martedì 31 marzo 2009

TIROCINI RETRIBUITI DEL PARLAMENTO EUROPEO: DI NUOVO APERTA LA CORSA ALLE CANDIDATURE

È di nuovo tempo di tirocini Schuman. Le candidature al programma di stage retribuiti del Parlamento europeo sono ufficialmente aperte da due settimane, e per inviare la propria candidatura c'è tempo fino al 15 maggio. I tirocini avranno inizio il 1° ottobre 2009, dureranno 5 mesi e verranno retribuiti con un rimborso spese mensile di circa 1135 euro netti.
La concorrenza è agguerrita: per ogni posto arrivano in media una ventina di richieste. In generale, i requisiti necessari per candidarsi sono: essere maggiorenni e cittadini di un Paese UE
(o candidato a diventarlo), conoscere bene almeno una delle lingue ufficiali, e infine non aver già avuto un tirocinio o un impiego retribuito presso un'istituzione europea. In particolare, per concorrere per i tirocini Schuman bisogna avere un diploma di laurea almeno triennale e produrre una lettera di presentazione firmata da un professore universitario o un professionista. Per la specifica «opzione giornalismo», poi, chi si vuol candidare deve dimostrare di avere una certa esperienza giornalistica, per esempio con l'iscrizione all'Ordine o provando in altro modo la propria attività.
Ha scritto a questo proposito qualche giorno fa una lettrice in un commento: «Penso di avere le caratteristiche per partecipare a entrambi: per l'opzione generale presenterei la mia tesi di laurea in storia delle relazioni internazionali, per l'opzione giornalismo beh... non ho il tesserino nè alcun diploma ma scrivo dal 2007, in particolare da ottobre 2008 scrivo per il Giorno ed. nord Milano. Secondo voi posso partecipare? Ci si può candidare per entrambe?» Si può provare a candidarsi per l'opzione giornalismo anche se non si è iscritti all'Albo, e non è vietato tentare entrambe le opzioni. «Altro dubbio» prosegue Valentina: «La lettera di presentazione deve essere in inglese - francese o va bene in italiano?». In italiano andrà bene ugualmente. Infine, la lettrice chiede «Questi stage servono? C'è possibilità di rimanere all'interno delle istituzioni?». La risposta è: sì e no. Certamente questi stage sono utili, perchè danno la possibilità di fare un'esperienza significativa, nella maggior parte dei casi all'estero, senza essere costretti a pagarsela di tasca propria. Altrettanto certamente, però, non sono orientati all'inserimento lavorativo, come la stragrande maggioranza degli stage fatti in ambito pubblico: per poter lavorare nell'UE, infatti, c'è una procedura di selezione particolare. Pertanto questi stage vanno visti per quello che sono: un'esperienza puramente formativa, ben retribuita certamente, ma forse non adatta a chi cerca un posto stabile dopo il tirocinio.

In passato la Repubblica degli Stagisti ha portato fortuna ai candidati (v. testimonianza di un giornalista vincitore): chissà che non sia così anche per questa tornata!

mercoledì 25 marzo 2009

RIMBORSO SPESE PER LO STAGE: BISOGNA PAGARCI LE TASSE? RISPONDE UN COMMERCIALISTA «TELEMATICO»

Molto spesso i lettori di questo blog si interrogano – e mi interrogano – sull’aspetto fiscale degli stage. Come sono inquadrati i rimborsi spese? Bisogna pagarci le tasse? Perché si parla di «netto» e di «lordo»? Per fare un po' di chiarezza su questo tema ho chiamato in causa gli amici di Commercialista Telematico, una testata online attiva dal 1995 che dà ai lettori informazioni di carattere fiscale, societario e del lavoro, e vari servizi aggiuntivi riservati agli utenti abbonati. 600mila accessi al mese ne fanno un referente di tutto rispetto: a rispondere alle domande della Repubblica degli Stagisti è uno dei numerosi autori del sito, Maurizio Falcioni, che da oltre vent’anni fa il commercialista in quel di Rimini.
I rimborsi spesa sono gli «stipendi» degli stagisti. Qual è la differenza con una retribuzione vera e propria?

