Interessante e utile per gli aspiranti stagisti il manuale Progetta il tuo stage in Europa, curato da Ginevra Benini e appena pubblicato dall'Isfol, l'Istituto per lo sviluppo della formazione professionale dei lavoratori. Partendo dal presupposto che fare uno stage «è un must dei giorni nostri», e che «non c’è datore di lavoro che non apprezzi un’esperienza fuori dai confini del nostro Paese», il libriccino si propone di invogliare i giovani italiani a mettere il naso fuori dall'Italia e diventare «eurostagisti».
Impresa abbastanza ardua, se è vero che un’indagine promossa tre anni fa dall’Isfol e condotta dal dipartimento di Scienze demografiche della Sapienza di Roma aveva rivelato che i giovani italiani dai 20 ai 34 anni non amano spostarsi per lavorare: solo uno su cinque si dichiarava disposto a trasferirsi lontano dall'Italia.
Serve un'inversione di marcia, perchè fare un'esperienza all'estero è davvero utile per il proprio curriculum e la crescita personale. Nel manuale sono condensate molte informazioni su come funzionano gli stage nei 27 Paesi europei: dalla Francia dove lo stagista percepisce un rimborso spese obbligatorio di almeno 380 euro al mese, a Malta dove non esistono stage ma programmi di "Avvio al lavoro", alla Finlandia dove i progetti di stage ricevono una sovvenzione statale.
Però la "verità vera" è una: all'estero gli stage li fanno solo gli studenti! E Marina Rozera, responsabile del Progetto Leonardo per l'Isfol, lo scrive con franchezza nelle conclusioni: «Questo tipo di esperienza negli altri Paesi europei è da tempo sviluppata come parte integrante dei curricula di studio e consente una maggiore integrazione tra sistema scolastico e sistema produttivo, evitando quindi lo scollamento tra tempo della formazione e tempo del lavoro, come invece troppo spesso ancora accade in Italia».
Perciò, credo che questo manuale sarà prezioso sopratutto per gli studenti universitari: chi è già laureato, o comunque formato, andando all'estero preferirà cercare un lavoro vero, e non uno stage!
Il manuale, presentato e distribuito il 23 ottobre a Roma nell'ambito di Campus Orienta 2008, è scaricabile gratuitamente attraverso il sito dell'Isfol.
lunedì 13 ottobre 2008
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
7 commenti:
Quando leggo «non c’è datore di lavoro che non apprezzi un’esperienza fuori dai confini del nostro Paese» rimango un po perplesso,personlamente la mia esperienza all'estero non mi sta dando molto aiuto nella ricerca di uno stage ma voglio sperare di essere un caso isolato.
Ho anche provato a candidarmi per stage fuori dall'Italia ma mi è stato sempre risposto che non essendo studente non possono prendermi,ovviamente in Italia ci distinguiamo per fare sempre le cose in modo diverso dagli altri...
Caro Benny, grazie di essere intervenuto! In effetti nel manuale ci sono precise indicazioni sulla questione che tu poni: «il tuo promotore in Italia può essere (oltre alla tua ex università, se ti sei laureato da meno di un anno e mezzo) il tuo Centro per l’impiego». In più: «Contattando il tuo consigliere Eures (www.lavoro.gov.it/Lavoro/eures/), che normalmente si occupa soprattutto di trovare un vero e proprio lavoro nello spazio UE. Altrimenti, ti consigliamo di informarti direttamente presso le Camere di Commercio (www.camcom.it) sia della tua Provincia che del Paese scelto per il tuo stage, quando non è presente in loco la rappresentanza italiana (www.assocamerestero.it/camere/), oppure presso l’ICE - Istituto Commercio Estero (www.ice.it), che ha sede in quasi tutti i Paesi UE o, anche presso la nostra rappresentanza diplomatica (www.esteri.it/MAE/IT) nel Paese individuato».
Buono che all'estero gli stage siano rivolti solo agli studenti, infatti ho sempre concepito il periodo di stage come un periodo di transizione, una soglia da dover passare per rendersi conto di cosa significhi il lavoro, quello dentro le quattro mura..e capisco anche la paga (rimborso spese) da miseria, in fondo si impara qualcosa.. ma come si può pensare che una persona se ne vada all'estero con 400 euro al mese, voglio dire ormai sono poche le famiglie che possono permettersi di mantenere un figlio all'università, spesso gli studenti lavorano per dare una mano ai propri genitori; immagino che non saranno in molti a poter permettersi di mantenerci anche all'estero!! E' così strano perchè capisco bene l'importanza del lavoro all'estero, io ho fatto 9 mesi negli Stati Uniti e vi garantisco che per chi fa il colloquio non è importante nemmeno conoscere quello che facevi, ha valore il fatto che sai la lingua e che hai vissuto in una realtà tanto diversa da quella italiana...è strano perchè noi giovani, almeno per quanto mi riguarda, abbiamo tanta voglia di fare, tante risorse.. il problema è che non ci sono le istituzioni, i mezzi, le persone e una società in grado di farci poggiare i piedi a terra con quella sicurezza tale da garantirci tranquillità nella costruzione e progettazione del nostro futuro che è e dovrebbe essere anche il futuro nella nostra Nazione.. bhè allora ben venga la "fuga dei cervelli"! Il mio timore è che in Italia restino solo ladri, gente poco in gamba e poche persone che sarebbero in grado di fare molto ma che non hanno i mezzi, questo significherebbe non essere diversi da altri Paesi che ora cerchiamo di allontanara con il nostro timore, sintomo di povertà intellettiva, ma anche materiale, di invasione e prepotenza estera.
