martedì 6 maggio 2008

PER CHI SUONA LO STAGISTA - NON PER LE PICCOLE IMPRESE

Le piccole imprese raramente prendono stagisti. Non lo dico io: lo dice Excelsior, l'indagine di Unioncamere*. Così possiamo finalmente mettere una pietra sopra a tutte le polemiche sul perchè e percome nella Lista dei Buoni ci siano quasi esclusivamente grandi aziende. La verità è sempre il miglior argomento: basta cercare i dati.
Eccoli: il 10,8% delle imprese italiane ha preso stagisti nel 2006.
La precisazione interessante è suddividere questa percentuale in base alla grandezza dell'azienda. Un misero 8% delle microimprese (da 1 a 9 dipendenti) ha preso stagisti. La percentuale sale a 16,3% nel caso delle piccole imprese (da 10 a 49 dipendenti). La percentuale sale ancora (35,4%) nel caso delle medie imprese (da 50 a 249 dipendenti). E continua a salire nel caso delle grandi imprese (da 250 a 499 dipendenti): il dato è 56,8%. Fino ad arrivare, in un climax perfetto, alla percentuale più alta, 62,5%, relativa alle imprese con più di 500 dipendenti.
Ecco spiegato, semplicemente e inoppugnabilmente, perchè spesso quando si parla di stage non si parla di piccole e medie imprese, ma di multinazionali. Perchè è lì che il fenomeno dello stagismo è più presente.
Certo, le microimprese rappresentano una grande fetta (più o meno il 70%) del mercato del lavoro italiano: ma sono bar, negozi, fotocopisterie, agenzie immobiliari... Tutti posti dove non serve certo fare lo stage per imparare il mestiere!
C'è da aggiungere che proprio le aziende più grosse hanno di solito i comportamenti più corretti con gli stagisti: erogano rimborsi-spesa più alti, per esempio. Quelle poche piccole imprese che prendono stagisti, al contrario, lo fanno troppo spesso a livello "dilettantistico": prevedendo rimborsi spesa pari a zero o poco più di zero, e mettendo il cosiddetto stagista subito al lavoro, senza una figura (tutor) di riferimento. Dimostrando in questo modo di volere, più che un giovane da formare, un dipendente a basso costo da sfruttare.

*Unioncamere, attraverso l'indagine Excelsior, intervista ogni anno oltre 100mila imprese con almeno un dipendente di tutti i settori economici e di tutte le tipologie dimensionali. Per ampiezza e profondità di analisi Excelsior è lo strumento informativo più completo oggi disponibile per la conoscenza dei fabbisogni delle imprese sul mercato del lavoro.

22 commenti:

Sgreyz ha detto...

niente di più azzeccato by stagista a vita

Anonimo ha detto...

Sottolineo un altro importante problema che coinvolge le imprese di tutte le dimensioni:viene offerto un contratto di stage anche a quelle persone che magari ne hanno già svolti uno o più in precedenza,trattando tutti i soggetti allo stesso modo e considerandoli tutti inesperti.

Anonimo ha detto...

Certo che le cerchi davvero tutte Elly per cercare di avere ragione in una causa persa ... hai la nostra stima sincera per questo tuo annaspare.

Se sapessi cosa c'è dietro a questo tipo di sondaggi che hai citato, e il valzer di poltrone che determina la scelta di certe cose, forse cambieresti abbastanza idea su quello che hai scritto, ma tant'è ...

Ti rispondiamo al volo con alcune delle parole della competente - al contrario tuo - Luisella, che racconta come ...

Entrare nelle grandi aziende anche come stagisti, ha senso?
A sentire gli esperti, sì; spendono miglioni euro in politiche di employer branding, ma alla fine ti vendono un sogno: lo stage.
Se sei sveglio capisci in fretta che con 5 euro al giorno comprano il tuo impegno, la tua preparazione, la tua voglia e dedizione al lavoro per 12, 13 ore al giorno, sabato e domenica, se serve. Solo con il miraggio della carriera.
Poi i più fortunati e i più bravi nelle politiche di corridoio e nelle pubbliche relazioni vedono trasformare lo stage in un contratto da 1100 € al mese.
Quando non riuscirò a non chiedere il conguaglio a casa per l’affitto?
Quando potrò pensare ad una famiglia?