Gli stage o tirocini formativi e di orientamento sono disciplinati dall’art. 18 della legge 196/1997 e dal DM 142/1998 per realizzare momenti di alternanza fra studio e lavoro e agevolare le scelte professionali mediante la conoscenza diretta del mondo del lavoro. Il rapporto che si instaura tra il soggetto ospitante (pubblico o privato) e il soggetto ospitato (stagista), non costituisce - detta specificatamente l’art.1 del DM 142/1998 - rapporto di lavoro subordinato.
Quindi non parleremo mai di «stipendi» o di «retribuzione», ma esclusivamente di somme che vengono corrisposte al tirocinante a titolo di rimborsi spese, borsa di studio o di assegno, premio o sussidio per fini di studio o di addestramento professionale.
Queste differenze lessicali implicano differenze a livello concreto?

Se un'azienda decide di dare un contributo economico ai suoi stagisti, può farlo in due modi. Parliamo di «premio» o «borsa di studio» per le somme erogate «arbitrariamente». Parliamo invece di «rimborsi spese» quando le somme vengono erogate espressamente per rimborsare spese effettivamente sostenute (es. per un viaggio). Ormai però le aziende chiamano quasi sempre la somma che danno ai loro stagisti «rimborso spese», intendendo con questo termine una sorta di premio mensile forfettario. A livello fiscale, entrambe queste modalità sono redditi assimilabili a quelli di lavoro dipendente.

A volte questo rimborso spese viene decurtato, e dalla cifra iniziale «lorda» si passa a quella «netta»: perchè? Quali sono le trattenute che gravano su questo tipo di remunerazione?
Abbiamo detto che «rimborsi spese» e «premi» o «borse di studio» sono due cose differenti. E differente è anche il trattamento tributario che subiscono. Per quanto riguarda i premi o borse di studio, si fa riferimento all’art. 50 del DPR 917/86 (Testo Unico delle Imposte sui Redditi – TUIR) e si applicano le disposizioni tributarie dei redditi di lavoro dipendente: trattenuta Irpef lorda con aliquota del 23% per somme fino a 15mila euro, nonché detrazioni dall’imposta lorda rapportate al periodo di lavoro nell’anno. L’Irpef è un'imposta personale a carico di chiunque abbia un reddito: in questo caso, lo stagista.
Facciamo un esempio per capire come si fa il conteggio.

Va bene, prendiamo uno stagista che riceva una borsa di studio di 2mila euro per un anno. L’Irpef al 23% dovrebbe decurtare di 460 euro questa somma, ma grazie alle detrazioni previste dal TUIR sopra citato, la somma rimane invariata. Possiamo dire che, da un punto di vista puramente matematico, fino alla somma di 8mila euro all’anno (quindi 670 euro al mese) non vengono attuate trattenute fiscali.

E per quanto riguarda invece i rimborsi spese propriamente detti?
Si fa riferimento sempre al TUIR, ma agli articoli 51 e 52: dov’è previsto per esempio che le indennità corrisposte per trasferte o missioni fuori del territorio comunale non siano soggette ad alcuna tassazione fiscale fino a 46,48 euro al giorno (77,47 euro se all’estero)… Qui c’è una casistica enorme: l’importante è capire che una cosa sono i rimborsi per spese effettivamente sostenute, come appunto trasporti o alloggio, e un’altra sono i rimborsi spesa forfettari che ormai costituiscono la maggioranza per quanto riguarda gli stage, e che vanno considerati come i «premi» di cui abbiamo parlato prima.

Dunque al momento di erogare il rimborso spese l'azienda ospitante trattiene già gli oneri fiscali, cioè l’Irpef ed eventualmente altre imposte locali.

Esatto. Così facendo, fa il «sostituto di imposta» che tecnicamente è quel soggetto obbligato per legge a trattenere, in caso di erogazione di somme, una ritenuta - prevalentemente a titolo di acconto, ma in certi casi anche a titolo di imposta - Irpef al percettore. Si dice «sostituto» perché sostituisce l’erario: prima trattiene al percettore la somma Irpef e poi la versa, sempre nei tempi dettati dalle norme, allo Stato.

Un’azienda potrebbe affermare «Non sono in grado di calcolare l'entità della cifra netta che erogo ai miei stagisti» o «Non faccio il sostituto d'imposta per i miei stagisti»?
No, assolutamente: è un obbligo di legge. Sarebbe come dire «Ho dei dipendenti ma non sono in grado di elaborare una busta paga e quindi non trattengo le imposte e non le verso»: impossibile.

