venerdì 9 novembre 2007

MAMMA E PAPÀ, AMMORTIZZATORI SOCIALI ALL'ITALIANA

I giovani italiani guadagnano troppo poco? Devono sorbirsi stage, co.co.pro. e altri contratti strani fin quasi alla soglia dei 40 anni? Difficilmente riescono ad abbattere, nelle retribuzioni, il muro dei 1000 euro al mese? Ci pensano mamma e papà. Questa è la salvezza - e insieme il dramma - dei giovani italiani.
Altrove è inconcepibile che un genitore paghi l'affitto, o faccia periodicamente la spesa, a un figlio trentenne. Qui in Italia invece è più o meno la regola: se non succede, spesso è perchè il figlio rimane direttamente a vivere nella casa paterna... guadagnandosi l'epiteto "bamboccione" di cui abbiamo già parlato altrove su questo blog.
La questione ricorda l'antico dilemma: «E' nato prima l'uovo o la gallina?». I genitori continuano a mantenere i figli così a lungo perchè i figli guadagnano troppo poco, oppure - dato che tanto i genitori elargiscono quattrini ben oltre il periodo di formazione - i figli non pretendono dai datori di lavoro retribuzioni adeguate?
Cerco di spiegare meglio il dubbio sul quale ragiono da qualche tempo. Se per assurdo tutti i genitori italiani si mettessero d'accordo e dicessero: «Caro figlio, dopo la laurea non ti dò più una lira, arrangiati di conseguenza», secondo voi ci sarebbero tanti ragazzi (me per prima, eh - non mi voglio autoassolvere) disponibili a fare stage gratuiti o a lavorare a progetto per 800 euro al mese?
Io credo di no. Se cambiasse la mentalità finiremmo per comportarci come i nostri coetanei inglesi o americani, che dopo l'università a qualcuno che propone «Lavora da me, però ti pago una miseria» ridono in faccia. Perchè con i soldi ci si devono pagare vitto, alloggio, annessi e connessi: senza «aiutini» dai genitori.
Infatti, lì c'è ben poca gerontocrazia: se uno è capace di fare il suo mestiere viene pagato bene, anche se ha solo 25 anni. Qui invece se chiedi uno stipendio adeguato a quell'età vieni guardato come un folle: «ma come, e l'umiltà? ma come, e la gavetta? ma come, non capisci che prima devi dimostrare [per mesi se non per anni, aggiungo io mestamente...] di essere capace?».
Così i genitori diventano gli ammortizzatori sociali primari del mondo del lavoro italiano. Se gli stipendi dei figli sono troppo bassi, loro intervengono ad integrarli. E i datori di lavoro una volta ancora si sfregano le mani: così possono continuare a pagare i 25-30enni la metà di quel che dovrebbero. E senza paura che muoiano di fame o che dormano al freddo.

Vedo dal report di Shinystat che su questo blog si collegano spesso persone dall'Inghilterra, dall'America, dai Paesi Bassi, dalla Spagna. Anche a loro chiedo: raccontate come va da quelle parti. Il confronto col resto del mondo è importante, se non vogliamo rimanere incastrati in questo modo italiano che sta dimostrando di funzionare poco e male.

7 commenti:

Anonimo ha detto...

Io ho 24 anni e mi sono laureato lo scorso mese di luglio,a fine settembre ho trovato lavoro in Olanda e così sono partito.In un mese di ricerca in Italia avevo trovato ben poco(forse il periodo non era dei migliori per cercare lavoro)mentre qua pur facendo un lavoro per cui non é richiesta necessariamente una laurea (contact center in una multinazionale) percepisco uno stipendio che mi consente di mantenermi.Vivo con altri due ragazzi olandesi,uno ha 2 anni e l'altra 20 e vivono da soli non per motivi di studio ma perché qua é la prassi essere autonomi a questa età.
Ci sono tanti pro e contro dell'olanda ma per quanto riguarda lavoro e stipendi non cé confronto.
Io al termine dei 6 mesi di contratto voglio tornare in Italia per testare personalmente il mercato del lavoro italiano sperando che quaesta piccola esperienza all'estero venga vista come qualcosa di buono.

