martedì 10 marzo 2009

PARTIRE È UN PO' MORIRE? QUALCHE VOLTA PER I GIOVANI ITALIANI INVECE È L'UNICO MODO PER VIVERE

Andare, restare. Tanti giovani italiani si trovano di fronte a questa scelta. Alcuni preferiscono rimanere qui, accettando le magre offerte del mercato del lavoro italiano o impegnandosi per cambiare la situazione. Altri partono.
Scrive la 29enne Matilde in una lettera a Beppe Severgnini
pubblicata oggi su Italians: «A 24 anni mi sono laureata in economia a Roma con il massimo dei voti e lì è iniziata la mia avventura come stagista: ho totalizzato più di due anni di contratti di stage, in tre aziende diverse, a 300 euro al mese, lavorando accanto a incompetenti, dirigenti annoiati e anziani che guardandomi la scollatura mi chiedevano dove fosse il tasto per accendere il pc. Mentre loro si guadagnavo i loro 5 mila euro al mese» racconta amara la ragazza «io facevo le loro telefonate e scrivevo le loro email». Matilde a un certo punto si ribella, va all'estero e fa uno master. Ora vive e lavora a Parigi: con «un lavoro fantastico e uno stipendio che nessun mio coetaneo rimasto in patria si sognerebbe mai di guadagnare». E a tornare in Italia non ci pensa neppure.
Matilde non è sola. Per le pagine di questo blog sono passati e passano tanti altri come lei, cervelli in fuga. Olimpia, 24enne volata in Olanda per afferrare un contratto da 37mila euro all'anno - quando qui in Italia continuavano a offrirle solo stage. Riccardo, a cui dopo un anno e mezzo di regolari contratti l'azienda propose di tornare a fare lo stagista e che oggi, a 26 anni, ha un bel tempo indeterminato in Germania che gli permette di mantenersi da solo e anche di affrontare serenamente il grande passo del matrimonio. Vito, vincitore del Master dei Talenti nel 2007, che dopo lo stage si sentì offrire un contratto da 2800 euro al mese e quindi decise di rimanersene in Finlandia invece che tornare in Italia a racimolare qualche contratto a progetto da milleurista.
Sono i più bravi? Chissà. Sicuramente sono i più intraprendenti. Prendono in mano la loro vita e scappano da questa Italia che non sa offrire opportunità e retribuzioni adeguate alle loro competenze. Certo però non è accettabile che la situazione rimanga questa: dobbiamo lavorare, tutti, per invertire la tendenza. Per far venire
a Matilde e a Riccardo e a Vito la voglia di tornare, con la loro grinta e la loro intelligenza e il loro bagaglio di esperienza.

47 commenti:

Anonimo ha detto...

cmq è veramente assurda la situazione, ieri ho visto una trasmissione che parlava della crisi: innanzitutto si parlava di pensionati, poi di precari,e dei giovani laureati che fanno gli stagisti per zero euro e zero contributi?niente!possibile che siamo gli invisibili di questo paese?possibile che le cose siano destinate a non cambiare qui?ma non ci vede proprio nessuno,solo questo blog ci da spazio?non ci nominano neanche di sfuggita!!!ma contiamo proprio zero allora!ma possibile che in un paese che si autodefinisce ancora "ricco" i suoi giovani sono costretti ad andarsene perchè nessuno si degna di cambiare le regole del gioco?
Arianna

Anonimo ha detto...

sicuramente in Italia non cambierà mai niente finchè si permetterà alle agenzie interinali come questa (http://roma.bakeca.it/bar-turismo/stage-addetto-banco-bar-irbz8735148)
di proporre uno stage come addetto banco bar!

Anonimo ha detto...

Bravi loro, vorrei avere lo stesso coraggio e le stesse opportunità di partire.
Non ho, letteralmente, un euro in tasca, come potrei mantenermi anche solo un mese all'estero? Manco via dalla casa dei miei posso andare.

Anonimo ha detto...

va be ilaria non è manco giusto che tutti i giovani italiani devono partire dal loro paese per avere delle opportunità!perchè se in questo paese cambiassero un po di cose anche qui potremmo avere le stesse opportunità che ci sono all'estero. se la classe politica e industrile del paese non fosse così miope.insomma è ora che cominciamo a chiederci: che hanno loro più di noi?

Anonimo ha detto...

