venerdì 30 gennaio 2009

MASTER DEI TALENTI, ECCO IL BANDO 2009 PER GLI STAGE A CINQUE STELLE IN GIRO PER IL MONDO

Si apre il sipario sul Master dei Talenti 2009. Oggi presso l’aula magna della Fondazione CRT la presentazione della sesta edizione del bando, con la partecipazione del Segretario generale della Fondazione Angelo Miglietta e del patron di Eataly, Oscar Farinetti, da quest’anno presente con due tirocini nella nuova sede di Tokyo. E una moderatrice d’eccezione: la Repubblica degli Stagisti!
67 stage a cinque stelle
, dunque, che prenderanno avvio (salvo qualche caso particolare) nella primavera del 2009 e dureranno dai sei ai dodici mesi. Dove andranno i prescelti? Tutti all’estero, ovviamente: nel 31% dei casi in una multinazionale, e poi in associazioni e fondazioni (19%), piccole e medie imprese (13%), organizzazioni internazionali (13%), enti pubblici stranieri (13%), e nelle sedi estere di enti pubblici italiani (11%).

Potrà candidarsi chi si è laureato da meno di un anno e mezzo in un’università piemontese o valdostana
(università di Torino, università del Piemonte orientale “Amedeo Avogadro”, Politecnico di Torino, università della Valle d’Aosta, università di Scienze gastronomiche, accademie di Belle arti equipollenti a università), con alcuni requisiti minimi rispetto all’età e al voto di laurea. E non si tratta di un’occasione riservata solo ai “soliti” ingegneri o economisti: per alcuni tirocini sono richieste lauree come Architettura, Psicologia, Medicina, Veterinaria, e addirittura la superinflazionata Scienze della comunicazione.

I borsisti CRT potranno contare sul sostegno economico (il rimborso spese minimo è 1400 euro al mese, che lievita fino a 3300 per destinazioni particolari come Washington, Los Angeles e Dubai) e sull’occhio vigile della Fondazione, che veglierà affinché gli stage siano svolti in maniera impeccabile.

I risultati sono sorprendenti: per i quasi duecento laureati che hanno preso parte al progetto dal 2004 ad oggi, lo stage CRT si è trasformato nove volte su dieci in una proposta di lavoro (per quelli fatti in aziende – chiaramente i sistemi di assunzione per gli enti pubblici e non profit sono differenti).

Ecco un esempio di stage davvero di eccellenza: ben pagati, ben strutturati, orientati alla formazione e all’inserimento lavorativo. Cosa si potrebbe chiedere di più? Di avere un progetto simile per ogni regione italiana, magari...

MASTER DEI TALENTI, LE VOCI DEGLI «EX»: FRANCESCO IMBERTI, DALLA CINA CON AMORE (PER IL CIBO ITALIANO)

«Mi sono laureato in Agraria nell’estate del 2005, a ventiquattro anni. Durante l’università ho fatto l’animatore turistico e la pratica in studi tecnici agronomici; dopo ho lavorato per un periodo anche in università, come borsista.
Ho scelto di partecipare al
Master dei Talenti perchè da sempre ricerco esperienze all’estero – già all’università avevo fatto un Erasmus di 9 mesi a Siviglia, e poi avevo passato due mesi in Guatemala a raccogliere dati per la tesi di laurea sul costo di produzione del caffè.
Per il
MdT ero stato selezionato per due tirocini, quello Slow Food a Montpellier e quello dell’Istituto culinario italiano per stranieri a Shanghai: e subito, istintivamente, mi ha attirato maggiormente l’appeal del pianeta Cina rispetto alla vicina Francia…
Sono arrivato quindi a Shanghai nell’aprile 2006 per partecipare alle attività di promozione dei prodotti enogastronomici italiani organizzati dall’Icif nell'ambito dell’anno dell’Italia in Cina 2006. L’attività principale dell’Icif è promuovere corsi di cucina italiana per professionisti stranieri e organizzare attività di promozione dei prodotti enogastronomici italiani; io davo una mano nel lavoro d'ufficio e nella gestione degli eventi, percependo dalla Fondazione CRT una borsa di studio di circa 2500 euro al mese. Al termine dello stage ho viaggiato un mese nel sud est asiatico e poi ho passato sei mesi a Pechino a studiare il mandarino; durante questo periodo ho svolto lavoretti saltuari – comunque stare lì non costava molto, spendevo 180 euro al mese di affitto e 50 euro al mese per i corsi.
Sono tornato in Italia nell’estate del 2007, con un rocambolesco viaggio via terra passando per Mongolia, Siberia e prendendo poi il treno della ferrovia Transiberiana. Dopo due mesi come supplente alle scuole superiori, sono tornato in Cina a fare il restaurant manager di un ristorante italiano sull'isola di Hai Nan, nella Cina meridionale: lì guadagnavo 10mila rmb al mese (circa mille euro), più vitto e alloggio pagati. Sono dovuto tornare in Italia a giugno 2008 perchè il mio visto non era più rinnovabile: dopo i disordini del Tibet e con l’avvicinarsi delle Olimpiadi, c’era stato un giro di vite burocratico. Di nuovo in Italia, ho scoperto che stava per partire un master in ambito agroalimentare organizzato dalla Ferrero di Alba con l’università di Torino e mi sono iscritto. La mia speranza per il futuro? Che il prossimo lavoro mi permetta di unire la formazione accademica con quella linguistica e "di vita" che ho avuto parallelamente».