Oppure forse serve citare Sportello Stage che fa ricerche e sondaggi non commissionati ad arte il quale ci dice che ...

Quali sono le cifre degli stage? Secondo Sportello Stage per sette giovani su dieci il tirocinio dà origine ad un rapporto di lavoro stabile e continuativo. Lo stagista tipo - sempre secondo le stime di ACTL-Sportello Stage - è donna, giovane laureata ed effettua il proprio stage in aziende di medio-piccole dimensioni. Sono infatti le pmi ad aver compreso appieno le utili dinamiche bilaterali che legano l'azienda al tirocinante. Il 78% delle imprese offerenti stage sono infatti di dimensioni medio-piccole (con un numero di addetti inferiore a 200).

Tutti quelli che conoscono un minimo gli uffici stage universitari - e non è il tuo caso questo è chiaro - sanno che una % decisamente superiore al 50% degli stagisti effettua il proprio stage dentro PMI.

Ma ci fermiamo: sono cose che sanno tutti, disponibili da secoli sulla Rete, basta avere le competenze giuste ...

:-)

Un abbraccio

Anonimo ha detto...

Ma Prime sta cercando di mettere in dubbio i dati oggettivi e certificati dell'indagine di Unioncamere??

Anonimo ha detto...

Vedo che qui, tra post e commenti, si riproduce in piccolo quello che accade sempre di più in questo Paese: giornalismo da una parte e propaganda dall'altra.
Posso non essere sempre d'accordo con te, ma di certo hai la mia stima.

il microblogger ha detto...

Bravissima Eleonora, post azzeccato in pieno. Secondo me la cosa è ancora più interessante perché spiega la disparità tra la percezione del problema della precarietà e la sua consistenza effettiva in termini di numeri. Le grandi aziende, con le relative dinamiche di stage e di precarietà, si trovano per lo più in aree urbane, concentrate, con grande scambio d'informazione e copertura mediatica. Le piccole aziende, dove minore è l'incidenza del lavoro precario, caratterizzano di più la provincia, che ha flussi informativi meno intensi. Il risultato, a mio parere, è che la percezione complessiva della precarietà è maggiore nelle città che fuori, e certamente la percezione della sua drammaticità è superiore rispetto a quanto si potrebbe pensare stando alle statistiche ufficiali (che la valutano come complessivamente contenuta - vedi anche i vari Ichino, Maroni, Tiraboschi). Questo, beninteso, nulla vuole togliere a quella che ho appunto chiamato la "drammatica" situazione di tanti - troppi - stagisti. Andrea.

Anonimo ha detto...

Ragazzi, non esistono cose che dimostrano, ma solo cose che mostrano.

Nessuno parla mai in sistemi di questo tipo di dimostrazioni, ma solo di fotografie fatte con parametri estremamente variabili.

E' vero che questo sistema è quello che - a livello teorico - ci dovrebbe dare il margine minore di errori possibili.

Ma è davvero cosi? Visto che ci si riempie sempre di belle parole conoscendo poco i contesti sottostanti, diamo un'occhiata ad una serie di parametri ...

Una premessa: ci viene raccontato che ...

Excelsior è il Sistema Informativo realizzato per il decimo anno consecutivo da Unioncamere
e dal Ministero del Lavoro. Unioncamere, attraverso l’indagine Excelsior, intervista
ogni anno oltre 100.000 imprese con almeno un dipendente di tutti i settori economici
e di tutte le tipologie dimensionali, per chiedere di rendere noto in modo analitico il proprio
fabbisogno di occupazione per l’anno in corso. Per ampiezza e profondità di analisi,
Excelsior è lo strumento informativo più completo oggi a disposizione dell’opinione pubblica
per la conoscenza dei fabbisogni delle imprese sul mercato del lavoro.


Ma non perdiamo di vista inizialmente una coppia di altre informazioni che ci vengono date ...

Differenza di analisi tra grandi imprese e PMI

Ci raccontano sempre che ...

