venerdì 15 febbraio 2008

GIAVAZZI: STIPENDI BASSI, CONTRALTARE DELL'ILLICENZIABILITÀ

Interessante editoriale di Francesco Giavazzi oggi sul Corriere della Sera. Che ripropone un problema che mi sta molto a cuore: la difficoltà, per i giovani, di diventare economicamente indipendenti, cioè di ottenere non solo contratti dignitosi, ma anche retribuzioni che consentano di non dover più chiedere aiuti ai genitori.
Scrive Giavazzi: «In Italia i salari sono, in media, del 30% inferiori rispetto a Francia, Germania e Gran Bretagna. Ma questa differenza non è equamente distribuita. È più ampia per i giovani e si restringe via via che passano gli anni: a 55 anni scompare perché i nostri salari crescono con l'età più rapidamente che nel resto d'Europa. In altre parole, in Italia l'anzianità è più importante del merito nel determinare la progressione di carriere e stipendi. Chi proporrà l'eliminazione degli scatti di anzianità — a cominciare dai contratti dei dipendenti pubblici, in primis dei docenti universitari — per destinare più risorse al merito?».
Il discorso di Giavazzi prosegue in maniera ancora più spinosa: «Il livello medio dei salari più basso che altrove in Europa riflette un premio di assicurazione: un lavoratore con un contratto a tempo indeterminato è di fatto illicenziabile e il mancato salario è un prezzo che egli paga per «assicurarsi» contro il rischio di licenziamento. Non si possono chiedere al tempo stesso salari più elevati e garanzie contro i licenziamenti».
Un discorso che avevo affrontato qualche giorno fa su Bloglavoro, in un commento al post "Mammoni o poveri? 20 milioni di lavoratori sottopagati". Nel post venivano riportati i contenuti del Rapporto Eurispes 2008. E la mia riflessione, forse un po' amara ma certamente non rinunciataria, era stata questa: per far sì che la maggioranza dei cittadini torni a percepire stipendi dignitosi bisogna inevitabilmente modificare il sistema. Per riequilibrarlo, e dare qualche beneficio a chi adesso non riesce ad arrivare alla fine del mese o a tutti quei giovani che vengono sfruttati e devono continuare - a trent’anni! - a chiedere soldi a mamma e papà, bisogna necessariamente che a qualcuno qualche beneficio venga tolto. La coperta non si allunga: è che è dura da capire, per chi sta dalla parte giusta ed è al calduccio.

30 commenti:

Anonimo ha detto...

"un lavoratore con un contratto a tempo indeterminato è di fatto illicenziabile e il mancato salario è un prezzo che egli paga per «assicurarsi» contro il rischio di licenziamento."
Il grosso problema é che chi non ha il contratto a tempo indeterminato in molti casi percepisce ancora meno e paga un prezzo ancora maggiore.In sostanza credo che mi convenga lavorare all'estero fino a 40 anni e poi tornare a lavorare in Italia per avere un compenso adeguato visto che conta molto l'età.

Eleonora Voltolina ha detto...

Molti giovani professionisti fanno ormai il tuo stesso ragionamento, Benny. Scienziati, medici, manager: fuggono all'estero a 24-25 anni, dopo la laurea, per evitare la depressione di sentirsi proporre solo stage e contratti a progetto da 800 euro al mese. Volano in Inghilterra, in Spagna, negli States: lì dove essere giovane non è un handicap, e dove gli imprenditori investono sui giovani (pieni di energia e spesso di buone idee) invece che schiacciarli con la scusa che "non hanno ancora esperienza e devono accettare di fare la gavetta".
Purtroppo questo si ripercuote molto negativamente sull'economia italiana e su tutta la società: se i cervelli migliori, o anche semplicemente le persone mediamente dotate ma più intraprendenti, fuggono all'estero, qui da noi chi rimane? E per cambiarla, questa Italia, su chi dovremo fare affidamento?

Anonimo ha detto...

@eleonora
per cambiare questa italia dobbiamo fare affidamento su chi fa proposte che non pesino sulle tasche degli italiani, oppure su chi non propone nuova burocrazia, o su chi non si inventa nuove e strampalate forme di protezione per i lavoratori flessibili da far pesare sulle tasche degli italiani, e via dicendo.

