domenica 18 maggio 2008

LA BATTAGLIA PER STAGE PIÙ EQUI: UNA QUESTIONE DI PRINCIPIO

La condizione di stagista è temporanea. Questa è la caratteristica che la rende sopportabile: ma è anche il suo tallone d'Achille.
Tanti giovani attraversano nella loro vita un periodo da stagisti, lo patiscono, lo maledicono: ma sempre dicendosi «E' solo per poco»
. Quanto poco, non è dato sapere. Tre mesi, sei mesi, un anno. Talvolta anche di più. Ma sempre ripetendosi «Tra un po' ne sarò fuori, tra un po' mi faranno un contratto vero. Tra un po' smetterò di essere solo uno stagista».

Probabilmente è per questo che il problema dello stagismo viene preso sottogamba non solo dalle istituzioni, ma anche dai cittadini.
È questo che depotenzia la battaglia: il fatto che quasi tutti, mentre sono stagisti, mirano solo a uscire dal tunnel degli stage; e quando finalmente ce la fanno, dimenticano alla velocità della luce quel che hanno passato da stagisti.

Me ne accorgo quando alcune persone, spesso più anziane di me, mi scrivono e mi dicono «voi stagisti...»: danno per scontato che se io gestisco questo blog, se mi batto per regolamentare meglio gli stage, se denuncio lo sfruttamento di troppi giovani stagisti, vuol dire che anch'io sono per forza una stagista.

E invece no: io non lo sono più. Ma non dimentico di quando lo sono stata: e spero che anche altri, giovani e meno giovani, decidano di combattere questa battaglia sebbene non li riguardi - o non li riguardi più - in prima persona. Per una semplice questione di principio.

19 commenti:

Anonimo ha detto...

Non sono le questioni di principio a mandare avanti la vita della gente, oppure a risolvere i loro problemi, lo dovresti sapere bene.

Spesso si è detto: la battaglia che tu fai per migliorare la vita dei ragazzi è giusta, ma ha delle caratteristiche di ideazione e realizzazione che la rendono sbagliata ed irreale.

Queste sono le stesse che da tempo indichiamo.

Ne parleremo ...

:-)

Un abbraccio

Eleonora Voltolina ha detto...

Che dire? Io credo molto, moltissimo nelle questioni di principio. E voglio combattere tutte le battaglie che considero giuste e necessarie: anche se non mi riguardano direttamente, anche se non me ne viene in tasca niente, anche se potrei stare allineata e coperta e lasciar correre.
Il mercato del lavoro in Italia è dopato dagli stagisti, e a questa situazione va necessariamente posto un freno.

Anonimo ha detto...

brava eleonora, la tua battaglia serve a molte persone come me a non arrendersi davanti a un panorama lavorativo sconfortante. Anche i principi, per fortuna, fanno la differenza: la nostra democrazia si basa proprio su questo. Grazie anche per averci ricordato che solo sapendo da dove si è partiti si potrà capire dove si vuole arrivare.
Claudia

Anonimo ha detto...

Eleonora, sono d'accordo e ti sto vicina. Poi metà del libro è dedicata agli stagisti..

Anonimo ha detto...

Cosa vuol dire quindi avere uno stage + equo?

Se con stage + equo e corretto intendi uno stage che non sia fotocopie, segreteria et similari, lo sai ...

... tutti, nessuno escluso, ti darebbero e ti danno ragione.

Lo stage è formazione on-job, e quindi se non insegna un qualcosa che rimane dentro, allora serve a poco e diventa qualcosa di negativo e controproducente.

Se invece con stage + equo si intende uno stage che è equo perchè retribuito, qui non ti si può minimamente seguire.

Questo perchè, come spiegato spesso, assegni centralità per ciò che riguarda gli stage non + all'aspetto legato all'apprendimento, ma all'aspetto legato alla retribuzione, che è elemento totalmente marginale e accessorio all'interno dello stage.

La retribuzione non fa imparare niente, anzi fa pensare di aver imparato qualcosa che poi il più delle volte non si è capaci neppure di spiegare a parole, figuriamoci ad applicarlo nel lavoro pratico di tutti i giorni.

:-)

Un abbraccio

Anonimo ha detto...

c'è però una bella differenza tra stage retribuito e stage con rimborso spese minimo... penso che Eleonora si riferisse a quest'ultimo.

