I giovani italiani guadagnano troppo poco? Devono sorbirsi stage, co.co.pro. e altri contratti strani fin quasi alla soglia dei 40 anni? Difficilmente riescono ad abbattere, nelle retribuzioni, il muro dei 1000 euro al mese? Ci pensano mamma e papà. Questa è la salvezza - e insieme il dramma - dei giovani italiani.
Altrove è inconcepibile che un genitore paghi l'affitto, o faccia periodicamente la spesa, a un figlio trentenne. Qui in Italia invece è più o meno la regola: se non succede, spesso è perchè il figlio rimane direttamente a vivere nella casa paterna... guadagnandosi l'epiteto "bamboccione" di cui abbiamo già parlato altrove su questo blog.
La questione ricorda l'antico dilemma: «E' nato prima l'uovo o la gallina?». I genitori continuano a mantenere i figli così a lungo perchè i figli guadagnano troppo poco, oppure - dato che tanto i genitori elargiscono quattrini ben oltre il periodo di formazione - i figli non pretendono dai datori di lavoro retribuzioni adeguate?
Cerco di spiegare meglio il dubbio sul quale ragiono da qualche tempo. Se per assurdo tutti i genitori italiani si mettessero d'accordo e dicessero: «Caro figlio, dopo la laurea non ti dò più una lira, arrangiati di conseguenza», secondo voi ci sarebbero tanti ragazzi (me per prima, eh - non mi voglio autoassolvere) disponibili a fare stage gratuiti o a lavorare a progetto per 800 euro al mese?
Io credo di no. Se cambiasse la mentalità finiremmo per comportarci come i nostri coetanei inglesi o americani, che dopo l'università a qualcuno che propone «Lavora da me, però ti pago una miseria» ridono in faccia. Perchè con i soldi ci si devono pagare vitto, alloggio, annessi e connessi: senza «aiutini» dai genitori.
Infatti, lì c'è ben poca gerontocrazia: se uno è capace di fare il suo mestiere viene pagato bene, anche se ha solo 25 anni. Qui invece se chiedi uno stipendio adeguato a quell'età vieni guardato come un folle: «ma come, e l'umiltà? ma come, e la gavetta? ma come, non capisci che prima devi dimostrare [per mesi se non per anni, aggiungo io mestamente...] di essere capace?».
Così i genitori diventano gli ammortizzatori sociali primari del mondo del lavoro italiano. Se gli stipendi dei figli sono troppo bassi, loro intervengono ad integrarli. E i datori di lavoro una volta ancora si sfregano le mani: così possono continuare a pagare i 25-30enni la metà di quel che dovrebbero. E senza paura che muoiano di fame o che dormano al freddo.
Vedo dal report di Shinystat che su questo blog si collegano spesso persone dall'Inghilterra, dall'America, dai Paesi Bassi, dalla Spagna. Anche a loro chiedo: raccontate come va da quelle parti. Il confronto col resto del mondo è importante, se non vogliamo rimanere incastrati in questo modo italiano che sta dimostrando di funzionare poco e male.
venerdì 9 novembre 2007
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7 commenti:
Io ho 24 anni e mi sono laureato lo scorso mese di luglio,a fine settembre ho trovato lavoro in Olanda e così sono partito.In un mese di ricerca in Italia avevo trovato ben poco(forse il periodo non era dei migliori per cercare lavoro)mentre qua pur facendo un lavoro per cui non é richiesta necessariamente una laurea (contact center in una multinazionale) percepisco uno stipendio che mi consente di mantenermi.Vivo con altri due ragazzi olandesi,uno ha 2 anni e l'altra 20 e vivono da soli non per motivi di studio ma perché qua é la prassi essere autonomi a questa età.
Ci sono tanti pro e contro dell'olanda ma per quanto riguarda lavoro e stipendi non cé confronto.
