lunedì 29 settembre 2008

E SE LE AZIENDE PRENDONO TROPPI STAGISTI, COSA RISCHIANO? NIENTE

La questione dei limiti imposti dalla normativa vigente rispetto al numero di stagisti nelle aziende ha un tallone d'Achille che quasi nessuno conosce. Il fatto cioè che un'azienda che trasgredisce non rischi, in pratica, nulla.
Lo spiega bene la vicenda di Riccardo Dominici (la versione completa è sul suo sito Occhio allo Stage), che nel 2002 frequenta un prestigioso master, a conclusione del quale (come quasi sempre accade) è previsto uno stage in un'azienda convenzionata. Riccardo capita però in un'impresa microscopica, che impiega contemporaneamente ben tre stagisti - ma di dipendenti ne ha soltanto uno. Di fronte a questa ingiustizia lui si incaponisce, e pretende che questa illegalità sia messa nero su bianco: interpella la Direzione provinciale del lavoro, e dopo qualche mese riesce a ottenere un documento ufficiale che dimostra che l'impresa ospitava il triplo degli stagisti consentiti.
Il punto è che, malgrado questa evidenza, l'impresa non viene in alcun modo sanzionata: «Perché la norma è di quelle cosiddette "sine santione"» spiega Riccardo «cioè non prevede una sanzione a fronte della sua violazione».
Dal suo sito Riccardo propone, in questo senso, una modifica della normativa sugli stage che può a buon diritto andarsi ad aggiungere alle altre che qui vengono discusse ormai da molti mesi: che vengano cioè previste adeguate sanzioni pecuniarie per scoraggiare le aziende a violare la normativa.
Purtroppo nel nostro Belpaese, infatti, specialmente in tema di lavoro, le norme che non prevedono sanzioni rimangono spesso - come questa vicenda dimostra - lettera morta.

10 commenti:

Anonimo ha detto...

Ma è scandaloso! Com'è possibile che non sia prevista neanche una multa?? Come si può pretendere che la legge venga rispettata se non si mette una pena per chi la viola??
Il punto è sempre quello, e fa bene Eleonora Voltolina a insistere: ci vuole una modifica della legge, per tutelare finalmente anche noi stagisti.

Elena

Anonimo ha detto...

vi invito a vedere questo video fatto da un gruppo di studenti di produzione cinematografica di cinecittà..sperando che il cinema sia adoperato sempre di piu per scopi sociali...grazie

http://it.youtube.com/watch?v=ixS-etJjGVE

da stufieprecari.blogspot.com

Anonimo ha detto...

Sì è un notevole gap nella disciplina del lavoro. Posso aggiungere solo che l'Italia è l'unico paese europeo, insieme alla Grecia, in cui questa pratica dello sfruttamento di stagisti non prevede una pena pecuniaria (mi sfugge però la posizione della Turchia in merito). In ogni caso, siamo indietro di molto su tutta la legislazione riguardante gli stage. Un esempio non banale, che forse Eleonora potrà fornirti qualche spunto, è il fatto che agli stagisti non vengano somministrati i corsi di sicurezza sul lavoro, ormai obbligatori per qualsiasi CCNL- Sono ore retribuite e ben spese, inoltre qualsiasi lavoratore, quindi anche lo stagista, dovrebbe aver diritto a ricevere queste informazioni.

Anonimo ha detto...

benvenuti nel bel paese...

Anonimo ha detto...

Scusa Bloglavoro, tu hai informazioni su come funziona lo stage negli altri paesi? Mi interesserebbe!

Riccardo Dominici ha detto...

