lunedì 28 gennaio 2008

STAGISTI: UN'INCHIESTA CHE VALE PIU' DI MILLE BEI DISCORSI

Un ragazzo laureato in Scienze della Comunicazione ha appena terminato un master in Marketing e comunicazione d'impresa: e ora (indovinate?) cerca lavoro. Ha 25 anni e nella vita si è dato da fare: ha lavorato mentre faceva l'università come operatore di un call center, barista, commesso. Non un bamboccione, insomma.
Ma nella sua ricerca si scontra con il muro di gomma del mercato del lavoro italiano: il massimo che gli offrono (indovinate ancora...) è uno stage.
E' un'inchiesta fresca fresca (qui la trovate intera) di Sergio Cardella, 29enne intraprendente che lavora per il portale Studenti.it.
Cardella ha confezionato un curriculum vitae: falso, certo, ma perfettamente verosimile. L'ha inviato ad agenzie, aziende private e grandi società. Finendo per sostenere un colloquio surreale (al tavolino di un bar!) in cui gli si offriva di fare lo stagista-cassiere-magazziniere senza alcuna promessa di successiva assunzione.
Ha poi realizzato una sorta di sondaggio (in cui ad oggi hanno votato quasi 1000 persone), dal quale emerge che quasi l'80% di quelli che hanno fatto uno stage non è stato poi inserito in azienda. Il 21% ha fatto due o più stage senza alcuna offerta di contratto e il 15% ha trovato un lavoro vero solo successivamente, in un'altra società.
Le istituzioni in quest'inchiesta non ci fanno una grande figura: tutte quelle contattate, dall'ufficio stampa del Ministero del Lavoro al Servizio centrale degli Ispettorati del lavoro, fino alla Direzione generale della tutela delle condizioni di lavoro, si sono dichiarate "incompetenti" in materia di stage e tirocini.
Morale della favola? L'istituto dello stage è ormai completamente deformato. Non è più (e forse non è mai stato) un momento
«formazione-lavoro» per studenti, disoccupati e invalidi intenzionati a inserirsi o re-inserirsi nel mondo del lavoro: è diventato un modo per le aziende e gli enti di reclutare forza lavoro a titolo gratuito e temporaneo, con l'aggravante, come rileva Cardella, che gli stagisti sono «facilmente sostituibili e ricattabili».
Ma per fortuna una buona notizia c'è: qualche esponente politico finalmente ammette che la situazione è inaccettabile e che urge regolamentarla. Cardella intervista, per chiudere la sua inchiesta, l'assessore al Lavoro della Regione Lazio, Alessandra Tibaldi (Rifondazione Comunista). La quale ammette testualmente: «Ci sono troppe imprese che vivono di tirocinanti, che si sottraggono all'impegno dell'assunzione e che trovano ogni volta un nuovo giovane che sostituisce il precedente». E promette una legge che imponga «un tempo massimo di durata dello stage oltre il quale non saranno possibili proroghe e una banca dati per verificare la "storia" di ogni azienda». Speriamo che non siano solo parole.

35 commenti:

Anonimo ha detto...

Non credo che i politici interverrano a regolamentare lo stage:sono troppo occupati a stappare bottiglie di spumante e mangiare mortadella!
Speriamo che in futuro qualcuno intervenga,per ora combatto la mia lotta dicendo no agli stage truffa.

Anonimo ha detto...

Ci sarebbe da inveire contro tutto e tutti. Così, per sfogo contro un sistema viziato dal perbenismo interessato di chi non fa altro che illuderci e svendere il nostro futuro.

La mia esperienza di stagista in un'agenzia pubblicitaria è durata 18 mesi. Otto ore al giorno, cinque giorni a settimana con lavori anche di responsabilità: 375€ al mese.
E poi ciao.
Adesso sto per partire per il Canada.
Oggi ci vuole davvero tanto più coraggio a restare che ad andare via.
Io sono stanco di tapparmi il naso.
Io ho già scelto.

Eleonora Voltolina ha detto...

Perchè non ci mettiamo in contatto, Luk? Ho una proposta da farti. Mi scrivi? L'indirizzo è eleonora.voltolina@gmail.com

Anonimo ha detto...

@luk
La tua esperienza ci dispiace. Certamente la ditta ha grosse colpe, da condividere con te che hai però accettato uno stage irreale di 18 mesi.
Stage realistici difficilmente superano i 9 mesi, altrimenti avrebbero poco senso.
Mai scordare quello che diciamo sempre, e cio che lo stage è uno strument formativo, E NON è LAVORO.
Per il resto, buon Canada.

:-)

@eleonora
Sarebbe carino poter analizzare bene il "CV fittizio" di questo amico di Studenti.it, ti forniremo una valutazione realistica sulle possibilità che un CV del genere ò oggettivamente avere.

Certo è vero che se questo CV non aveva dentro di se lavori di settore già svolti, lo stage dovrebbe essere quasi un must.

Allo stesso tempo, sarebbe carino anche sapere di che tipo di ditte stiamo parlando quando si parla di "colloqui al bar" per rendersi conto della portata della cosa.

L'istituto formativo - ricorda eleonora, FORMATIVO - dello stage, se ben usato, è qualcosa di fondamentale nel processo di avviamento al lavoro dei nuovi.

Banche dati? Ci manca in un paese ingessato e burocratico come il nostro di avere una ulteriore sovrastruttura.

:-)

Un abbraccio.

Anonimo ha detto...

L'istituto dello stage in Italia non e' mai decollato, e' stato usato e continua ad essere usato solo per riequilibrare il costo del lavoro. Mi spiego meglio, il lavoratore italiano costa troppo alle imprese e al sistema, quindi si sono inventati, per cercare di rendere il sistema e quindi il prodotto finale piu' competitivo, di far lavorare tutti questi giovani gratis cosicche' alla fine dei conti i lavoratori costano meno alle imprese e i margini di profitto, oramai ridottissimi dovuti al super euro e alla concorrenza del mercato globale, hanno un piccolo margine di cresita per evitare alle imprese la fuoriuscita dal mercato.
Un consiglio? SCAPPATE o eliminate la classe dirigente attuale, a cui delle vostre sorti, se non siete parenti o amici, non gliene po' frega de meno.