La rilevazione diretta tramite questionario per le Imprese di maggiori dimensioni
è stata realizzata dagli Uffi ci di statistica delle Camere di commercio, dalle
Unioni Regionali delle Camere di commercio e dall’Istituto Tagliacarne con
il coordinamento dell’equipe del Centro Studi Unioncamere


Allo stesso tempo, ci viene però anche raccontato che ...

Unioncamere, per la realizzazione del Sistema informativo Excelsior, si è avvalsa
della collaborazione della società Gruppo Clas di Milano, per l’impostazione metodologica e per tutte le attività di analisi
ed elaborazione statistica. Le interviste alle imprese con meno di 250 dipendenti
sono state realizzate con tecnica C.A.T.I. (Computer Aided Telephone Interview)
dalla società Atesia S.p.A. del Gruppo Almaviva Italia, appositamente selezionata
tramite gara europea.


Ci soffermeremmo a farvi notare come mentre per le grandi imprese esiste una rilevazione di livello certamente estremamente elevato, qualche fondato dubbio insorge sull'aspetto PMI affidato al + grande call center italiano, con annessi e connessi.

Non usciamo, insomma, dal fattore umano, capace di determinare alti tassi di errore, oltre a caratteristiche individualiste molto elevate.

Generalizzando, non è raro sentire raccontare di operatori non corretti di call center che riempiono da soli certi questionari, poichè anche pressati magari dai loro superiori ad esempio, e via dicendo.

E' quindi una osservazione legata non alla ditta in questione che conosciamo come molto seria, ma al sistema stesso che non può essere definito a livello paradigmatico cosi perfetto come lo si presenta.

Visioniamo altri passaggi ...

Vi è, tuttavia, una fascia ancora consistente di operatori (facenti riferimento essenzialmente
ad aziende di piccole e piccolissime dimensioni, concentrate nel settore manifatturiero
e localizzate al Centro-Sud) che è stata solo lambita dall’andamento più favorevole
dei mercati e non mostra una particolare fi ducia nella capacità pervasiva della ripresa
nell’immediato futuro, tale da legarvi anche una nuova espansione dei programmi occupazionali.
Ma il 9,3% delle aziende si dichiara comunque pronto a creare nuova occupazione
al verifi carsi di determinate condizioni, riconducibili essenzialmente alla riduzione
del costo del lavoro o della pressione fiscale.


Teniamo d'occhio che abbiamo imprese che "si dichiarano" su una serie di variabili e caratteristiche.

Non ci sembra una indicazione oggettiva questa, ma solo un aspetto certamente interessante, ma sempre una semplice fotografia.

Quante volte nelle aziende che conosciamo siamo tutti stati chiamati da rilevatori - questi compresi - e abbiamo dato le risposte che in quel momento ci venivano, per la fretta di stare facendo altro.

Forse risposte corrette e coerenti, ma forse no.

Sono sempre dati empirici.

D'altro canto, anche i dati espressi dalla nostra amata ricerca ci dicono che:

Indipendentemente dall’intenzione o meno di assumere nel corso del 2007, la modalità
in genere maggiormente utilizzata dalle imprese per trovare le figure professionali di
cui hanno bisogno si conferma (e, anzi, appare ancor più diffusa) quella della “conoscenza
diretta”. Le assunzioni riguarderebbero infatti per lo più personale già conosciuto e
già “testato” attraverso precedenti rapporti lavorativi (dipendenti a termine cui si intende
rinnovare il contratto o trasformarlo in un contratto tempo indeterminato, collaboratori,
tirocinanti, ecc.), come segnala il 43% delle imprese assumenti nel 2007 (si arrivava
invece a sfiorare il 39% nel 2005).


Ci sembra molto lontano da quello che è il tuo pensiero, e invece molto vicino a quello che è il nostro - ma sono sempre dati empirici.

Interessante di nuovo ...