Cara Eleonora,

ti ringrazio di cuore per lo spazio che hai voluto dare sul tuo conoscutissimo blog ad "occhioallostage".
Purtroppo ancora oggi non esiste una normativa che regoli la materia sotto il profilo sanzionatorio, anche se al tempo stesso, mi chiedo a cosa potrebbe servire.
Da un parte sarebbe giusto prevedere una pur simbolica sanzione che riesca a dare il senso della presenza delle istituzioni nella tutela di interessi così ampiamente diffusi come quello di cui ci occupiamo.
Dall’altra però mi rendo parimenti conto di quanto sarebbe difficile applicarla da parte di un apparato da basso impero che talvolta non riesce a perseguire neppure i reati penali più efferati.
La proposta di modifica alla legge da me presentata sul sito vuole essere infatti solo una provocazione, avendo strutturato il testo sì da mettere in evidenza tutti i pericoli che può correre una persona che si avvicina al mondo della formazione successiva agli studi tradizionali, sia nel periodo d’aula che durante lo stage. Da laureato in legge mi rendo perfettamente conto dell’improponibilità di un simile testo nella realtà normativa.
Quindi non ci si può fare proprio nulla? No, si può e molto. Promuovendo iniziative come le nostre che stimolino l’etica degli enti formatori e delle imprese, facendo da deterrente a comportamenti scorretti. La lista delle imprese virtuose da te stilata è molto più incisiva di qualsiasi legge. E dimostra che l’impresa, se fatta bene, è la più grande risorsa di una collettività. Chi rischia ogni giorno tutto quello che ha per essere imprenditore non può che essere ammirato, purchè ciò avvenga nel rispetto dei diritti fondamentali della persona, cosa che nel mio caso (e non solo purtroppo) non è avvenuta.
Penso inoltre che questo stato di cose così selvaggio sia anche una reazione (certo ingiusta e sproporzionata) a tanti anni di arroganza sindacale (più o meno accentuata nelle varie sigle, non sono tutte uguali). Non si potrebbe trovare una giusta misura tra esigenze di flessibilità (ineludibile per sopportare la concorrenza planetaria) e diritti basilari della persona (che può essere si utilizzata flessibilmente, ma non fatta lavorare gratis di stage in stage)?
Spero soltanto che le nostre iniziative vengano supportate da chi si occupa di politica. Assumerebbero un rango più elevato e ne guadagnerebbe l’autorevolezza di quanto vogliamo trasmettere, magari stimolando altre persone ad uscire allo scoperto con le loro storie. Auspico che i nostri politici se ne accorgano e semplicemente ne parlino. Sarebbe già un grosso risultato.

Eleonora Voltolina ha detto...

Caro Riccardo,
grazie a te per tutte le informazioni che, attraverso il tuo sito, hai voluto mettere a disposizione degli stagisti.
Ti ringrazio molto per i complimenti che hai fatto a questo blog e all'iniziativa "La Lista dei Buoni" (a proposito, ci sono novità in vista da quel fronte... aspettate e vedrete!).
Però secondo me sei un po' troppo pessimista quando dici che una riforma della normativa che regolamenta gli stage è "improponibile". So bene che il sistema giudiziario è ingessato, oberato, e che spesso come dici tu talvolta i tribunali non riescono nemmeno a perseguire "i reati penali più efferati".
Però è vero anche che ciò non deve impedire alle persone di buona volontà (noi, i lettori del blog, i politici più attenti a queste tematiche) di proporre migliorie alla normativa vigente, sopratutto nei campi dove è più forte lo squilibrio e dove i deboli rischiano maggiormente di essere calpestati e sfruttati.
Io ovviamente non penso a una normativa complessa, ma a una serie di 4 - 5 paletti che migliorino la situazione, vietando alle aziende più scaltre di utilizzare gli stagisti malamente, come è purtroppo accaduto a te sei anni fa. Restringere la durata massima degli stage a 3 massimo 6 mesi, vietare che gli stage possano essere "allungati" col sistema della proroga, imporre alle aziende di erogare un rimborso spese minimo obbligatorio perlomeno agli stagisti in possesso di laurea, chiedere alle istituzioni di fornire annualmente dati numerici sugli stagisti in Italia, e poi prevedere multe per chi trasgredisce la normativa: sono tutti paletti semplici da formulare, semplici da far rispettare, e che potrebbero letteralmente cambiare la vita a decine di migliaia di giovani che ogni anno, attraverso gli stage, sperano di arrivare a un lavoro vero.

Anonimo ha detto...

il problema lavoro è un grosso problema
spesso evitano di mettere in crisi le aziende, a discapito dei lavoratori, per evitare la chiusura di questa
ti assicuro che di aziende che chiudono ce ne sono na marea
e la cosa è preoccupante
portate a casa lo stipendio finchè c'è
questo è quello che mi sento di dire ai ragazzi di oggi
buona giornata

Anonimo ha detto...

Il problema Irish è che di stipendi non ce ne sono... Gli stagisti il più delle volte lavorano gratis!!

Anonimo ha detto...

E perchè proprio gli stagisti, gli ultimi, senza garanzie nè stipendi adeguati (quando ci sono) dovrebbero peoccuparsi della ssanità delle aziende quando i dirigenti guadagnano sempre di più e godono di benefits che spesso non hanno alcuna motivazione legata al lavoro svolto? Per non parlare dei dividendi degli investitori che, negli ultimi anni, sono aumentati contrariamente ai redditi dei dipendenti... E poi ci si lamenta della crisi dei consumi, mentre lo status degli stili di vita proposti come obiettivi/chimere da raggiungere e sfoggiare diventa sempre più elevato e impossibile. Fortuna che è stato inventato il credito al consumo! Sic!!!