@benny
andare all'estero è la soluzione forse per certi versi + facile. Come i topi in fuga dalla nave che affonda, cosi ci si sente italiani ...

Il nostro paese deve essere difeso stando qui, e migliorando le cose in maniera moderna, non in maniera antica.
Non servono tutele, serve svegliare i dormienti e farli diventare persone produttive, vitali, attive, e non gente in attesa dello stipendio a fine mese.

:-)

Un abbraccio

Eleonora Voltolina ha detto...

Peccato che però senza uno stipendio a fine mese o si muore di fame o si va a mangiare (guarda un po') al desco di mamma e papà...

CHICCO MERDEZ ha detto...

@ prime:
A parte fare questioni di lana caprina e contraddire sempre gli altri, sai anche portare qualche proposta costruttiva?
Me ne bastano tre. Tre proposte, tre ricette che a tuo (modesto) parere sono in grado di migliorare il mondo del lavoro qui in Italia.

CHICCO MERDEZ ha detto...

@ prime:

p.s.
sei libero di credere in quello che vuoi, naturalmente, ma inserisci nei tuoi discorsi dei termini come ‘a mio avviso’, ‘per me’. Le tue idee non sono la verità. La verità non la possiedo io e non la possiedi tu.
Sei vuoi rispetto, porta rispetto.
Cortesemente, infine, potrei sapere chi sei? O almeno che lavoro fai?

Anonimo ha detto...

@eleonora
peccato che - volendo - in questa italia per chi non arriva a fine mese ci sono tanti lavori da fare e dove le aziende cercano, e dove sono costrette a cercare solo stranieri perchè gli italiani "non si sporcano le mani".

:-)

@chicco
Proposte ne abbiamo tante. Abbi solo pazienza qualche giorno, e le troverai scritte nel luogo apposito. Non ci sembra serio scrivertele qui.

Quel che però ti possiamo comunque anticipare è che si tratta di tematiche/proposte che vanno su un binario diverso rispetto alle idee di elly o di persone affini: l'obiettivo è cercare di rafforzare le entrate dei lavoratori flessibili non tramite l'intervento dello stato a tutela degli stessi, o tramite leggi che burocratizzano questo tipo di figure (quindi stile Damiano per intenderci), ma tramite l'enfatizzazione e il rafforzamento delle caratteristiche proprie di questo tipo di contratti - di lavoro autonomo, attenzione!

Il grave errore che si fa da parte sindacale ed affini è cercare di ricondurre questi contratti al lavoro dipendente. Questa strada è stata intrapresa già purtroppo: Damiano li ha configurati nella sua visione e nelle ultime circolari come "ne dipendenti, ne indipendenti", come contratti diversi da tutto il resto insomma.
Il regalino di un ministro già dimissionario insomma.

Quindi si cercherà di rafforzare non le tutele - che in una società moderna servono a poco nel mondo globalizzato e competitivo - ma le liberalizzazioni vere, unite al rafforzamento dello spirito imprenditoriale presente in ogni persona.

Sono finiti i tempi di Fantozzi e di Filini ...

;-)

Un abbraccio

Eleonora Voltolina ha detto...

Un'unica osservazione: di certo non si può pensare che i giovani dei quali si parla in questo blog - nella stragrande maggioranza dei casi laureati - possano essere quella "forza lavoro" ricercata oggi dalle aziende tra gli extracomunitari perchè "gli italiani non si sporcano le mani".
A lavorare nelle concerie di Vicenza, è vero, ci sono quasi esclusivamente stranieri. Ma non è a quel tipo di mansione che ci riferiamo in questo blog - perchè ben difficilmente nelle concerie fanno contratti di stage per 3 o 6 mesi, questo è abbastanza scontato.

Anonimo ha detto...

Comunque Eleonora anche all'estero non sono tutte rose e fiori,quando ho un po di tempo(quando uscirà un articolo al riguardo) ti racconto la mia breve esperienza e la mia visione dell'estero.

Eleonora Voltolina ha detto...

Ci mancherebbe altro, caro Benny! So bene che il paradiso non esiste da nessuna parte: dappertutto per un giovane non è facile affermarsi.
Però il fatto che dall'Italia i cervelli "fuggano", come denunciato a più riprese anche da scienziati illustri come Rita Levi Montalcini, deve far riflettere.
Sarò contenta se, quando ne avrai tempo e voglia, vorrai utilizzare questo blog per portare la tua esperienza e le tue riflessioni sulla situazione olandese.
Sono contenta che questo luogo virtuale rimanga sempre aperto ai contributi dei lettori/frequentatori/amici!