Nell’ambito del Sistema Informativo Excelsior è stata avviata una sperimentazione
volta ad anticipare la possibile evoluzione a medio termine della domanda di lavoro e
dei fabbisogni professionali del settore privato. Essa si inserisce in una più ampia attività
finalizzata alla valutazione delle tendenze complessive della domanda di lavoro, nella
convinzione che il Sistema informativo Excelsior acquisisca ulteriore valenza informativa
e interpretativa nella misura in cui è in grado di fornire elementi previsivi estesi al medio
periodo, così da poter rendere possibile l’impostazione di piani di programmazione delle
politiche formative ai diversi livelli.


La valenza informativa ulteriore acquisita non fa una piega - e in linea con una azione informativa che non è mai definitiva e oggettiva, come non potrebbe esserlo.

Altro forte limite oggettivo che non permette di abbinare quello che ci racconti al sistema degli stage è proprio quel che ci hai detto anche tu: non esistono stagisti nei bar - ma attenzione, anche nelle aziende agricole, oppure nelle fabbriche.

Lo stesso sistema, che conosci poco, ci dice che "i dati sulle forme lavorative vanno letti in contesti di settore e di macrosettore".

Dire perciò che le le grandi aziende prendono + stagisti come hai fatto non ha significato, semplicemente perchè non hai contestualizzato i tuoi dati.

Di fatto, trascurare che per sapere i dati veri degli stage si debba far ricorso non ad unioncamere, ma al sistema universitario è cosa abbastanza grave, considerando che il fattore stage è anche qui visto in aspetti davvero marginali.

Il sistema affronta direttamente la questione dello stage sono a pagina 263 e 304 in maniera riassuntiva:

La sezione 5 ha rilevato l’attività formativa promossa dall’impresa nel 2006 a favore
dei propri dipendenti (per i principali livelli di inquadramento), la durata della formazione
stessa, le sue modalità, nonché alcuni dati riguardanti l’utilizzo di personale in
tirocinio formativo/stage da parte dell’impresa stessa.


Interessante notare come questa pubblicizzata ricerca ci parla di stage come elemento formativo, e non di stage come lavoro.

D'altro canto, chi ha concepito la ricerca a livello teorico conferma una competenza che a molti commentatori e blogger che si esprimono sul settore manca sempre.

A pag. 315 troviamo il modulo da riempire, che mette però di nuovo sotto forma di lavoro lo stage ... svista? Confusione? Superficialità?

Potremmo dire semplicemente fretta.

Anche perchè, a pagina 329, si recupera dando la definizione corretta di stage:

Stage e tirocini
Lo stage, o tirocinio formativo e d’orientamento, è un periodo di formazione “on the
job” presso un’azienda e ha come obiettivo quello di “realizzare momenti di alternanza
tra studio e lavoro nell’ambito dei processi formativi e di agevolare le scelte professionali
tramite la conoscenza diretta del mondo del lavoro “ (Legge n. 196/97).
I principali destinatari sono gli studenti che frequentano la scuola secondaria, l’università
o corsi di qualifi ca e specializzazione, nonché i neodiplomati e i neolaureati.
Inoltre, possono essere utilizzati anche da disoccupati e inoccupati al fi ne di agevolare
le scelte professionali.
Il numero di tirocinanti che un datore di lavoro può ospitare è determinato dall’attività
dell’azienda e dal numero dei dipendenti.
Nell’indagine Excelsior, sono state considerate le attività di formazione svolte tramite
tirocini e stage. Sono stati rilevati, inoltre, il numero di tirocini/stage attivati e la
relativa durata media (in mesi).


Bravi Excelsior.

Torniamo alle cose che elly ci racconta ...

Detto tutto quel che si è detto ora, anche qui elly ci da dati generali, che non contestualizzati non hanno senso.

A pag. 263 si parla di;

1. microimprese e piccole imprese - fino a 50 dipendenti a tempo indeterminato.

2. medie imprese: da 50 a 250 dipendenti a tempo indeterminato.

3. grandi imprese: oltre 250 dip.

al punto 1: abbiamo dei picchi di uso dello stagista - sempre secondo Excelsior - che vanno dall' 1% (settore minerario) al 14% (settore alberghiero) per le micro imprese, e dal 4,4% (industria meccanica) fino addirittura al 40,1% (settore alberghiero) ...
Riassumento, i picchi sono vari, dal 1% al 40,1 % ... però ...
... in queste medie abbiamo anche stagisti nel settore minerario ...

al punto 2, medie imprese: picchi tra 15,7% e 63,1% ...