VORREI SOLO CHE CONSIDERASTE UNA COSA. Qualcuno dice la pappetta è finita, che non c'è nulla di sicuro, che bisogna muoversi e bla bla bla...Io dico ok in parte è vero perchè è inevitabile, ma è anche vero che tutto questo colpisce solo noi. E' accettabile??? La generazione precedente se l'è spassata e continua a farlo senza avere questi problemi, per la generazione futura sperabilmente la crisi sarà superata...Possibile che gli unici imbecilli che devono farsi mazzo e non avere nessuna tutela e sicurezza dobbiamo essere solo noi??? Inoltre siamo sicuri che dobbiamo accettare tutti questi svantaggi passivamente e ritenerli giusti????? Molti se la spassano e noi cazzoni dobbiamo soffrire giorno dopo giorno dicendo che è normale che sia così...per me è da stupidi...meditate gente..
LA CRISI LA DEVONO PAGARE TUTTI, VECCHI, GIOVANI, RICCHI E POVERI. SE SI CONCLUDE CHE NON SI PUO' ASPIRARE AD UN POSTO FISSO, NON SI PUO' AVERE STABILITA', PENSIONE E TUTELE, VUOL DIRE CHE NESSUNO DEVE AVERNE, OPPURE SI LAVORA SERIAMENTE PER TROVARE SOLUZIONI ACCETTABILI PER NOI SFIGATI. E' FACILE PER I NON PRECARI DIRE CHE ORA E' COSI' QUINDI PAZIENZA... SE CI TROVASSIMO TUTTI NELLE STESSE CONDIZIONI VORREI PROPRIO VEDERE SE TUTTI AVREBBERO PAZIENZA...

Anonimo ha detto...

VORREI SOLO CHE CONSIDERASTE UNA COSA. Qualcuno dice la pappetta è finita, che non c'è nulla di sicuro, che bisogna muoversi e bla bla bla... Io dico ok in parte è vero perchè è inevitabile, ma è anche vero che tutto questo colpisce solo noi. e' accettabile??? La generazione precedente se l'è spassata e continua a farlo senza avere questi problemi, per la generazione futura sperabilmente la crisi sarà superata... Possibile che gli unici imbecilli che devono farsi mazzo e non avere nessuna tutela e sicurezza dobbiamo essere solo noi??? Inoltre siamo sicuri che dobbiamo accettare tutti questi svantaggi passivamente e ritenerli giusti????? Molti se la spassano e noi cazzoni dobbiamo soffrire giorno dopo giorno dicendo che è normale che sia così... Per me è da stupidi... Meditate gente..
La crisi la devono pagare tutti, vecchi, giovani, ricchi e poveri. Se si conclude che non si puo' aspirare ad un posto fisso, non si puo' avere stabilita', pensione e tutele, vuol dire che nessuno deve averne, oppure si lavora seriamente per trovare soluzioni accettabili per noi sfigati. E' facile per i non precari dire che ora e' cosi' quindi pazienza... Se ci trovassimo tutti nelle stesse condizioni vorrei proprio vedere se tutti avrebbero pazienza...

Anonimo ha detto...

ma come facciamo noi a cambiare le cose?ci dovrebbe essere uno sciopero nazionale prolungato, un braccio di ferro finchè non cambiano le leggi?ci vorrebbe una lista di richieste e nessun precario dovrebbe presentarsi a lavoro finchè le leggi non cambiano?ma se i sindacati ormai sono addormentati e nessuno coordina la cosa certo una cosa simile non nasce spontaneamente!
martina

Anonimo ha detto...

infatti se ci pensate siamo quasi a livelli di rivoluzione: le condizioni e le leggi non sono affatto uguali per tutti. Si potebbe replicare che le differenze ci sono sempre state, ma prima si trattava di differenze tra classi sociali. Oggi oltre a queste differenze che sono anche più accentuate, si aggiungono differenze all'interno delle stesse classi: a parità di lavoro e con maggiore istruzioni e qualifiche, sei trattato peggio dei più ignoranti per il semplice fatto che loro "già c'erano". E non parlo di gavetta, ma di condizioni oggettive e prospettive. Se tutto questo per voi è normale vuol dire che io sono strano..

Anonimo ha detto...

per non parlare delle pretese assurde che si hanno nei confronti dei giovani lavoratori sfruttando la loro posizione difficile...

Anonimo ha detto...