Anonimo ha detto...

@eleonora
hai ragione, non si può pensare questo. Ma non si può neppure pensare che siano pagati solo perchè laureati, ma incapaci di svolgere un lavoro - essendo poco qualificati.
Il problema non sta ne nelle imprese, e ne nei ragazzi di base. Il problema sta invece nel sistema formativo che spesso non assolve al suo compito.

:-)

Eleonora Voltolina ha detto...

Io credo che ci siano molti ragazzi bravi e preparati grazie ad alcune eccellenti università italiane. E sono convinta anche che ci siano moltissimi ragazzi bravi e preparati NONOSTANTE altre università più modeste.
Certamente sono d'accordissimo con voi sulla necessità di una riforma radicale del sistema di istruzione e formazione italiano. Avere il 98% di promossi all'esame di maturità (gente che poi magari fa ancora errori di ortografia o non conosce la storia d'Europa) vuol dire che l'esame è una pagliacciata e che anzi forse rebus sic stantibus sarebbe meglio abolirlo (un risparmio per tutti?).
In effetti l'editoriale di Francesco Giavazzi si intitolava proprio "Ripartiamo dalla scuola" ed era centrato sulla necessità di "scombussolare" il mondo scolastico, introducendo una vera e propria "concorrenza" tra istituti, affinchè le famiglie mandino i figli alle scuole migliori.
Francamente questa visione ultraliberista del sistema formativo, se può forse convincermi in ambito universitario, mi lascia perplessa quando si parla di scuola dell'obbligo. Ho idea, infatti, che i figli dei ricchi finirebbero per affollare le scuole migliori, e i figli dei poveri, dei disoccupati, degli immigrati verrebbero relegati nelle scuole di serie B.
Però sono fortemente convinta che il sistema scolastico e universitario oggi in Italia faccia acqua da tutte le parti, e che il buonismo imperante abbia annacquato il principale "motore" di ogni scuola, che dovrebbe essere la meritocrazia. Uno studente dovrebbe essere promosso solo se davvero preparato. Invece troppo spesso, per varie ragioni, i professori tendono a promuovere "per bontà": e questo non solo non è formativo, ma crea anche nella persona diplomata o laureata senza merito aspettative lavorative (e di retribuzione) superiori al dovuto.
Detto questo, preciso che a mio avviso le persone "laureate senza merito" sono un'assoluta minoranza, e che non si possa usarle come paravento per cercare di dimostrare che è giusto - siccome capita che ci siano laureati non molto preparati - sfruttare TUTTI I LAUREATI sottoponendoli a umilianti, lunghissimi e sottopagati periodi di stage.

Anonimo ha detto...

@eleonora
La tua convinzione è legittima, ma purtroppo non ha corrispondenze reali.
A fronte di 1 persona che eccelle, ne abbiamo 3 nella media, e una decina davvero sotto la media.
Questo è determinato da alcuni fattori:

1) Scarso livello dell'offerta formativa: i ragazzi non hanno colpe qui, subiscono un sistema formativo che generalizzando insegna poco e niente di reale e pratico.

2) Scarsa propensione in molti ragazzi a mettersi in gioco: sono pochi quelli che rischiano ed investono su stessi - ma in genere solo cosi si riesce a fare strada veramente. Le famiglie purtroppo in questo caso hanno molta responsabilità, fungendo da deterrente.

3) Scarsa forza di carattere: qui è una responsabilità solamente dei ragazzi, che spesso è volentieri sono abulici, e non mettono nel lavoro quella voglia, quella forza, quella determinazione e quella competenza che ci vorrebbe. Questo perchè a competenze teoriche raramente si accompagnano competenze reali.

Personalmente parlando, il clima è desolante: ho ricevuto in 1 anno 1231 cv da altrettanti ragazzi tutti laureati per 2 figure professionali su precise mie richieste. Di questi, ho effettuato in 1 anno 196 colloqui a ragazzi che di base potevano essere adatti (parliamo del non + del 15%). Di questi, in fase di colloquio è emerso che quelli realmente adatti erano 13. Di questi, solo 3 hanno avuto la capacità di collocarsi presso di me.

