martedì 8 gennaio 2008

TANTE TESTE, TANTI PARERI: MA E' L'UNIONE CHE FA LA FORZA


Siamo in tanti, è vero. Tanti bloggers che parlano del mondo del lavoro di oggi, che si interrogano su sfruttamenti e privilegi, che cercano soluzioni per cambiare le cose. Tante teste, tanti pareri: forse anche un po' di confusione, ma è normale in questa nuvola fluttuante che chiamiamo Rete.
Io sono ottimista: le voci che sento qui sul mio blog e altrove non mi sembrano così discordanti. Credo che tutti siano d'accordo su un punto almeno: lo stage non deve essere un "dazio" da pagare per entrare nel mondo del lavoro, un periodo di sfruttamento legalizzato nel quale un giovane si mette a pecora e lavora gratis per mesi e mesi. Deve essere un momento di transito dalla realtà universitaria a quella lavorativa: e quel transito deve avere limiti precisi.
Limiti di tempo e limiti di soldi. Per tutti gli stage post-universitari dovrebbe essere prevista una durata massima e una retribuzione minima. Lavoriamo su questo obiettivo, tutti insieme: l'unione fa la forza.

(Grazie ad Arnald per la vignetta)

24 commenti:

Alessandra ha detto...

prima di tutto un saluto; purtroppo tutto quello che si può fare in teoria per lo stage non è detto che porti risultati nella pratica: un limite di durata allo stage c'è, ma non viene rispettato, mentre per quanto riguarda il riconoscimento di un compenso minimo, prima bisognerebbe riconscere che lo stage comporta una prestazione lavorativa, cosa vera nella pratica, ma non nella definizione di stage. Secondo me l'unica arma contro l'abuso è la singola iniziativa di ogni stagista

Eleonora Voltolina ha detto...

Caro Filippo, grazie di essere intervenuto. Ma non sono d'accordo con te: le singole iniziative sono meritevoli ma non bastevoli. Certo, i più svegli dopo il secondo o il terzo stage alzano la testa. Su questo blog è capitato che qualcuno raccontasse di come aveva rifiutato un posto da stagista, oppure non aveva accettato di lavorare gratis. Ma non basta, perchè la maggior parte delle persone non può ribellarsi - o semplicemente: non ce la fa.
Tu dici che esiste una durata-limite per gli stage sancita da qualche normativa, ma a me non risulta. Me la puoi indicare?

Eleonora Voltolina ha detto...

Caro Filippo, ho ritrovato nel mio blog un tuo precedente commento in cui indicavi il decreto ministeriale 142 del 1998. In quella norma, in effetti, è regolamentata la materia "tirocini formativi e di orientamento".
Ma a mio avviso ha due problemi enormi: il primo è che in dieci anni il mondo del lavoro è cambiato RADICALMENTE, e quindi quella norma è assolutamente anacronistica rispetto alla situazione in cui oggi i 25-30enni si muovono per trovare un lavoro.
Il secondo problema è che è troppo ampia, e mette nello stesso calderone studenti delle scuole superiori, disoccupati iscritti alle liste di collocamento, studenti universitari, addirittura disabili.
Situazioni completamente diverse, che necessitano di regolamentazioni ad hoc. Tenendo ben presente che oggi il 90% degli stage riguarda una sola categoria: giovani laureati. Bisogna spingere affinchè sia creata una normativa apposta per loro. Perchè non sono disoccupati, studenti, disabili: sono persone perfettamente in grado di lavorare, che vengono infatti prese per lavorare (non certo per imparare! Infatti, nella maggior parte dei casi, dopo pochi giorni sono in grado di fare tutto quel che fanno i colleghi assunti). Sfruttando loro, gli stagisti, enti e aziende risparmiano sui costi del personale. Questo non va più consentito.
Ecco perchè ci vuole una normativa ad hoc. Perchè gli stage dei laureati non possano durare più di tre mesi, non possano in nessun caso essere prorogabili, e debbano essere retribuiti.