Eleonora Voltolina ha detto...

Prime
è inutile che continuiate a "ricordarmi" che lo stage è un istituto formativo. Lo stage non lo è. I giovani che lavorano in stage sono per la maggior parte già laureati e già con esperienze lavorative, quindi non hanno bisogno di ulteriore "formazione": perlomeno non un bisogno tale da giustificare mesi e mesi di lavoro gratuito o semigratuito.
Ha ragione l'Anonimo: lo stage viene utilizzato dalle aziende per riequilibrare il costo del lavoro. Se da un lato un datore di lavoro spende troppo per un dipendente assunto a tempo indeterminato, allora dall'altro è ovvio che cerchi le soluzioni più convenienti per poter avere anche lavoratori che costino poco o nulla. Finchè la legge lo permette, sarebbe da pazzi - dal punto di vista specifico del profitto - non approfittarne.
Ecco perchè la situazione deve essere regolamentata. Per decenni non si è sentito il bisogno degli stage. Per decenni chi cominciava a lavorare imparava "sul campo" giorno dopo giorno: ma pur sempre portando a casa uno stipendio, commisurato alla sua preparazione e alla sua capacità - fosse anche semplicemente lo stipendio di "apprendista".
Perchè mai adesso, col terzo Millennio, c'è tutto 'sto bisogno degli stage? Perchè mai il primo passo per entrare nel mondo del lavoro deve per forza essere questo, pressochè obbligatoriamente? Perchè mai i 25-30enni di oggi non dovrebbero essere in grado di fare quel che hanno fatto i loro nonni, i loro padri e anche i loro fratelli maggiori?
Nessuno mi convincerà MAI che un 25enne con una laurea alle spalle e magari già qualche esperienza di stage in ambito scolastico o universitario sia talmente INCAPACE da non avere diritto a una retribuzione minima. Nessuno riuscirà MAI a convincermi che questo sia per il suo bene, per "insegnargli un mestiere". Il bene - il profitto - è sempre dell'azienda, dell'ente, della società: che può avere un dipendente a costo zero. Legalmente.

Anonimo ha detto...

@anonimo
Non sarà che gli "anonimi" iniziano a contattare anche questo blog? Dio ce ne scampi.

:-)

Battute a parte, certamente l'istituto dello stage è stato in Italia abusato non poche volte da enti pubblici, pubbliche amministrazioni, aziende grandi, medie e piccole, studi professionali, avvocati, commercialisti, e chi + ne ha + ne metta.
Ma arrivare a dire quello che dici tu ci sembra abbastanza irreale.
Fai molta confusioni, e unisci tra loro temi che solo in piccola parte sono relazionati, con piccole punte di demagogia.

@eleonora
La tua opinione la capiamo e la rispettiamo, conoscendola da un po, ma ha dei grossi errori di base.
Pricipalmente, andiamo a vedere quali sono le "reali" definizioni di stage: vedremo tutti che non si tratta di lavoro, ma di formazione al lavoro.

Sempre guardando i dati reali, vedremo come la maggior parte degli stagisti non sono laureati, ma laureandi, studenti di corsi professionali - vi rimandiamo ad un nostro post precedente su questo - o al massimo neolaureati, con in buona parte una esperienza davvero minima del mondo del lavoro. Questo in particolare per lavori di stampo umanistico, dove uno stage spesso è necessario per dare al ragazzo le nozioni che non ha avuto durante lo studio.

Tempistiche: una durata sensata dello stage si deve racchiudere tra i 3 e i 9 mesi, a seconda del tecnicismo delle categorie impegnate.

Lo stage non può essere utilizzato dalle aziende per riequilibrare il costo del lavoro, poichè sarebbe come dire di affidare la guida di una ferrari ad una persona che non ha mai guidato una macchina in vita sua.
I costi in termini di perdita di competitività e di capacità di lavoro e competenza tecnica per quelle aziende miopi che facessero cose del genere sarebbero in larga parte pesanti e difficili da gestire.

Gli anni di cui parli sono da tempo per fortuna finiti - ricordiamo cosa faceva nel proprio ufficio il Ragioniere Ugo Fantozzi con l'amico Filini, e ricorderemo il grado di efficienza presente in tante aziende italiane dell'epoca.
Oggi non ci possiamo + permettere i Filini, i Fantozzi, i Calboni e le Sig.ne Silvani della situazione.
Cercare con retoriche del passato di portarci indietro nel tempo oltre che autolesionistico rischia di essere letale per questo paese.

Oltre questo c'è da dire che i nonni di questi 25-30enni non erano in larga parte laureati, e quindi andavano ad imparare lavori sul campo, anche umili, senza bisogno di stage perchè il basso livello qualitativo di quei lavori glielo permetteva.
Non servivano lauree per fare i ragionieri, e neppure per fare i commessi.
Oggi invece questi ragazzi cercano lavori ad alta qualità - mediante la loro laurea - che necessitano, per la loro complessità e delicatezza, di avere davanti periodi di formazione sul campo, quali sono appunto gli stage.

Pensare e dire che sia ovvio che gli imprenditori cerchino di frodare - come tu ci dici nel tuo ultimo commento - significa fare demagogia. Ci sono imprenditori che frodano, come ci sono sindacalisti che frodano, e dipendenti che frodano.
Devi avere maggior fiducia nella classe degli imprenditori, altrimenti come potrà questa avere fiducia in te, e in tutti quelli che come te hanno prevenzioni su di loro di matrice politica e non rappresentabili nella realtà delle cose?

Non ti devi convincere che lo stage è fatto per formare il ragazzo, e non per altro.
E neppure sei obbligata a pensare che la maggioranza dei ragazzi - tranne pochi casi illuminati che ci sono per fortuna - non è pronta a lavorare subito.
Puoi anche continuare a vederla come pensi, ed è anche logico e giusto che sia cosi se credi questa sia la strada giusta.