Cara Ilaria,
non bisogna essere ricchi per andarsene..si inizia a cercare su internet, magari anche offerte alla pari.. o presso istituti di ricerca/università..o borse di studio (e ci sono), se non proprio offerte già di lavoro. Poi si guarda se per caso qualche amico nei dintorni, o c'è qualcuno che può ospitarci..ma sono convinto che anche la famiglia, se proprio gli si dice la verità (guarda, qui non ho opportunità, sto perdendo la mia vita e lavorando gratis) ti aiuta. Da parte mia ti posso invece dire che SONO DOVUTO emigrare proprio perchè DEVO mantenermi...nessuno poi ti garantisce di riuscire, ovvio. La meritocrazia ha la doppia faccia: sei bravo, bene, non sei bravo, out. Dipende poi dove vuoi andare; Germania o India sono due cose un pò diverse... :)

Ad anonimo delle 19.55: le crisi non le pagano mai tutti. Sta alla persona vedere se una crisi è un'opportunità. Nessuno ti darà mai un tempo indeterminato, soldi, una casa, una famiglia solo perchè tu pensi che sia un diritto. Devi andarteli a prendere da solo. La precarietà sta nella mente: una volta che hai capito che non hai nulla da perdere (perchè è così, a meno che non sia altrimenti per situazioni personali..), vedrai che agirai in altro modo e che le cose per te cambieranno.

Anonimo delle 20.27: anche io ho visto lavoratori in Italia con pari mansioni e stipendi estremamente vari... e ovviamente chi lo aveva basso si lamentava..ma non faceva niente.. allora mi dico con fare confuciano.. non ti piace una situazione: cambiala, fai di tutto anche sacrifici per cambiare la tua condizione se proprio non ti piace; non fai nulla? Evidentemente ti sta bene, o non hai ancora raggiunto il malessere necessario per cambiare. Per questo (un pò..) ce l'ho anche con i giovani italiani. Non si rendono conto di quanto bravi siano,e continuano ad accettare stage/lavori gratis o pagati nulla. Non conosco nessun paese del mondo (cina e india incluse- e di manovalanza ce n'è di più là che in italia, credimi sulla parola) dove un lavoratore ACCETTI DI LAVORARE GRATIS o di LAVORARE IN PERDITA (se io lavoro in perdita-cioè non copro neanche le spese di sopravvivenza-, il lavoro non lo accetto, ovvio-per me)... il lavoro gratuito, a quanto pare, lo accettano evidentemente solo i giovani italiani...vuol dire che possono permetterselo.
Saluti, Riccardo

Anonimo ha detto...

Ciao...
della pappetta l'ho detto io...
ma io sono di questa generazione..o no? mah...sto diventando vecchio.
Cmq ho 29 anni e sono sempre stato precario. Soldi in italia ne ho visti pochi. La differenza e` che mi sono dato da fare. Mi sono dato la possibilita` di realizzarmi: sono venuto in Olanda per uno stipendio triplo a quello italiano. Quando sono partito non sapevo neanche come fosse fatta l'Olanda: mai vista...solo qualche immagine su Google.
mai avuti dubbi: in una settimana ho lasciato tutto e sono partito.
Sono scelte. Se si sceglie la comodita` di piangersi addosso e stare da mamma e papa`, bisogna pero` saper tacere, perche` altre possibilita`, meno comode, ci sono.
Un augurio a tutti,
Giulio

Anonimo ha detto...

la classe politica e industriale, che poi per lo piu' coincide, non e'
miope, ci vede benissimo. Chi ha creato questa situazione? Bisogna che
smettiate di pensare che qualcun altro risolva la situazione per voi.
La generazione corrente e' di bamboccioni non solo perche' rimane
fisicamente a casa con mamma e papa', ma lo e' soprattutto nel modo di
pensare: un adulto, una figura paterna, deve cambiare le cose: ci deve
dare pane, lavoro, pensione. E' gia' successo 50 anni fa...

Unknown ha detto...

Io credo che oramai è inutile credere ancora che possa arrivare qualcuno a cambiare le cose: è quasi un anno che cerco lavoro in Italia dopo essere stato all'estero e non ho ancora trovato nulla, sono passato da una situazione di normalità (la possibilità di vivere mantenednomi) a una opposta raltà italiana (lcontratti di lavoro e stipendi sono un miraggio). Purtroppo ho capito che da solo non posso combattere nessuno e non mi lamento nemmeno più di tanto perchè le possibilità sono due:
1-restare in Italia con la consapevolezza che nulla cambierà e adeguarsi al sistema
2- cercarsi altre soluzioni altrove.
Entrambe hanno senso in egual modo, ma l'errore più grosso sarebbe scegliere una delle due strade e poi lamentarsi di quello che non va.