E su quello che riceve, lo stagista deve pagarci altre tasse o no?

Beh, no. Tutto quello che doveva, l’ha già pagato per suo conto l’azienda ospitante, trattenendolo in anticipo sul rimborso spese.

sabato 14 marzo 2009

STAGE GRATUITI O MALPAGATI, CIASCUNO DI NOI PUÒ FARE LA RIVOLUZIONE: CON UN SEMPLICE «NO»

C'è un grande potere nelle mani dei giovani, forse sottovalutato: il potere del «no».
Vuol dire che se una proposta è meschina, la retribuzione proposta troppo bassa, la tipologia di contratto impropria - come accade purtroppo nel caso di molti lavori camuffati da stage - ciascuno di noi ha un'arma in mano: rifiutare.
Rispondere «No, grazie, io ho terminato il mio percorso formativo e penso di avere già acquisito le competenze per fare questo», oppure «No, grazie, io ho già fatto due stage nello stesso ambito e non me ne serve un terzo: cerco un contratto vero, con uno stipendio vero». O ancora: «Questa proposta di stage mi interessa molto: ma non sono disposto a rimetterci, e quindi potrò accettarla solo se mi garantirete un giusto rimborso spese».
Ancora a monte: se un annuncio è palesemente scorretto (proposte di stage lunghi 5-6 mesi come commesse o salumieri o centralinisti...), o incompleto (magari perchè non è specificato quale sarà il rimborso spese, o se uno stage è orientato all'inserimento lavorativo o no), si può scegliere deliberatamente di non rispondere, di ignorare quell'annuncio, di non mandare il proprio cv a quell'azienda, di non perdere tempo a fare un colloquio.
C'è il momento per la lamentela, la frustrazione, l'invettiva, e c'è il momento per l'azione. Ma l'azione deve partire da ciascuno, senza scuse, senza autogiustificazioni (della serie «Tanto, se questo stage non lo accetto io, ce ne saranno dieci dietro di me pronti ad accettarlo»).
Ciò che ancora, per fortuna, ci differenzia da una dittatura è la possibilità di dissentire, boicottare, rifiutare. E allora la rivoluzione, ragazzi, deve partire da ognuno di noi. Non possiamo aspettare che il miglioramento arrivi dall'alto, perchè se mai una nuova legge sugli stage vedrà la luce, passeranno comunque mesi o anni. Se i sindacati decideranno di difendere anche gli stagisti, non sarà certo da domani. Se le Direzioni provinciali del lavoro si accorgeranno dei tanti casi di stage farlocchi, ci vorrà comunque molto tempo perchè gli iter giudiziari giungano a termine. Che fare nel frattempo? Restare in silenzio a guardare?
No. Ciascuno di noi deve dare il suo piccolo contributo. Un «no» detto al momento giusto, e con la giusta determinazione, può valere davvero molto. Dobbiamo lavorare tutti per un obiettivo ambizioso: cambiare la mentalità di questo Paese. Quella dei manager delle aziende, quella dei politici, e anche - forse prima di tutto - la nostra.