Ricorda solo che il bene - il profitto - non è solo dell'azienda: questo era quello che si pensava anni fa, prima che si arrivasse a capire, da parte di imprenditori e lavoratori, che il bene - il profitto - è sia dell'azienda che del lavoratore: entrambi si riconoscono in un marchio, in un progetto, e nell'idea filosofica e di vita che a questo c'è dietro.

Per questo è importante formare tramite gli stage coloro che saranno le colonne portanti della ditta nel futuro prossimo e remoto.

:-)

Un abbraccio.

Anonimo ha detto...

Inutile discutere sulla questione degli stage:si sa bene che da noi appena laureati nella magior parte dei casi vengono offerti solo stage;in molti altri altri Paese Europei gli stage sono per gli studenti, per chi ha finito gli studi offrono lavoro retribuito (i periodo di formazione per imparare un lavoro lo chiamano training e viene pagato come fosse lavoro!).Noi italiani ci distinguiamo sempre...

Eleonora Voltolina ha detto...

Credo che il punto fondamentale sia questo. Gli stage vanno bene, anzi benissimo, per il periodo di formazione.
Quindi ottimo che vengano proposti a studenti delle scuole superiori e delle università.
Dopo, però, basta. Una persona che ha alle spalle un percorso accademico, e nella maggior parte durante questo percorso ha fatto già degli stage (per molte università oggi sono addirittura obbligatori) ha tutte le carte in regola per entrare nel mondo del lavoro e cominciare a guadagnarsi da vivere.
Evidentemente non ho reso chiara questa mia posizione. Io non voglio l'abolizione tout court degli stage. Gli stage vanno bene, perfino se gratuiti, nel caso di studenti. Non vanno bene per tutti gli altri. Quindi, se gli stage devono continuare ad esistere anche per le persone laureate, urge una regolamentazione che imponga delle retribuzioni minime obbligatorie.

Anonimo ha detto...

Rientro a pieno titolo nella categoria dunque...ecco che finalmente dopo vari colloqui arriva la proposta concreta, in un'azienda che dice di avere intenzione di assumere nuove persone visto che ne hanno forte bisogno. Però...i primi 6 mesi si fanno sotto stage. Un altro stage, a un mese dalla fine del precedente. Retribuito anche questo, certo. Però io non penso solo ai soldi, ma anche a tutto quello che essere in stage comporta. Primo fra tutti l'essere considerata a fine stage sempre una "neolaureata senza esperienza". Già, perchè a quanto pare i miei 6 mesi di lavoro precedenti non contano per accreditare un'esperienza da spendere nel mondo del lavoro. Ragazzi, ho accettato, nonostante mi fossi ripromessa di non fare più altri stage. E speriamo che stavolta sia quella buona.

Ciao a tutti!

Eleonora Voltolina ha detto...

Cara Alice,

naturalmente ti faccio un grande, grandissimo in-bocca-al-lupo per questa tua nuova esperienza.
Vorrei poter essere ottimista, ma sento molti scricchiolii in ciò che questa nuova società ti ha detto per convincerti ad accettare uno stage, malgrado tu ne avessi appena terminato un altro (lungo ben 6 mesi, se non ricordo male da un tuo commento precedente!).
Secondo me, se un'azienda ha "forte bisogno" di ASSUMERE nuove persone, le assume. Col periodo di prova, magari: ma le assume. Obbligarle a fare sei mesi di stage con la PROSPETTIVA (la carota? speriamo di no...) dell'assunzione DOPO mi pare quantomeno sospetto: il solito giochetto per avere un dipendente semigratis.
A meno che uno non faccia il fisico nucleare o il neurochirurgo, infatti, secondo me uno stage di durata superiore a tre mesi è assolutamente inutile. In tre mesi si impara tutto quel che c'è da imparare di un mestiere, diciamo il "grosso": poi tutte le sottigliezze, i perfezionismi, l'esperienza verrà dopo, lavorando e crescendo giorno per giorno.
Purtroppo una persona che conosco, con brillantissimo master alla Bocconi, è stata presa in giro nello stesso modo: le hanno proposto uno stage con la promessa che si stavano espandendo e che avrebbero a breve assunto personale. Finito lo stage, arrivederci e grazie: "No, ci eravamo sbagliati, non siamo in grado adesso di impegnarci economicamente con un'assunzione. Ma siamo molto contenti del tuo lavoro, e se vuoi ti proponiamo di rinnovare lo stage", le hanno detto.
Questa persona è fuggita a gambe levate dai lestofanti che non avevano mantenuto la parola data, e per fortuna dopo qualche mese ha trovato un lavoro vero.
Ma penso che l'esperienza che ha vissuto non sia così insolita: io dico a tutti quelli che hanno GIA' LAUREA E ALTRI STAGE NEL CURRICULUM che è ben rischioso fidarsi e accettare stage (specie se lunghissimi!) con la vaga promessa di un contratto DOPO. Perchè il contratto, dopo, la maggior parte delle volte non c'è.

Anonimo ha detto...

@benny
In italia - come in altri paesi - lo stage è un ELEMENTO FORMATIVO e sussiste fino a dopo la laurea - in italia fino a 18 mesi dopo la laurea.
Nel nostro paese è un bene che ci sia, visto il basso livello dell'insegnamento a livello generale e in particolare nelle facoltà umanistiche, casi di eccellenza esclusi.

@eleonora
sarebbe bello fosse vero quello che tu dici, cioè che la persona che esce dall'università, come tu ci racconti, ha le carte in regola per lavorare.
Sarebbe bello fosse vero, purtroppo non è vero, e in questo paese non crediamo lo possa mai essere per almeno un bel po di tempo a questo parte.
Quando i soggetti formativi falliscono miseramente alla loro funzione, riverberano le loro poche competenze sui ragazzi i quali, vittime incolpevoli, si ritrovano spesso a non essere quasi per nulla sufficientemente preparati per i lavori che "dovrebbero" saper fare dalle tue parole e nella teoria. La pratica è molto diversa purtroppo.