Alessandra ha detto...

in realtà se usata bene, la normativa sugli stage, non è così anacronistica, vuoi perchè alcuni lavori (soprattutto quelli molto qualificati), non si imparano in tre mesi, perchè cmq la norma non permette la proroga e perchè aldilà delle categorie interessate si rivolge soprattutto ai laureati: il problema da un lato rimane l'abuso, perchè uno stage di 6 o 12 mesi a 25 anni si può anche accettare se dopo avviene un reale inserimento nel mondo del lavoro, dall'altro il problema è il percorso di studio che è ancora lungo e non ben integrato con il mondo del lavoro, perchè ci sono tante persone che escono più tardi dall'università avendo però una grande quantità di nozioni teoriche, senza però conoscere la pratica. E poi si trovano a 30 anni con lavori occasionali con tutte le conseguenze sociali che ne derivano. Ma allora non sarà che forse lo stage debba essere considerato un istituto facente parte del percorso formativo e non del mondo del lavoro, non sarà che a voler dare un compenso minimo si corra il rischio di trasformarlo in una forma di lavoro più conveniente per il datore di lavoro rispetto al tempo indeterminato, causando così un ulteriore aumento dell'uso distorsivo. Quando dico di agire individualmente penso semplicemente di considerare lo stage non una forma di lavoro, per cui se attraverso questo in realtà si svolge un lavoro con i caratteri della subordinazione, allora fatevelo riconoscere come lavoro subordinato. Ma questo è solo un parere personale, non ho la pretesa di trovare la soluzione ideale.

Anonimo ha detto...

Gentile Eleonora,

E vero, siamo tanti bloggers che discutono del mondo del lavoro, ma siamo prima di tutto dei giovani con delle speranze, dei sogni e con tante idee e progetti da realizzare. Giovani che si fanno domande, ma soprattutto si pongono un preciso interrogativo: Chi lo dice che lo stage sia un “dazio” da pagare? Sicuramente molti di noi questo “dazio” lo hanno pagato e lo stanno pagando tuttora sulla propria pelle, ma non è detto che sarà per sempre così, almeno per le generazioni che ci seguiranno.
E siamo così sicuri che lo stage sia il “passaporto” per entrare nel mercato del lavoro? Pur se ritengo che una modifica radicale delle direttive in materia di stage debba essere fatta per fare un primo piccolo passo in avanti, questo non deve significare la rinuncia, la rassegnazione alla ricerca di una politica alternativa alla “cultura dello stage”. Noi che viviamo all’interno di un sistema, diamo per scontato l’immutabilità di tale sistema ma è solo una nostra percezione. Lo stage, quando io e te siamo nati non esisteva e non è detto che dovrà esistere un domani. Allo stato attuale,il giovane non è un investimento per il futuro economico del mio paese, ma è piuttosto un risparmio o un profitto per i nostri vecchietti ingorghi ed egoisti che non vanno al di la della visione del proprio portafoglio. Sono d’accordo con te, quando dici che: “L’unione fa la forza”. Diamo forma ed espressione a questa forza, la mia generazione e i nuovi e futuri professionisti dell’informazione in questo senso potrebbero giocare un ruolo strategico.

Marco Patruno

Anonimo ha detto...

Eleonora,
non so se darti ragione (ovviamente sì), perché se mettiamo delle regole, alla fine dello stage ci sarà solo la porta. - Arnald

Eleonora Voltolina ha detto...

Non è vero. Lo stage rimarrebbe uno strumento valido principalmente per gli studenti, universitari e non, con finalità esclusivamente "formative".
Verrebbe meno, cioè, quell'ipocrisia bella e buona per la quale a gente perfettamente in grado di lavorare si fa un contrattino di stage, indicando perfino il nome del tutor: peccato che dopo un paio di settimane lo stagista sia perfettamente di lavorare come i suoi compagni di scrivania, di produrre ricchezza per l'azienda, e che il tutor sia semplicemente il suo capo. O no??

Anonimo ha detto...

@eleonora
Sul limite di durata agli stage crediamo ci possano essere margini, anche se deve rimanere qualche cosa di non perfettamente fissato. Il mondo del lavoro oggi è flessibile, non fisso, e burocratizzare la cosa non sarebbe una grande idea. Nel nostro settore uno stage minore di 6 mesi ha poco senso poichè si impara poco e niente.
Sulla retribuzione già da tempo abbiamo indicato il poco senso che essa ha per gli stage, con l'eccezioni di rari casi.
L'istituto dello stage è regolamentato bene, in quanto è un momento formativo come hai potuto da te vedere.
Ancora: gli stagisti non sono al 90% giovani laureati. Chi conosce bene il Mercato del Lavoro sa che più spesso e più numerosi sono ad utilizzarli - tanto per fare il primo esempio che ci viene in mente - giovani ragazzi e/o disoccupati che partecipano a IFTS, Corsi Regionali e momenti formativi provenienti dal FSE.
Ancora: mai visto uno stagista in grado di fare dopo qualche giorno - come ci racconti - i lavori di chi lo deve coordinare. Siamo abbastanza lontani dalle utopie di Ugly Betty. Molto spesso i ragazzi non sanno da dove iniziare e sono infarciti di luoghi comuni e vanno in un certo senso "riprogrammati" per essere pronti a lavorare sul serio, senza luoghi comuni e idee precarie in mente.

