Voglio dire grazie, grazie e ancora grazie a tutti i giornalisti - praticanti, pubblicisti, professionisti - che hanno aderito all'appello per gli stagisti giornalisti lanciato qualche settimana fa su questo blog e su quelli di Alessandro Trevisani e di Gigi Furini.
Le firme sono già più di ottanta: ecco una panoramica delle motivazioni più significative che alcuni hanno voluto aggiungere alla loro adesione.
«Ritengo che chiedere che gli editori paghino una retribuzione, seppur minima, agli stagisti sarebbe un segno di civiltà da parte dell'ordine e del sindacato, invece di imporre norme assurde e ingiuste che non risolverebbero il problema dei giornalisti disoccupati».
«Aderisco, da ex Ifg che ha trovato lavoro grazie allo stage estivo (retribuito)».
«La situazione è esattamente quella da voi riportata nell'appello: nelle redazioni si lavora anche più di un redattore senza, però, vedere un centesimo di compenso. Chi frequenta una scuola o un master va in stage in giro per l'Italia e anche all'estero e sostiene delle spese non proprio alla portata di tutti. Il principio mi sembra di una semplicità disarmante: il lavoro va pagato, sempre».
«Uno stage costa, ma solo agli stagisti! Spese di vitto, alloggio e trasporto sono a carico degli stagisti e, soprattutto per chi si sposta dalla propria città per andare in posti come Roma o Milano, questo corrisponde ad un salasso».
«Sto vivendo una situazione che non è per niente facile: devo stare a Roma per due mesi e pago 450 euro al mese per una stanza. Ogni giorno faccio i conti con il mio portafogli e con i sensi di colpa nei confronti dei miei che stanno facendo sacrifici per permettermi questo stage fuori sede. Oggi ho avuto l'ennesima delusione: mi è stato detto che a me in quanto stagista non spettano i buoni-pasto. Questo è paradossale perchè ne ho più bisogno io che i colleghi più grandi di me che guadagnano tremila euro o più al mese».
«Anche gli stagisti hanno una dignità e il diritto di essere valorizzati per il proprio bagaglio culturale. Sì a una retribuzione minima e no al lavoro gratuito!».
«Un giornalista che ha bisogno di soldi è già un mezzo schiavo».
«È giusto che ci sia un minimo di retribuzione, perchè per anni grandi gruppi editoriali hanno imbarcato stagisti a vagonate durante l'estate per evitare di effettuare sostituzioni ferie pagate: risultato, i giornali potevano uscire durante l'estate grazie al lavoro di stagisti che non venivano pagati un euro, neppure in buoni pasto».
E grazie anche a Franco Abruzzo, già presidente dell'Odg della Lombardia, che ha ospitato questa iniziativa sul suo sito e l'ha citata nella sua Newsletter!
giovedì 29 maggio 2008
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2 commenti:
Una info: non mi è chiaro se la firma dell'appello sia solo da parte di giornalisti, pubblicisti ecc. Se no sottoscriveremmo volentieri.
Comunque è proprio un settore in cui sarebbe impellente l'instaurazione di una paga equa, non solo per gli stagisti. L'informazione in Italia sta decisamente soffrendo la mancanza di indipendenza dei giornalisti e per alcuni, purtroppo, è anche una questione di natura economica.
Infatti, una delle motivazioni che preferisco è questa: «Un giornalista che ha bisogno di soldi è già un mezzo schiavo».
Per quanto riguarda la tua domanda sulle adesioni: essendo l'appello rivolto all'Ordine professionale e al sindacato dei giornalisti, noi primariamente raccogliamo le firme dei giornalisti.
Ma su esplicita richiesta di alcuni non-giornalisti abbiamo predisposto una lista di firmatari "a latere", in cui inseriamo anche chi non è giornalista.
Per firmare, basta scrivere all'indirizzo email appellostagistigiornalisti@gmail.com!
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