Anche considerando che questa raccolta dati sia davvero attendibile al 100%, le storie sono abbastanza diverse da quelle che ci racconti ...

Comunque, alleghiamo a voi tutti la ricerca scelta da elly, cosi che vi rendiate conto da soli delle cose che vi vengono raccontate, e della qualità delle informazioni che vi vengono date.

Rapporto Excelsior 2007

Infine, in sintesi: nessuno vuole dire che il progetto Excelsior non sia valido, anzi.

E' la strumentalizzazione che tu vuoi farne e il volerlo utilizzare per dimostrare cose legate a dei tuoi punti di vista ad essere quel che è profondamente sbagliato.

Abbiamo visto in questi giorni a cosa porta la mitizzazione e la rilevazione non oggettiva di certe cose: anche l'Agenzia delle Entrate e Visco erano convinti di fare una cosa giusta con la pubblicazione delle dichiarazioni dei redditi su internet - oggi hanno scoperto di aver fatto una cosa profondamente sbagliata.

Ogni cosa ha i suoi punti di vista, e certamente in quel caso sono state sottovalutati gravi elementi.

In questo caso? Non lo possiamo dire, sono sempre punti di vista e interpretazioni di dati arbitrari.

Excelsior Informa, Non Dimostra, del resto.

:-)

Un abbraccio

Eleonora Voltolina ha detto...

Al di là dei contenuti, che mi sembrano alquanto fumosi, devo pregare i Prime di essere più sintetici. Il commento è lungo 170 righe "giornalistiche": equivarrebbe a un articolo di 3 PAGINE su un settimanale. Francamente, troppo.

Eleonora Voltolina ha detto...

Giusto per dare una pietra di paragone: il mio post è lungo 38 righe, circa un quarto del commento dei Prime.

Anonimo ha detto...

@eleonora
si, forse hai ragione, era un po troppo lungo l'intervento, chiediamo venia, ma cercare di condensare per tutti 330 pagine di documento non era cosi facile, per questo lo abbiamo allegato, così ogni persona può essere libera di farsi la propria opinione sulla base dei fatti.

I tuoi erano espressi decisamente in maniera troppo semplicistica per poter risultare reali.

:-)

Un abbraccio

Eleonora Voltolina ha detto...

Cari Prime,
i "miei fatti" erano alcuni dati di un'indagine. Dati generali: non si può certo pretendere che tutti abbiano voglia di leggersi 300 pagine di ricerca per ogni argomento che quotidianamente esce sui giornali, sulla Rete, in tv.
Anche voi avreste fatto meglio, anzichè citare paginate e paginate, a condensare il vostro commento offrendo una breve sintesi dei dati che, a vostro avviso, "ribaltavano" (?!) la versione che io avevo offerto ai lettori attraverso il mio post.
Non mi sembra che l'abbiate fatto: come sempre, mi pare che il vostro commento sia tanto fumo e niente arrosto, e che le mille precisazioni che vi siete affannati a sottolineare non cambino di una virgola la sostanza.
Il fatto è che le microimprese, da uno a nove dipendenti, costituiscono circa l'80% di quella galassia che viene definita "pmi", cioè piccole e medie imprese. E l'indagine Excelsior dimostra che le microimprese, OVVIAMENTE, prendono pochissimi stagisti.
Voi continuate nei vostri commenti a destra e a manca ad affermare che le pmi sono il 97% delle imprese italiane: e ciò è fuorviante, perchè da quel 97% va tolta l'enorme percentuale delle micro-imprese, che PER QUANTO RIGUARDA GLI STAGE non fanno testo - essendo bar, negozi etc, e pertanto non avendo bisogno/possibilità di ricorrere a stagisti.

Anonimo ha detto...

Elly, i motivi del ribaltamento - anche se non parleremmo di ribaltamento, ma piu di grosse imprecisioni e notevoli incongruenze, oltre a sommarietà delle informazioni di cui peraltro tu hai responsabilità fino ad un certo punto - andavano comunque spiegati altrimenti non sarebbero stati comprensibili.