MASTER DEI TALENTI, LE VOCI DEGLI «EX»: PAOLA LAIOLO, DA TORINO A BRUXELLES INSEGUENDO L'EUROPA

«Ho 28 anni e sono originaria di Canelli, in provincia di Asti. Ho fatto Scienze internazionali e diplomatiche all’università di Torino: sognavo un lavoro che mi permettesse di viaggiare e di entrare a contatto con nuove culture. Mentre studiavo ho fatto i lavoretti più disparati: cameriera, hostess alle fiere, ripetizioni private, tutoraggio e assistenza in università. Ho fatto anche due esperienze all’estero: un paio di mesi a Londra presso una famiglia inglese come ‘au pair’ e un Erasmus di 8 mesi a Parigi. Dopo la laurea ho vinto un assegno dell’università di Torino come assistente presso il dipartimento di Economia, durato 3-4 mesi, durante i quali ho mandato decine di cv e fatto svariati colloqui... All’inizio non è stato facile!
Il primo bando Master dei Talenti è stato pubblicato nel 2004, poco dopo la mia laurea: l’ho saputo attraverso Internet. Mi è sembrata subito una grande opportunità: erano disponibili alcune posizioni all’estero per cui era richiesto un profilo molto simile al mio, e, incredibile ma vero, erano ben remunerate. Mi sono candidata per il tirocinio presso la Regione Piemonte (6 mesi a Torino e 6 mesi a Bruxelles) e per quello presso Comune di Torino / Unioncamere Piemonte (rappresentanza di Bruxelles). Sono stata selezionata per il secondo.
I primi tre mesi li ho passati al settore Relazioni internazionali del Comune, con l’obiettivo di mappare le esigenze e le problematiche in materia di finanziamenti europei. I successivi sei mesi sono stata all'ufficio di rappresentanza di Bruxelles di Unioncamere Piemonte, analizzando e monitorando le politiche comunitarie di interesse dei vari settori del Comune e raccogliendo informazioni per consentire una partecipazione tempestiva ai programmi di finanziamento dell’UE. Il tirocinio sarebbe dovuto durare nove mesi, ma l’ho interrotto prima della fine: ero stata presa all’ufficio Affari internazionali di Banca Intesa a Bruxelles, anche lì con uno stage retribuito circa 1400 euro. Ho avuto così l’opportunità – dopo l’esperienza nella pa – di lavorare nel privato e vedere come gli affari europei ed internazionali erano gestiti da una grande banca. Presso Banca Intesa a Bruxelles ho fatto i primi cinque mesi come stagista, poi ho avuto un contratto da un anno e successivamente un contratto a tempo indeterminato. Complessivamente, ho lavorato per loro tre anni e mezzo, durante i quali ho conseguito un master in Management alla Solvay Business School (durato 2 anni e svolto part-time).
Nell'estate del 2008, una volta terminato il master, Banca Intesa (nel frattempo diventata Intesa Sanpaolo) mi ha proposto di trasferirmi a Milano presso la sede centrale del gruppo. Qui oggi sono project analyst e continuo ad occuparmi di affari europei: in particolare seguo i rapporti con le aziende clienti interessate ad accedere ai finanziamenti dell'Unione Europea per la ricerca e sviluppo e l'innovazione tecnologica. È un lavoro molto dinamico, che ha poco a che vedere con i ruoli bancari più tradizionali e che mi permette di viaggiare molto e di venire a contatto con alcune delle realtà imprenditoriali più innovative ed interessanti del panorama italiano.
La scelta di tornare in Italia è stata dettata principalmente dall'opportunità lavorativa ed economica – aumento di posizione e stipendio! – ma anche dal desiderio di riavvicinarmi un po’ a casa dopo quattro anni di lontananza…
».