In ogni caso, sarebbe intanto opportuna un'azione repressiva verso le aziende che utilizzano lo stage con finalità di reclutamento di manodopera gratuita. Un esempio banale: se continuo ad assumere laureati assegnandogli mansioni di segreteria per 6 mesi, uno via l'altro, è evidente che prendo segretarie gratis, non stagisti da formare.
Sono sostanzialmente d'accordo con Prime, ma solo nel senso che la mancata retribuzione, sebbene accompagnata almeno da un rimborso spese, sia in virtù di una formazione vera e propria, non solo on-job ma anche con lezioni vere e proprie e attestato degli skill acquisiti a fine stage. Quando lavoravo negli USA ero sempre piacevolmente stupito di sentire nominare una collega per la bravura affermando "appena laureata ha fatto uno stage al Washington Post", c'era quasi un reverenziale rispetto nel dirlo.
Io non ho mai fatto stage, ma ho fatto selezione del personale per quasi 15 anni e a volte leggendo i curriculum mi viene un sorriso amaro "Và questo che pirla, ha lavorato gratis un anno per Tizio", perché so bene che stage faccia tizio. Diciamo che non lo qualifico come 'volpe' ;)
La questione, credo che abbia ragione Eleonora, sta proprio nel cambio della modalità degli stage in Italia. E, aggiungo io, nel dire 'NO' agli stage-fuffa ;)

Eleonora Voltolina ha detto...

Grazie Bloglavoro, hai chiarito molto bene il mio punto di vista.
Forse i Prime rimarrebbero sorpresi se sapessero che io non sono affatto contraria agli stage gratuiti... Già, ma stage gratuiti inseriti in un percorso VERO di formazione, scolastico o universitario. Quindi: gli stage gratuiti possono anche andar bene, se limitati agli studenti delle scuole superiori o agli universitari che devono accumulare crediti formativi.
Gli stage gratuiti non mi stan più bene se invece parliamo di persone che hanno completato la loro formazione, hanno una laurea e magari anche master o corsi di specializzazione. Queste persone sono già formate, già in grado di produrre profitto per l'impresa, e pertanto evitare di retribuirle in maniera adeguata sfruttando le lacune della normativa sugli stage è davvero poco onorevole - eppure fin troppo diffuso.
Ecco perchè io continuo a propugnare la necessità di modificare la normativa, rendendo obbligatorio un rimborso spese minimo "decente" (che, come già in passato ho indicato, a mio avviso dato il costo attuale della vita non può scendere al di sotto dei 5-600 euro mensili) per tutti gli stagisti in possesso di laurea.

PS: Raffa, non vedo l'ora di leggere il tuo romanzo!! Ormai la pubblicazione dovrebbe essere prossima, no??

Anonimo ha detto...

Io ho fatto un tirocinio in un piccolo studio legale due anni fà e sono sincera: sono stata fortunata perchè ho imparato davvero da quasta esperienza e non ho fatto fotocopie! Ho anche seguito udienze ma questo mi rendo conto che sia solo un ago in un pagliaio tanto che ora per finire gli studi faccio la promoter.. L' avvocato non poteva tenermi nemmeno gratis perchè non avevo titoli e io sono triste perchè sarei simasta lostesso anche senza paga...
Fare uno stage gionalistico e dove? Lavoravo per una testata locale e sono stata cacciata a pedate perchè sul trafiletto di 5 righe del paesello di 500 abitanti c' è la mafia... Che schifo!


un saluto

Anonimo ha detto...

@bloglavoro
Retribuzione o rimborso spese minimo, cambiando l'ordine degli addendi, il risultato non cambia.

Si tratta sempre di qualcosa che in entrambi i casi è elemento totalmente marginale e accessorio all'interno dello stage.

A livello di "on-job", la formazione è proprio quella che manca.

Non servono lezioni su skill di apprendimento, serve mettersi al servizio di qualcosa per "sporcarsi le mani" e imparare un mestiere, altrimenti la cosa risulta inutile.

Spesso infatti le colpe sono sia dei datori che applicano male gli stage, sia degli stagisti che sbagliato totalmente l'approccio al periodo di stage.


@eleonora
Gli stage gratuiti vanno bene per imparare.

Sono essi stessi momento formativo.

Possono perciò essere abbinati ai corsi di cui tu parli, come allo stesso modo andare da soli.

