...più o meno come il latte, insomma.
L'idea è di una semplicità disarmante: prevedere che ogni persona abbia un «monte mesi stage» a disposizione - per esempio, 12. Man mano che svolge stage (al liceo, all'università, dopo la laurea) questo monte si assottiglia, e arrivati a 12 finisce. A quel punto quindi «scade» la sua «stagistabilità»: nessuna azienda può più impiegarlo come tirocinante. Potrà prenderlo come apprendista, come cocopro, come le pare, ma non come stagista.
Ne discutevamo l'altro giorno con Riccardo Dominici, quello di Occhio allo Stage, parlando di riforma della normativa sugli stage. Quali sono i concetti alla base di questa proposta? Primo, che lo stage è destinato ai giovani che hanno ancora poca esperienza. Secondo, che una persona non può essere costretta ogni volta che cambia datore di lavoro a ricominciare con uno stage. Terzo, che le imprese devono accettare il fatto che l'esperienza pregressa ha un valore, anche se è stata accumulata in altre realtà lavorative. Quarto, che dopo un certo periodo di formazione una persona è in grado di lavorare e produrre più o meno ovunque.
L'idea era stata formulata anche da Michele Tiraboschi, docente di Diritto del lavoro presso l’università di Modena e Reggio Emilia, in un'intervista che il giornalista Guido Maurino gli aveva fatto un paio d'anni fa (la trovate qui): vietare alle imprese «di stipulare stage con persone che hanno già svolto tirocini per un periodo complessivo di 18/20 mesi». Certo però che prevedere oltre un anno e mezzo di stagismo «regolamentare» mi sembra un tantino eccessivo... Un anno è più che sufficiente, voi che dite?
sabato 4 ottobre 2008
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15 commenti:
Bella idea.
Così uno potrebbe fare tipo un solo stage da un anno, o due stage da 6 mesi, o quattro stage da 3 mesi...
E non si sentirebbero più storie assurde tipo di gente che sta un anno e mezzo, due anni o più passando da uno stage all'altro.
ma così non si rischierebbe di trovare ancora meno lavoro? le aziende preferirebbero quelli con meno "anzianità di stage" e visto che ti devono pagare per forza ti lasciano per la strada...
cara eleonora,
Commento brevemente xke' sono senza rete a ca
sa..xo' dissento su questa proposta x i seguenti motivi:
1) incentivi le aziende a prendere xsone sotto il limite detto, lasciando a casa ki e' vicino al limite,oltre che magari a non assumere giovani con altre forme contrattuali(vedi apprendistato);
2)nn dai cmq garanzie d successo alla formazione fatta tramite stage...
Perche',invece, non proibire l'utilizzo della forma contrattuale di stage se non con coloro che sn iscritti al primo ciclo di studi universitari (inteso come tutto il3+2..)?io la butto la'...
a presto
Riccardo
Mi sembra inutile preoccuparsi di ciò che potrebbe succedere se le aziende si vedessero ridurre il giocattolo-stage... Temendo che cambierebbero più spesso giocattolo!!
L'idea è buona invece perchè dice semplicemente "Care aziende, c'è un limite a tutto". E magari sarebbe il pungolo per qualche azienda a fare qualche contratto dopo il primo stage, invece che proporre la solita proroga 3+3 o 6+6!!
Io sono favorevolissima, anche perchè ormai si stanno facendo avanti nuove forme di pseudostage, come lo stage volontario o lo stage di due settimane. Quindi io proporrei una durata minima dello stage, ovvero un mese o più, e una durata massima, tutto da far rientrare poi in una sorta di anagrafe degli stage.
Ciao Ele,
In Italia c’è una legge per tutto. Dal parcheggiare sopra al marciapiede al non lasciare le auto di fronte al passaggio per i disabili. Magari a noi ormai sembra normale, ma non è così. Nei luoghi in cui c’è una cultura del lavoro e della vita diversa dalla nostra, non si sognano nemmeno di doverle scrivere queste leggi e se lo fanno è perché improvvisamente devono misurarsi con la nostra inciviltà.
In questi posti basta il buon senso a far decidere a un’azienda qualsiasi che non ha senso tenere gli stagisti per anni sotto torchio. Da noi devi proporre delle leggi con regole, numero certo di mesi e retribuzione che senza alcun dubbio verranno aggirate.
Questo è il paese che abbiamo ereditato e che nei fatti non siamo ancora riusciti a cambiare (e chissà se mai ci riusciremo): non serve proporre e votare leggi. Quello che ci serve è una rivoluzione culturale che in fondo qui da noi non c’è mai stata Proprio mai. - Arnald
Rispondo al volo ad Arnald: sono pienamente d'accordo con te su tutto il ragionamento, salvo la conclusione. Non è vero che è inutile fare nuove leggi. E' vero che non andremo lontano se non riusciremo a mettere in atto quella "rivoluzione culturale" di cui parli. Però nel frattempo una leggere per proteggere gli stagisti dagli abusi non farebbe male a nessuno (se non a quelle aziende scorrette che contano sulla possibilità di avere manovalanza - o cervellovalanza - a costo zero attraverso gli stagisti).