Se una azienda ha forte esigenza di assumere, non può solo "assumere". Deve conoscere bene prima "chi assume", per evitare che le assunzioni portano + danni che benefici. E' una prassi corretta, comune e spesso giusta, visto il livello medio che si trova in giro.
Unica osservazione che si può fare è sui 6 mesi: a seconda del lavoro, ne sarebbero potuti bastare forse anche 3, attendiamo che alice si racconti per tutti noi.
Attenta a generalizzare sulle durate degli stage: in tanti lavori 3 mesi non possono essere davvero necessari.

Regali davvero un grande ottimismo ai tuoi lettori complimenti.

:-)


@alice
perchè non ci parli dei 6 mesi del vecchio stage - cosa facevi, che competenze hai acquisito, etc etc - e di come questo si relaziona con il nuovo e con il lavoro che dovevi/devi svolgere? Se pensavi legittimamente di meritare non uno stage formativo, ma un lavoro "reale", perchè non ci racconti davvero la tua storia?

Eleonora Voltolina ha detto...

L'ottimismo... meglio lasciarlo a chi pubblicizza frigoriferi e televisori al plasma.
Io ritengo che gli stage siano un problema del nostro mondo del lavoro: "falsano" il mercato, creando enormi problemi. La maggior parte dei 25-30enni, proprio a causa di questo sistema MALATO, non è in grado di mantenersi da sola e deve farsi aiutare dai genitori.
Ormai lo stage è diventato un (inaccettabile!) "DAZIO" obbligatorio: dopo gli studi, se vuoi entrare nel mondo del lavoro devi lavorare gratis per ALMENO 3-6 mesi.
Se lo stage fosse DAVVERO un istituto formativo, se uno stagista è andato bene la sua azienda (che ha perso tempo e risorse a "formarlo", no?) se lo terrebbe ben stretto. Invece no: innumerevoli le volte in cui lo stagista si sente dire "Sei andato benissimo, non ti vogliamo perdere: vuoi rinnovare lo stage?". Francamente, ridicolo. Altrettanto innumerevoli le volte in cui gli stagisti si susseguono "a catena", uno via l'altro, assolutamente indifferenziati e intercambiabili. Perchè l'azienda in questione non ha alcuna voglia di "formare" qualcuno da assumere: ha solo voglia di risparmiare mettendo uno o più stagisti a svolgere determinate mansioni per poter fare a meno di uno o due dipendenti "veri".
Infine, il punto più importante di tutti. Lo stage DISTRUGGE il concetto di "periodo di prova".
E' quella la "prassi corretta" per "conoscere bene prima chi si va ad assumere, per evitare che le assunzioni portino più danni che benefici". E' il PERIODO DI PROVA il momento che il diritto del lavoro "incarica" di verificare se il candidato ha le carte in regola per svolgere quel mestiere. NON LO STAGE. IL PERIODO DI PROVA. Cerchiamo di non confonderci.

Anonimo ha detto...

Personalmente sono d'accordo in parte sia con Eleonora che con prime.
A mio parere infatti lo stage può servire a mettere alla prova la persona e a darle l'opportunità di farsi valere, per poi venire assunta. E' vero che per questo stesso scopo ci sarebbe il periodo di prova, ma mi sembra abbastanza scontato che un'azienda preferisca 6 mesi di stage (a costo zero) piuttosto che 3 mesi di prova con contratto. Eleonora, ho fatto tanti colloqui da quando mi sono laureata, e ho imparato un pò a fare dei distinguo su ciò che le aziende dicono a proposito dello stage. C'è infatti chi ti dice "lo stage NON è in alcun modo finalizzato all'assunzione" (il mio primo caso) e chi invece parla di stage con finalità di inserimento (secondo caso). Ovviamente c'è anche chi promette e poi non mantiene...ma questi sono imprevisti difficili da gestire all'inizio dei 6 mesi.
Per quanto riguarda il discorso della durata posso dire che i 6 mesi che ho già fatto sono stati molto intensi, ho imparato tantissime cose e sicuramente ci sarebbe stato altro da approfondire. Ma di sicuro allo scadere del periodo ero autonoma nelle mie mansioni. Avendo lavorato in una multinazionale e quindi in una struttura abbastanza complessa, mi sono occupata solo di un singolo aspetto del settore in cui ero inserita (trade marketing). Il nuovo stage che vado ad affrontare si svolgerà sempre nell'ambito del trade marketing, ma avrò mansioni diverse. Quindi in un certo senso avrò molte nuove cose da apprendere partendo da zero.
Il primo stage mi ha insegnato molto a livello professionale, e soprattutto mi ha reso consapevole del contesto commerciale in cui ho lavorato: siccome l'azienda che mi propone il secondo stage è sempre nel settore alimentare, le conoscenze pregresse mi saranno certamente utili.
Personalmente mi sarei sentita pronta ad affrontare le responsabilità di un "vero lavoro". Vorrà dire che anche stavolta darò del mio meglio cercando di fare tesoro di quanto ho già imparato e...incrocerò le dita!

Crepi il lupo! :)

Buon weekend a tutti

Anonimo ha detto...

@eleonora
UNIEURO a parte ...

... l'ottimismo è davvero vitale, e non si può prescindere da questo.
E' una delle differenze di base tra chi vede il lavoro "flessibile" e chi lo vede "precario".
Fa parte integrante del modo di essere di queste persone molto diverse tra loro, e va solamente promulgato perchè si traduca in miglioramenti reali.

:-)

Prima di pensare a questi ragazzi che non si possono mantenere da soli, c'è da fare un passo indietro e pensare: ma questi ragazzi, alle ditte, cosa portano?

. Entusiasmo? Chi ha mente flessibile di certo, chi ha mente precaria un po meno, che sia stage o che sia lavoro reale;

. Competenze? Stendiamo qui un velo pietoso, anche se va detto che nella maggior parte dei casi non è colpa loro, ma della non-formazione che hanno ricevuto;

. Ottimismo? Ne abbiamo appena parlato.

