzare di più il suo capitale umano.

lunedì 7 luglio 2008

IL MERCATO HA LE BRACCINE CORTE: E INTANTO I GENITORI PAGANO...

Mi scrive Massimo: «Ho 24 anni, mi sono laureato in corso in Scienze e tecnologie della comunicazione e ho poi conseguito la specialistica in Tv, cinema e produzione multimediale, con un un bel 106/110».
Massimo non è certo uno che se ne sta con le mani in mano: «Durante lo studio ho sempre lavorato. Ho alle spalle due grossi stage presso un'emittente televisiva nazionale e una collaborazione di due anni a un programma televisivo culturale (in un'altra rete tv). Durante gli stage - il primo di tre mesi nella redazione di un format, il secondo di sei mesi nell'ufficio stampa di un noto programma - non ho percepito un euro di rimborso spese: solo un ticket restaurant al giorno!».
Il problema è che dopo ben nove mesi complessivi di stage, l'azienda lo ha lasciato a piedi: ««Dopo avermi riconfermato come stagista, non hanno ritenuto fosse il caso di farmi un contratto vero: evidentemente per lavorare 'aggratis' andavo bene e valevo, ma per essere assunto ero una mezza calzetta. Tanti altri miei validi amici e colleghi sono nella stessa situazione».
E il problema torna sempre a galla: chi mantiene Massimo ora che, con una laurea e già un bel po' di esperienza alle spalle, si ritrova disoccupato e ai colloqui di lavoro si sente proporre solo stage? Come al solito, la famiglia. «Il contratto è sempre un miraggio, e si fa fatica a trovare un lavoro che permetta di vivere a Milano: per questo motivo i miei genitori, entrambi agenti immobiliari in un piccolo paese di montagna, pagano, pagano e pagano...».
E se mamma e papà non potessero permettersi questa ingente spesa? E se - più semplicemente - decidessero di punto in bianco che non vogliono più accollarsela, dato che il pargolo il suo percorso formativo l'ha già finito da un pezzo? In questo caso, che farebbe Massimo? E cosa fanno quelli come lui, che non hanno genitori abbienti - o molto generosi - disposti a mantenerli anche dopo la laurea? E' giusto dover rinunciare al mestiere per il quale si è studiato, perchè il mercato ha le "braccine corte" nei confronti dei giovani?

venerdì 4 luglio 2008

STAGE, OVVERO... SERVONO TALENTI GRATIS!

Ed ecco una vignetta che l'amica Ghibellina ha creato ispirandosi a questo blog e alle discussioni sugli stagisti meno fortunati...
Anche per chi non masticasse il romanaccio, credo che lo slogan "Serveno Talenti AGratisE" risulti piuttosto comprensibile!
Buon weekend a tutti

martedì 1 luglio 2008

CENTO DI QUESTE AZIENDE «VIRTUOSE» - QUELLE CHE PAGANO BENE GLI STAGISTI

La Lista dei Buoni ha superato quota 100!!
E' un traguardo importante, e sono contenta di poter condividere questa piccola grande vittoria con voi.
Non potendo ringraziare uno per uno tutti coloro che hanno «nutrito» la Lista con le loro segnalazioni (e che spero continueranno a farlo...), uso questo post come ringraziamento «onnicomprensivo». E invito tutti a continuare con le segnalazioni: ora l'obiettivo è quantomeno raddoppiare, e arrivare a quota 200!!
La Lista è la prova concreta di come gli stage possano essere «buoni»: possano cioè traghettare i giovani nel mondo del lavoro senza per forza sfruttarli. E' un esempio di come la rotta possa essere cambiata, con un piccolo sforzo da parte di tutti: da parte dei giovani, che dovrebbero diventare un po' più coscienti del loro valore e cominciare a chiedere rimborsi spesa adeguati e a rifiutare stage gratuiti; e da parte delle aziende, che dovrebbero accettare di rinunciare a una piccola parte del proprio guadagno.
Stage come dignitosi periodi formativi, il più possibile propedeutici all'assunzione, e comunque sempre rispettosi dei tirocinanti: non è un miraggio, si può fare. Ognuno deve metterci del suo, ma si può fare. Le cento e più imprese nella Lista, qui sulla destra della schermata, sono lì a testimoniarlo.