La legge che ha vietato il fumo nei locali pubblici sembrava fantascienza, tutti dicevano che non avrebbe funzionato e che gli italiani se ne sarebbero fregati. Invece è stata accettata in maniera indolore, e anzi ora molti fumatori addirittura la elogiano.
Questo off-topic per dire che a volte si pensa che gli italiani siano talmente incivili che una data situazione non cambierà mai, men che meno tramite una legge: poi la legge arriva e gli italiani sorprendentemente vi si adeguano, e la rispettano.
O forse sono troppo ottimista? ;-)
E' lapalissiano: lo stage in Italia è la legittimazione dello sfruttamento.
Razionalmente è impensabile proporre stage a gente qualificata e ultratrentenne (magari laureata con master e via dicendo).
Va bene mettere un limite, ma fra pochi mesi ci sarà il nuovo escamotage perchè la mentalità del "guarda come sono bravo a mettertelo là dove non batte il sole" imperverserà in ogni caso.
Dico una banalità: guardate cosa è successo col cambio lira-euro. Prezzi raddoppiati, stipendi immutati. Se leggo che un economista si scandalizza dopo 7 anni di fancazzismo mi indigno.
In Italia vige un motto, che da sempre ci caratterizza: "fatta la legge, trovato l'inganno".
Concordo con i primi commenti quindi: un monte ore stage fisso per ogni persona comporterebbe per le aziende il continuo rivolgersi a manodopera "dequalificata" andando a privilegiare quei soggetti che offrono la possibilità di "concentrare" la propria esperienza di stage. Mi spiego meglio: hai due ragazzi A e B. La premessa al ragionamento è che lo stage sia, pur minimamente, retribuito. A ha un'esperienza di stage ogni estate a partire dal ciclo superiore di studi. 3 mesi in 4^superiore, 3 mesi in 5^ e cosi via. Un po' per fare esperienza, un po' per mettere da parte qualche soldo.A metà del ciclo universitario A avrà esaurito il monte ore trovandosi quindi "fregato". Dovrà elemosinare contratti a progetto o altre forme. B, invece, non ha mai fatto nulla, limitandosi ai 3 mesi (ove previsti) in 4^ superiore e 3 mesi alla fine del triennio universitario: al termine della specialistica avrà quindi una "dote" di 6 mesi stage da spendere e quindi sarà una preda appetibile indipendente dal merito.
Ovviamente posso fare un confronto solo per quanto riguarda la situazione universitaria, che mi coinvolge personalmente. Evito di coinvolgere altri soggetti perchè non sono abbastanza informato.
Tieni comunque conto che una legge del genere avrebbe un magnifico impatto "mediatico", ma scarsi risultati sul piano pratico, in quanto ingesserebbe il nostro sistema produttivo e caricherebbe altro lavoro di burocrazia per i controlli vari che una legge simile dovrebbe (se coerente) prevedere.
Apprezzo lo sforzo di voler trovare una soluzione alla "questione stage", ma boccio la proposta.
Ci sono aziende "virtuose" (per noi, ma "normali" in altri paesi) che offrono stage retribuiti e assunzioni al termine. Bisogna partire da queste aziende per individuare una proposta più "sistematica".
Non solo stage: l'accesso alle professioni regolamentate impone un tirocinio (generalmente di 3 anni) che viene "concesso" agli studenti in genere a 500 euro al mese (per i più fortunati).
Anche queste situazioni, non propriamente stage, andrebbero considerate.
Inutile auspicare a una leva fiscale per incoraggiare le assunzioni: non ci sono soldi nelle casse pubbliche e l'aumento del deficit fa prospettare maggiori imposte da qui al prossimo decennio.
Quindi, una soluzione dovrà partire dal coinvolgimento con gli imprenditori stessi: non solo coi "grandi" di confindustria ma andando a concentrarsi sui "piccoli" artigiani/professionisti etc.
Lo stage non è semplice legittimazione dello sfruttamento. Sarebbe un ottimo percorso formativo e un bel viaggio nel mondo del lavoro scarico di responsabilità troppo grosse, se le nostre aziende non ne facessero, spesso, un uso criminale.
Ripeto, le nuove leggi si aggireranno e lo sapete tutti. Quello che dobbiamo cambiare sono usi e costumi di questo popolo (compresi i nostri).
Altrimenti è come andare su un'isola di cannibali a convincerli con una legge che devono diventare vegetariani. - Arnald
Io sono d'accordo con l'anonimo che consiglia lo stage solo durante l'università, come è qua in Spagna: per fare dei contratti di stage (retribuito o no) devi essere per forza iscritto a un corso di laurea, massimo a un master, se no sono obbligati a farti un contratto. Ormai poi con il 3+2 gli stage sono obbligatori quasi ovunque, quindi non dovrebbe esserci il rischio di finire l'università senza esperienza lavorativa. In ogni caso qualsiasi cosa sarebbe un passo avanti rispetto a ora!!
Io sono d'accordo con Arnald:è la mentalità che bisogna cambiare.Perchè in sè la legge Biagi e Treu sono formulate bene,ma ovviamente sono interppretate e applicate assai male perchè l'Italia è il paese dei furbi...