Per la lunghezza già detto, probabilmente hai ragione, ma in questo caso era necessario.

Se poi per te le molte indicazioni non cambiano la sostanza, forse necessiti di lenti bifocali?

;-)

Tu nell'articolo ci parli di piccole imprese ... ora ci parli di micro-imprese (le quali comunque, settorializzate, non hanno allo stesso modo le % che tu indichi ma anzi superiori, sempre avendo come assunto che chi nelle microimprese ha risposto a questa indagine lo abbia fatto in maniera sincera - magari aveva 3 stagisti e per paura ha scritto che non ne aveva, che è la cosa + facile del mondo che possa essere successa, in particolare nel centro-sud) ... insomma deciditi: l'articolo è sulle piccole imprese, o sulle micro-imprese?

Il titolo non collima già + ...

In diverse altre indagini, che sono molto + settorializzate di questa, e che hanno una lente principale sullo stage a differenza di questa - vedi quella di Sportello Stage - abbiamo risultati opposti: le microimprese e le piccole imprese sono quelle che prendono un maggior numero di stagisti.

Basta farsi un giro negli uffici stage delle univ. per rendersene conto da soli.

Nulla è fuorviante: le pmi sono il 95-97% delle imprese italiane, e questa è la realtà.

D'altronde, anche un soggetto che non è discutibile come serietà quale è Confindustra categorizza le imprese in Piccole, Medie e Grandi.

La categorizzazione "micro-imprese", come tutti sanno, è una categorizzazione creata ad hoc senza alcun definizione e/o aspetto tecnico.

Altrimenti potremmo anche dire che le imprese da 0 a 1 dipendente sono le "micro-micro-micro-imprese", e secondo i tuoi parametri di valutazione sarebbe corretto dirlo.

E quindi, dove sarebbe scritto che le microimprese sono solo bar e negozi?

Questo vecchio adagio ha poco senso.

La grande maggioranza delle agenzie di comunicazione che non hanno valenza estera ad esempio, sono micro-imprese: è raro trovare dentro di queste + di 9 dipendenti a tempo indeterminato.

Tutte o quasi hanno uno stagista, se non si più.

Molta parte del settore Terziario rientra in queste caratteristiche, e ti stupiresti nel sapere quante imprese famose nel marchio sono piccole, alcune anche micro-imprese.

Forse certi parametri di analisi andrebbero rivisti, essendo fuorvianti.

;-)

Un abbraccio.

Eleonora Voltolina ha detto...

Forse i Prime pensano che le persone che leggono siano sceme. E' l'unico commento che mi viene da fare leggendo la loro obiezione: "Tu nell'articolo ci parli di piccole imprese... ora ci parli di micro-imprese".
Peccato che loro abbiano sempre affermato che il 97% del mercato del lavoro italiano è costituito dalle pmi. E in questa percentuale, guarda un po', sono comprese le microimprese. Anzi, sono proprio le microimprese a fare la parte del leone.
Per quanto riguarda le agenzie di comunicazione e altre attività simili, nel 99% afferiscono alla categoria "piccole imprese" (da 10 a 49 dipendenti).
Pertanto, perfavore, basta con questi commenti-fiume tesi unicamente a creare confusione nei frequentatori del mio blog.
Che non sono, ripeto, scemi.

Anonimo ha detto...

Meno male che non sono scemi, ci eravamo preoccupati alle volte ...

:-))))

Agenzie di comunicazione: nel 99% forse aderiscono alla categoria "microimprese" - da 0 a 9 dipendenti a tempo indeterminato ... ma non è il tuo settore, per carità, sei scusata ...


Un abbraccio

Anonimo ha detto...

ma io mi chiedo: "cari prime, se evidentemente siete sempre e cmq contro ogni affermazione di eleonora, perchè continuare a scrivere in questo blog???". E' inutile cercare atraverso fumose argomentazioni di confutare la veridicità di quanto sostenuto. Le critiche, a mio parere, hanno un senso solo se costruttive e continuare a negare la realtà sul mondo degli stage e più in generale sul mondo malato del lavoro in Italia è stupido. Se la realtà fosse un'altra, stage uguale a formazione, formazione uguale a possibilità di lavoro, non saremmo neanche qua a parlarne.Ma la situazione è drammatica (giovani che campano, ripeto, grazie alle vecchie generazioni e senza possibilità concreto di costruirsi un futuro in autonomia) e negarlo ripeto oltre che stupido è controproducente.