Il concetto per il quale, siccome loro sono 25-30enni, hanno DIRITTO ad un lavoro a tempo indeterminato o quanto meno ad un lavoro pagato bene non sta ne in cielo ne in terra.
Per avere un lavoro pagato bene, bisogna avere la predisposizione, lo spirito di sacrificio, le competenze necessarie - non siamo qui a regalare soldi o pranzi e cene, per quello abbiamo la CARITAS.

:-)

Lo stage non è quindi un dazio, ma è un momento spesso necessario per conoscere realmente le competenze di chi abbiamo di fronte, e per capire se la persona è una persona che vuole lavorare davvero, oppure cerca solo uno stipendio stando a scaldare una sedia.
Unito a questo, serve per formare il ragazzo in cose che nella maggior parte dei casi non sa fare quasi per niente.

Gli stagisti "bravi" vengono tenuti dalle aziende che tali li reputano - la casistica in questo senso è piena.
Tutte le voci di lamento che possiamo sentire vanno viste una per una: probabilmente nascondono approcchi sbagliati da parte del ragazzo nello stage, poca competenza nel lavoro e/o difficoltà relazionali con i propri superiori, che determina la presenza di stage non trasformati in contratti di lavoro.

Eleonora ... e' lo stage il periodo di prova migliore che si possa avere, non puoi dare in mano ad una persona poco competente un lavoro e fartelo distruggere in 5 minuti.

;-)

@alice
Siamo certi che se ti inserirai al meglio, il nuovo stage ti porterà ad un buon contratto, se l'azienda è una azienda seria.

:-)

In bocca al lupo anche a te.

Anonimo ha detto...

Prime, posso garantirti che ero inserita benissimo anche nell'azienda precedente, che però evidentemente aveva un approccio rispetto allo stage diverso da quello di cui parli tu. Infatti mi erano state assegnate mansioni ex novo proprio perchè ero l'unica in ufficio in grado di farle: parlo di realizzazioni grafiche tramite Photoshop, che hanno dato molte soddisfazioni ai miei capi e al portafoglio della divisione in cui ho lavorato. Solo che a fine stage, nonostante i complimenti e quant'altro, dai piani alti la posizione è rimasta immutata: non c'è spazio per allargamenti di organico. La stagista tanto brava non può rimanere tra noi. Avanti il prossimo.
Bisogna considerare anche questo, prime, non solo l'entusiasmo, la voglia di fare e di mettersi in gioco dimostrata dallo stagista. E ti assicuro che io ne ho dato abbondante dimostrazione. Chiamiamola sfortuna, và ... :)

buona domenica!

Eleonora Voltolina ha detto...

"Avanti il prossimo"... ecco la chiave di tutto. Lo diceva bene l'assessore al Lavoro della Regione Lazio Alessandra Tibaldi: «Ci sono troppe imprese che vivono di tirocinanti, che si sottraggono all'impegno dell'assunzione e che trovano ogni volta un nuovo giovane che sostituisce il precedente».
Quindi la triste realtà è che, salvo appunto una gran dose di "fortuna", lo stagista alla fine dello stage rimane a piedi. Con le pive nel sacco.
Perchè alla maggior parte delle aziende non importa quanto tu ti sia impegnato, quanto entusiasmo tu abbia messo nel tuo lavoro, quanto velocemente tu abbia imparato. Non importa nemmeno quanto tu sia stato produttivo...
Importa solo il risparmio: e se uno stagista costa zero, oppure 300 euro al mese, certamente lo preferiranno a qualcuno (magari proprio quel qualcuno che ha appena finito lo stage e si è perfettamente inserito in ufficio!) da mettere sotto contratto, pagare un minimo, tutelare.
Ecco perchè prendere stagisti è un grande business: perchè gli stagisti non hanno diritti. Proprio come le donne e i bambini di 100 anni fa. E allora urge un cambiamento. Senza se e senza ma.
A cominciare, magari, proprio da una bella BANCA DATI STAGE. Dove tutte le aziende che usufruiscono di stagisti LAUREATI siano tenute a dichiarare:
1) per quali mansioni prendono lo stagista
2) con quale retribuzione (o rimborso spese che dir si voglia)
3) per quale periodo di tempo
e poi, importantissimo
4) se alla fine dello stage lo mettono sotto contratto o no. E in caso negativo, perchè.
Così un ragazzo avrà più informazioni per prendere le sue decisioni: potrà valutare la serietà della proposta ricevuta andando a controllare i "precedenti" dell'azienda in questione, e mettendo a confronto varie aziende.

Alessandra ha detto...

ho dato una veloce lettura alla discussione e in linea di massima mi sento di concordare con prime: vedi eleonora secondo me è molto utile in questo spazio che gestisci continuare a ricordare che lo stage è uno strumento esclusivamente formativo e soprattutto che la legge (come avevo già scritto in precedenti post) non consente assolutamente di utilizzare questo strumento per ovviare a carenze di personale in un'azienda a costo zero. Chi lo fa va contro la legge; se diamo per assodati questi due punti fondamentali, forse qualche neo laureato che viene a leggere questo blog e che si vede ripetere all'infinito lo stesso stage per le stesse mansioni lavorative, potrebbe venirgli in mente magari di cercare il modo di difendersi e farsi riconoscere il periodo di stage come lavoro subordinato con tanto di riconoscimento di detto periodo a fini contributivi.
Sono anche d'accordo sul fatto che le esperienze dei nostri genitori o dei nostri nonni possono tornarci utili, ma non si possono prendere a modello al giorno di oggi. Oggi anche se hai un contratto a tempo indeterminato, non ti puoi considerare a posto come poteva succedere prima, perchè nell'economia di oggi basta poco per considerarti nuovamente precario, allora penso che stia anche a noi (chiaramente dopo che alle istituzioni) cercare di sostituire nella nostra concezione la parola precarietà con la flessibilità perchè è soprattutto questo che ci viene richiesto in questo momento.
Infine ritengo che con le emergenze che ci sono in questo momento (ad esempio l'andamento infortunistico), penso proprio che non sia una priorità istituire una banca dati degli stagisti.