Le persone "laureate con merito" sono purtroppo una minoranza, e anche queste spesso non sono in grado di effettuare un lavoro da subito, ma necessitano di periodi + o - lunghi di stage/training.

:-)

Un abbraccio.

Eleonora Voltolina ha detto...

Il fatto che una fetta dei giovani che si immettono nel mondo del lavoro (voi dite maggioranza, io non condivido) non sia sufficientemente preparata può essere vero.
Ciò non autorizza le aziende, lo Stato, il mercato a sfruttare TUTTI i giovani!
Milleduecento curricula sono un numero impressionante, vuol dire cento al mese, quattro curricula al giorno: è abbastanza scontato che in questo magma vi siano anche persone non qualificate, che magari hanno inviato il curriculum "a caso" a centinaia di indirizzi (oggi poi con la mail è tutto TROPPO facile).
Ma il ruolo del selezionatore del personale è proprio questo: saper "sgrossare" l'elenco tagliando a priori quelli che non rispettano determinati criteri (es. tante aziende scartano tutti quelli laureati con meno di 110). Ritengo sia normale fare un colloqui solo a una piccola percentuale dei candidati. Ed è normale che poi a rivelarsi idonei per una determinata mansione siano solamente in pochi (a meno che la mansione non sia fare fotocopie o rispondere al telefono o ricopiare dati in tabelle excel, roba che francamente san fare un po' tutti - pure senza laurea).
La selezione MERITOCRATICA è la vera anima del mercato del lavoro, guai se non ci fosse, guai se un'azienda ricevesse solo poche decine di curricula una volta pubblicato un annuncio per la ricerca di personale!

Quello che non è accettabile è che, una volta individuati i tre-quattro candidati IDONEI, capaci e preparati, le aziende quasi sempre cerchino di accaparrarseli senza pagare: cioè facendo loro contratti di stage con la scusa che devono imparare.
L'ho detto e lo ripeto: a meno che uno non debba fare il cardiochirurgo, le mansioni in un ufficio si imparano in un paio di settimane, massimo in un mese. Tutto il resto - specialmente se il rimborso spese non c'è o è infimo - continua a chiamarsi "stage" ma invece è "sfruttamento".

Anonimo ha detto...

@eleonora
ma perchè ti ostini a vedere solo la faccia negativa della medaglia? Essere integralisti può anche andare bene, ma lo stage non è sfruttamento, perchè non è lavoro, ma momento formativo.
A questi ragazzi noi tutti abbiamo il dovere di portare visioni costruttive e solari del mondo del lavoro, non raccontargli che stanno entrando nella "piccola bottega degli orrori".

Il caso che il nostro amico ti stava presentando è legato a 2 annunci specifici di lavoro con caratteristiche ben precise - questo ha evidenziato che molti ragazzi sono convinti di avere competenze che in realtà non hanno minimamente, oppure che sono abituati a mandare cv "a mitraglia" senza neppure leggere il tipo di soggetto che si sta cercando.

I 3 amici erano idonei "allo stage", non erano invece minimamente idonei al lavoro - lo stage è un contratto tra azienda e ente formativo in merito ad un ragazzo.

Un saluto.

:-)

Eleonora Voltolina ha detto...

Ahi ahi.
Una delle persone che fa parte del "consorzio Prime", allora, mette l'annuncio perchè sta cercando 2 persone da assumere nella sua società.
E invece, dopo un'accuratissima selezione, trova solamente tre persone idonee: a cui però alla fine non se la sente di proporre un dignitoso contratto di lavoro, (non sia mai! non sono ancora "idonee al lavoro"!) bensì solamente uno stage. Colpa loro, beninteso... Colpa dei 1200 candidati troppo modesti, impreparati, incapaci.
C'è qualcosa che non torna...
Quando si cercano stagisti, non sarebbe più giusto dire chiaramente nell'annuncio: " si ricerca una persona per un posto di stagista"?
Così magari invece di 1200 curricula ne arriverebbero 600... La trasparenza è indispensabile in ogni ambito del mercato del lavoro.
E poi una domanda: secondo quali imperscrutabili criteri una persona è "idonea allo stage" o "idonea al lavoro"? Mi sembra che il concetto sia un po' vago, e quindi stiracchiabile a piacimento. Quel che vedo, infatti, è che molte aziende sfruttano questa chance per offrire stage a persone che sarebbero perfettamente "idonee" a svolgere quelle mansioni con una retribuzione regolare. Magari un bel contrattino a progetto, o a tempo determinato.
Peccato che contratti come questo costino un bel po' di soldini alle aziende: e allora, cosa c'è di meglio che prendere qualcuno sotto stage, e pagarlo 500 euro al mese (o non pagarlo affatto)?
Fortunatamente esistono anche aziende, specialmente le sedi italiane delle grandi multinazionali, che si tirano fuori da questo sistema ipocrita, e che ai loro stagisti danno 700, 800, talvolta perfino mille euro al mese. Come volevasi dimostrare: gli stagisti, se selezionati bene, son persone produttive, idonee a produrre profitto per l'azienda. E pertanto vanno retribuite.