Inutile formulare nuove leggi se poi nessuno controlla che vengano rispettate.
Gli stage sono la legittimazione dello sfruttamento perchè lo sono diventati, è ovvio. Di per sè sarebbero potuti essere una risorsa. L'ho scritto in un altro commento. Ma che senso ha parlare in termini di "se fosse"?
Confermo quanto detto da Eleonora. Qualche giorno fa al telefono abbiamo parlato dell'argomento proprio nei termini da lei riportati.
Voglio ancora una volta sottolineare come io (e, avendoci parlato, posso dire la stessa cosa di Eleonora)non sia un contestatore per natura, anzi sono per indole l'esatto contrario. Cerchiamo soltanto, in favore di tanti giovani, di smuovere le acque perchè si ponga fine ad una situazione davvero inaccettabile. Debbo anche dire che nel mio caso non ho subito sfruttamento alcuno in quanto l'azienda era insignificante sia nei volumi di affari che nel lavoro in sè (bilancio sociale negli enti locali: mi appello a chi ha responsabilità di governo perchè vieti per decreto che risorse di tutti vengano impiegate in quel modo e sono a disposizione per spiegare di cosa si trattava).
Lo stage di tre mesi per me non è proprio esistito e da un'istituzione come la Bocconi proprio non me lo aspettavo.
Non lasciatevi mai ingannare da nomi altisonanti o dalle poltrone di velluto delle aule che vi fanno visitare in sede di colloquio.
La proposta di Eleonora mi sembra ponderata ed equilibrata e, per quanto mi riguarda, la correderei di questi elementi:
1) istituzione di un'anagrafe degli stage dove si registra che una determinta persona ha già dato in termini di stage ed il monte ore di stage utilizzabile dall'azienda in un anno in base al fatturato risultante dal bilancio di esercizio dell'anno precedente (la creazione dell'algoritmo la lasciamo agli esperti);
2) proibire gli stage spezzatino (fare uno stage di un anno continuativo per un argomento specifico che insegni veramente un mestiere);
3) possibilità di prendere una persona in stage solo e soltanto per insegnarle una figura espressamente prevista dalla contrattazione collettiva (es. addetto al controllo di gestione) e purchè in azienda vi sia una persona contrattualmente inquadrata e retribuita per quella mansione (le nuove figure professionali nascono sempre dentro una figura già esistente).
Vorrei poi rivolgere un appello alle parti sociali a chè si incontrino per una profonda riforma della contrattazione collettiva e dell'art. 18 dello statuto dei lavoratori, che chiamerei la norma ammazza-talenti e ammazza-produttività, nonchè generatrice degli eterni stagisti. Ciò per i seguenti motivi:
a) se da una parte è ottima la tutela contro il licenzamento per motivi politici, sindacali, religiosi, razziali, di orientamento sessuale, per motivi legati alla maternità (che però dovrebbero prendere tutte le donne, non solo quelle a tempo indeterminato e le altre, grazie a sindacati, si attaccano) dall'altra è deleterio che non si possa licenziare un elefante che ha 50 anni e, dietro l'art. 18, se n'è sbattuto e se ne sbatte di aggiornarsi. Ma per avere una persona aggiornata ed al passo con i tempi non ci sono problemi, ci sono quei cretini degli stagisti che fanno parte del suo lavoro (es. una pivot di excel per un report alla direzione senza presentare un dossier descrittivo stile odissea o eneide). Se i sindacati non capiscono questo (ma lo hanno capito e bene...) è meglio che si tolgano di mezzo, sono tra i principali fautori della crescita zero; o, meglio, sarebbe bene che dichiarassero la loro partigianeria che se ne infischia dei giovani;
b) inoltre una riforma della contrattazione collettiva consentirebbe di legare la permanenza a lavoro e parte del salario al PIL prodotto dall'azienda: nessuna azienda può pagare stipendi se il suo PIL è inferiore alla somma dei costi dei fattori produttivi impiegati.
Cosa ne dite ragazzi?
Qualunque cosa pensiate manifestatela, scrivete qui sul blog di Eleonora, scrivete a me, chiamatemi al telefono, altrimenti farete sempre e soltanto stage.
Riccardo
PS - Per chi abita nei dintorni di Firenze da sabato 1° novembre e per tutti i sabati a venire, incontro di persona a gruppi di 5 giovani studenti che vogliano sapere di più su formazione/stage prima di avventurarsi disinformati con il rischio di incorrere in fregature.
Sono laureato in legge ed in grado di dare, gratuitamente s'intende,buoni consigli.
Chiamatemi pure al 338.59.28.760
Ma vi rendete conto come siamo messi?
"le imprese devono accettare il fatto che l'esperienza pregressa ha un valore, anche se è stata accumulata in altre realtà lavorative. Quarto, che dopo un certo periodo di formazione una persona è in grado di lavorare e produrre più o meno ovunque."
E' la logica prova che lo stage qui in Italia è una forma contrattuale utile ai furbastri. Siccome qui in Italia famo tutti stage da "superscienziatoni" ci vogliono 10 anni per imparà sti mestieroni...
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