Eleonora Voltolina ha detto...

Caro Filippo
mi dispiace ma non sono d'accordo con la tua impostazione. Non si può partire da un principio ideale (giustissimo, per carità) che nella realtà... viene completamente disatteso!
Io stessa, in tutti i miei stage (a parte quello fatto nel periodo universitario), ho prodotto ricchezza per le aziende nelle quali sono stata impiegata! E certamente gli stagisti spessissimo fungono da "sostituzione" gratuita, per non prendere un dipendente "normale" e doverlo pagare.
Non sono una fan del ricorso ai sindacati, per cui difficilmente in questo mio spazio suggerirei di intentare cause di qua e di là per farsi riconoscere lo stage come lavoro subordinato e pretendere l'assunzione.
Però non si può mettere la testa sotto la sabbia come gli struzzi: i laureati oggi, non si puà negarlo, troppo spesso vengono presi come stagisti, quando nella maggior parte dei casi "meriterebbero" già contratti veri e propri, come ad esempio contratti a progetto, per quello che sanno fare e per il guadagno che creano per l'azienda.

Anonimo ha detto...

@alice
le tue parole confermano che probabilmente non era quella il tipo di azienda adatta alle tue caratteristiche.

@filippo
hai certamente centrato uno degli aspetti del problema.
Qui non serve altra burocrazia, e neppure banche dati. Basterebbe cercare di aiutare i ragazzi a scegliere stage "giusti", ed a evitare di farsi fregare da persone poco corrette che gli propongono stage "sbagliati".

Questa è davvero la grande funzione che possono avere strumenti come questo blog.

Le responsabilità - del resto - della scelta dello stage è di entrambi i soggetti: le ditte propongono, i ragazzi accettano - e non sono obbligati a farlo.

Sarebbe interessante aiutarli a discernere in maniera oggettivamente giusta.

Caso alice, ad esempio:

Alice ha avuto uno stage di 6 mesi, che come tempo è corretto, in particolare per il tipo di lavoro che svolge. Il problema si posto sulla possibilità o meno di rimanere dopo lo stage.

Ma lei stessa poi ci dice che lo stage le ha lasciato qualcosa, e ora si sente molto + preparata di prima.

Alice ha quindi imparato + cose, ha fatto una esperienza, e ora saprà scegliere meglio chi, come e dove andare. Questo è proprio l'obiettivo di base dello stage.

Certamente sarebbe stato positivo che alice fosse potuta rimanere nella prima ditta, ma queste sono cose che si capiscono subito in genere, basta saper vedere chi abbiamo di fronte. Difficilmente ditte non di 1 settore ci tengono a lavorare con loro se facciamo altro, perchè economicamente e qualitativamente è spesso meglio esteralizzare un certo tipo di lavorazione.

Lo stage di Alice quindi è stato corretto - unica osservazione che si può fare è legata al fatto che probabilmente era possibile comprendere prima il fatto che non era possibile rimanere li.

Per flessibilità al posto di precarietà poi, siamo totalmente in accordo, questo è quello che ci chiede il mondo del lavoro oggi.

@eleonora
La realtà la fa l'unione delle vision. Onestamente è difficile sostenere che la realt sia cosi triste e negativa come tu ci dici.
Probabilmente è il tuo caso che è stato davvero molto sfortunato e negativo, e ce ne dispiace - sei la prima che conosciamo che ha avuto cosi tanti problemi.

Ci puoi presentare alcuni di questi neo-laureati con CV meritevoli di assunzione? Anche qui ne conosciamo davvero pochi ...

:-)

Un abbraccio

Anonimo ha detto...

L'azienda in cui sono stata aveva da subito specificato che l'assunzione NON era garantita. Io sono voluta arrivare fino alla fine proprio per imparare il più possibile, e ho fatto bene. Il mio CV piace evidentement, ho avuto molti contatti e fatto parecchi colloqui...ma quello che mi lascia frustrata è il fatto che nonostante ciò, in tutti i colloqui che ho fatto, nessuna azienda ha proposto un ingresso con modalità DIFFERENTI dallo stage. A me non preoccupa lo stage in sè, sono disposta a farne un altro e continuare questo benedetto processo formativo. Ho paura del DOPO. E se si ripete lo stesso copione della prima volta? Quanti stage dovrò fare prima di essere considerata una persona la cui esperienza può essere impiegata in un vero contratto?
Prime, dimmelo tu, visto che stai dall'altra parte.

Anonimo ha detto...

@alice
Facciamo una ipotesi: se non hai avuto proposte superiori allo stage per entrare, è possibile che il tuo CV non sia abbastanza forte come tu invece puoi pensare.

Se hai interesse, puoi mandarlo alla nostra email:

prime_rome@yahoo.it

e ti manderemo una nostra valutazione volentieri sulla forza dello stesso, e su dove puoi puntellare se serve.

E' un servizio che facciamo volentieri, anche perchè sembri essere di un settore vicino al nostro.

:-)

A parte questo, per il "dopo", la sicurezza - se questa cerchi - è quella del riuscire a stabilire un rapporto di "rete/network" all'interno del settore dove andrai a lavorare, ed essere certi prima che ci sia la possibilità di rimanere in azienda anche in questo "dopo".

I rapporti personali nel lavoro contano sempre di più.

Anonimo ha detto...

massoneria?

Anonimo ha detto...

@mimidef
Pubbliche Relazioni, condite a disponibilità, poca presunzione ed educazione di base?

;-)

Un abbraccio

Eleonora Voltolina ha detto...