Anonimo ha detto...

@eleonora
Nel doppio annuncio era chiaramente specificato che si trattava per 1 stagista di un settore, e 1 stagista di un'altro settore - entrambi da tenere in caso di riscontro positivo nei loro confronti durante lo stage.

Non si cercavano lavoratori come intendi tu, ma personale in formazione da inserire in caso tramite lo stage formativo.

Questo perchè per ruoli cosi qualificati è raro prendere personale senza stage prima - sia per conoscere le competenze tecniche che quelle umane della persona.

Era tutto molto trasparente, e fatto tramite un sito molto usato di settore, oppure alternativamete tramite gli uffici stage universitari.

:-)

I criteri di cui chiedi news sono di 2 nature:

- criterio tecnico: abilità a fare qualcosa, unita ad esperienza nel farla.

- criterio umano: carattere della persona, unitamente a sua eserienza e abilità a lavorare in team e per obiettivi.

:-)

Un abbraccio

Eleonora Voltolina ha detto...

Meglio così. La trasparenza prima di tutto.
Ero stata tratta in inganno, evidentemente, da una frase poco chiara: "ho ricevuto in 1 anno 1231 cv da altrettanti ragazzi tutti laureati per 2 figure professionali su precise mie richieste".
Pensavo che ricercare una figura professionale volesse dire cercare una persona da assumere, non uno stagista.
Comunque, il fulcro del problema è un'altra delle vostre frasi: "per ruoli cosi qualificati è raro prendere personale senza stage prima". Figura così qualificata... come? Cardiochirurgo? Amministratore delegato? E questa figura così qualificata, quanto prenderà? 10mila euro al mese? Perchè altrimenti...
Parlando in generale, sono convinta che le aziende, le società, gli enti siano diventati eccessivamente esigenti. Pretendono di assumere con contratti ridicoli (cocopro etc) che non garantiscono tutele. Pretendono di pagare cifre vergognosamente basse (con meno di mille euro al mese in una grande città è impossibile vivere). E però pretendono di trovare sempre e solo persone siano bravissime, sveglissime, preparatissime, già esperte, disponibili a ogni tipo di cambiamento, e naturalmente pronte ad accettare mesi e mesi di stage per "dimostrare di essere all'altezza".
No no no, qui c'è qualcosina che non va...

Anonimo ha detto...

@eleonora
In quel singolo caso:

Figure altamente qualificate: grafici e/o programmatori con sufficiente-basica conoscenza di linguaggi vari.

:-)

Pillole ...

- si può vivere anche fuori da una grande città, non ce lo ha ordinato il dottore;

- CoCoPro: non li si assumono, è un termine non corretto. Assunzione è per i lavoratori dipendenti. Per gli autonomi si dice "contratto di collaborazione", e si cerca quindi "collaboratori temporanei" non gente fissa.

- Non si pretendono persone espertissime, si pretende solo di investire su di un capitale umano sufficientemente valido, per evitare brutte sorprese che sarebbero tutte a carico dell'azienda e non del lavoratore.

:-)

- stage di questo genere sono di media intorno ai 6 mesi.

Un abbraccio

Eleonora Voltolina ha detto...

