giovedì 2 ottobre 2008

IL FUTURO DELLA REPUBBLICA DEGLI STAGISTI: CAMBIARE LA LEGGE E FARE UN'ASSOCIAZIONE

Un mese fa avevo lanciato, in occasione del primo compleanno di questo blog, un sondaggio per chiedere a voi lettori come vedevate il futuro "operativo" della Repubblica degli Stagisti. Ieri il sondaggio è stato chiuso, e oggi vi presento i risultati.
Solo il 6% di coloro che hanno votato si "accontenta" del blog: la stragrande maggioranza (il 60%) ritiene che la cosa più urgente da fare sia premere affinchè la normativa sia modificata, e quindi ha votato l'opzione "avviare una raccolta di firme per la modifica della legge che regolamenta gli stage".
Seconda classificata, con il 34% delle preferenze, è stata la proposta di creare un'associazione per gli stagisti italiani, sul modello di quella tedesca. Al 24% dei votanti è piaciuta anche l'idea di organizzare un convegno per fare il punto sulla "questione stage", mentre decisamente poche preferenze (15%) ha ottenuto la proposta di indire una manifestazione, come fecero qualche anno fa gli stagisti francesi.
(Piccola precisazione per i più pignoli: il totale di questi voti non fa 100 perchè il sistema del sondaggio lasciava la possibilità ad ogni votante di scegliere anche più opzioni).
Un grazie enorme a tutti i 200 lettori che hanno votato: la mia promessa è che cercherò di seguire le vostre indicazioni, e lavorerò insieme a tutti coloro che vorranno aiutarmi sopratutto sulle due opzioni "vincitrici", e cioè il progetto di riforma della normativa e la costituzione di un'associazione. Ovviamente... contributi, idee, proposte, suggerimenti sono benvenuti!

7 commenti:

Fà Bio! ha detto...

ciao, rapidamente solo per dire che io ci sono, pronto a dare una mano in qualunque modo. a presto per idee più concrete...ora torno a fare presentazioni in .ppt

Anonimo ha detto...

L'Italia è la Repubblica delle banane dove una risorsa importante di formazione è diventata un abile mezzo di sfruttamento del lavoro. Nessuno assume più se può avere stagisti qualificati, come dar loro torto? La possibilità di avvalersi di questa tipologia di formazione-lavoro, tanto di moda negli anni post riforma universitaria, deve essere concessa solo ad aziende che garantiscono l'assunzione di una parte rilevante degli stagisti (diciamo i più meritevoli, sapendo che in Italia diventerebbe i più raccomandati). In caso contrario niente da fare: se non puoi assumere significa che il tuo organico sta bene com'è, di uno stagista non hai bisogno.

Ilaria

Anonimo ha detto...

C'è da dire che sia la legge Treu sia la Biagi erano usate impropriamente: in entrambe c'era l'assoluto divieto di imporre al dipendente un orario fisso, il lavoratore doveva poter venire e andarsene a piacere. Ma, guarda un po', nei finti cococò, cocoprò, e lavori a progetto dei call center c'era quasi sempre un orario fisso da osservare, pena il licenziamento.

Spiego perché penso che bisogna modificare, ma non abolire la legge Biagi.
Tutti pensano che il mercato del lavoro funzioni come i posti di un autobus, dove se 10 persone si alzano, altri 10 li sostituiscono. Errore.
Esempio: Maria è disposta a spendere fino a $ 120 (non un sodo di più) perché qualcuno le pulisca la casa. Mario si accontenta di 100. Ma ecco che lo stato aggiunge 50 di tassa (tot. 150). Risultato: Mario non ottiene il lavoro, non prende nemmeno un soldo e Maria vive in una casa più sporca.
Pensate alla frutta che marcisce sugli alberi, perché costa troppo pagare gente che la raccolga rispetto al guadagno che s'ottiene.

Ora, premesso che il rimedio non è spremere i dipendenti come limoni, abolire i sindacati o ridurre le tasse indiscriminatamente (come pensano gli ingenui), dico che è altrettanto ingenuo sperare che basti abolire la legge Biagi per avere occupazione, alti salari. Avremmo solo fabbriche delocalizzate in Romania, lavoro nero, mobbing, minacce in stile mafioso e disoccupazione a livelli mai visti prima. Oltre alla speculazione (es. fare incetta di case e rivenderle a prezzi mostruosi) al posto della fabbrica e del negozio.