Unknown ha detto...

facile a dirsi, difficilissimo a farsi! come si cambia una mentalità? dove saremmo oggi senza l'aiuto dei nostri genitori? io probabilmente a palermo a lavorare in una libreria. (non male come lavoro, quasi quasi...)

Eleonora Voltolina ha detto...

Grazie a Benny e ad Adele di essere subito intervenuti nel dibattito.
La testimonianza di Benny è molto importante perchè viene dall'estero. Lui racconta che a 24 anni percepisce una retribuzione sufficiente a mantenersi da solo. E sottolinea che in Olanda è "la prassi essere autonomi" già a vent'anni.
In Italia la situazione è radicalmente diversa. Da noi c'è qualcosa che non va. Più studi, meno guadagni: almeno fino ai 40 anni. E così, i 24enni in grado di mantenersi da soli sono quasi esclusivamente idraulici, elettricisti e pubblici ufficiali: tutti gli altri, quelli che scelgono la via dell'università e poi magari si intestardiscono pure a voler fare gli architetti, gli avvocati, i giornalisti, i pubblicitari, rimangono a carico dei loro genitori per lunghi anni.
Ha ragione Adele a chiedersi "dove saremmo oggi senza l'aiuto dei nostri genitori?". Ma è vero anche che tutti questi stage, tutti questi contratti da due lire, li accettiamo solo e soltanto perchè i nostri genitori ci fanno da "paracadute" e ci aiutano economicamente.

Ladypiterpan ha detto...

La salvezza e il dramma dei giovani italiani. Parole molto forti. Quasi una vita in simbiosi con i nostri genitori...Colpe, secondo me, da entrambi le parti, figli e genitori.
Difficile venirne fuori, cara Eleonora.
Anna

Eleonora Voltolina ha detto...

La situazione ideale sarebbe tirare tutti fuori le unghie e rifiutare, rifiutare, rifiutare con forza tutti i lavori sottopagati. Mi vuoi prendere con un co.co.pro? Benissimo: ma mi dai 1300 euro al mese netti, e con quelli io mi ci riesco a pagare l'affitto, il cibo e tutte le altre spese. Mi vuoi dare 800 euro? Tienti la tua elemosina e cercati un altro. Certamente non dovrebbero esserci dietro, in questa situazione ideale, 10 persone pronte a mettersi a pecora e accettare gli 800 euro, o anche meno.
Però la situazione reale è ben diversa. Tutti noi ci mettiamo a pecora, tutti i giorni. E ci stringiamo nelle spalle, e accettiamo di essere sottopagati, e tiriamo avanti grazie ai genitori che ci pagano l'affitto o contribuiscono alle spese o mettono la loro firma per farci accendere un mutuo.
Tutti noi ci mettiamo a pecora perchè sostanzialmente non abbiamo altra scelta, non abbiamo sindacati che rivendichino per noi condizioni salariali minime, non siamo organizzati per fare fronte comune e difenderci. E poi, come scrivevo in un altro post, tutti speriamo che questa sia per noi una condizione transitoria: speriamo di essere precari sottopagati "solo per qualche tempo", "solo per il periodo della gavetta", e quindi non ci sbattiamo più di tanto per pretendere retribuzioni adeguate.
Per questo io credo che dovrebbe essere lo Stato a tutelarci. Perchè noi siamo troppo deboli per tutelarci da soli.
Un po' come, qualche decennio fa, erano troppo deboli le donne, i bambini, gli handicappati. Oggi siamo noi, con i dovuti distinguo, in situazione di debolezza, incapaci di difenderci dallo sfruttamento.

Anonimo ha detto...

effetti collaterali della precarietà: oggi ho letto su un sito "all the world is a stage" e ho pensato che si riferisse allo STAGE e non a Shakespeare..

Mic

Anonimo ha detto...

in effetti l'unica cosa che si potrebbe fare sarebbe rifiutarsi tutti in massa a contratti di 200 euro al mese, vera e propria carità..io personalmente mi sento ridicola a lavorare per quella cifra, andare tutte le mattine in un ufficio sapendolo di fare a mie spese, anzi a spese dei miei genitori..non ho più voglia nè soldi da sprecare per farmi sfruttare