Anonimo ha detto...

l'unica soluzione per questo paese e spero, me lo auguro, è la rivoluzione. credete che cambierebbe qualcosa scendendo in piazza con degli striscioni? no no signori se io fossi un politico mi godrei lo spettacolo dalla finestra senza paura alcuna. Qua bisogna farli tremare, bisogna farci sentire seriamente, bisogna annullare delle prassi consolidate quali il nepotismo, le raccomandazioni, il leccaculismo. Occorre ristabilire il principio di meritocrazia, smuovere dalle loro sedie gli elefanti delle generazione di papà che occupano posti che nn meritano e guadagnano cifre spropositate. Arriveremo e vi soffieremo il posticino, perchè ce lo meritiamo!

Anonimo ha detto...

All'anonimo delle 7.35 (ma una firmetta, no?): ognuno ha vissuto le proprie esperienze. Pur non volendo andare in India ho verificato di non potermi permettere di emigrare. Questa è la mia piccolissima storia, tu ne avrai un'altra.

Unknown ha detto...

Stamattina ho trovato questo sito www.controesodo.it

Aldo Mencaraglia ha detto...

Io sono fortissimamente favorevole all'emigrazione. Chi non ti ama, non ti merita.

Verissimo, all'estero esiste di piu' la meritocrazia ma attenzione, come qualcuno ha gia' detto, e' una lama a doppio taglio. Se non sei bravo e ti dai da fare, fatichi altro che posto fisso e qualita' della vita garantita.

Alla rivoluzione non credo, come soluzione e che in Italia possa succedere.

Il dare la colpa ad una non meglio identificata 'classe politica e industriale' e' troppo comodo. I politici li abbiamo votati noi, se sono li da decenni un motivo ci sara'. Gli elettori (noi) si devono assumere le loro responsabilita'. Dare la colpa ad altri, al sistema, scegliete voi la parola, e' il modo migliore di mantenere lo status quo.

In bocca al lupo, che rimaniate in Italia o emigriate all'estero.

Ilaria, non conosco la tua situazione e non voglio sminuirla, anzi, ti offrirei "where there's a will, there's a way" (se c'e' la volonta', un modo si trova)

Aldo
www.italiansinfuga.com

Anonimo ha detto...

"Ilaria, non conosco la tua situazione e non voglio sminuirla, anzi, ti offrirei "where there's a will, there's a way" (se c'e' la volonta', un modo si trova)"

Non è vero, non in tutti i settori. Di volontà ne ho sempre avuta da vendere e il modo non si è trovato comunque. Non demordo mai, neppure adesso, ma la motivazione va scemando e non potrebbe essere altrimenti.
Tu di cosa di occupi?

Anonimo ha detto...

Mi pare di capire che la maggior parte sia d'accordo sul fatto che bisogna prendersela in saccoccia, lasciare che chi se l'è goduta continui a farlo e cercare lavoro all'estero o accettare senza lamentarsi questa realtà che riguarda solo noi...Insomma ognuno per se e Dio per tutti, nessun tentativo di ostacolare chi si fa i caxxi suoi, nessuna forma di coordinamento/solidarietà/lotta...Semplicemente scappare via o tollerare anche l'intollerabile...Infatti mi pare giusto visto che la generazione in difficoltà la pensa in questo modo, reagire non serve a nulla...Anche questo è un aspetto che conferma il fatto che è una generazione senza palle...

Anonimo ha detto...

sarà un mio problema, ma a me le disparità e le ingiustizie mi rodono..ma vista la rassegnazione che mi circonda cerco di farci sempre meno caso...che tristezza

Unknown ha detto...

Io è un anno che cerco di combattere rifiurando proposte indecenti, cercando di far valere i miei diritti. Ho sempre cercato di coinvolegere gli amici e di allargare il pensiero di una combattività di massa. Purtroppo dopo un anno non ho visto risultati o miglioramenti, e purtroppo non voglio passare la mia vita a lottare da solo inutilmente.Aggiungo anche che molte persone che frequentano questo blog hanno sempre dimostrato di combattere (condividendo il proprio pensiero,a volte firmando petizioni), per cui caro anonimo pensaci bene prima di generalizzare e icnludere tutti quanti nella generazione senza palle.

Anonimo ha detto...

Ho detto la maggior parte benny..Fortunatamente esistono le eccezioni. Ma le eccezioni non cambiano le cose, la maggior parte non hanno palle e lo vedi da molti commenti per cui come dici tu rischi di lottare da solo come un caxxone...La mentalità diffusa è da perdenti: non possiamo fare nulla, emigriamo..Con qst mentalità cosa caxxo vogliamo cambiare?? NOnche dico che sia facile o possibile cambiare le cose, ma quantomeno un pò di incaxxatura dovrebbe essere diffusa, invece solo rassegnazione...

