venerdì 18 luglio 2008

PIETRO ICHINO: STAGE IN AZIENDA, RIFORMARE LA NORMATIVA

Ecco una lettera di Pietro Ichino, già fondatore del Dipartimento di studi del lavoro e del welfare presso l'università Statale di Milano e oggi senatore del PD (potete cliccare qui per vedere il suo sito).

«Potrei fornirLe molti nomi di aziende da iscrivere nella sua “Lista dei Buoni”; e molti da iscrivere in una “Lista dei Cattivi”.
Nel decennio il quale ho diretto il Master Europeo in Scienze del Lavoro dell’Università di Milano ho cooperato con il Gruppo Intersettoriale Direttori del Personale e con molte aziende, grandi medie e piccole, ad attivare dai dieci ai venti stage ogni anno; e nella quasi totalità dei casi si è trattato di esperienze molto positive, sul piano professionale e anche su quello umano. Nella maggior parte dei casi i miei allievi hanno avuto una “indennità di formazione” dai 400 agli 600 euro mensili; ma, anche nei casi in cui non è stato possibile ottenere questo trattamento economico, per esempio al Teatro alla Scala (che ha offerto degli stage a quattro mie allieve straniere nell’arco di altrettanti anni, nonostante la loro difettosa conoscenza della lingua italiana), oppure alla IBM, alla Bayer, o all’Azienda Energetica Municipale, ho visto gli stagisti sempre molto soddisfatti dell’esperienza che era stata loro offerta. So bene, però, che in altri casi le cose vanno molto diversamente: aziende che deliberatamente e sistematicamente utilizzano gli stage per sfruttare la disponibilità dei giovani senza offrire loro una vera occasione di formazione e addestramento, adibendoli a mansioni di bassissimo livello.
Ora il problema è come distinguere, sul piano normativo, “il grano dal loglio”, cioè di correggere la disciplina vigente (contenuta nella legge Treu del 1997) in modo da prevenire l’abuso, senza però con questo impedire quanto di buono può avvenire per mezzo di questa forma di accesso al lavoro.
E’ questa una materia sulla quale vorrei raccogliere tutti i suggerimenti, le idee per un miglioramento della disciplina vigente, per farmene promotore - con il PD e possibilmente con gli esponenti dell’attuale maggioranza più sensibili al problema: ce ne sono - in Parlamento e nel sistema delle relazioni sindacali». (Pietro Ichino)

14 commenti:

Anonimo ha detto...

volevo fare una segnalazione:

HP - Hewlett Packard Italiana: stagisti 516 € al mese netti, per chi è da fuori e viene a milano sui 640. in entrambi i casi mensa aziendale gratuita.

bel sito.

Michele Boselli ha detto...

complimenti per l'articolo sul Magazine del Corriere! passa a trovarmi per ritirare un premio :)

Sissi ha detto...

Salve Sen. Ichino, raccolgo il suo invito e inoltro qualche mia idea sperando sia questo il luogo virtuale nel quale esporla.
Sicuramente per le modifiche legislative prevedere un rimborso spese minimo obbligatorio di 300 euro per i residenti e almeno 400-500 per i fuori sede (ricordiamoci che hanno l'affitto) può essere qualcosa, insieme alla previsione di un sistema di controllo sulle mansioni svolte e ad incentivi all'impresa per l'assunzione di stagisti.
I soldi statali rientrerebero in forma di contributi nel momento in cui lo stagista verrà assunto tramite contratto "tradizionale" o lavoro parasubordinato.
Questo per i laureati, per gli studenti probabilmente basterebbe anche solo l'obbligo di un tutoraggio fatto con coscenza :)
Altra idea istituire nazionalmente una sorta di "Borsa stage" come fa il progetto Fixo (anche se con rimborsi bassi, di 200 euro lordi al mese). La loro idea è buona, forniscono un tutor didattico che affianca il tutor aziendale nella verifica che lo stagista svolga mansioni professionalizzanti. L'unica pecca secondo me è che al momento il parametro per il rimborso sono le ore passate in ufficio, meglio sarebbe considerare il raggiungimento di obiettivi specifici e misurabili da definire a priori nel progetto formativo molto dettagliatamente.
In materia di Politiche Attive introdurre certamente un sistema orientato verso la Flexsecurity, con l'incentivazione di politiche attive per la ricerca del lavoro e dell'imprenditoria e un sistema di politiche passive non solo protezioniste ma anche incentivanti la possibilità per un giovane di costruirsi una solida professionalità ma di vivere al costo della vita attuale al tempo stesso.
Questo il mio pensiero, Distinti Saluti!