@patruno
"Stage = Dazio"
Ti ricordiamo - come facciamo da tempo - che lo Stage è un momento formativo e non un momento lavorativo. Non è un contratto di lavoro, perchè non coinvolge in prima persona il ragazzo, ma è un rapporto tra l'ente formativo e l'azienda.
Cerca di non scordare la realtà e di non fare disinformazione.

@filippo
Ricordati che lo stage non è una prestazione lavorativa ma un momento formativo.
Per il resto si può concordare con te.

Anonimo ha detto...

@prime:
Ricordati che sono i datori di lavoro che assimilano lo stage a un momento lavorativo invece che formativo.
per quanto riguarda la statistica gli stagisti ci sono a tutti i livelli di istruzione ma quanti sono i giovani neolaureati che iniziano a lavorare con un contratto che non sia un contratto di formazione?
Lo stage sulla carta é ben regolamentato ma come siccome siamo in Italia le leggi sono fatte per essere violate,il problema é l'abuso che i datori ne fanno.
SO che risponderai che conosci solo datori onesti che dalle tue parti non funziona così:non puoi generalizzare!Il tuo settore si vede che funziona bene,meglio per te;ma le persone che scrivono su questo blog hanno un passato accademico e lavorativo diverso dal tuo;per cui devi accettare che ci sono delle realtà lavorative in cui non sono tutte rose e fiori.

Anonimo ha detto...

Allora,

sono d'accordo con Prime sulla questione bagaglio di retorica che si portano gli stagisti quando fanno il loto ingresso in azienda. Come pure sul fatto che non esiste stagista capace di fare il lavoro di un suo superiore, non tanto per capacità e talento, quanto per esperienza. Ma concordo invece con Benny sull'altro aspetto: i datori di lavoro assimilano lo stage a momento di lavoro e non sempre di formazione (senza dimenticare però che è con il lavoro effettivo, ma guidato, che si esce dalla condizione di studente per diventare lavoratore). Certo è che un tempo per essere stagisti serviva meno formazione preliminare. Oggi se non hai un master alle spalle, difficilmente ottieni un vero stage nel senso che Prime da al termine. - Arnald

Anonimo ha detto...

Ciao,
sono un redattore del sito Studenti.it e prima di Natale ho curato una lunga inchiesta su stage e tirocini truffa.
Ho fatto un bel colloquio sotto falso nome e mi è stato offerto un bel contratto da cassiere stagista, oltra ad un ottimo consiglio: "lo stagista ideale non rompe mai le balle"!
Per chi volesse leggerla:
http://www.studenti.it/lavoro/leggicontratti/inchiesta_stage2007.php

A presto,

Sergio Cardella

Anonimo ha detto...

Scusate, il link di prima era errato. Ecco quello esatto:

http://www.studenti.it/lavoro/leggicontratti/inchiesta_stage2007.php

Anonimo ha detto...

La disoccupazione giovanile in Italia è tra le più alte d’Europa: secondo Eurostat, nel settembre 2007, il tasso dei giovani al di sotto dei 25 anni senza lavoro si è attestato al 20;2%. Vanno peggio solo la Grecia (22,6%) che si piazza al primo posto, la Romania (21%) e la Polonia (20,5%). Agli ultimi posti per disoccupazione giovanile, invece, Olanda (5,4%) e Austria (8,3%).

Fonte Eurostat, Agenzia Ansa.

QUESTA E’ RETORICA?

Vi consiglio di leggere
l'inchiesta di Sergio Cardella.

Anonimo ha detto...