Mi stupisco che la mia Nazione, un tempo la più grande del mondo, debba oggi trovarsi a fare i conti con una natalità nulla, con donne che invece di andare avanti e crescere della loro autonomia, sono costrette a restare a casa per guardare i propri figli, o peggio perchè non trovano un lavoro (la domanda di solito è "ma lei vive da sola? ha figli? ha intenzione di sposarsi?".. no, tranquillo, morirò zitella per la tua azienda!!!)donne che ha 37 anni ancora accettano stage in aziende, sperando in cosa?..
sono delusa, tanto e demoralizzata.. ho terminato ora uno stage e mi si ripropone la stessa prospettiva con un rimborso spese raddoppiato.. almeno stavolta prenderò più di quanto mi hanno offerto negli altri colloqui, bhè sono contenta! penso che sarà la prima volta da quando lavoro che vedrò in una mia mano, insieme, 800 euro al mese.. fantastico, tutto ciò logicamente ha una scadenza, bhè le cose "belle" non durano in eterno.. poi magari mi faranno un co.pro...ciao gente.
Che brividi leggere il tuo intervento, cara Anonima... Una fotografia impietosa dell'Italia che lascia fuggire i suoi giovani migliori, che tiene le sue donne al guinzaglio senza permettere loro di competere alla pari con gli uomini nel mondo del lavoro, che a persone di quarant'anni ancora permette che vengano proposti stage...
Dobbiamo davvero muoverci, agire per cambiare le cose, non possiamo subire passivamente. Questa situazione si ripercuote negativamente sull'economia nazionale: è vantaggiosa per pochi ma in realtà mette in ginocchio giovani e famiglie.
Ho letto libri molto interessanti in questi ultimi giorni, presto ne parlerò nel blog.
Un'ultima nota per riprendere le prime righe del commento dell'Anonima: «come si può pensare che una persona se ne vada all'estero con 400 euro al mese, ormai sono poche le famiglie che possono permettersi di mantenere un figlio all'università, spesso gli studenti lavorano per dare una mano ai propri genitori; immagino che non saranno in molti a poter permettersi di mantenerci anche all'estero!!».
In effetti nel manuale dell'Isfol questo aspetto non è negato. C'è una frase che evidenzia quanto questa esperienza all'estero sia in effetti a carico delle famiglie: «Per essere ben attrezzato e affrontare l’esperienza di uno stage in Europa, bisogna preparare non solo il proprio CV europeo ma il proprio cuore, la propria testa (e le proprie tasche)».
Se posso accettare questo discorso per un giovane che ancora sta facendo il suo percorso universitario, non sono tanto convinta che sia altrettanto giusto per le persone che già hanno completato la loro formazione, e che dovrebbero invece ambire a un lavoro - magari all'estero, ma con un contratto vero e uno stipendio vero.
io sono in una situazione particolare: ho studiato in italia, sono laureata in informatica e sono riuscita a farmi prendere per uno stage (ben pagato) in una grande azienda in germania.
spero che questo mi aiuti il prossimo anno a trovare un lavoro serio.
per chi non lo sapesse esiste il progetto leonardo che è pagato sui 500 euro al mese e permette di fare uno stage all'estero entro un'anno e mezzo dalla laurea.
in più io sarei per mettere l'esperienza all'estero obbligatoria. anche solo di studio. l'ho fatta, è stato bellissima ed é l'unico modo per imparare la lingua straniera che spesso si dice di conoscere, ma che in realtà è parlata ai livelli più bassi in europa da noi italiani.
se ci aggiungiamo che è un modo per crescere, conoscere un mare di gente e imparare a sbrigarsela da soli... direi che sarebbe veramente da rendere obbligatoria.
un'altra cosa che vorrei aggiungere, é che qui in germania solitamente i giovani ricevono dallo stato il kindergeld (una specie di assegno familiare che viene dato direttamente al figlio) fino ai 25 anni, in più possono chiedere un prestito allo stato per studiare da restituire in parte appena trovano un lavoro e solitamente lavorano per mantenersi fuori casa e all'università. anche se abitano nella stessa città dei genitori.
con l'esperienza degli stage e degli studentenjob, appena finita l'università cominciano a lavorare. ci sono dei casi in cui il contratto da tirocinante/stagista/lavoratore-studente diventa un contratto di lavoro a tutti gli effetti appena si laureano.
cominciamo a prendere esempio da chi riesce meglio di noi in certe cose.