martedì 10 marzo 2009

PARTIRE È UN PO' MORIRE? QUALCHE VOLTA PER I GIOVANI ITALIANI INVECE È L'UNICO MODO PER VIVERE

Andare, restare. Tanti giovani italiani si trovano di fronte a questa scelta. Alcuni preferiscono rimanere qui, accettando le magre offerte del mercato del lavoro italiano o impegnandosi per cambiare la situazione. Altri partono.
Scrive la 29enne Matilde in una lettera a Beppe Severgnini
pubblicata oggi su Italians: «A 24 anni mi sono laureata in economia a Roma con il massimo dei voti e lì è iniziata la mia avventura come stagista: ho totalizzato più di due anni di contratti di stage, in tre aziende diverse, a 300 euro al mese, lavorando accanto a incompetenti, dirigenti annoiati e anziani che guardandomi la scollatura mi chiedevano dove fosse il tasto per accendere il pc. Mentre loro si guadagnavo i loro 5 mila euro al mese» racconta amara la ragazza «io facevo le loro telefonate e scrivevo le loro email». Matilde a un certo punto si ribella, va all'estero e fa uno master. Ora vive e lavora a Parigi: con «un lavoro fantastico e uno stipendio che nessun mio coetaneo rimasto in patria si sognerebbe mai di guadagnare». E a tornare in Italia non ci pensa neppure.
Matilde non è sola. Per le pagine di questo blog sono passati e passano tanti altri come lei, cervelli in fuga. Olimpia, 24enne volata in Olanda per afferrare un contratto da 37mila euro all'anno - quando qui in Italia continuavano a offrirle solo stage. Riccardo, a cui dopo un anno e mezzo di regolari contratti l'azienda propose di tornare a fare lo stagista e che oggi, a 26 anni, ha un bel tempo indeterminato in Germania che gli permette di mantenersi da solo e anche di affrontare serenamente il grande passo del matrimonio. Vito, vincitore del Master dei Talenti nel 2007, che dopo lo stage si sentì offrire un contratto da 2800 euro al mese e quindi decise di rimanersene in Finlandia invece che tornare in Italia a racimolare qualche contratto a progetto da milleurista.
Sono i più bravi? Chissà. Sicuramente sono i più intraprendenti. Prendono in mano la loro vita e scappano da questa Italia che non sa offrire opportunità e retribuzioni adeguate alle loro competenze. Certo però non è accettabile che la situazione rimanga questa: dobbiamo lavorare, tutti, per invertire la tendenza. Per far venire
a Matilde e a Riccardo e a Vito la voglia di tornare, con la loro grinta e la loro intelligenza e il loro bagaglio di esperienza.

lunedì 9 marzo 2009

MASTER DEI TALENTI 2009, È BOOM DI RICHIESTE PER GLI STAGE A 5 STELLE

Boom di candidature per l'edizione 2009 del Master dei Talenti, l'iniziativa promossa e finanziata dalla Fondazione CRT che quest'anno mette in palio 67 stage in giro per il mondo con ottimi rimborsi spesa e prospettive lavorative.
Il bando è stato ufficialmente chiuso alla mezzanotte di martedì 3 marzo. In totale sono arrivate 723 richieste: un incremento del 40% rispetto agli ultimi anni! Le posizioni di tirocinio più gettonate sono queste:
- 6 mesi a Dublino all'ente europeo Eurofound (European Foundation for the improvement of living and working conditions), che verrà remunerata con una borsa di studio mensile di 2200 euro lordi: per un solo stage ci sono 131 candidature;
- 4 mesi presso alcune sedi (in Germania, Inghilterra e Belgio) della multinazionale Procter & Gamble: qui ci sono a disposizione tre stage e si sono candidati in 125;
- 6 mesi a Bruxelles per il comitato Non c'è pace senza giustizia: per due stage, che verranno pagati 1800 euro al mese, ci sono 118 candidature (forse qui il boom è determinato dal fatto che la posizione era aperta a laureati in discipline umanistiche: lettere, scienze politiche, sociologia e filosofia).
Vanno forte anche i parchi nazionali a stelle e strisce: le posizioni aperte allo Yellowstone (6 mesi nel quartier generale di Mammoth Hot Springs in Montana, con un rimborso di 2500 euro al mese) e alla new entry Isle Royale Park (12 mesi tra i laghi del Michigan e del Minnesota con lo stesso rimborso) hanno raccolto rispettivamente 70 e 62 candidature - principalmente tra biologi, geografi e scienziati naturali.
E non mancano i coraggiosi che hanno fatto richiesta per luoghi difficili: in 58 si sono proposti per passare 10 mesi in Mali, nell'ambito di un progetto comune tra la ong Engim e la Caritas Mali; in 55, invece, per andare (sempre per 10 mesi) in Burkina Faso per uno stage organizzato dal Comune di Torino insieme all'associazione di volontariato laico Lvia.
Ora parte la fase di selezione: tre esperti della Fondazione CRT valuteranno tutti i cv pervenuti e sceglieranno chi far passare allo step successivo. Sarà poi ciascun ente o azienda a decidere, in una rosa di 5-10 candidati, il vincitore. La cosa interessante è che in questo impegnativo screening delle candidature la Fondazione verrà coadiuvata da 14 ex borsisti: i vincitori di ieri, insomma, sceglieranno quelli di domani. E faranno questo lavoro gratuitamente, per 3 giorni, per restituire un po' di quel che la Fondazione ha offerto loro con il Master dei Talenti.
Ma torniamo all'oggi e ai 723 candidati: ragazzi, in bocca al lupo a tutti. Solo uno su dieci ce la farà: ma tutti potrete dire di averci provato!

mercoledì 4 marzo 2009

I SUPERSTAGISTI DI CROTONE, CATANZARO E VIBO VALENTIA CHIEDONO: «CHE FINE FAREMO DOPO I DUE ANNI DI STAGE?»