@benny
Tra i tanti datori che conosciamo, non ne conosciamo quasi nessuno che fa l'assimilazione che tu descivi, poichè è illogica e innaturale.
Le statistiche citate di un ipotetico "90%" esistono poco.
Pensate ad esempio che solo nella Provincia di Roma esistono circa 600 corsi finanziati dalla provincia stesso con dalle 100 alle 480 ore di stage obbligatorio. Fate 600 x 30 alunni medi in questi corsi: avreste circa 18.000 stagisti annuali solamente per ciò che riguarda corsi di formazioni e professionalizzanti che non hanno nulla a che fare con laureati universitari. Sfatiamo certi luoghi comuni please.
L'abuso dello stage da parte di datori poco seri c'è, come c'è l'abuso dello stage da parte di ragazzi poco seri che non lo praticano come andrebbe fatto.
Tutti i poco seri fanno abusi, e non sono solo datori: sono datori, stagisti, collaboratori, etc etc - come vedi non siamo noi a generalizzare, ma sono le varie stakastagiste della situazione che pur di far notizia cercano il "colpo ad effetto", non conoscendo quasi per niente ciò di cui parlano perchè dotate non di visione oggettiva ma di visioni molto di parte.
Il nostro settore è il settore della maggior parte delle persone che scrivono qui, e lo conosciamo bene, ti puoi fidare, per questo non ci piace l'abuso che si fa in alcuni blog di luoghi comuni lontani dalla realtà e la voglia che si ha di "precarizzare" la mente di ragazzi che invece sono tranquilli e felici.

@arnald
Non è tanto questione di Master, ma è questione di esperienza sul campo da un lato, e di "retorica e preconcetti" dall'altro che spesso lo stagista si porta dietro, sobillato in parte da blog tipo quelli citati, che dipingono una realtà storpiandola fino all'eccesso negativizzando tutto.

@sergio
Ricordati che un caso singolo non fa mai accademia, cosi come generalizzare è sempre sbagliato.

@patruno
Chiedi a questi disoccupati di fare certi lavori disponibili che ci sono, o di imparare serenamente in uno studio per 1 annetto circa un mestiere: questi ti diranno che "no, siamo laureati, e quindi pretendiamo a, b e c, e certi lavori li sappiamo fare".
Vallo a raccontare poi al datore che sul normale e banale errore di inesperienza del laureato che pensava di sapere un mestiere perde migliaia di euro.
Questo sono aiutati a pensarlo da blog che distorcono la realtà, facendogli credere un mondo del lavoro che non esiste e che non esisterà mai perchè forse c'era ai tempi dell'URSS - anche se onestamente non ci giureremmo.

Fai sempre e solo retorica inutile per i ragazzi.

Eleonora Voltolina ha detto...

Lascio "incustodito" il blog per meno di 24 ore e trovo questa superdiscussione... Che bello! Sono contenta che il dibattito si animi.
Ci tengo a precisare due cose:
1) poichè non esiste, nè a livello nazionale nè a livello locale, un Registro degli stage, ogni numero è sparato a caso. Il mio "90%" riferito agli stagisti laureati era una stima mia personale, basata sul conteggio della gente che vedo al lavoro nella città in cui vivo (Milano). Il fatto che non esistano dati numerici certi avvalora ancora di più la tesi, qui già discussa e condivisa da molti, che sia necessario istituire un Registro
2) Personalmente, quando ho fatto il mio secondo stage (il primo da laureata) dopo 2 settimane ero in grado di fare ESATTAMENTE quello che facevano alcuni dipendenti (assunti prevalentemente con contratto cocopro). Io prendevo 250 euro lordi al mese: loro circa 750 lordi. Non credo di avere un'intelligenza incredibilmente sopra la media: quindi la mia esperienza diretta è che sì, a lavorare si può imparare anche in pochi giorni. Ovviamente uno non acquista in un solo mese le capacità di guidare un consiglio di amministrazione o di costruire una diga: ma fintanto che ci sono da svolgere mansioni "ordinarie", non si capisce perchè gli stagisti debbano essere sfruttati e non pagati.

Anonimo ha detto...

@eleonora
Creare un registro di tutto sa molto di "carta ammuffita".
Crediamo che il nostro paese non abbia la forza monetaria e non possa perdere altro tempo - che inesorabilmente avanza - per andare a creare l'ennesimo ente inutile che produce solo scartoffie.

Tuo secondo stage: di che lavoro si trattava? Raccontaci la tua esperienza del secondo stage, cosi da capire tutti quanti la tipologia di lavoro, il grado di tecnicismo insito nello stesso, e il livello di esperienza necessaria per farlo.

prime

Anonimo ha detto...

Parlo per i giovani? Grazie! E’ il più bel complimento che mi potete fare.

Anonimo ha detto...

@patruno
Contento tu di fare retorica inutile ... !!!

:-))

Gig ha detto...

Ciao Eleonora!

Come prima cosa ti faccio un saluto e un complimento per il blog! L'altra volta avevo dato solo un'occhiata veloce, ma oggi l'ho guardato un po' di più...