Anche qui non esiste differenza in questo.

Le persone di cui parli sono molto raramente già formate e pronte per il mondo del lavoro.

Non è spesso colpa solo loro, ma del sistema formativo che non li aiuta.

Ma rimane il fatto che nella stragrande maggioranza dei casi non sono formate.

:-)

Un abbraccio

Eleonora Voltolina ha detto...

Per una riflessione sullo spinoso e controverso tema della formazione (quando un giovane è formato? quando non lo è? come si fa a valutare il momento esatto in cui un lavoratore comincia ad essere produttivo all''interno di un'impresa?) rimando all'ultimo post: "L'ITALIA È IMMOBILE, MENTRE ALL'ESTERO I GIOVANI CORRONO: UNA TESTIMONIANZA".
Forse, riflettendo, si troveranno alcune - scomode - risposte a questa domanda: come mai la ragazza in questione, brillante neolaureata, qui in Italia viene valutata talmente inesperta ("non ancora formata"?) da meritare solo offerte di stage, e invece in Olanda viene valutata talmente preparata da meritare un contratto e uno stipendio di oltre 2mila euro al mese? La ragazza è sempre la stessa. Il curriculum è sempre lo stesso. Peccato che le opportunità siano ben differenti.
Meditiamo, gente, meditiamo.

Anonimo ha detto...

Carina l'idea di questo blog...
La mia storia in pillole: una laurea vecchio ordinamento, voto più che buono tempo minimo, un master costosissimo, 3 mesi di stage in un'azienda, 2 mesi di stop, 9 mesi di stage in un'altra azienda (3+3+3) e poi tempo determinato al minimo sindacale (2+3) e poi avvicendamento. Da 3 mesi disoccupata, da 9 in cerca di un lavoro. Mi propongono solo stage. E io con lo stage (300€ se va bene più buoni pasto) non ci campo e non risco ad accettarlo perché a un certo punto bisogna dire basta: lo stage si offre agli studenti, io sono un professionista. Ma ora?

Eleonora Voltolina ha detto...

Cara Lilyce, grazie di essere intervenuta. La tua esperienza è tremenda! L'unico consiglio che mi sento di darti è questo: stringi i denti e continua a rifiutare la pioggia di proposte di stage che ti viene rovesciata addosso! Tu alle spalle hai già una laurea e ben 12 mesi di stage: la tua formazione è finita "da quel dì", come dicono a Roma. Hanno davvero una bella faccia tosta a proporti stage col curriculum che descrivi!
Se ti va, puoi scrivermi direttamente a questo indirizzo: eleonora.voltolina@gmail.com.
Un saluto, spero di incontrarti presto di nuovo in questo mio spazio virtuale!

Anonimo ha detto...

@lilyce
Cosa ti fa definire professionista?

Non possiamo mica pensare che tutti quelli che ti fanno un colloquio siano delle persone scorrette e che vogliono approfittarsi della tua persona per usarti per i propri scopi - come spesso ci racconta eleonora ...

E' interessante capire bene alcuni aspetti ...

:-)

Un abbraccio

Eleonora Voltolina ha detto...

La realtà, per fortuna, non è modificabile. Se questa ragazza ha una laurea, un master, e lavora da un anno e mezzo (prima con contratto di stage, poi con contratto a tempo determinato), com'è che qualcuno si permette di mettere in dubbio che lei sia capace di fare il suo mestiere e di produrre profitto?

Anonimo ha detto...

@eleonora
la realtà non è sempre quella che questa ragazza, o altre ragazze/i ci raccontano, così come non è necessariamente quella che imprenditori, avvocati, dipendenti pubblici, manager, spazzini, vigili del fuoco, etc etc. ci raccontano.

Nessuno di noi, ne te, e neppure lei è in grado di poterci dire in pieno se questa ragazza è in grado oppure no di lavorare effettivamente, oppure necessita/necessitava di altri stage.

Diverse cose fanno pensare, tra queste il fatto che abbia esercitato tanti stage - ma per quale mestiere? - il fatto che le vengono proposti solo stage a quanto ci dice - ma lei cosa cerca? e quali sono le sue effettive capacità? - il fatto che in definitiva di questa ragazza non sappiamo niente - chi è? cosa fa? cosa non fa? in che settore? e via dicendo - il fatto che questa ragazza potresti anche essere tu, perchè no?

