venerdì 9 maggio 2008

BAMBOCCIONI, CI VOGLIONO COSÌ


Oggi racconto una storia. Che mi ha fatto arrabbiare, ma che mi ha anche aperto gli occhi una volta di più sul mondo troppo spesso perverso in cui proviamo a lavorare.
Ho una collega giornalista. E' bravissima. Fa la spola tra due testate, una collaborazione di qua, un contratto a termine di là.
Ora, questa collega viene chiamata dal caporedattore di una delle testate. Che le propone un lavoro per il quale sarebbe pagata a ore (quindi di contratto neanche l'ombra) ma che per svolgere il quale dovrebbe andare due giorni a settimana in redazione. La collega rifiuta gentilmente, spiegando di aver ricevuto un'offerta dall'altra testata per una sostituzione estiva (cioè un contratto vero e proprio per qualche mese). E aggiunge: «Sai, io ho il mutuo da pagare, ho appena comprato casa».
Il caporedattore, a questo punto, si offende. E si inalbera: «Ma che cavolo hai fatto il mutuo a fare! Ma se non hai una lira! Sei troppo giovane per dover pagare un mutuo!». Sottinteso: «Ma come ti permetti di piantare grane? Dovresti accontentarti delle briciole che ti diamo».
In sostanza, non ha digerito il fatto che una ragazza di "
soli" 27 anni - già giornalista professionista - non si prostrasse davanti a lui accettando qualsiasi lavoro. Ma che dimostrasse di voler scegliere le offerte per lei più vantaggiose, per poter affrontare la spesa del mutuo senza dover andare a bussare a mamma e papà.
A quel signore, insomma, avrebbe fatto molto più comodo una bambocciona, che non si ponesse troppe domande sulla giusta retribuzione e non tirasse fuori sgradevoli riferimenti a mutui da pagare...
Perchè la verità è che, troppo spesso, i datori di lavoro ci preferiscono bamboccioni: così non diamo grane.


(Grazie ad Arnald per la vignetta).

11 commenti:

Anonimo ha detto...

L'aspetto peggiore è piuttosto che qualcun altro quel posto lo prenderà. Ce lo siamo già detto: l'unico modo perché finisca questo regime del lancio di briciole ai bamboccioni è solo quello che tutti rispondano un bel no. Ma sappiamo tutti che è impossibile...

CHICCO MERDEZ ha detto...

Vero

Anonimo ha detto...

Sulla merce lavoratore alla mercé del lavoro ti rimando anche ad un piccolo dialogo pessimista e disfattista http://pestandolamerda.wordpress.com/2008/04/22/sulla-merce-di-scambio/

ciao!

Anonimo ha detto...

Infatti qui sta il dramma italiano che trasforma automaticamente il concetto di flessibilità in quello di precarietà: diamo alle imprese il potere di prendere chi gli conviene di più (mi sembra giusto), senza però dare l'equivalente potere all'impiegato.
L'abominio sta tutto qui.

Anonimo ha detto...

scusa tanto, ma mi sa che un mutuo senza un contratto non te lo dà nessuno, a meno che non si abbiano alle spalle i genitori che garantiscono e pagano....

facile così

Anonimo ha detto...

@clarke
sbagli, il lavoratore ha questo stesso diritto che ha l'impresa, in parti invertire logicamente.

Poi se non lo esercita è in questo caso un suo errore.

Il nostro è e deve diventare sempre + un mondo del lavoro libero, dove esca premiato il merito e la capacità di farsi conoscere, piuttosto che la garanzia di un assegno di disoccupazione oppure l'avere oppure no una tessera di partito.

:-)

Un abbraccio

Eleonora Voltolina ha detto...

Una piccola riflessione sulla casa, anche per rispondere all'Anonimo #2 (però ragazzi, eccheccacchio, firmatevi).
Personalmente, non conosco nessuno al di sotto dei 40 anni che abbia potuto comprare casa completamente con le sue forze. Ormai le banche ti ridono in faccia se chiedi un mutuo epperò spieghi che sei flessibile, freelance, imprenditore di te stesso. Loro vogliono LE GARANZIE. E se non hai un contratto come si deve, pedalare.
Così nella maggior parte dei casi finisce che quei genitori che se lo possono permettere - alcuni prima, altri dopo - accompagnino il pargolo peri-trentenne alla filiale, e mettano la loro preziosa firma sui documenti. Così in caso di bisogno garantiranno loro, col loro stipendio o la loro pensione o i loro beni immobili, che le rate del mutuo vengano pagate.
Dire "facile così" è tremendo per almeno 2 motivi. Innanzitutto, i primi ad essere umiliati da questa pratica sono i giovani: costretti ancora una volta a ricorrere a mamma e papà, malgrado l'età e l'istruzione e la formazione e la professionalità, perchè la società non li riconosce come individui sufficientemente "affidabili". Secondo poi perchè l'alternativa all'acquisto della casa (sempre che a trent'anni non si voglia ancora vivere coi genitori - ed essere tacciati di bamboccionaggine anzichenò) è l'affitto della casa. E dopo qualche anno di soldi buttati nel cesso, pardon di pigione, a botte di 500-800 euro al mese, uno ci fa un pensierino e dice: ma senti, almeno quei 500-800 euro li investo in un mutuo, e tra vent'anni almeno le quattro mura saranno mie.

Anonimo ha detto...

A Roma 37 mq (non tutti calpestabili, ovviamente) costano 212.000 euro. Chi guadagna meno di 1200 euro (2/3 circa della popolazione) può solo sperare nella casa dei genitori (se l'hanno acquistata quando ancora era umanamente possibile) oppure andare in affitto: una stanza si riesce ancora a trovarla sulle 400.

Eleonora Voltolina ha detto...

Il punto centrale è che si tende sempre più a considerare i giovani, quelli al di sotto dei trent'anni per capirci, come persone che non necessitano di uno stipendio.
Ormai se un ragazzo ad un colloquio chiede un rimborso spese, uno stipendio, insomma un pagamento per il proprio lavoro, viene guardato dal selezionatore come se fosse un volgare, venale approfittatore.
Eh sì: povere queste aziende che mettono a disposizione il loro sapere per "formarci", e che in cambio ne traggono solo ingrati in cerca di vile denaro...
E in questo quadro una mosca bianca come la collega che ho descritto nel post, che a 27 anni esige di essere contrattualizzata adeguatamente e pagata per il suo lavoro perchè ha un mutuo sulle spalle, diventa non solo una mosca bianca, ma una mosca molto fastidiosa.
Perchè non è la "solita" 27enne disposta a lavorare semigratis.

Anonimo ha detto...

ciao eleonora
capisco benissimo la tua amica perchè anch'io - pur non avendo un mutuo da pagare - mi sono vista proporre un lavoro "pagato ma non contrattualizzato" in redazione.
e purtroppo ho dovuto accettare perchè la mia forza contrattuale è pari a zero, e se lo rifiuto lo offriranno a un altro e io perderò quei soldi...
atsigats

Eleonora Voltolina ha detto...

Cara Stagista al contrario,
in un certo senso la mia (nostra) collega ha avuto fortuna. Se la testata #2 non le avesse proposto la sostituzione estiva, con relativo impegno a tempo pieno e stipendio adeguato, lei probabilmente avrebbe dovuto dire sì alla testata #1. Come hai dovuto fare tu.