Dopodichè ti annuncio (visto che ti occuppi del tema) che è finalmente uscito il nuovo quadro di indirizzi per scuole di giornalismo e master, che in teoria dovrebbe riformare tutto e in pratica non riforma niente! Anzi...

Ci ho scritto sopra un paio di post sul mio blog: lunghi, ma penso ci volessero..

Se hai due minuti liberi passa a fare un salto, così mi dici che ne pensi! Si parla anche di stage, e secondo finiamo tutti a perderci ancora...

Au revoir, aspettando tuoi nuovi post!

Gig:)

Ps per Prime: che lavoro fai?

Anonimo ha detto...

@gig
Questo nuovo indirizzo che sembra sia stato dato peggiora molto le cose x i ragazzi. Ma non ci potevamo aspettare altro purtroppo.

Per il lavoro, dipende da chi ti trovi di fronte ora: siamo comunque tutte persone che svolgono lavori nel settore della comunicazione su vari aspetti.

:-)

Anonimo ha detto...

Lo stage come legalizzazione del lavoro gratuito è uno dei motivi per cui nella nostra selezione di offerte di lavoro non presentiamo mai aziende che offrano meno del 60% di posti a tempo indeterminato o più del 20% come stage.
Esistono aziende in Italia che vivono letteralmente sullo stage, turnando lavoratori ogni sei mesi, facendoli lavorare gratis e non assumendoli mai. Un caso su tutti è quello dei commessi delle librerie Feltrinelli, delle loro battaglie ne è piena la rete.
Lo stage andrebbe regolamentato come in altri paesi europei in cui è possibile offrire la formula stage solo per un numero limitato di posti e solo se l'azienda risponde ai parametri, per esempio che abbia disponibilità reale di posti vacanti, non abbia lavoratori in mobilità o cassa integrazione...
Ancora di più, andrebbe attuata la formula americana: stage non vuol dire neolaureato ma prossimo alla laurea. Si fa il tirocinio durante l'università e si esce neolaureati con esperienza. In ogni caso, gli stage sono per la maggior parte tutti retribuiti con il minimo sindacale della categoria di appartenenza.

Eleonora Voltolina ha detto...

Grazie BlogLavoro. Non volevo essere sempre io a entrare in polemica con le persone che si firmano come "Prime", e che non perdono occasione di affermare che lo stage non è un momento di "lavoro" bensì di "formazione", e che non è vero che in Italia si sfrutta questo tipo di contratto per avere dipendenti senza doverli pagare.
Affermazioni che al mio orecchio suonano irreali, assolutamente slegate dall'Italia di oggi. Negli ultimi tre anni, a Roma e a Milano ma anche in altre città, ho avuto modo di entrare in contatto con molti stagisti: e nessuno stava "imparando". O meglio, tutti stavano imparando: perchè nella vita non si finisce mai di imparare, e anche il direttore di un quotidiano o l'amministratore delegato di un'azienda possono continuare a perfezionarsi, a imparare nuove cose utili alla loro professione.
Ma gli stagisti entrano nelle aziende, negli enti, nelle società, per creare PROFITTO: vengono istruiti nei primi giorni sulle loro mansioni e poi vengono MESSI ALL'OPERA. Questo vuol dire (mi si perdoni il gioco di parole) che i loro datori di lavoro GUADAGNANO sul loro lavoro. Pertanto, è assurdo sostenere che non abbiano diritto a una retribuzione.

Anonimo ha detto...

@bloglavoro
Lo stage non è legalizzazione di lavoro.
Lo stage è un istituto formativo, e come tale va considerato e trattato. E' un importante elemento che aiuta - come ci dice Angela Padrone spesso - la realizzazione della "formazione permanente" che da sempre manca in questo paese.
Il resto sono solo chiacchiere da bar fini a se stesse, e citare dei casi limite negativi - che ci sono sempre in qualsiasi cosa - non può dar forza a concetti sbagliati di principio.