Consiglio a tutti esperienze all'estero con iniziative come l'"Erasmus" (università all'estero) o il progetto "Leonardo da Vinci" (stage all'estero). Dispiace però vedere che la maggior parte degli aventi diritto sceglie "in primis" la Spagna e gli altri posti come seconda scelta, che si scelgano solo le capitali (Londra, Parigi, Berlino, ecc), con il loro costo della vita pazzesco, e si snobbino città sconosciute ma tranquille, magari a un'ora di treno dalle suddette capitali.
Ho letto diverse opinioni su www.ciao.it , cercando "lavoro estero", "erasmus", "progetto leonardo". Degli ultimi due molti lodano la "movida", le feste negli appartamenti con grandi bevute con ragazze italiane e straniere. Cose bellissime sì, ma ricordate: il rischio di parlare soltanto coi connazionali italiani è sempre in agguato!
Per quanto riguarda il lavoro normale all'estero (ottenuto mediante organizzazioni o non), ricordatevi che è un'opportunità, non è la panacea di tutti i vostri mali (ossia la cronica disoccupazione in Italia). Ossia, non aspettatevi il "posto", il lavoro impiegatizio.
Se avete soltanto una conoscenza scolastica dell'inglese o della lingua del posto, dovrete adattarvi a fare i camerieri (o meglio, i tuttofare) o i lavoratori del Mac Donald, magari insieme a magrebini, moldavi, ucraini che parlano mille volte meglio di voi la lingua del posto. Non scoraggiatevi: i ritmi sono tremendi, ma ci si adatta.
Discorso diverso se sapete già "fare" qualcosa (autista, elettricista, calzolaio, cuoco, programmatore software, ecc.) o se avete una buona laurea (che non sia Lettere, Filosofia, Scienze di Comunicazione, o cose simili). Avete buone possibilità di avere un compenso che non sia quell'elemosina che vi danno in Italia.
Attenzione poi a quei paesi come Australia o USA. A meno che non siate "cervelli in fuga" hanno politiche molto restrittive sull'immigrazione. E ricordatevi infine che la crisi si fa sentire dappertutto, quindi siate pronti anche a cambiare lavoro più volte (cosa che in paesi dove c'è la flessibilità non è un dramma come in Italia).
da Alex80
"buona laurea (che non sia Lettere, Filosofia, Scienze di Comunicazione, o cose simili). Avete buone possibilità di avere un compenso che non sia quell'elemosina che vi danno in Italia"
se lettere, filosofia & CO. sono delle lauree di serie B (opione discutibile..ma prendiamola per buona)
perchè non vengono chiuse?
cosa ci stanno a fare?per prendere in giro la gente?
hai idea di quanto meglio può lavorare un mediocre laureato in lettere rispetto a gente che prende due volte uno stipendio normale? hai idea di quando meglio potrebbero andare le cose se molti impiegati inutili (che danno informazioni sbagliate, che non conoscono internet, che non hanno la minima idea di quello che devono fare eppure sono pagati per farlo) fossero sostituiti da gente che ha studiato robe "non buone" diresti tu...ma almeno sa come reperire informazioni??
è inaccettabile l'invito a dover andare all'astero...la laurea ha valore legale in italia, e l'andare all'estero dovrebbe essere una scelta del singolo NON un percorso obbligato.
io sono all'estero in questo momento e non ci fossero stati i miei genitori a pagarmi le spese per uno stage NON RETRIBUITO ma obbligatorio per finire un master, non me lo sarei mai potuto permettere....
i datori di lavoro italiani guardano le esperienze all'estero solo perchè i loro stupidi manuali "del selezionatore perfetto" riportano questo tra i requisiti indispensabili del candidato ideale.
mi è capitato più volte di fare colloqui in inglese con persone che non sapevano l'inglese...
mi è capitato altre volte di essere scartata solo perchè non "del posto" o perchè "una con tutti questi titoli potrebbe abbandonarci da un momento all'altro, e noi non possiamo investire su candidati così"...
a cosa serve dunque andare all'estero?
la conoscenza delle lingue? assolutamente no...in italia è diffusa una conoscenza scolastica delle lingue straniere...in italia è diffusa una conoscenza sommaria di tutto!
e si punisce chi ha studiato e potrebbe far cadere i castelli di sabbia di gente incompetente....
Posta un commento