Milleduecento curricula e non avete trovato UNA PERSONA che sapesse già fare il grafico e UN'ALTRA PERSONA che sapesse già fare il programmatore in maniera decente?
Tutti e milleduecento così inetti, impreparati, sprovveduti, ignoranti da aver bisogno di "imparare" lavorando gratis (o con un rimborsino spese?) per voi per sei lunghi mesi?
In sei mesi (SEI MESI) credo che imparerei anch'io a fare il grafico pubblicitario. Sì, ma partendo da zero...

Anonimo ha detto...

@eleonora
purtroppo quello di noi che effettuava questa ricerca, come ti raccontava lui stesso nel commento, ha trovato qualcuno, ma solo con competenze molto base.

E' stata una realtà amara anche per lui purtroppo, ma tant'è.

Questa è l'italia Eleonora.

:-S

Per il resto, personalmente parlando, giro la tua richiesta alla persona indicata, che a quanto mi risulta è ancora alla ricerca di qualcuno se ti interessa seriamente, puoi se vuoi mandare un cv alla nostra posta di riferimento.

:-)

Un abbraccio

Anonimo ha detto...

Scusate se mi intrometto nella vostra discussione, ma, prime, che tipo di azienda avete? Vi occupate solo di grafica e pubblicità? Non è che cercate anche qualcuno in ambito economico?!? Non si sa mai...tentar non nuoce!

ciao ciao

Barbara

Anonimo ha detto...

@barbara
Quelli di noi che sono imprenditori si occupano principalmente come settori di grafica, programmazione, pubblicità online e offline, posizionamento sui motori di ricerca, pubbliche relazioni, lobbying pubblico e privato, ricerche di mercato.

Economia no ci dispiace ...

Anonimo ha detto...

Eleonora conosco un agenzia in ambito pubblicitario che ai neo assunti (gente senza esperienza e con conoscenze molto molto basiche) offre 800 euro netti per tre mesi e in caso di riscontro positivo offrono contratti di lavoro con stipendio adeguato.
Questo mi sembra un comportamento corretto:3 mesi per imparare e almeno qualche soldo lo si vede.
Un esempio da seguire,magari fossero tututti cosí....

Eleonora Voltolina ha detto...

Cara Barbara,
benvenuta su questo blog! Perchè non ci racconti la tua esperienza? Se ho capito bene stai facendo uno stage: come procede? Percepisci un rimborso spese? Ci sono prospettive di assunzione al termine dello stage?

Eleonora Voltolina ha detto...

Una risposta ai Prime che mi chiedono (anche se tante volte ho specificato che non voglio che si faccia sul mio blog) di mandare a loro il mio curriculum: io un mestiere ce l'ho già, sono una giornalista.
Non mi interessa un lavoro nell'ambito della grafica: la frase "In sei mesi (SEI MESI) credo che imparerei anch'io a fare il grafico pubblicitario. Sì, ma partendo da zero..." era ovviamente provocatoria, perchè mi sembra scorretto pretendere che persone che già hanno competenze in un certo ambito (es. la grafica pubblicitaria) vengano sminuite con uno stage.
Uno stage di SEI MESI (pagato? non pagato? e se pagato, quanto?) permetterebbe perfino a me, che ho altre competenze, di imparare a fare il grafico pubblicitario. Figuriamoci a uno che ha già fatto una scuola di grafica, sa già sa usare, che ne so, DreamWeaver, Macromedia, Premiere e chi più ne ha più ne metta - e magari ha già fatto stage o lavorato in altre agenzie.
Su milleduecento persone, nemmeno una che si meritasse un posto vero, con uno stipendio vero: perdonatemi, ma mi è davvero difficile crederlo.
Ma non dubito che voi abbiate valutato l'opportunità di offrire uno stage al posto del contratto vero in buona fede: è proprio questo il problema. Ormai in Italia la maggioranza fa così.

Anonimo ha detto...

@eleonora
queste persone ... magari avessero le competenze di cui parli, il lavoro sarebbe molto più facile anche per noi ...

:-)

Per fare il grafico servono si delle competenze, ma anche una predisposizione specifica - come per altri lavori di tipo creativo: va visto se ne hai, e se sei una persona che riesce ad imparare in fretta.

In genere sono pronti per lavorare il 10% dei ragazzi in stage dopo 3 mesi, e il 25% dei ragazzi in stage dopo 6 mesi - sempre che non si sia sbagliato nella loro scelta !!!