DUE PAROLE CON ANDREA MARTINA, IDEATORE DELLA CAMPAGNA DI COMUNICAZIONE MASTER DEI TALENTI 2009

Andrea Martina, classe 1984, è saltato sul treno del Master dei Talenti appena finita la laurea triennale in Ingegneria del cinema e dei mezzi di comunicazione al Politecnico di Torino. Il suo tirocinio l’ha fatto alla mecca del cinema, Los Angeles: prima un corso di grafica 3D alla prestigiosa Gnomon School di Hollywood e poi catapultato su progetti cinematografici e televisivi presso la "Look Effects". Ora sta lavorando alla tesi per la laurea specialistica: si è inventato un progetto in collaborazione con il Politecnico di Torino, l’università di Las Vegas e l’UCLA, e ad aprile tornerà a Torino per laurearsi. È lui il creativo che ha ideato la nuova campagna di comunicazione del MdT (qui sotto).

Come ti è venuta l'idea della lampadina con la ventiquattr’ore?
Ho pensato che il simbolo doveva essere qualcosa di divertente, fuori dai soliti schemi. La lampadina vuole rappresentare le idee e anche i famosi "cervelli" che spesso fuggono. Una lampadina che però non sa esattamente cosa fare: è pronta per il mondo del lavoro, già con la valigetta nuova, ma non sa dove andare, si gratta la testa… Il MdT dovrebbe aiutare i cervelli a trovare una strada!

Tre aggettivi per la tua esp
erienza MdT a Los Angeles.
Unica! Senza il MdT non avrei mai potuto vivere a LA per mesi, senza aiuti esterni, frequentando una scuola famosa in tutto il mondo. Un altro aggettivo: formativa. La possibilità di vivere lontano dall'Italia, tra persone che ragionano in un modo completamente diverso, aiuta tantissimo ad aprire la mente e le prospettive. Infine, incoraggiante. Verso il futuro, intendo: il MdT permette di applicare immediatamente i propri studi all'interno del proprio campo di lavoro e di acquistare crediti sul cv, ma soprattutto sicurezza di fronte al futuro.

Quali sono le caratteristiche più importanti che un neolaureato deve avere per "vincere" il MdT?

Sicuramente si deve essere ambiziosi. Non arrivisti, ma ambiziosi: cercare di migliorarsi sempre – nel caso del MdT, facendo una esperienza importante e formativa all'estero. Non bisogna avere paura ad affrontare una situazione nuova... Provare e "buttarsi" significa mettersi in gioco, cosa fondamentale per sen
tirsi realizzati, anche nelle piccole cose quotidiane.
Andare all'estero oggi per un giovane italiano è una opportunità o una conditio sine qua non per trovare occasioni di crescita professionale?

Un’opportunità. Chiunque può scegliere se affrontare un
esperienza all'estero o lavorare solamente entro i confini italiani. Ovviamente questo pone le persone su piani differenti. Lo studente che passa anche solo qualche mese all'estero vive un’esperienza molto importante, e vede come si lavora in un ambiente diverso da quello italiano. Poi magari, tornato in "patria", saprà utilizzare bene le conoscenze acquisite altrove. Non credo che andare allestero sia una conditio sine qua non per unesperienza formativa, ma la trovo unenorme opportunità: chi si sente di affrontarla dovrebbe cercare in tutti i modi di ottenerla. Soprattutto oggi che qualunque lavoro è globale.

