mercoledì 13 febbraio 2008

CHI PAGA GLI STAGISTI, SE NON MAMMA E PAPA'?

Interessante la domanda che pone un frequentatore di questo blog: chi sostiene economicamente questo sistema deformato in cui i giovani laureati passano mesi - se non anni - a cercare lavoro e trovare stage? «Se hai 26 anni, sei laureato, cerchi un lavoro e ti offrono uno stage, chi paga? Se l'azienda non ti retribuisce, chi paga per la tua casa, il tuo cibo, i tuoi vestiti, le tue distrazioni?».
Purtroppo, a parte rare eccezioni, la risposta è una sola: paga la famiglia. Che, dopo essersi sobbarcata l'onere di mantenere il pargolo da quando era in fasce fino all'università, ora è diventata una mucca da spremere anche agli occhi delle aziende. Che infatti ragionano più o meno così: «Io il ragazzo nuovo lo faccio lavorare, ma non lo pago: lo prendo come stagista, e che a mantenerlo ci pensino i suoi ancora per un po'».
Il ragionamento non fa una piega. Continua il ragazzo nel suo intervento: «Le aziende, per aumentare i profitti, non sono più disponibili ad assumersi il costo di formazione del personale: così il sistema vuole "spostare" sui genitori quest'onere. Ne risulta che:
1) se i tuoi sono ricchi, fai quello che ti pare, da Roma vai a Milano, da Milano a Torino, interamente spesato: insomma, lo stipendio te lo dà papà.
2) se i tuoi si possono permettere di averti a casa ma non di mantenerti fuori, devi trovare una stage in città per forza (sperando che i tuoi abitino in città, ovviamente) e magari lavorare in un pub di sera per i vestiti e la pizza del venerdì.
3) se i tuoi non si possono permettere di sfamare una bocca in più, te la devi vedere con il mondo dei commessi, cassieri, gli unici retribuiti un po'... e addio al mestiere che ti interessava, perché non puoi affrontare gli anni di non retribuzione che implica.
Ammettiamolo, c'è qualcosa che non va...».

Eh certo che c'è qualcosa che non va. Siam qui apposta per dirlo! Ma anche per trovare proposte e soluzioni, nuove vie per raddrizzare questo mondo del lavoro ormai tutto stortignaccolo e sommamente iniquo. Non ci dobbiamo arrendere: il sistema non è immobile!

9 commenti:

Anonimo ha detto...

Ben detto! Non arrendersi!

( e speriamo che tengan duro anche le mamme e i papà, se no crolla tutto ;) )

Eleonora Voltolina ha detto...

Ricambio l'incoraggiamento invitando i frequentatori di questo blog a dare un'occhiata al post "Mammoni o poveri? Venti milioni di lavoratori sottopagati" sul sito di Bloglavoro: http://www.bloglavoro.com/page/4/, che riporta i dati del Rapporto Eurispes 2008. Interessante lettura. Ciao,

Eleonora

Anonimo ha detto...

E' vero, il sistema non è immobile ... per fortuna abbiamo quella santa donna della "flessibilità" ...

:-)

Questa storia delle famiglie non è poi molto vera, o meglio: il fenomeno esiste, ma ha una portata certamente inferiore a quel che tu vuoi raccontarci con tono da "giornalismo inchiesta".

Poi il commento che fai sul pensiero ipotetico che affidi agli imprenditori:

«Io il ragazzo nuovo lo faccio lavorare, ma non lo pago: lo prendo come stagista, e che a mantenerlo ci pensino i suoi ancora per un po'».

è davvero fuori del mondo. Anche qui certamente il fenomeno esiste, ma è + vicino alla casualità che alla realtà.

Interessante la domanda che pone un frequentatore di questo blog: chi sostiene economicamente questo sistema deformato in cui i giovani laureati passano mesi - se non anni - a cercare lavoro e trovare stage? «Se hai 26 anni, sei laureato, cerchi un lavoro e ti offrono uno stage, chi paga? Se l'azienda non ti retribuisce, chi paga per la tua casa, il tuo cibo, i tuoi vestiti, le tue distrazioni?».
Purtroppo, a parte rare eccezioni, la risposta è una sola: paga la famiglia. Che, dopo essersi sobbarcata l'onere di mantenere il pargolo da quando era in fasce fino all'università, ora è diventata una mucca da spremere anche agli occhi delle aziende. Che infatti ragionano più o meno così: «Io il ragazzo nuovo lo faccio lavorare, ma non lo pago: lo prendo come stagista, e che a mantenerlo ci pensino i suoi ancora per un po'».
Il ragionamento non fa una piega. Continua il ragazzo nel suo intervento: «Le aziende, per aumentare i profitti, non sono più disponibili ad assumersi il costo di formazione del personale: così il sistema vuole "spostare" sui genitori quest'onere. Ne risulta che:
1) se i tuoi sono ricchi, fai quello che ti pare, da Roma vai a Milano, da Milano a Torino, interamente spesato: insomma, lo stipendio te lo dà papà.
2) se i tuoi si possono permettere di averti a casa ma non di mantenerti fuori, devi trovare una stage in città per forza (sperando che i tuoi abitino in città, ovviamente) e magari lavorare in un pub di sera per i vestiti e la pizza del venerdì.
3) se i tuoi non si possono permettere di sfamare una bocca in più, te la devi vedere con il mondo dei commessi, cassieri, gli unici retribuiti un po'... e addio al mestiere che ti interessava, perché non puoi affrontare gli anni di non retribuzione che implica.
Ammettiamolo, c'è qualcosa che non va...».