Anonimo ha detto...

Gentile Eleonora,

Ritengo che sul piano legislativo gli interventi da fare in materia di stage siano i seguenti.

1)Ridiscutere la natura giuridica dello stage. Lo stage dovrebbe essere considerato un mix di formazione e lavoro poiché di fatto lo stagista fa una esperienza sul campo, si confronta quotidianamente con le dinamiche e le problematiche tipiche di ogni ambiente di lavoro.

2)Limitare il periodo e i casi di applicabilità dello stage durante il periodo scolastico e universitario del soggetto. Ed evitare che in alcuni settori si faccia uso di stagisti. Pensiamo ad esempio all’andazzo che esiste in molte agenzie del lavoro di “assumere” permanentemente stagisti.

3)Strutture pubbliche e private ospitanti dovrebbero essere obbligate all’erogazione di una retribuzione nei confronti dello stagista. Lo stage rischia di non essere conveniente alle aziende?
Credo che sia molto peggio non investire sulle nuove generazioni.

4)Presso il Ministero del Lavoro dovrebbe essere istituito un albo degli enti promotori degli stage.
Visto che negli ultimi anni questi enti si stanno moltiplicando a macchia d’olio e non sempre offrono una consulenza adeguata al giovane che si prepara ad affrontare la sua avventura da stagista. Lo stagista spesso affronta lo stage senza adeguati “strumenti” giuridici e critici affinché sia in grado di riconoscere uno stage buono da uno non buono.

5)Creare una banca dati nazionale, e delle banche dati regionali delle aziende ospitanti affinché possa essere accertata in qualsiasi momento la qualità dei progetti formativi e il rispetto delle regole e limiti imposti dalla legge. Pensiamo ad esempio al rapporto tra numero di lavoratori e stagisti che molto spesso non viene rispettato.

Questi sono punti che ritengo essenziali per una corretta disciplina degli stage. Se davvero vogliamo migliorare questo “strumento” dobbiamo iniziare ad analizzare dettagliatamente i suoi difetti e le sue debolezze.

Per guarire un malato dobbiamo capire dove è l’origine del suo male o dei suoi mali e non dove sta bene.

Cordiali Saluti
Marco Patruno

Anonimo ha detto...

Finché non ci saranno ispezioni le cose non cambieranno. Questo è il problma dell'Italia, non esistono controlli. E così avanti con dipendenti da 8-10h al giorno con la partita IVA...

Anonimo ha detto...

Ciao, volevo solo rettificare un dato sul contributo previsto per gli stage in BNL.
Il contributo è di 600 euro netti, ma senza buoni pasto!
é il dato è ufficiale.
Ciao e complimenti per il sito.

Eleonora Voltolina ha detto...

Ok Emanuele, grazie mille: ho tolto i buoni pasto ;-)
E... grazie per i complimenti!

Anonimo ha detto...

Ciao, perdona ancora, volevo solo ancora risegnalare un dato sul contributo relativo agli stage in BNL.
Il contributo è di 600 euro lordi, sempre senza buoni pasto!
Scusa ancora per gli errori!

Anonimo ha detto...

On. Senatore,

ho avuto modo di osservare la realtà francese degli stage, vivendo qui da un paio di anni. Ci sono molti pregi e difetti, ma alcune idee portebbero essere sfruttate anche in Italia.

Gli stage dovrebbero rimanere nell’ambito della formazione universitaria o scolastica, e dovrebbero essere obbligatori. Sarebbe opportuno poter prevedere la possibilità di stage all’estero, molto utili in termini di conoscenza di una lingua straniera e di confronto con un’altra realtà. Si potrebbero istituire delle borse di studio (la regione FVG lo faceva un paio di anni fa, non so se questa possibilità esista tuttora) o aiutare i giovani a trovare delle aziende straniere che erogano un rimborso.
Per questo durante la ricerca di uno stage lo studente dovrebbe essere imperativamente affiancato dalla sua università o da un ente formativo, ottima l’idea di Marco Paturno di un’albo degli enti promotori e del controllo del numero di stagisti presenti nelle aziende, perché non si abusi della disponibilità di manodopera a basso costo.

In seguito, terminati gli studi, questo strumento non dev’essere più disponibile, né per le aziende né per i candidati. Se le imprese vogliono valutare la persona possono utilizzare i contratti a tempo determinato (tra l’altro in Francia per ogni contratto é previsto un periodo di prova più o meno lungo, durante il quale entrambe le parti possono valutarsi reciprocamente ed eventualmente rescindere dagli impegni presi).