Anonimo ha detto...

Concordo sia con l'ennesimo anonimo sia con Benny: credo che non ci siano, oggi, in Italia, una o più generazioni coese ed interconnesse. I gruppi che nascono sono spessissimo autoreferenziali ed ignorano qualunque sollecitazione esterna. Moltissimi giovani e meno giovani, d'altra parte, se ne strafottono di qualsiasi istanza che non li riguardi direttamente, ciechi al fatto lampante che l?italia è un Paese allo sfascio. Ci sono però anche persone che non hanno smarrito del tutto la voglia di lottare e di incazzarsi.
Qualche post fa qualcuno ha detto di non credere alla rivoluzione: io ci credo! Di più, credo sia un evento necessario a spazzare via l'immondizia.

Anonimo ha detto...

io ci credo pure...il problema sai quale è?
che nella siatuazione in cui siamo ci dovrebbe credere oltre il 90%, invece il 90% è quello che non ci crede.
Quando le pretese sono giuste e chi deve ascoltare è sordo bisogna trovare altri modi per farlo ascoltare...
nessuno vuole estremizzare ma se chi sta bene vuole continuare a star bene a scapito degli altri, allora a mali estremi ci vogliono purtroppo estremi rimedi

Anonimo ha detto...

Anche io sono d'accordo. Stando così le cose secondo me dovrebbe essere d'accordo il 90%, invece è il contrario, la maggior parte è rassegnata. Nessuno vuole istigare ad azioni estreme, ma se chi deve ascoltarci è sordo a richieste giuste e fondate..se vuol mantenere a ns discapito la sua comoda posizione cosa si dovrebbe fare se non mandare segnali più forti????

Anonimo ha detto...

Cara Ilaria,
io mi sono firmato a dire il vero :), non sono un blogger ma mi firmo sempre. E ti confermo quello che dice Aldo, "where there's a will, there's a way". Pur non conoscendo la tua storia, nè pretendendo che tu venga a raccontarla a me, penso che in TUTTI i settori se hai voglia di cambiare e sei veramente brava, qualcosa combini-italia esclusa. Il mondo d'altra parte è così grande, e pieno di opportunità..
Saluti, Riccardo (LA MIA FIRMA E' QUI!!:))) )

Anonimo ha detto...

allora ricapitolando i giovani italiani sostanzialmente chiedono 2 cose: uno stipendio adeguato al loro lavoro e un minimo di contributi per l'inverno della loro vita. ora a me queste non sembrano idee rivoluzionarie, si insomma forse lo erano nel I secolo a.C. ai tempi degli schiavi e degli antichi romani, ma insomma oggi!e invece c'è chi dice: queste cose nessuno te le da solo perchè tu pensi che sia un diritto!PENSI?!guarda che nessuno chiede la luna, chiediamo solo il giusto, di essere pagati e gli imprenditori italiani ti assicuro che se lo possono permettere e chi non se lo può permettere che vada a fare un altro mestiere, si vede che non ha la stoffa! e io personalmente gli stage non retribuiti li rifiuto sempre e non mi frega nulla se poi dietro di me c'è la fila!meglio a lavare i piatti retribuita che dietro una scrivania a gratis!!!
Sonia

librequetzal ha detto...

Non si tratta di azioni estreme. Basterebbe avere più coscienza dei propri diritti e rivendicarli.
Il grande scandalo della politica italiana è che ormai difendere i diritti di chi lavora passa per estremismo, (mentre la xenofobia più becera passa quasi inosservata, come la più moderata delle idee...).
Certo non dico sia facile: le tutele sindacali sono assenti per gli stagisti, che oltretutto vivono una condizione transitoria; la sindacalizzazione dei parasubordinati è aleatoria e di dubbia efficacia, e con i rapporti subordinati a termine, si è sempre troppo ricattabili.
L'unica cosa da evitare, credo, è però quella di cadere nello sconforto e interiorizzare la situazione umiliante che gli altri ci disegnano addosso.
È vero che avere più opportunità aiuta, e che anche nella fuga dall'Italia, i figli dei baroni hanno più informazioni, e possono pagarsi master o dottorati senza problemi. Ma scoraggiarsi e restar fermi a piangere è sbagliato, comunque. Bisogna darsi da fare e non arrendersi. Provare con le borse di studio, le richieste, i bandi per la mobilità dei giovani, i concorsi, gli annunci di lavoro.
Io, anche se non ho il becco di un quattrino e son figlia di un muratore e di una casalinga,ci sto provando. Non gliela do vinta.