Sarò il più schietta e chiara possibile.
Non mi piace affatto che su questo luogo ci sia chi dice "mandami il tuo curriculum, lo valuterò e ti darò dei consigli". Specialmente se a dire ciò è qualcuno che:
1) rimane pervicacemente ANONIMO
2) rimanda a un sito (www.prime-rome.org) assolutamente nebuloso, dove addirittura sotto la voce "autori" non si trovano nomi ma la citazione di un film
3) non ha, in sostanza, alcuna "qualifica" per farlo.
Pertanto: Prime non si è mai qualificato, e dal suo sito non si capisce assolutamente NULLA di ciò che fa.
Quel che mi sento di dire in assoluta tranquillità è che non si tratta di un'agenzia o di un ufficio universitario o altro deputato a trovare lavoro ai giovani, pertanto non ha nessuna autorità per valutare curricula.
Ringrazio Prime per l'apporto che fornisce, in termini di discussione e di dibattito, a questo blog. Ma chiedo espressamente di NON PROPORRE PIU' su questo blog di inviare il proprio curriculum: a meno di non dire il proprio nome e cognome e il nome della società per la quale lavora/lavorano.
A tutti i frequentatori di questo blog chiedo di ignorare ogni richiesta di questo tipo.

Anonimo ha detto...

Finché ci saranno persone che ritengono giusto lavorare gratis per mese e mei in Italia non cambierà nulla(e vedo che ce ne sono molte):tutti pensano "e ma io son o diverso e prima o poi cambierà...";auguri a queste persone ma io non voglio che il mio futuro sia deciso dal caso o dalla fortuna.
Le imprese hanno due modi per incentivare i lavoratori:
1-incentivi monetari:stipendi dignitosi.
2-incentivi non monetari:ovvero prospetive di crescita e di carriera.
Se un azienda non ti da né uno é l'altro in cosa investe?che formazione é?
Ripeto provate ad offrire ad un neolaureato straniero gli stage che offrono in Italia e poi ne riparliamo.

Anonimo ha detto...

Riguardo al capitolo "gli stagisti possono portare più danni che benefici":
1-ci sono recruiter incaricati di selezionare gli stagisti per cui se un recruiter fa bene il suo lavoro riduce il rischio di assumere un incapace.
2-se uno stagista fa danni é potere del datore licenziarlo (lo stagista puo essere licenziato in qualsiasi momento)
3- anche se fosse un lavoratore assunto che produce un danno all'azienda questo lavoratore puo essere licenziato per giusta causa.
4-se uno stagista produce un danno per m,igliaia di euro vuol dire che gli sono stati affidati compiti oltre le sue competenze(ma lo stage non é formativo?e il tutor che dovrebbe insegnare non lo ha controllato?)
Per cui nonvedo motivo per cui sia giusto che gli stage siano gratis.

Eleonora Voltolina ha detto...

Benny ha ragione: un laureato straniero che si sentisse proporre uno stage di 3 o 6 mesi gratuito, o con rimborso spese risibile, probabilmente... Chiamerebbe la Croce Verde e farebbe ricoverare il selezionatore!
A tutti coloro che ripetono che è perfettamente "normale" che le aziende oggi richiedano ai neolaureati di fare lunghi periodi di stage sottopagati io chiedo: ma perchè all'estero non è così? L'Italia è davvero così speciale?
Come mai altrove i giovani vengono pagati dignitosamente, e già a 25 anni sono in grado di mantenersi da soli?
Sono tutte pazze le aziende all'estero, a fidarsi nell'assumere persone senza prima averle "testate" per mesi con lo stage?

Eleonora Voltolina ha detto...

Sono anche molto d'accordo con i quattro punti indicati da Benny per dimostrare come il datore di lavoro non sia "minacciato" dall'incapacità dello stagista.
Il punto n. 1 è particolarmente importante, perchè è proprio vero che oggi le società e le aziende selezionano gli stagisti... come se stessero selezionando i manager!
Ne avevo già parlato in un post intitolato "Siamo tutti cocainomani" (http://repubblicadeglistagisti.blogspot.com
/2007/11/siamo-tutti-cocainomani.html): ormai per prendere uno stagista si muovono addirittura i recruiter, che pretendono requisiti assurdi... Davvero, come se stessero cercando l'amministratore delegato da pagare 200mila euro l'anno. Invece cercano un semplice stagista... Da 200 euro al mese!

Anonimo ha detto...

@eleonora
Guarda eleonora, sembra che per come ti poni tu voglia fare il male dei tuoi lettori invece che il bene degli stessi.
Hai qui un gruppo di professionisti, imprenditori, etc etc, alcuni dell'ambito della nostra amica pronti a darle una mano e qualche consiglio utile, e tu la diffidi dal voler usufruire di questa possibilità ...

... questa è la mente precaria. Diffidare, di tutto e di tutti, sempre e comunque.

Per il resto ...

1. non siamo anonimi, ma chiaramente riconoscibili - molti di voi lettori e commentatori di questo blog già ci conoscete, e alcuni conoscono qualcuno di noi anche di persone ... siamo grandi anonimi come vedi ... i nomi di tutte le nostre società/gruppi professionali/etc etc. sono chiaramente riconoscibili dal web;
2. il nostro sito non è nebuloso, ma segue un progetto ben preciso. Certamente non sei tu eleonora la lettrice a cui è indirizzato, è un sito che punto ad altro decisamente. Il fatto che poi noi ci si sia appassionati ultimamente al tema del lavoro flessibile non vuol dire che sia un sito per il lavoro flessibile.
Per questo ci sarà tempo e modo presto di preparare il prodotto adatto ad aiutare i ragazzi nel modo che secondo noi è quello giusto.

:-)

3) Forse tu non capisci nulla di quello che facciamo, e questo è una cosa possibile, e ce ne dispiace molto. Gli altri - non pochi per la verità - che ci hanno capiti ed interpellati, o sono dei geni loro, oppure ... ma a noi sono sembrate persone normali, con i progetti, i desideri, le idee di tutti gli altri.

L'autorità per valutare i cv è quella di personaggi che insegnano, che vedono cv a cadenza settimanale, e che hanno un loro ruolo nella società civile da tempo tale da poter aiutare una ragazza a migliorare - sempre che necessario - il suo cv.

Crediamo che la nostra amica sia in grado di poter discernere da sola se secondo lei è il caso di voler approfittare dell'aiuto che gli possiamo dare, oppure se non ne necessita e quindi può non approfittarne.