Stai invitando i ragazzi non ricchi a dire addio al mestiere dei loro sogni ... mah.

Una che racconta che questo è un mondo del lavoro iniquo non sta cercando soluzioni, ma facendo male ai ragazzi.

In questo mondo del lavoro ci sono sia pro e contro, e vanno affrontati serenamente, senza la demonizzazione che stai facendo elly.

Nel Medioevo si usava chiamare "indemoniati" dei semplici malati di epilessia, e questo per l'ignoranza che c'era.

Non facciamo qualcosa di simile: impara a capire il mondo del lavoro in cui ti trovi, e cosi saprai comunicare a chi ti legge messaggi costruttivi e propositivi, non distruttivi e critici.

:-)

Un abbraccio.

Anonimo ha detto...

Personalmente non trovo giusto gravare ancora sui genitori una volta terminati gli studi,ma é anche vero che sono difficili da trovare offerte di lavoro vere e non stage.Purtroppo però noto che spesso la colpa é anche delle famiglie stesse e dei ragazzi che accettano determinate condizioni,molti reputano ormai normale passare almeno un anno senza vedere un soldo, e le famiglie stesse mettono in conto di dover mantenere i figli anche post diploma/laurea.

Anonimo ha detto...

@benny
le aziende sono in disperata ricerca di lavoratori, te lo assicuriamo ... ma di gente competente, e formata con una professionalità vera. Sfortunatamente in giro che ne è rimasta pochina.

:-S

Anonimo ha detto...

Ciao a tutti, è la prima volta che commento su questo blog, ho letto con interesse le vostre discussioni su questo tema caldo dei giovani alle prese con il mondo del lavoro, e soprattutto col mondo degli stage! Anche io faccio parte della categoria degli stagisti, e, per rimanere in tema con questo post, esattamente di quelli mantenuti da mamma e papà!
Comunque vorrei dirvi che anche secondo me, come qualcuno di voi ha già proposto anche in commenti precedenti, l'approccio migliore al problema rimane quello della FLESSIBILITA': a mio parere è proprio adattandosi alle esigenze delle aziende che si possono ottenere i risultati migliori.
A breve finirò il mio attuale periodo di stage e devo dire che mi sento soddisfatta della formazione che ne ho tratto.
Certo, il difficile secondo me rimane pur sempre il farsi notare dalle aziende...devo ancora capire il modo migliore in cui farlo! ;) Speriamo bene!

Un saluto a tutti e grazie per il contributo che date a tanti giovani un pò confusi come me sul proprio futuro lavorativo...è bello vedere che non si è soli!

Ciao ciao
Barbara

Anonimo ha detto...

Non sono d'accordo con prime..la "storia delle famiglie" è verissima, altro chè..provi ad andare a sostenere colloqui in cui ti propongono 250 euro al mese (l'ultimo che ho fatto) o addirittura completamente gratis..magari in città come Milano dove un posto letto (non un appartamento.!!) costa dai 400 euro in su!(è vero che nessuno ci ha prescritto di abitare in grandi città, ma lavori di un certo tipo li trovi solo li..).Soluzioni: forse una sarebbe che ci si mobilitasse tutti quanti, rifiutandosi di lavorare a queste cifre ridicole..ma tutti..in alternativa la classica valigia e via, come sta facendo la maggior parte dei miei amici (tutti laureati con voti ottimi) che pian piano stanno partendo per Francia,Spagna, Usa, Uk, stanchi di sentirsi proporre contratti ridicoli, perchè mi dispiace careo prime, ma stage=sfruttamento legalizzato e te lo dice una persona che di stage ha molta, ma molta esperienza...

Anonimo ha detto...

per prime: dimenticavo che in diversi colloqui mi hanno chiesto che lavoro facevano i miei genitori e se avrebbero avuto la possibilità di mantenermi..per la serie "la storia dellle famiglie non è poi così vera.."

Eleonora Voltolina ha detto...

Caro Anonimo
mi piacerebbe mettermi in contatto con te.
Mi scrivi? Il mio indirizzo email è eleonora.voltolina@gmail.com.
Ciao! E grazie per il contributo su questo mio blog!

Eleonora