Valentina

Anonimo ha detto...

Brave Sonia, Iaria e Valentina.. :) Non bisonga interiorizzare e le richieste non sono assurde. Bisognerebbe solo dispensare un bel pò di forti calci nel c..o a chi lo merita...e ce ne sono parecchi

Anonimo ha detto...

Brave Sonia, Iaria e Valentina.. :) Non bisonga interiorizzare e le richieste non sono assurde. Bisognerebbe solo dispensare un bel pò di forti calci nel c..o a chi lo merita...e ce ne sono parecchi

Anonimo ha detto...

Cara Sonia,

appunto, penso che diciamo la stessa cosa ma forse mi sono spiegato male: io ti confermo che non ti regala niente nessuno, e il lavoro non è per me un diritto (nel senso giuridico del termine). Io però intendevo che il posto fisso bisogna guadagnarselo ed essere sempre competitivi, o provare a essere i migliori in tutto quello che si vuole fare: allargo ovviamente il discorso NON SOLO all'Italia. In Italia puoi essere anche DIO, ma è assai più dura avere un contratto decente. Per quanto mi riguarda, prova ne è il fatto che alcuni miei amici che sono in giro guadagnano cifre inimmaginabili per l'italia alla loro età.. se poi invece globalizziamo il discorso, ti chiedo: a parità di titoli, assumeresti un giovane italiano o un giovane cinese che parla italiano come un madrelingua, fa il lavoro (qualsiasi, anche impiegatizio) nella metà del tempo, con più passione e con la stessa- se non migliore- qualità? Perchè ce stanno alcune decine di milioni.. Forse adesso mi sono spiegato meglio? A dire il vero non sono così sicuro.. fammi sapere. Sul serio. Saluti, Riccardo

Anonimo ha detto...

Caro Riccardo (non avevo visto la firma nel messaggio precedente!),
non riesco ad associarmi a certo dogmatismo (è così in tutti i settori, se vali vai avanti ecc.). Può darsi che non valga nulla, si intende, in caso contrario non è così.

Anonimo ha detto...

Ilaria, non voglio assolutamente dire che tu non valga nulla. Se poi noti, ho scritto "italia esclussa" ;). Purtoppo in italia la legge e le istituzioni che dovrebbero "tutelare" i giovani non lo fanno- è ovvio che anche se sei bravo non avrai mai lo stesso potere contrattuale di un'azienda (a meno che tu non sia azionista di maggioranza..:))) ). Quindi hai bisogno di una qualche "istituzione" dietro. Che in ita non c'è. Per questo guardo con alquanto disgusto e non stringo la mano ad alcun sindacalista italiano.. Saluti, Riccardo

Anonimo ha detto...

Ragazzi scusate ma per lavorare bisogna essere dei superman????
Mmaaah. A questo punto facciamo una bella cernita e facciamo lavorare solo i più intelligenti e dotati. Gli altri li raggruppiamo e li trucidiamo tutti!!! Se ragioniamo in questo modi a questo punto il principio è da estendere retroattivamente anche agli assunti con un posto sicuro (soprattutto a quelli). e cmq va bene cercare di fare sempre meglio ma il miglioramento continuo a tutti i costi è una bella stronzata. Esiste un qualcosa denominato saturazione...Rientra tutto nell'ottica che si cerca di far passare per normale in questi tempi: gli ultimi arrivati devono ammazzarsi, sgobbare, accettare condizioni penose, innovare e competere. Chi c'era dè esonerato da tutto ciò...MMah

Anonimo ha detto...

La maggior parte delle persone sono normali, non superdotate...Un conto è impegnarsi al meglio delle proprie possibilità e non essere dei parassiti (come tanti ce ne sono e lavorano...eccome se lavorano...), un altro è pretendere "il sangue"

Anonimo ha detto...

Caro Anonimo (come ti chiami?),
non occorre essere dei superman. Ovviamente mi riferivo al fatto di dare sempre il meglio di sè stessi in quello che si fa. Dipende poi anche da che lavoro vuoi e dove vuoi arrivare (il tuo obbiettivo è il posto sicuro? il mio è vivere di rendita e viaggiare, fai te..). Ma se "vuoi" guadagnare tanto, "devi" far si che per un'azienda tu valga il "tanto" che tu desideri. Il mio bel "contratto indet"- leggi anche quanto dice Aldo- prevede un mese di preavviso per i prossimi 3 anni. Dopo di che i mesi diventano 3.. In aggiunta, non ho capito se confondi il "miglioramento a tutti i costi" con l'aggiornamento continuo- qui non vedo cosa centri il concetto di saturazione.. e lascia in pace chi il posto in Italia ce l'ha, che con l'Euro ha perso il 50% del suo potere d'acquisto e non se la passa bene :) Saluti, Riccardo

Anonimo ha detto...