mercoledì 28 gennaio 2009

TORNA LA GRANDE OCCASIONE DEGLI STAGE ALL'ESTERO FINANZIATI DALLA FONDAZIONE CRT

Vi siete appena laureati nelle università del Piemonte o della Valle d’Aosta? Drizzate le antenne, perché potenzialmente siete i destinatari di una delle occasioni più luminose nel panorama degli stage italiani. Sta per partire il bando 2009 del Master dei Talenti promosso dalla Fondazione CRT (di cui la Repubblica degli Stagisti aveva già parlato l’estate scorsa, in questo e quest'altro post).
Il progetto mette in palio 67 stage in giro per il mondo: dalla Russia agli Stati Uniti, dal Perù all’India, dalla Cina al Mali. La Fondazione investirà in questi 67 neolaureati quasi 2 milioni di euro, erogando un rimborso spese mensile commovente: da 1400 a 3300 euro lordi, a seconda del costo della vita nel Paese di destinazione.
Se volete curiosare, su questa pagina potete trovare un’anteprima degli stage. Il bando sarà presentato a Torino venerdì 30 gennaio – ci sarà anche la Repubblica degli Stagisti! – e chi si vorrà candidare avrà tempo fino al 28 febbraio per compilare i moduli. In bocca al lupo a chi ci proverà!

sabato 24 gennaio 2009

PIANETA PRATICANTI: «PRATICANTATO E SCUOLA DI SPECIALIZZAZIONE PER MAGISTRATURA? FARLI INSIEME È QUASI IMPOSSIBILE»

P. si è laureato in Giurisprudenza a soli 24 anni. Trovare uno studio dove fare il praticantato per lui è stato facile: «Ho inserito il curriculum nel sito dell’Ordine degli avvocati, e dopo mezz’ora ho ricevuto la prima chiamata: gli studi legali sono alla spasmodica ricerca di carne da macello», racconta. «In poche settimane ho fatto una decina di colloqui, ricevendo proposte talvolta assurde: per esempio, uno stage non retribuito anziché il praticantato per il quale mi ero candidato».
In più P. ha un’esigenza particolare: ottenere un part time, per poter contemporaneamente frequentare la scuola di specializzazione indispensabile ad accedere al concorso in magistratura. «Gli studi grandi non lo concedono mai: così chi vuole fare la scuola di specializzazione si trova obbligato ad andare in studi piccoli». P. comincia il suo praticantato in uno studio gestito da un solo avvocato: «Gli accordi prevedevano una retribuzione di 250 euro al mese per i primi due mesi, e poi di 500 euro per i due mesi successivi. Dopo questo periodo di prova, avremmo contrattato uno stipendio tra i 500 e i 1000 euro al mese. Quanto agli orari, l’avvocato chiedeva per i primi due mesi un impegno dalle 9:00 alle 19:00 con una pausa pranzo di due ore, e poi una disponibilità a lavorare senza orario. Però io comunque avrei fatto il part-time» aggiunge «e quindi alle 14:00 sarei uscito».
Nel giro di poco tempo, però, il rapporto tra l’avvocato e i suoi praticanti (altri due oltre a P.) si deteriora: «Siamo tutti scappati a gambe levate nel giro di un mese. Se sbagliavamo qualcosa, per esempio nel redigere un atto, l'avvocato ci urlava contro – senza considerare il fatto che noi non avevamo esperienza, ed eravamo appunto lì per imparare».
Così P. passa in un altro piccolo studio legale: «Qui non mi danno nulla di rimborso spese ma non mi chiedono grande impegno, quindi posso dedicarmi alla scuola».
Pare che fare il praticantato sia davvero un problema per chi vuole anche seguire i due anni di scuola di specializzazione: «La mia ha un obbligo di frequenza dalle 15:00 alle 19:00 tutti i giorni dal lunedì al giovedì. In più bisogna studiare e fare i compiti a casa». La scuola è anche costosa: «
Io pago una retta di 3mila euro l’anno. La cosa grave è che non sono previste differenziazioni in base al reddito: è chiaro che non tutti possono permettersi di sborsare una cifra così alta, perdipiù senza avere entrate». In ogni caso, ben pochi si prendono il rischio di fare solo la scuola di specializzazione, lasciando perdere il praticantato: «Quasi tutti cercano di fare entrambi, perché il concorso in magistratura è un terno al lotto», conclude P.: «in caso vada male, almeno si potrà ripiegare sull’avvocatura!».

venerdì 23 gennaio 2009

PIANETA PRATICANTI: «GUADAGNO 800 EURO AL MESE, MA ALLO STUDIO PORTO 800 EURO AL GIORNO»