@eleonora
Ci dispiace che tu veda come polemica la semplice indicazione della realtà - che può farti male, e che puoi non accettare in linea di principio, e che puoi vedere irreale, sei libera di farlo, ma che comunque è la realtà - che ci dice che lo stage non è lavoro, ma momento formativo di esperienza sul campo e di incontro tra mondo della formazione e mondo del lavoro.
Poi che ci sia chi si approfitta di questo, nessuno lo nega, come ci sono coloro che rubano benzina nelle pompe di benzina, come ci sono ladri, assassini, stupratori, e via dicendo. Gente disonesta ce ne è sempre.
Professori che sfruttano i ragazzi promettendo carriere accademiche impossibili, ragazzi che sfruttano le aziende rubando segreti aziendali conosciuti durante lo stage e rivendendoli poi a competitor a peso d'oro, oppure che invece di passare il loro tempo sopra lo stage da svolgere si divertono a parlare su messenger tutto il giorno, anche dopo che i loro tutor gli smontano il programma e gli dicono di evitare.
Gente scorretta c'è in ogni luogo eleonora.
La necessità di intervenire in blog come il tuo, e come quello di altri, sta nel fatto che il più delle volte non fate informazione utile per i ragazzi, ma fate dis-informazione che rischia di creare più danni che benefici.
L'informazione è sempre qualcosa di costruttivo, solare, non è mai qualcosa di irreale, decostruttivo e negativo.
Per capire di quanto sbagliate, dovreste iniziare a rilevare notizie non solo da persone che hanno la vostra forma mentis, ma dovreste confrontarvi con persone che hanno pensieri molto differenti dai vostri, e iniziare a chiedervi perchè li hanno e come sono arrivati ad averli.
Semplificando molto, l'Italia di oggi è formata da alcune categorie di pensiero, delle quali abbiamo persone che "creano valore", poi abbiamo persone che "usano valore", e persone che "distruggono valore".
Nel mondo eleonora non c'è più molto spazio per chi non crea valore ma lo usa, lo consuma o lo distrugge, e per chi pretende. Questo perchè sono queste persone coloro che non rendono possibile al nostro paese di crescere come dovrebbe.
Un Paese che sta sempre di più sulle spalle di tutti quelli che "creano valore" - e non sono i giovani, ma solo coloro che tra loro si vedono "flessibili" invece che "precari".
Gli stagisti non sono mai entrati nelle aziende per creare profitto, perchè spesso creano più problemi che altro, e solo 1 su 10 circa di questi si rivela poi adatto per quel lavoro indicato, facendo anche perdere molto tempo.
L'azienda già spende molto in questo senso, e tu che commenti dal di fuori non puoi rendertene in pieno conto purtroppo per te.
Tanti sono gli stagisti capitati tra di noi, e a parte alcuni casi illuminati - che oggi sono parte integrante del nostro sistema - la maggior parte di loro, triste a dirsi, erano persone che hanno creato più danni che altro.
Un amministratore che dovesse mettere all'opera uno stagista dopo pochi giorni dovrebbe essere solamente una persona poco sensata, perchè non si rende conto pienamente a cosa va in contro - oppure anche lui è un manager stipendiato, e quindi non si preoccupa come spesso succede del bene aziendale ma di tornare a casa la sera prima possibile dalla famiglia.
Mai visto nessuno tra quelli di noi che sono imprenditori guadagnare sul lavoro di stagisti - non sarebbe davvero possibile farlo visto il basso livello qualitativo medio degli stessi, tranne eccezioni come è normale che sia.

Pertanto, è davvero assurdo Eleonora solamente pensare che abbiano diritto ad una retribuzione perchè in sintesi:
- sono in fase formativa e non lavorativa;
- producono spesso + danni di benefici;
- l'azienda già spende per loro tempo di formazione e tempo di tutoring che ha un valore economico sul Mercato;
- sono mediamente inesperti e poco capaci nelle mansioni che dicono di conoscere invece bene (colpa delle università qui);
- sono non di rado caratterialmente inadatti ancora a lavorare seriamente perchè anche qui mediamente acerbi come persone a livello umano.

Sei una ragazza intelligente eleonora, evita perciò di portare avanti temi poco sensati: c'è già molto da fare per migliorare la condizione lavorativa di tanti ragazzi che stare a perdere tempo dietro a irreali, sbagliate e poco sensate chimere.

Anonimo ha detto...

Uno può anche dire che gli asini volano.
Può dirlo, ripeterlo, scriverlo sui muri.
Può dare dell'ingenuo, dell'ignorante, dell'illuso, del cretino a chi afferma invece che l'asino ha quattro zampe e cammina saldamente ancorato a terra.
Può usare tutte le armi che vuole.
L'asino non vola. Nè mai volerà.
Non me ne vogliano gli amici che si nascondono dietro lo pseudonimo di Prime, ma continuando ad affermare le loro tesi irreali non convinceranno nessuno.
Scusa Eleonora per questa intromissione, ma le cose bisogna pur dirle come stanno.

Martina