Cordialmente

Anonimo ha detto...

Forza con le idee!!! Per una volta che un politico chiede la nostra opinione, esprimiamola, non perdiamo quest'occasione.

Anonimo ha detto...

Secondo me bisognerebbe introdurre il divieto di fare contratti di stage per mansioni troppo semplici.
Operai stagisti, commesse stagiste, segretarie stagiste, baristi stagisti: questo andrebbe proibito per legge.

Eleonora Voltolina ha detto...

Cara miss Welby, grazie dei complimenti... e grazie naturalmente per aver segnalato questo spazio virtuale dedicato agli stagisti sul tuo blog!
Grazie anche a Sissi per il suo contributo: vorrei però fare due piccole osservazioni. La prima: il contributo minimo da lei indicato (300 euro per i residenti, 500 per i non residenti) è decisamente troppo basso, quasi una "mancetta": e in questo modo lo stagista dovrebbe comunque continuare a chiedere soldi ai genitori! Personalmente, raddoppierei.
Seconda osservazione: ho parlato di Fixo varie volte su questo blog, lo considero un'iniziativa positiva nel mare magnum degli stage in Italia. Però, come ho sempre detto, non mi convince appieno l'idea che sia lo Stato a pagare gli stagisti. Secondo me l'obiettivo è far capire alle imprese italiane - tutte - che sono loro a dover investire sui loro stagisti, anche attraverso una remunerazione adeguata: e non aspettare sempre che sia lo Stato a metter mano al portafoglio!
A Marco Patruno dico che sono pienamente d'accordo con lui. Come lui e tutti i "frequentatori di vecchia data" di questo blog sanno bene, io stessa ho formulato ormai quasi un anno fa quelle proposte, che ritengo davvero fondamentali per sanare la situazione degli stage in Italia, ormai fuori controllo.
Sono d'accordissimo anche con Espatriata e Marianna: gli stage dovrebbero essere utilizzati prevalentemente (se non esclusivamente...) nel periodo della scuola superiore e dell'università, e non dovrebbero essere permessi per svolgere mansioni troppo semplici.
Continuate a esprimere qui le vostre proposte, sono sicura che il senatore Ichino le valuterà con attenzione!

PS: un po' di archeologia repubblicadegistagistiesca: i più curiosi possono andarsi a rivedere il post di settembre "TEMPO INDETERMINATO? SI', MA PER GLI STAGE" (http://repubblicadeglistagisti.blogspot.com/2007/12/tempo-indeterminato-si-ma-per-gli-stage.html), il post di ottobre "LO STAGE? TE LO PAGA LO STATO" (http://repubblicadeglistagisti.blogspot.com/2007/10/lo-stage-te-lo-paga-lo-stato.html) o il post di febbraio "STAGE, QUALCOSA SI MUOVE AL DI LA' DELLE ALPI" (http://repubblicadeglistagisti.blogspot.com/2008/02/stage-qualcosa-si-muove-al-di-la-delle.html).

Anonimo ha detto...

vedo con piacere che un mio pensiero è condiviso da altri. Basta con gli stages fuori dai percorsi formativi. Dopo la laurea lo stage deve essere vietato. Se io entro in azienda e lavoro devo essere trattalo come uno che lavora non come uno che lavora e non viene pagato. Se gli stagisti non sono più attraenti? dice bene Marco Patruno è peggio non investire nel futuro. E poi le aziende non sono ONLUS se chiamano lo stagista vuol dire che hanno necessità. Se non possono chiamare lo stagista chiameranno il lavoratore. Tutto il resto sono discorsi tirati fuori dalla politica. Un ultimo appunto: spesso parla di stage chi questa esperienza non la ha mai vissuta... andate in azienda a lavorare senza guadagnare nulla ma facendo le stesse cose del tizio di fronte che ha un contratto e percepisce un normale stipnedio solo perchè ai "suoi tempi" non ti potevano fregare con gli stages!!!
Buone vacanze

Philippe ha detto...

L'idea di un Registro degli Stage mi piace molto. Quanti sono gli stagisti italiani? dove lavorano? a quali condizioni?
Più che sull'intervento legislativo (che è comunque indispensabile, visto quanto è distorto il mercato del lavoro italiano) punterei sull'informazione. Bisogna che l'intero corpo elettorale (e non solo i giovani) sia consapevole delle dimensioni del problema.
Più che nelle liste dei buoni, credo nelle liste dei cattivi. Molte grandi aziende e prestigiosi studi professionali farebbero di tutto pur di non essere nominati nell'elenco degli sfruttatori.