A. ha 26 anni ed è un praticante avvocato. Racconta la sua storia alla Repubblica degli Stagisti a condizione di mantenere l'anonimato: come lui, quasi tutti i praticanti temono ritorsioni dagli studi dove lavorano.
«Ho cominciato nell’aprile del 2008, una settimana dopo la laurea» racconta A. «In studio siamo una settantina: ci sono sei soci più altri partner, ma i 2/3 sono praticanti come me. Tutti figuriamo come collaboratori: ci siamo aperti la nostra partita Iva e svolgiamo il praticantato come liberi professionisti». E cosa fa questo piccolo esercito di praticanti? «In Tribunale, oltre ad assistere alle udienze, andiamo a depositare atti presso la cancelleria, oppure all’ufficio notifiche per rilasciare atti da notificare. In studio facciamo ricerche propedeutiche al lavoro di altri avvocati, poi redigiamo atti, memorie, comparse, citazioni».
Il praticantato per diventare avvocati dura 24 mesi e nel Codice deontologico forense c'è scritto esplicitamente che ogni avvocato deve «fornire al praticante un adeguato ambiente di lavoro, riconoscendo allo stesso, dopo un periodo iniziale, un compenso proporzionato all'apporto professionale ricevuto». E A. quanto prende? «Per i primi mesi lo stipendio previsto dallo studio è di circa 800 euro lordi al mese, che poi sale a 1000 e può arrivare negli ultimi mesi a 1300 se i titolari sono particolarmente contenti del lavoro di un praticante». Fantastico? «Sì. Un po’ meno fantastico se si considera che io in un solo giorno produco per lo studio l’equivalente di quanto guadagno in un mese. È facile dedurlo dal time-sheet: ogni telefonata, ogni mail, ogni ricerca che faccio viene fatturata al cliente. E non certo 5 euro all’ora!».
Ma A. sa di essere fortunato: «Ci sono miei compagni di università che prendono meno della metà di quel che prendo io. Però c'è da dire che io entro in studio alle 9 della mattina ed esco quasi ogni giorno alle 9 di sera: tolta l’oretta di pausa pranzo, vuol dire 11 ore di lavoro al giorno dal lunedì al venerdì, e certe volte anche il sabato. Mi è capitato di stare in studio fino alle 2 di notte. In generale, se esco prima delle 8 vengo guardato malissimo: il risultato è che non ho più una vita al di fuori dello studio!».
I praticanti, come già avevo osservato qualche mese fa nel post «La Repubblica dei Praticanti», sono incredibilmente simili agli stagisti. La differenza sostanziale è che, se vogliono cominciare la professione per la quale hanno studiato, il praticantato devono farlo obbligatoriamente. Pertanto ogni anno gli studi di avvocati, commercialisti, notai, agronomi e chi più ne ha più ne metta, si ritrovano la fila davanti alla porta. E a chi non farebbe gola questa schiera di volenterosi neolaureati, disposti a lavorare gratis o per poche briciole senza mai guardare l'orologio, pur di poter accedere all'esame di Stato?

venerdì 16 gennaio 2009

ICHINO PROPONE: MANDIAMO I SUPERSTAGISTI A FARE ESPERIENZA ALL'ESTERO

Dal suo sito, il senatore Pietro Ichino formula una proposta «per raddrizzare l'iniziativa decisamente nata male» del Programma Stages 2008 promossa dal consiglio regionale calabrese.
«Siamo ancora in tempo» dice Ichino: «Perché, visto che la maggior parte degli stage in questione risulta non essere stata ancora attivata, non dimezzarne la durata, utilizzando i 12.000 euro residui per finanziare la permanenza del giovane stagista per quattro o sei mesi presso un’amministrazione municipale o provinciale del nord-Europa (ma anche tedesca, austriaca, francese o svizzera) particolarmente interessante dal punto di vista della innovazione amministrativa? Allora sì che, oltre alla compatibilità con la disciplina legislativa della materia, si recupererebbe un vero contenuto formativo di questi stage».

giovedì 15 gennaio 2009

I SUPERSTAGISTI CALABRESI RISPONDONO A ICHINO E AL CORRIERE: NON CI REGALANO NIENTE

Dopo l'articolo pubblicato oggi dal Corriere della Sera, «I "super-stagisti" della Calabria: negli enti per due anni a paga doppia», e l'iniziativa del senatore Pietro Ichino che ha preparato un'interrogazione parlamentare sull'argomento, ecco in una lettera aperta la replica dei partecipanti al Programma Stages 2008 promosso dal consiglio regionale della Calabria:

LA “VOCE” DEI MIGLIORI GIOVANI LAUREATI DELLA CALABRIA

Parecchio sgomento ha suscitato tra i beneficiari dei voucher offerti dal Consiglio Regionale della Calabria la severa posizione espressa in merito dal Senatore Ichino e trasposta nei contenuti – si apprende oggi - di una recentissima interrogazione parlamentare.
Si coglie in particolare nelle parole del noto giuslavorista un ingiustificato ed incomprensibile scetticismo nei confronti del programma attivato dal Consiglio Regionale, fondato esclusivamente sulla pretesa non riconducibilità del contenuto del progetto, per come immaginato dalla Regione, nei confini legali degli stages formativi.
Orbene, al di là dell’etichetta impressa dal Consiglio Regionale a tale iniziativa, mediaticamente battezzata come “Programma Stages”, non v’è dubbio che la stessa presenti dei caratteri del tutto peculiari che trovano preciso fondamento, quanto alla forma, in una legge regionale del 2004, e, per quel che più conta, nella sostanza, nell’assetto sociale e occupazionale della realtà calabrese.
L’iniziativa infatti mira – per come testualmente riferito nella citata legge – a “promuovere un percorso di eccellenza finalizzato ad attrarre e a trattenere risorse umane ad alto potenziale, incentivando la residenzialità in Calabria dei giovani (…) che abbiano capacità e competenze necessarie per lo sviluppo del tessuto sociale ed economico della Regione”.
Non si comprende dunque come il senatore Ichino supporti l’opinione demolitrice secondo cui si tratterebbe di “iniziative fasulle di formazione professionale”, finalizzate in buona sostanza a realizzare forme illegali di mera “assistenza, dannose per il funzionamento del mercato del lavoro e per gli interessi professionali degli stessi giovani coinvolti”. Pare proprio che simili affermazioni traggano origine dai più risalenti pregiudizi e radicati luoghi comuni con i quali quotidianamente deve fare i conti la realtà occupazionale calabrese.
L’opportunità offerta è invece fortemente innovativa, intendendo il Consiglio Regionale da un lato incentivare l’arricchimento del nostro bagaglio professionale e culturale e, dall’altro, metterlo al servizio delle amministrazioni locali, scongiurando così il perpetuarsi del triste fenomeno della emigrazione delle più brillanti intelligenze del Meridione. Attraverso un percorso strutturato su due livelli. Il primo, formativo, rivolto a fornire ai partecipanti gli strumenti giuridici e tecnici propedeutici all’inserimento nelle pubbliche amministrazioni. Il secondo, pratico operativo, mediante la collocazione, secondo i profili curriculari e professionali di ciascuno, presso le amministrazioni che hanno manifestato l’interesse a giovarsi della nostra alta professionalità garantendo un progetto professionale qualificato e d’alto profilo.
Nessuno peraltro pretende che tale esperienza sia finalizzata ad una futura assunzione, poiché, come è ben noto, l’accesso ai Pubblici Uffici, persino in Calabria, avviene solo per concorso pubblico.
Precisato ciò, è risibile oltre che offensivo, definirci dei “superstagisti a paga doppia avviati alla nullafacenza”.
Quello che ci viene corrisposto è un “premio d’eccellenza”, inferiore peraltro nell’importo ad una borsa di dottorato o ad un classico contratto a progetto, ed idoneo perlopiù a coprire, soprattutto per quanti (molti) viaggeranno per recarsi presso le amministrazioni più decentrate, le spese “vive”.
Sono dunque queste le ragioni che ci hanno spinto ad aderire con entusiasmo e speranza all’iniziativa inedita e fortemente innovativa del Consiglio Regionale, offrendo quale contropartita il nostro impegno e la nostra brillantezza ad una terra che non accettiamo di vedere per l’ennesima volta raccontata secondo schemi obsoleti di clientele e cieco assistenzialismo.