:-)

Quello che alle volte sempri non capire elly è che non basta saper usare dei programmi per poter essere un grafico, o come non basta saper scrivere per poter essere un giornalista, e non basta sapere le leggi per poter essere un legale, e non basta conoscere tasse e fiscalità per poter essere un commercialista, e via dicendo.

Per andare bene in questo mondo servono predisposizioni mentali, capacità di adattamento, propositività, capacità di lavorare in team, etc etc - per questo si parla di menti flessibili e di menti precarie.

:-)

Ti potrà essere difficile crederlo, sui 1200 ce ne erano solo alcuni "potenzialmente adatti", che non vuol dire "adatti", ma "potenzialmente adatti" - e allo stage, non al lavoro vero.

E' un clima triste e desolante, ma purtroppo vero.

:-S

Un abbraccio

Anonimo ha detto...

Che dire allora, siamo dunque una generazione di giovani inutili e carenti dei requisiti di base per lavorare?! Mi sembra un pò un insulto questo...perchè dopo anni di sacrifici all'università, esperienze all'estero, e di tanti momenti passati a riflettere su quale sia la strada giusta da scegliere, dobbiamo pure sentirci dire che non siamo capaci di stare dentro un ufficio e inserirci in un team di lavoro!

Eleonora, si sto facendo uno stage in un'azienda alimentare, ma non sono molto soffisfatta a dir la verità. Ricevo un rimborso spese ma non è importante in questo caso, perchè mi hanno selezionato per fare uno stage e svolgere delle mansioni che potrebbe fare chiunque. Sono piuttosto delusa dal comportamento dell'azienda. Mi sento dequalificata e ho la netta di sensazione di star sprecando la mia sudata laurea in economia. Infatti continuo a guardarmi intorno, per cercare di fuggire alla prima occasione utile.

Ciao a tutti,
Barbara

Anonimo ha detto...

@barbara
Attenzione, non è stato detto quel che dici. Si è fatto solo un esempio - come tanti finora qui del resto - sul fatto che se i giovani sono in situazioni spesso per loro non belle, ciò è dato in almeno metà della responsabilità da loro.

Intendiamoci ... conosciamo tanti giovani eccez. davvero. Ma per tanti cosi, ne abbiamo almeno il doppio che sono nel rovescio della medaglia.

A nostro parere anche chi non eccelle ad oggi potrebbe comunque farlo, ma serve quello che qui si dice spesso anche ad elly: mente flessibile, non mente precaria.
Non chiedete, offrite prima. Non pretendete, ma mettetevi a disposizione. Nel nostro paese c'è molto bisogno di voi, ma non come alle volte vi ponete: iniziate da li a migliorare.

Ti possiamo consigliare di prendere spunto - per meglio capire cosa è realmente una mente flessibile - da una canzone famosa di Elisa ... speriamo tu ne possa prendere spunto positivo come altri ragazzi sembrano aver fatto prima di te ...

Qualcosa Che Non C’è
(Elisa - Soundtrack '96-'06)

Tutto questo tempo a chiedermi
Cos'è che non mi lascia in pace
Tutti questi anni a chiedermi
Se vado veramente bene
Così
Come sono
Così

Così un giorno
Ho scritto sul quaderno
Io farò sognare il mondo con la musica
Non molto tempo
Dopo quando mi bastava
Fare un salto per
Raggiungere la felicità
E la verità è

Ho aspettato a lungo
Qualcosa che non c'è
Invece di guardare il sole sorgere

Questo è sempre stato un modo
Per fermare il tempo
E la velocità
I passi svelti della gente
La disattenzione
Le parole dette
Senza umiltà
Senza cuore così
Solo per far rumore

Ho aspettato a lungo
Qualcosa che non c'è
Invece di guardare
Il sole sorgere

E miracolosamente non
Ho smesso di sognare
E miracolosamente
Non riesco a non sperare
E se c'è un segreto
E' fare tutto come
Se vedessi solo il sole

Un segreto è fare tutto
Come se
Fare tutto
Come se
Vedessi solo il sole
Vedessi solo il sole
Vedessi solo il sole

E non
Qualcosa che non c'è

:-)

Ritrova la strada Barbara, in bocca al lupo.

Anonimo ha detto...

Sono d'accordo.
L'Italia è un Paese palesemente gerontocratico.