"Per questo guardo con alquanto disgusto e non stringo la mano ad alcun sindacalista italiano.."

Su questo sono amaramente (molto amaramente) d'accordo, reduce da un'esperienza che è un eufemismo definire vergognosa.

Anonimo ha detto...

sentite qui non divaghiamo il discorso su chi è meglio di chi, sul più bravo e il più aggiornato, e su superman!il punto è non perdersi in chiacchiere e definire con precisione cosa vogliamo: a)rimborso spese per gli stagisti(e su questo penso siamo tutti d'accordo);B)siamo tutti d'accordo che i contratti precari italiani sono davvero troppo precari e andrebbero riformati, ora ci sono opinioni differenti su come essi debbano essere riformati, è questo il vero problema di fondo.
Sonia

Anonimo ha detto...

benny tu dici che chi resta in italia deve essere consapevole che nulla cambierà e adeguarsi al sistema. capisco perfettamente che sei amareggiato ma pensaci bene: dove sarebbero oggi le donne se le prime femministe avessero detto "tanto non cambierà mai niente per noi donne"? e questo è solo uno degli esempi della storia, all'inizio si è sempre in pochi ma poi alla fine anche la massa apre gli occhi.
Sonia

Anonimo ha detto...

Sonia, la massa apre gli occhi se non è stata lobotomizzata per anni subdolamente.
I ragazzi che hanno protestato giustamente contro l'assurda riforma Gelmini dove sono? La riforma è diventata legge, sarà applicata, è l'ora di incazzarsi di brutto...e invece?
Gli stage gratis sono indegni di un paese civile, oprattutto considerando che si trattadi sfruttamento del lavoro mascherato. Dovremmo esserci già riuniti e aver buttato giù parlamento e confindustria...e invece?
Il precariato non può essere combattuto con il precariato (magari abbellendone il nome e chiamandolo flexsecurity)...e invece?
Troppi giovani intortati da false promesse e lustrini di massa, sarà difficile muoverci coesi, anche se sembra paradossale.

Anonimo ha detto...

neanche io sono d'accordo con la flexsecurity di Ichino, già mi sono espressa in questo stesso blog in altri post, io sono di quelli che vogliono la riforma dell'articolo 18 ma per estenderlo a tutti. è vero ilaria che è veramente tosta la situazione e che la massa è lobotomizzata e grandefratellata, è vero il prunto è proprio questo: non siamo nelle condizioni di muoverci coesi, la più grande conquista per il datore di lavoro è che grazie al precariato ha diviso le persone, è vero non possiamo chiudere gli occhi, solo che io sono di quelli che ci credono ancora, sono un illusa?forse...ma penso che se la barca affonda alla fine affondano tutti ed è questo che politici e industriali non hanno ancora compreso perchè sostanzialmente sono accecati dalla loro avidità, c'è un motivo ben preciso se la crisi si è abbattuta sul sistema capitalismo selvaggio.
Sonia

librequetzal ha detto...

So che è contraddittorio e difficile quel che scrivo, ma ci tengo a dare un contributo alla discussione.
Io credo che uno dei nostri problemi sia che ognuno di noi continua a pensarsi contrapposto e separato dagli altri, dalla "massa grandefratellata e lobotomizzata".
Non intendo assolutamente negare la realtà che descrive Ilaria, la disinformazione e la manipolazione dilaganti, solo metto in luce un atteggiamento mentale: "io" faccio parte della gente,la gente sono anch'io con le mie responsabilità di tutti i giorni, di elettore, eccetera.
Invece siamo tutti costretti/convinti a percepirci come singoli, anche "noi" presunti privilegiati che leggiamo i giornali esteri su Internet invece di spararci un'ora di Grande Fratello. Poi, quando ci troviamo alle strette di fronte all'ennesimo contratto zero-spere (per l'azienda), non ci viene spontaneo incazzarci e pretendere quel che ci spetta, né tanto meno mobilitarci.

Beninteso non do lezioni a nessuno: cerco di razionalizzare e superare un atteggiamento in cui purtroppo mi riconosco anch'io. Ma penso abbia ragione Sonia a concentrarsi su obiettivi concreti.