Io al termine dei 6 mesi di contratto voglio tornare in Italia per testare personalmente il mercato del lavoro italiano sperando che quaesta piccola esperienza all'estero venga vista come qualcosa di buono.
facile a dirsi, difficilissimo a farsi! come si cambia una mentalità? dove saremmo oggi senza l'aiuto dei nostri genitori? io probabilmente a palermo a lavorare in una libreria. (non male come lavoro, quasi quasi...)
Grazie a Benny e ad Adele di essere subito intervenuti nel dibattito.
La testimonianza di Benny è molto importante perchè viene dall'estero. Lui racconta che a 24 anni percepisce una retribuzione sufficiente a mantenersi da solo. E sottolinea che in Olanda è "la prassi essere autonomi" già a vent'anni.
In Italia la situazione è radicalmente diversa. Da noi c'è qualcosa che non va. Più studi, meno guadagni: almeno fino ai 40 anni. E così, i 24enni in grado di mantenersi da soli sono quasi esclusivamente idraulici, elettricisti e pubblici ufficiali: tutti gli altri, quelli che scelgono la via dell'università e poi magari si intestardiscono pure a voler fare gli architetti, gli avvocati, i giornalisti, i pubblicitari, rimangono a carico dei loro genitori per lunghi anni.
Ha ragione Adele a chiedersi "dove saremmo oggi senza l'aiuto dei nostri genitori?". Ma è vero anche che tutti questi stage, tutti questi contratti da due lire, li accettiamo solo e soltanto perchè i nostri genitori ci fanno da "paracadute" e ci aiutano economicamente.
La salvezza e il dramma dei giovani italiani. Parole molto forti. Quasi una vita in simbiosi con i nostri genitori...Colpe, secondo me, da entrambi le parti, figli e genitori.
Difficile venirne fuori, cara Eleonora.
Anna
La situazione ideale sarebbe tirare tutti fuori le unghie e rifiutare, rifiutare, rifiutare con forza tutti i lavori sottopagati. Mi vuoi prendere con un co.co.pro? Benissimo: ma mi dai 1300 euro al mese netti, e con quelli io mi ci riesco a pagare l'affitto, il cibo e tutte le altre spese. Mi vuoi dare 800 euro? Tienti la tua elemosina e cercati un altro. Certamente non dovrebbero esserci dietro, in questa situazione ideale, 10 persone pronte a mettersi a pecora e accettare gli 800 euro, o anche meno.
Però la situazione reale è ben diversa. Tutti noi ci mettiamo a pecora, tutti i giorni. E ci stringiamo nelle spalle, e accettiamo di essere sottopagati, e tiriamo avanti grazie ai genitori che ci pagano l'affitto o contribuiscono alle spese o mettono la loro firma per farci accendere un mutuo.
Tutti noi ci mettiamo a pecora perchè sostanzialmente non abbiamo altra scelta, non abbiamo sindacati che rivendichino per noi condizioni salariali minime, non siamo organizzati per fare fronte comune e difenderci. E poi, come scrivevo in un altro post, tutti speriamo che questa sia per noi una condizione transitoria: speriamo di essere precari sottopagati "solo per qualche tempo", "solo per il periodo della gavetta", e quindi non ci sbattiamo più di tanto per pretendere retribuzioni adeguate.
Per questo io credo che dovrebbe essere lo Stato a tutelarci. Perchè noi siamo troppo deboli per tutelarci da soli.
Un po' come, qualche decennio fa, erano troppo deboli le donne, i bambini, gli handicappati. Oggi siamo noi, con i dovuti distinguo, in situazione di debolezza, incapaci di difenderci dallo sfruttamento.
effetti collaterali della precarietà: oggi ho letto su un sito "all the world is a stage" e ho pensato che si riferisse allo STAGE e non a Shakespeare..
Mic
in effetti l'unica cosa che si potrebbe fare sarebbe rifiutarsi tutti in massa a contratti di 200 euro al mese, vera e propria carità..io personalmente mi sento ridicola a lavorare per quella cifra, andare tutte le mattine in un ufficio sapendolo di fare a mie spese, anzi a spese dei miei genitori..non ho più voglia nè soldi da sprecare per farmi sfruttare
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