lunedì 1 dicembre 2008

MASSIMO LIVI BACCI: STAGE ALL'ETÀ GIUSTA E 20MILA EURO A OGNI 18ENNE PERCHÉ DIVENTI AUTONOMO

Massimo Livi Bacci, autore del libro Avanti giovani alla riscossa, è professore di Demografia, promotore del sito Neodemos.it e oggi anche senatore. Con la Repubblica degli Stagisti ha fatto il punto sulla situazione dei giovani italiani.
Professore, c'è chi dice che i laureati che escono oggi dall'università non sappiano niente e non siano in grado di produrre se non dopo una formazione "aggiuntiva" - spesso, appunto, lo stage. Questa critica è fondata? Davvero l'università non riesce più a rendere i giovani capaci di affrontare il mondo del lavoro?
C'è molta esagerazione e autoflagellazione in queste critiche. Il numero di laureati tra il 2000 e il 2007 è più che raddoppiato, da 140mila a 300mila: questa "democratizzazione", naturalmente, ha comportato diversi costi. L'offerta formativa si è diversificata oltre il giusto; la didattica si è frammentata in modo esagerato. Occorre sicuramente una riqualificazione, un diverso modo di percorrere - con passo cadenzato sulla durata legale dei corsi - il ciclo formativo. Ma il laureato "medio" è, probabilmente, non molto diverso dal laureato medio di dieci anni fa.
Nel suo libro lei afferma che in Italia «si può essere apprendisti in senso tecnico-giuridico fino a trent’anni, distorcendo il significato di un termine che indicava, per un ragazzo non ancora uomo, la fase dell’apprendimento artigianale a bottega». Questo ragionamento si può applicare anche agli stage?
Il paragone calza: come l'apprendistato, anche lo stage deve essere fatto al momento e all'età giusta, e non deve diventare una forma surrettizia di lavoro dipendente gratuito o semi gratuito offerto anche a trentenni! Quello che manca però in Italia è la propensione a mescolare le esperienze di studio con esperienze di lavoro, cosa che invece accade in altri Paesi d'Europa.
A quale età - o dopo quanto tempo dalla fine degli studi - un giovane dovrebbe dire STOP agli stage, e accettare solo offerte di lavoro "vere"?
Difficile dirlo. Un giovane che avesse completato il ciclo triennale in tempo, a 22 anni, potrebbe dedicare i successivi 2-3 anni ad esperienze varie: viaggi, stage, lavori a termine per “esplorare” il mondo circostante - ma poi credo sia tempo di cercar lavoro. Altro discorso è per chi si laureasse a 27 o 28 anni...
A livello normativo, gli stage possono essere non pagati e possono durare anche fino a 24 mesi. La legge andrebbe rivista?
Penso proprio di sì.
Lei ha presentato qualche mese fa un disegno di legge che prevede di dotare ogni italiano di un piccolo capitale al compimento della maggiore età, per «incentivare il conseguimento dell’autonomia finanziaria da parte dei giovani». Quali sono i punti-cardine di questa proposta? In quali Paesi si utilizza questo metodo?
La proposta consiste in un contributo pubblico annuale ("fondo"), intestato ad ogni nuovo nato. Al compimento dei 18 anni il fondo – pari a un po' più di 20mila euro - entra nelle disponibilità del giovane: se questi intende avviare un'attività professionale, imprenditoriale, completare la formazione ecc., il fondo può essere integrato da un prestito garantito dallo Stato (prestito di autonomia). Tre sono gli obbiettivi: 1) sostenere i giovani nella ricerca dell'autonomia; 2) sollevare i genitori dall'ansia e dai costi che la dipendenza del giovane oramai adulto determina; 3) se l'autonomia viene raggiunta prima, anche le scelte di vita vengono accelerate - e tra di esse unione e riproduzione, oggi sempre più schiacciate verso i 35-40 anni e causa non ultima della bassa natalità.
Qualcosa di analogo accade in Inghilterra; negli Stati Uniti, invece, è molto diffuso il sistema del "prestito d'onore" con le banche. Purtroppo però il ddl non è stato ancora calendarizzato, e giace nella polvere dei cassetti della Commissione Lavoro.

12 commenti:

Anonimo ha detto...

Vorrei aggiungere che qui in Germania gli studenti possono chiedere un prestito per studiare da restituire in parte appena trovano lavoro.
Io la trovo una buona iniziativa, per i genitori che spesso non possono affrontare il mantenimento dei figli, per gli studenti che si responsabilizzano (sapendo che quei soldi andranno restituiti, almeno in parte, si evita in parte che lo studente campi alle spalle del genitore senza impegnarsi nello studio. Forse così alcune delle persone che vivono in casa dei genitori fino a 30 anni perché non possono permettersi altro, riuscirebbero a rendersi più indipendenti.

Anonimo ha detto...

Tanto questa cosa non averrà mai!non ho dubbi!il prof Bacci è in netta minoranza.e poi pongo una domanda:perchè in televisione di queste cose non si parla mai?voglio dire ogni tanto di precariato si parla ma io non ho mai sentito nessuna trasmissione televisiva parlare di stagisti!!!!!!non esistiamo per loro.

Anonimo ha detto...

Livi Bacci sarà meritevole di 5 secondi di attenzione quando crederà opportuno rinunciare al doppio stipendio di parlamentare e docente universitario (lauti stipendi). Prima è un politicante pieno di belle parole e frasi fatte come tutti gli altri (o gran parte di essi).

Anonimo ha detto...

Concord in pieno con Ilaria. Qual è la credibilità di una proposta come quella del prof. Bacci in un panorama desolante come quello italiano? Si facessero davvero delle azioni (anche a costo zero) utili invece di proposte costosissime che in Italia non ci possiamo sicuramente permettere...