Valentina

La Manco io ha detto...

cara Eleonora,

io che a cercare altrove ci sto provando sono rimasta esterrefatta all'emergere delle prime offerte di stage non retribuito anche nel Regno unito. E qui non e' cosa comune! Uno degli annunci mi ha colpito particolarmente, per l'essere particolarmente picky come dicono qui, ovvero schizzinoso: accettavano stagisti senza finalita' di assunzione, senza stipendio ne' rimborso spese (e a Londa le spese non son di poco conto) e solo per laureati nella piu' rinomata facolta' d'economia del paese. Verrebbe da dire: ma vaaaaaafff! Solo che non capirebbero.

Francesca ha detto...

Leggendo i vostri commenti sembra di risentire tutti i pensieri che affollano la mia testa da anni... Sono stata all'estero diverse volte ma purtroppo non ho ancora trovato l'occasione della mia vita e continuo a far la fame qui in Italia, dove mi propongono (quando lo fanno) solo stage non retribuiti o per un rimborso massimo di 300 euro... una miseria. Però sto mandando varie domande all'estero, speriamo bene... Certo che la nostra generazione è proprio sfortunata, beati quelli che studiano in questo momento, così quando si laureeranno troveranno un mercato del lavoro più favorevole...Quanto a noi: rimbocchiamoci le maniche, e in bocca al lupo a tutti!!!

Di ha detto...

Lascia molta amarezza sentirsi obbligato a partire per campare, fa tonare alla mente le immagini di 50-100 anni fa dei migrani "per forza". Io sono in Belgio ormai da diverso tempo e vorrei prima o poi tornare in patria, ma ovviamente, perché questo accada, è necessario che ci siano le condizioni adatte: un minimo di meritocrazia, il rispetto del lavoratore come persona e un salario che consenta di pagare l'affitto. Non ho trovato canali per lottare ed esprimere il mio dissenso in maniera costruttiva e affarmarmi professionalmente, quindi, a conti fatti, non mi è rimasto che partire. E le condizioni che ho trovato qui sono paradisiache, rispetto a quelle da cui sono fuggita. In Italia siamo dei servi della gleba senza diritti e persino i sindacati ci sono nemici, nella misura in cui tutelano lo status quo. Per Brunetta diamo persino il cattivo esempio, per altri siamo bamboccioni. E' vero che un "no" in molti casi puo' fare la differenza e vi invito tutti a rifiutare, quando le condizioni proposte lo richiedono, anche se farlo puo' voler dire partire per poter vedere riconosciuta la proprio dignità di lavoratore. Credo che valga la pena di fare qualche sacrificio e lasciare la propria casa per vivere da uomini liberi invece che da schiavi.

Di ha detto...

Lascia molta amarezza sentirsi obbligato a partire per campare, fa tonare alla mente le immagini di 50-100 anni fa dei migrani "per forza". Io sono in Belgio ormai da diverso tempo e vorrei prima o poi tornare in patria, ma ovviamente, perché questo accada, è necessario che ci siano le condizioni adatte: un minimo di meritocrazia, il rispetto del lavoratore come persona e un salario che consenta di pagare l'affitto. Non ho trovato canali per lottare ed esprimere il mio dissenso in maniera costruttiva e affarmarmi professionalmente, quindi, a conti fatti, non mi è rimasto che partire. E le condizioni che ho trovato qui sono paradisiache, rispetto a quelle da cui sono fuggita. In Italia siamo dei servi della gleba senza diritti e persino i sindacati ci sono nemici, nella misura in cui tutelano lo status quo. Per Brunetta diamo persino il cattivo esempio, per altri siamo bamboccioni. E' vero che un "no" in molti casi puo' fare la differenza e vi invito tutti a rifiutare, quando le condizioni proposte lo richiedono, anche se farlo puo' voler dire partire per poter vedere riconosciuta la proprio dignità di lavoratore. Credo che valga la pena di fare qualche sacrificio e lasciare la propria casa per vivere da uomini liberi invece che da schiavi.

Anonimo ha detto...

Ciao! io non ho problemi nell'andare all'estero, anzi sono già all'estero, a BArcellona e stò facendo uno stage....a me le condizioni non mi sembrano così favorevoli neanche qui.
Vorrei quindi avere dei consigli da chi è riuscito a trovare lavoro all'estero, ma pratici, che siti guardare e che master o corsi poter fare per avere possibilità.
Io invio cv da mesi ovunque e l'unica risposta l'ho avuta per svolgere questo stage.....