Firmato: I migliori laureati della Calabria

L'ASI CERCA 12 STAGISTI SPAZIALI

Parte oggi il bando Asi – Crui: dal 16 marzo al 16 settembre l’Agenzia spaziale italiana
è pronta
ad ospitare dodici ingegneri, fisici, astronomi, matematici per sei mesi - il termine ultimo per presentare la domanda è lunedì 2 febbraio.
Dal 2005 al 2008 gli «stagisti spaziali» sono già stati una quarantina, equamente divisi tra laureandi e neolaureati. La novità è che da quest’anno prenderanno un piccolo rimborso spese: l’Asi erogherà loro 300 euro netti al mese, decisione – specie nel panorama degli enti pubblici – degna di menzione. La Repubblica degli Stagisti fa il punto della situazione con Valeria Guarnieri, referente operativo dell’attuazione del “Programma di tirocinio Asi – Università Italiane”.

Quali sono le competenze che maggiormente ricercate?
Quelle tecnico scientifiche, quindi ci rivolgiamo a laureandi e laureati in Fisica con indirizzo Astrofisica, Cosmologia e Scienze della Terra. Poi Astronomia, Matematica e soprattutto Ingegneria: aerospaziale, aeronautica, elettronica, telecomunicazioni, meccanica.
Come si struttura lo stage?
Ogni progetto formativo ha le sue peculiarità; in genere durante i primi uno-due mesi i tirocinanti familiarizzano con l’Asi,e poi vengono coinvolti in riunioni di avanzamento di progetto o di contratto, in workshop e seminari, preparano presentazioni, relazioni e piccoli studi. Un’attività molto centrata sulla ricerca: hanno l’opportunità di venire a contatto con un settore profondamente innovativo e in costante evoluzione. In particolare, i laureandi possono svolgere particolari ricerche documentarie su materiali difficilmente reperibili in altri contesti.
Dove hanno luogo gli stage?
Nella maggior parte dei casi nella sede di Roma, e poi presso i centri operativi di Matera e Trapani. Il Centro di Geodesia Spaziale di Matera è dedicato principalmente al telerilevamento e all’analisi di dati satellitari e si occupa anche di robotica spaziale e missioni interplanetarie. A Trapani invece c’è la Base di lancio di palloni stratosferici, che sono un’alternativa ai satelliti o alla Stazione Spaziale Internazionale.
Fino ad oggi i vostri stage non prevedevano un rimborso spesa, però così vi siete accorti che perdevate ottimi candidati. Per questo avete deciso cambiare politica?
Sì: per rendere più competitivo il progetto ed attrarre candidature di maggior pregio, abbiamo deciso di dare seguito alla direttiva Funzione pubblica n. 02/05, che consente agli enti pubblici di erogare borse di studio ai tirocinanti.
Per il 2009 l'importo del rimborso spese è fissato a 300 euro netti. Pensate che riuscirete il prossimo anno a portarlo, magari per i laureati, almeno a 500 euro?
Questa del rimborso spese per noi è una sperimentazione: eventuali modifiche al progetto potranno essere valutate solo a settembre.

LA VIGNETTA DI ARNALD SUL CASO DEI SUPERSTAGISTI CALABRESI



(la vignetta è di Arnald)

L'INTERROGAZIONE PARLAMENTARE DI ICHINO SUL «PROGRAMMA STAGES 2008» DEL CONSIGLIO REGIONALE CALABRESE

È stata proprio la Repubblica degli Stagisti a portare la settimana scorsa all'attenzione dell'opinione pubblica e di Pietro Ichino la vicenda dei «superstage» calabresi.
Su questo blog il caso è stato approfondito con il parere di esperti di diritto del lavoro (Michele Tiraboschi e Michel Martone) e sopratutto con le testimonianze dei diretti interessati, i «superstagisti» (alcuni addirittura ingegneri, commercialisti, professori universitari...).
Oggi la questione approda sul Corriere della Sera e in Parlamento, con un'interrogazione del senatore Ichino. Eccone il testo:

INTERROGAZIONE
al Ministro del Lavoro e del Welfare, nonché al Ministro per le Politiche Comunitarie
presentata alla Presidenza del Senato il 15 gennaio 2008
dal senatore Pietro ICHINO