@benny
la maggior parte dei neolaureati stranieri sono ad un livello che la maggior parte dei neolaureati italiani spesso si sogna solamente - spesso a loro si può offrire già un contratto.

Recruiter: quando un recruiter chiede certi cv, e gli arrivano quelli di gente che non ha quasi nulla a che fare con quello, seguendo la filosofia del "mando 10.000 cv ovunque sia possibile" che spesso è in voga in italia allora è difficile trovare le persone adatte - anche perchè sono davvero pochine.
Il resto sono riferimenti al licenziamento, ma in genere meglio prevenire che curare non credi benny? Oppure il tempo perso, la burocrazia e le scartoffie le ridai tu a quegli imprenditori che hanno buttato soldi e tempo per darti ascolto?
Uno stagista produce danni per migliaia di euro perchè se è in formazione lavoro e accompagna magari chi lavora - suo tutor, e dice cose sbagliate che non deve, e fa cose sbagliate che non deve, può far perdere clienti, lavorazioni, etc etc ... ripetiamo: meglio prevenire che curare benny.
I tutor sono umani, non sono dei robot, non è che possono rimproverare uno stagista della propria azienda davanti ad un cliente peggiorando la situazione, oppure non si possono mettere a licenziare stagisti a raffica non credi?

:-)

@eleonora bis
L'italia è davvero speciale, perchè ha un sistema dell'insegnamento che non funziona, e che quindi mette in condizione i ragazzi di non imparare e di non essere pronti al lavoro subito.

Personalmente, la persona che ti scrive oggi fisicamente non assumerebbe mai un ragazzo senza prima averlo testato con uno stage tra i 3 e i 6 mesi, perchè non può rovinare la propria azienda per andare incontro ai desideri di un ragazzo che è libero - se cosi bravo - di potersi mettere tranquillamente in proprio e fare da se, se davvero ha questa grande preparazione, senza creare danni al prossimo.

:-)

Un abbraccio

Anonimo ha detto...

@eleonora ter
I 4 punti di benny non hanno molta ragion d'essere ... proprio perchè i requisiti che si cercano oggi sono davvero elevati, e non sono assurdi.

Il lavoro, come si diceva tempo fa, non è + quello dei tempi di Fantozzi.

Ahi, questo male italico a semplificare sempre le cose ...

:-)

Eleonora Voltolina ha detto...

Cari Prime,
siete venuti qui a darmi della stupida? Perchè non mi sembra proprio il caso. Se sul vostro sito non sono riportati i vostri nomi, i vostri numeri di telefono, la vostra sede e la vostra attività, non è colpa mia.
Tornando a parlare di curriculum: lì vengono riportati dati sensibili, data di nascita, luogo di residenza, informazioni sul percorso universitario, numero di telefono e indirizzo mail. Io ritengo che non sia questo il luogo deputato al "fishing" di curricula. Anche perchè esiste, occorre ricordarlo, un "mercato nero" di curricula: e qualcuno potrebbe approfittarsene.
Pertanto d'ora in poi cancellerò i commenti di chiunque chieda di inviare curriculum.
In qualità di proprietaria di questo spazio virtuale, continuo ad affermare che le persone che si firmano "Prime" non hanno alcuna qualifica a richiedere cv, valutarli etc. Scrivere un commento di 50 righe senza dire il proprio nome e cognome o il nome della società per la quale lavorano... Questo per me è un segnale molto forte di scarsissima affidabilità.

Anonimo ha detto...

Prime nonte la devi prendere con me,i 4 punti che ho elencato sono la realtà,e sono il frutto delle leggi che abbiamo che nonv engono applicate.
Te la prendi sempre con gli stagisti,come se fossero tutti incapaci;la tua mente flessibile vede solo incapaci mentre le nostre menti precarie vedono molte persone preparate.
Cerchi sempre di rigirare le parole,vuoi avere ragione a tutti costi,affari tuoi.Tieniti il tuo mondo,vivi delle tue certezze(neolaureati starnieri superiori a quelli italiani non ne vedo molti).So come funziona l'università all'estero e anche il mondo del lavoro e credimi nessuno acceterebbe le condizioni che offrono agli italiani,ma nel tuo mondo dove tutti sono incapaci probabilmente é giusto.Auguri!

Anonimo ha detto...

@benny
le nostri menti vedono centinaia di cv al mese e si rendono conto della pochezza che c'è in giro, purtroppo.

Non ce la prendiamo con gli stagisti, ma diamo a loro le loro giuste responsabilità, non dargliene è demagogico.

Sarebbe bello avere tutta gente preparata, ma purtroppo il nostro sistema formativo non ci permette questo ad oggi.

:-)

@eleonora
Se tu dal nostro sito non sei in grado di capire chi siamo, di cosa ci occupiamo, et similari, mentre tanti altri ci sono riusciti, la colpa non è davvero la nostra.

Poi se hai piacere a inventarti cose che non ti vengono dette, oppure sei in discussione per cercare la lite come sembra probabilmente fai riferimento alla sponda sbagliata, non siamo noi qui i provocatori.

L'idea era di aiutare alice a correggere i suoi - eventuali - errori nel cv, il resto sono solo chiacchiere. Saprà lei se le serve un aiuto del genere oppure no.

Per il resto, puoi dire e affermare quel che vuoi, siamo in un mondo libero, puoi avere la tua legittima - anche se errata - opinione, e questo è il posto giusto dove esprimerla se vuoi.

:-)

Un abbraccio

Anonimo ha detto...

io mi sento totalmente in accordo con eleonora..prime, forse non hai mai provato a fare uno stage, che NON è un momento formativo, ma SFRUTTAMENTO..come di può definire diversamente uno stage di 6 mesi (nota bene che non è affatto la mia prima esperienza lavorativa)dove le mansioni vanno da facchino/fattorino a pony express alla fantastica cifra di 300 euro al mese?Io sono per l'abolizione TOTALE di stages, eliminazione, cancellazione e via dicendo, di questa forma insulsa di lavoro che permette di sfruttare le persona, in maniera (e questo è preoccupante)LEGALE..