Venticinque superstagisti delle province di Crotone, Catanzaro e Vibo Valentia scrivono una lettera aperta al presidente Giuseppe Bova e a tutto il consiglio regionale della Calabria, a Francesco Saverio Costanzo rettore dell'università di Catanzaro e al professor Antonio Viscomi, direttore del dipartimento di Diritto dell’organizzazione pubblica, economia e società.
Per dire: di questo Programma Stages che tante polemiche ha scatenato sottolineiamo gli aspetti positivi («il meccanismo di selezione dei candidati veramente meritocratico», «un’ottima esperienza per accrescere le competenze professionali e per dare un contributo al miglioramento dei servizi offerti dall’ente»), ma non neghiamo le criticità - anzi, cerchiamo di migliorare il progetto perchè non si riveli un boomerang.
Scrivono i 25: «A cosa serve offrire a circa 500 laureati due anni di lavoro nella p.a. calabrese e poi rimandarli a casa con il riconoscimento di un credito formativo pari ad un master di 2° livello? Non prendiamoci in giro, la situazione del mercato del lavoro calabrese la conosciamo tutti
[…]. Il risultato inevitabile è che invece di emigrare adesso saremo costretti ad emigrare fra 2 anni».
Il problema principale messo in luce nella lettera è la poca chiarezza in merito a quel che succederà dopo i due anni di stage: «Riguardo a tale punto i comportamenti dei politici sono stati contrastanti. Alcuni membri del consiglio regionale hanno escluso ogni possibilità di inserimento degli stagisti al termine dei due anni, rivendicando il carattere esclusivamente formativo del progetto […]. Altri invece lo hanno fatto intendere come un vero e proprio stage, ovvero come un’esperienza finalizzata ad agevolare l’inserimento lavorativo, come per altro lasciato intendere da alcune dichiarazioni di Bova dei mesi scorsi, il quale affermava che questo progetto “Non sarà però una nuova fabbrica di precari. Al termine dei 24 mesi di stages, dovrà essere la Calabria a dimostrare come vuole utilizzare le sue migliori intelligenze”. Lo stesso Bova dichiarava, inoltre: “Operate, nei prossimi due anni, per far crescere […] nuove opportunità positive per tutta la comunità calabrese. Fate tutto questo coniugando le vostre legittime aspirazioni personali con la crescita complessiva delle nostre comunità”. Tutte dichiarazioni chiaramente stridenti con quelle delle ultime settimane, che ci lasciano concludere che l’unico inevitabile risultato dell’attuazione di questo Programma sarà invece quello di costringerci ad emigrare, anziché subito, fra due anni. Ciò vuol dire che, paradossalmente, questo percorso potrebbe procurarci un danno irreversibile anziché incentivare la nostra affermazione nel mondo del lavoro: un’esperienza di stage, infatti, non costituisce titolo valutabile in sede di concorso pubblico ed esiste inoltre il rischio che una formazione specifica sull’attività della pubblica amministrazione non si riveli utile ai fini di un inserimento nel settore privato del nord Italia o che, comunque, una parte di noi non abbia più l’età giusta per essere considerato appetibile da un’azienda privata».
Un po' quello che già un paio di mesi fa avevano detto Michel Martone e Michele Tiraboschi a proposito di questi «superstage», mettendo in guardia sul pericolo che si rivelassero una perdita di tempo per i migliori, un tranello che li avrebbe distolti dalla ricerca di un lavoro vero e che dopo due anni li avrebbe lasciati a piedi.
I superstagisti chiudono dicendo: «Quelli che stanno rischiando di più in questo progetto formativo siamo noi. Siamo noi quelli che forse tra due anni non avranno un lavoro e saranno costretti a rifare le valigie e ad andar via». Cosa risponderà il consiglio regionale?

Qui è disponibile il testo completo della lettera aperta.