All'estero è normale avere un orario flessibile: se il bar scoppia di gente perché c'è la partita di calcio, fai più ore di lavoro; se il bar è vuoto perché piove e fa freddo, il capo ti lascia a casa. E' brutto ma è così, con buona pace di quelli che in buona fede tifano Ferrero, Bertinotti e il vecchio sindacalismo delle acciaierie e della catena di montaggio.

Sugli abusi invece concordo con Eleonora: basta gente che fa lavorare uno gratis con la promessa di un'assunzione che non manterrà. Basta con quelli cambiano personale ogni mese per risparmiare sul personale con la scusa dello stage o del periodo di prova fasullo.

Anonimo ha detto...

Quello che dice Alex funziona perchè le regole non ci sono e sono male applicate. Viva i sindacati (delle acciaierie e delle catene di montaggio) che se funzionassero come dovrebbero renderebbero più ardua la vita agli sfruttatori. Abbasso i lobotomizzati da Grande Fratello che, con i loro silenzi indotti, permettono ai nostri governanti di rendere l'Italia un Paese ogni giorno più invivibile.

Anonimo ha detto...

Una carta delle riforme e un gruppo di lavoro.

Gentile Eleonora,

personalmente ritengo che prima di avviare una raccolta firme per un disegno di legge o per una modifica della attuale normativa in materia di stage bisognerebbe fare un passo antecedente. Sensibilizzare.

Creare un documento unico di proposta contenente 5 –6 –7 punti di modifica sull’attuale normativa in materia di tirocinii formativi e orientamento. Tale documento dovrebbe essere sottoscritto da un gruppo di blogger che condividono gli stessi principi o principi simili.

Una volta predisposto il documento, questo nucleo di blogger dovrebbe impegnarsi a inviare, durante le settimane, il documento ad una decina di quotidiani /periodici nazionali e ad altrettanti blogger di una certa popolarità il documento a fini della sua pubblicazione. Considera, che se fossimo anche soltanto per esempio in cinque. Sarebbero cinquanta invii e statisticamente almeno cinque dovrebbero andare in porto.

Perché ritengo necessario questo passaggio. Per un semplice motivo: perché non tutti sono sensibili a questa tematica, e chi lo è e perché lo stage lo ha vissuto sulla propria pelle. Quindi, bisognerebbe prima preparare gradualmente un terreno di sensibilizzazione su questa tematica, e poi procedere ad una eventuale raccolta firme.

Associazione? Io preferirei un gruppo di lavoro che operi nel senso che ti ho spiegato sopra.


Cordiali Saluti
Marco Patruno

Eleonora Voltolina ha detto...

Attenzione a dire "viva i sindacati". Perchè i sindacati di oggi sono nella maggior parte dei casi i più conservatori e retrogradi dell'intero panorama italiano. E con la loro rigidità, tesa a proteggere gli iscritti (cioè quelli che un lavoro ce l'hanno, con contratto a tempo indeterminato, e i pensionati), fanno spesso e volentieri molto male a tutti coloro che stan fuori. Cioè sopratutto ai giovani e ai precari.
Penso che il sindacato dovrebbe svecchiarsi, smettere di difendere posizioni anacronistiche (come l'articolo 18) che bloccano la produttività, accettare una riforma del mercato del lavoro sul modello di quella elaborata dal professor-senator Pietro Ichino, e fare un balzo nel nuovo Millennio. Solo così potrà raggiungere anche noi, che un contratto a tempo indeterminato non ce l'abbiamo - e salvo rari casi non l'avremo mai - e forse nemmeno lo vogliamo. Ma qualche tutela, accidenti, quella si che la vorremmo.

Anonimo ha detto...

"Attenzione a dire "viva i sindacati". Perchè i sindacati di oggi sono nella maggior parte dei casi i più conservatori e retrogradi dell'intero panorama italiano." Non sono d'accordo. I lavoratori e chi vorrebbe lavorare hanno bisogno di un'opposizione ferma e rigida alla logica schiavista confindustriale. Non è "ammorbidendoci" che troveremo lavoro, non è cedendo parte dei nostri diritti. Abbiamo rinnegato lo statuto dei lavoratori, figlio delle battaglie sessantottine, di questo passo saremo presto servi della gleba. Altro che lavoro del nuovo millennio.