:-)

Eppure, sembra che di noi a quanto dici sai poco - ma sei pronta a criticare - di questa ragazza sai decisamente molto meno - eppure non ci si deve permettere di dubitare di quel che ci scrive.

La coerenza dove la hai lasciata?

La realtà, per fortuna, non è modificabile.

:-)

Eleonora Voltolina ha detto...

Uelà, sono stata scoperta: ho la marzullite! mi faccio le domande (sotto falso nome) e poi mi rispondo da sola!
;-)

Anonimo ha detto...

@prime
Vedi, io non penso di essere un buon professonista, ma un professionista. è diverso. Secondariamente se il mio "datore di lavoro" pensa che io non sia in grado di svolgere il mio lavoro dovrebbe dirmi che non faccio al caso suo e non tentare di farmi lavorare gratis! Nella mia prima esperienza di stage io ero l'unica a ricoprire il mio ruolo, non avevo un tutor a cui rispondere, qualcuno che mi insegnasse il lavoro. In sintesi: se i miei colleghi e i miei clienti mi riconoscevano com una professionista anche quando ero una stageista, io mi ritengo una professionista. Se ho sbagliato lavoro vogli sentirmelo dire apertamente così smetto di perdere tempo.
@eleonora
Grazie! Io non mollo! Se devo ricominciare da zero, comincio cambaindo lavoro e dando un senso alla nuova gavetta! ;)

Anonimo ha detto...

@prime
Scusa: non ho risposto atutte le tue "domande". Allora i 3+3+3 mesi di stage nella stessa azienda iniziavano sempre con una promessa d'assunzione, per quello accettavo. Che poi se io non fossi stata capace mi avrebbero lasciata a casa dopo i primi 3 mesi, no? Non avrebbero continuato a tenersi un'incapace (con l'apostrofo perché sono donna), e soprattutto non mi avrebbero fatto i due contratti (diciamo che il mio capo li ha quasi supplicati di tenermi anche a indeterminato, ma è stato inutile). Diciamo che anche grazie al mio lavoro (lavoravo comunque in staff) il cliente di cui mi occupavo ha deciso di aumentare il compenso alla nostra azienda di 500mila ero l'anno. Hai letto bene: nel 2008 €500mila in più rispetto al 2007.
E già prima non erano pochi.
Cmq se clicchi sul mio nome, dovresti essere indirizzata al mio sito (dovresti se tutto funziona), così saprai chi sono (nome e cognome) cosa faccio e per chi lo faccio.
Quello che cerco è semplice: cerco un lavoro, meglio se nel campo per cui ho studato per anni, che venga pagato come tale, che mi permetta di vivere nella città in cui lavoro, che fidati: tutto è fuorché economica. Non accetto cocopro a 600€ al mese perché se lavoro 8 ore (anche se poi in realtà sono quasi sempre 10) non accetto che me ne paghino 4.(Io beneficenza la faccio, in un campo che mi piace, e non prché sono buona, ma perché aiuta più me che altri, ma la faccio per chi dal mio lavoro non guadagna una lira, e non milioni di euro.) Ma soprattutto voglio almeno il minimo sindacale perché a 27 anni non voglio dover chiedere i soldi a mamma e papà, visto che all'università mi sono mantenuta con le borse di studio e coi lavoretti e visto che, nonostante abbia preso un prestito d'onore per fare il master, i miei mani alle tasche se le sono comunque dovuti mettere: nei 12 mesi di stage (di cui 6 non retribuiti) mi ha mantenuto mio padre coi risparmi di una vita. Perché al mondo ci sono anche i filgi degli operai, e anche noi abbiamo diritto a lavorare.

Eleonora Voltolina ha detto...

Cara Lilyce,
la tua testimonianza è preziosa, grazie mille per aver raccontato un po' meglio la tua esperienza.
Alla luce dei dettagli che hai dato sulla tua vita professionale, non posso che riconfermare la prima impressione che avevo avuto: sei una ragazza che vale e quindi non chinare la testa di fronte alla pioggia di stage!
"Purtroppo" hai "solo" 27 anni, questo certamente può essere un handicap, i datori di lavoro danno troppo spesso per scontato che a 27 anni uno non possa pretendere uno stipendio vero, che tanto ci saranno i genitori a sostenerlo.