Eleonora Voltolina ha detto...

Sono particolarmente d'accordo con l'Anonimo quando dice: "Se la realtà fosse un'altra, stage uguale a formazione, formazione uguale a possibilità di lavoro, non saremmo neanche qua a parlarne."
Perchè sinceramente io non ho tempo da perdere, così come non credo che la maggior parte dei lettori / frequentatori ne abbia.
Perchè quindi dovremmo discutere, scrivere, elaborare proposte, perchè io in prima persona dovrei perdere ore e ore per gestire questo blog, se il problema "stage" non esistesse?
Ecco, appunto. Ma il problema esiste. Prova ne siano le parole di tutti gli stagisti ed ex stagisti con cui ho parlato in questi ultimi mesi. Gente sconosciuta che mi ha scritto via e-mail per sfogarsi, raccontarmi la sua storia, chiedermi consiglio. Prova ne sia che ogni settimana, ogni giorno aumentano le visite a questo blog.
Il problema esiste, nella stragrande maggioranza gli stage sono un modo per poter avere un dipendente a costo zero o semizero, e negarlo - come ho detto già tante volte - non cambierà magicamente la situazione.

Anonimo ha detto...

@eleonora
che tu non abbia tempo da perdere colpisce.

:-))))

Battute a parte, lo stage è formazione.

C'è sempre chi fa male le cose si sa, e si approfitta. Ma generalizzare e avere visioni negative è sempre sbagliato.

Il problema stage esiste, te lo diciamo da tempo: ma non è come tu lo descrivi, e da questo punto di vista perdi tempo.

Siamo anche noi pieni di gente che ci scrive per dire che abbiamo ragione ...

E' il mondo dei punti di vista.

:-)

Un abbraccio

Eleonora Voltolina ha detto...

Forse i Prime pensano che la faccetta :-)))) mitighi la maleducazione e l'offensività della frase "che tu non abbia tempo da perdere colpisce".
Ma ho ormai deciso di portare pazienza con loro e con i loro commenti infelici. Se si divertono tanto a infestare il mio blog con critiche, offese e pietose ironie, li lascio fare. Tanto poi ognuno è capace di valutare.

Anonimo ha detto...

cari prime, allora in che modo lo stage è formazione?voi cosa insegnate ai vostri stagisti?perchè se è formazione non dovreste fare eseguire loro le comuni attività che svolge un normale dipendente, giusto?e se è solo formazione perchè gli vengono assegnati i compiti normali di un qualsiasi stipendiato con il vincolo di attenersi agli stessi orari e alle stesse regole???inoltre, perchè dopo un anno e più di stage alla stessa persona viene proposto cmq un altro stage?la persona non è stata abbastanza formata?si deve formare fino all'età pensionabile?come vedete c'è qualcosa che non funziona..e negarlo, ripeto, è STUPIDO.

Anonimo ha detto...

Lo stage, o tirocinio formativo e d’orientamento, è un periodo di formazione “on the
job” presso un’azienda e ha come obiettivo quello di “realizzare momenti di alternanza
tra studio e lavoro nell’ambito dei processi formativi e di agevolare le scelte professionali
tramite la conoscenza diretta del mondo del lavoro


Ti dice niente "formazione on the job" come frase?

:-)

Un abbraccio

Anonimo ha detto...

conosco perfettamente la normativa vigente..belle parole..alternanza fra studio e lavoro..peccato che la realtà sia lavorare non pagati, punto e stop. Poi alternanza fra studio e lavoro, formazione, ecc a trent'anni suonati??mi sembra un pochino ridicolo.

Anonimo ha detto...

@anonimo
Succede in tutto il mondo.

Dispiace tu sia vittima delle tue brutte esperienze.

:-)

Un abbraccio