Aldo Mencaraglia ha detto...

1. chi contribuisce al fondo? anche quelli che di figli non ne hanno?

2. devono essere restituiti?

3. se no, il 18enne tipico i 20mila euro se li spenderebbe in un anno in feste e vacanze

4. il fondo secondo me, invece di promuovere l'autonomia, promuove la dipendenza al sostegno da parte di altri.

Aldo Mencaraglia
www.italiansinfuga.com

Anonimo ha detto...

Piu` che altro qual e` la credibilita` di un ulteriore intervento che va a tappare i buchi invece di risolvere il problema di fondo.
A cosa serve dare 20k euro al giovane per studiare se poi quando va a lavorare fara` lo schiavo a 1000 euro? E al giovane che vuole aprire un'attivita` imprenditoriale se poi, strozzato dalle tasse dovra` scegliere se chiudere o evadere le tasse?
Qui in Olanda il primo stipendio di un lauraeto, dopo i 6 mesi di stage retribuito (normalmente sui 500-600 euro) non e` mai sotto i 2000 euro netti...e allora i 20k euro non servono, perche` i soldi uno se li guadagna giorno per giorno.

Anonimo ha detto...

Negli altri paesi europei le aziende investono nella formazione delle risorse umane di cui HANNO BISOGNO, lo stato dovrebbe costringere anche le aziende italiane a farsi carico di questo investimento. Il problema è che ciò in Italia non accade perchè in parlamento non ci sono i politici ma gli industriali (a destra e a sinistra).

Anonimo ha detto...

L'idea di un finanziamento ai giovani non é sbagliata ma suggerisco i 20k siano dati sotto forma di prestito a tasso zero, da restituire a rate non appena la persona comincerà a lavorare (come fanno in Francia).

Eleonora Voltolina ha detto...

Sono contenta che questo post abbia sviluppato una discussione interessante, e anzi sinceramente sono sorpresa che la proposta di Livi Bacci, che prevede un'iniezione di denaro nelle tasche di ogni diciottenne per permettergli di rendersi economicamente autonomo dai genitori, abbia ricevuto pochi consensi.
Mi aspettavo una serie di applausi - come di solito accade quando un politico propone di dare dei soldi a una certa categoria di persone - invece alcuni di voi sono stati molto critici! Forse siamo proprio noi giovani i più disincantati e anche i più sfiduciati? Mi riferisco in particolare alle parole di Aldo: "il 18enne tipico i 20mila euro se li spenderebbe in un anno in feste e vacanze".
E' interessante poi che molti di voi abbiano messo l'accento sull'opportunità che i soldi siano un prestito e non un fondo, perchè attraverso l'obbligo di restituzione del denaro si responsabilizzerebbe il 18enne beneficiario.
Per la cronaca poi volevo aggiungere che nell'ultimo articolo del disegno di legge è specificata la copertura finanziaria di cui questo progetto avrebbe bisogno: 3 milioni 200mila euro all'anno.

Stefano ha detto...

Cara Eleonora, i conti non tornano... Ogni anno nascono 570 mila bambini (dato 2007, negli anni passati erano probabilmente molti di più), quindi ogni anno ci saranno almeno 500 mila neo-diciottenni (cifra tonta per fare più facilmente i conti...), quindi ogni anno servirebbero 20 mila*500 mila=10 miliardi di euro. La cifra mi sembra troppo elevata perché possa essere seriamente presa in considerazione la proposta. Ah, tanto per capire, con 3,2 milioni si potrebbe erogare il contributo ad appena 160 persone...

Anonimo ha detto...

E' scritto nel disegno di legge, all'art. 8 / Copertura finanziaria: "All’onere derivante dall’attuazione della presente legge si provvede, nel limite di 3.220 milioni di euro a decorrere dall’anno 2009, mediante le maggiori entrate fiscali a carattere permanente, ai sensi dell’articolo 1, comma 4, della legge 27 dicembre 2006, n. 296".
3.220 milioni di euro... Il che se non sbaglio equivale a 3 miliardi e 220 milioni di euro. Possibile che il senator Livi Bacci abbia proposto una legge così abnormemente costosa?

Sara

Stefano ha detto...

Sara, non solo sarebbe molto costoso, ma ho l'impressione che il riferimento normativo non consenta di attingere ai fondi! Ecco cose dice il comma 4 dell'articolo 1 della legge citata:

4. Le maggiori entrate tributarie che si realizzassero nel 2007 rispetto alle previsioni sono prioritariamente destinate a realizzare gli obiettivi di indebitamento netto delle pubbliche amministrazioni e sui saldi di finanza pubblica definiti dal Documento di programmazione economico-finanziaria 2007-2011. In quanto eccedenti rispetto a tali obiettivi, le eventuali maggiori entrate derivanti dalla lotta all'evasione fiscale sono destinate, qualora permanenti, a riduzioni della pressione fiscale finalizzata al conseguimento degli obiettivi di sviluppo ed equita' sociale, dando priorita' a misure di sostegno del reddito di soggetti incapienti ovvero appartenenti alle fasce di reddito piu' basse, salvo che si renda necessario assicurare la copertura finanziaria di interventi urgenti ed imprevisti necessari per fronteggiare calamita' naturali ovvero improrogabili esigenze connesse con la tutela della sicurezza del Paese.

Quindi si parla di maggiori entrate rispetto alle stime (in genere - chissà come mai - lo Stato tende in fase di previsione a sottostimare i costi e sovrastimare le entrate, quindi dubito ci potranno mai essere fondi disponibili da questa voce. E - comunque - gli interventi prioritariamente individuati assorbirebbe qualunque eccedenza...