Premesso che
- con la delibera 21 novembre 2007 n. 103 dell’Ufficio di Presidenza della Regione Calabria è stato approvato un bando di selezione pubblica per l’assegnazione di alcune centinaia di “voucher formativi”, ciascuno dell’importo di 1000 euro mensili per 24 mensilità, nell’ambito del “Programma Stages” della stessa Regione, con uno stanziamento complessivo di 6 milioni di euro, per metà rivenienti dal bilancio regionale, per l’altra metà da contributi del Fondo Sociale Europeo;
- nella detta delibera si prevede che i voucher medesimi costituiscano “riconoscimento d’eccellenza” e “incentivo alla residenzialità” per i migliori laureati calabresi di età non superiore ai 37 anni;
- si prevede inoltre che i voucher in questione vengano goduti in corrispondenza con l’attivazione di altrettanti stage presso amministrazioni pubbliche calabresi, previa partecipazione dei giovani interessati a un “percorso formativo di orientamento ed accompagnamento all’inserimento’ organizzato dalle Università calabresi sulla base di apposita convenzione con l’Ufficio di Presidenza della Regione;
- si ha notizia di casi nei quali gli stage in questione sono frequentati da trentenni liberi professionisti iscritti ai rispettivi Ordini professionali e in precedenza impegnati nelle corrispondenti attività di lavoro autonomo, che, almeno in linea teorica, dovrebbero essere interrotte per il biennio.

Considerato, peraltro, che
- in coerenza con quanto disposto esplicitamente sui tirocini formativi e di orientamento dall’articolo 18, lettera d, della Legge 24 giugno 1997 n. 196, recante Norme in materia di promozione dell’occupazione, il relativo Regolamento emanato con decreto del Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale del 25 marzo 1998, n. 142, , ha fissato in 12 mesi la durata massima degli stage, consentendone una durata di 24 mesi soltanto per i portatori di handicap;
- la Commissione Europea, nelle Disposizioni generali FESR - FSE - Fondo di coesione (2007 - 2013) e in linea con il metodo della c.d. strategia europea per l’occupazione, propone tra le priorità di destinazione dei fondi erogati la creazione di nuovi posti di lavoro effettivi;
- questa finalità degli interventi del FSE è ribadita nel documento in cui la Commissione presenta le 8 linee di orientamento per migliorare l’occupazione nell’Unione europea (UE), Obiettivi delle linee di orientamento integrate per la crescita e l’occupazione 2005-2008;

si chiede ai Ministri indicati in epigrafe
- se e come essi ritengano che le centinaia di stage di 24 mesi attivati dalla Regione Calabria si concilino con la disciplina vigente della materia, dal momento che i “migliori laureati calabresi” non risultano essere tutti portatori di handicap;
- se e come essi ritengano che possa produrre risultati positivi, nel senso indicato dalla strategia europea per l’occupazione, l’attivazione “all’ingrosso” di “stage” per una durata del tutto abnorme, con lo scopo di far acquisire ai giovani interessati capacita di amministrazione innovativa, presso amministrazioni pubbliche che di tale innovazione non posseggono né il know-how né alcuna esperienza;
- se essi non ritengano che iniziative di questo genere, ‑ per la loro durata eccessiva e per la mancanza di alcun nesso tra il contenuto del rapporto di stage che va a instaurarsi e gli sbocchi occupazionali effettivamente prospettabili ‑ lungi dall’incrementare la professionalità dei giovani interessati, abbiano l’effetto di male orientarli nel mercato, al contempo disincentivando la ricerca seria da parte loro di un’occupazione produttiva; e se essi non ritengano che iniziative come questa creino i presupposti per una rivendicazione, al termine del biennio, di “sanatorie” con stabilizzazione in soprannumero rispetto agli organici delle amministrazioni pubbliche ospitanti, con conseguente creazione di nuovi posti di lavoro improduttivi;
- se essi non ritengano che in questa iniziativa si manifesti un antico e mai superato difetto delle politiche del lavoro, praticate da decenni nel nostro Mezzogiorno, indifferentemente da maggioranze politiche di destra o di sinistra, che contribuiscono ad alimentare il circolo vizioso del mercato del lavoro meridionale, tra sovradimensionamento e inefficienza delle amministrazioni pubbliche, insufficienza degli investimenti nei servizi e infrastrutture indispensabili, scarsa produttività delle imprese private, insufficienza della domanda di manodopera nelle strutture produttive, sfiducia dei giovani nella possibilità di trovare occupazione nelle strutture stesse e orientamento dei giovani stessi a privilegiare, nelle loro strategie, la ricerca del posto fisso in strutture pubbliche sovradimensionate come unica alternativa all’emigrazione;
- se e come i Ministri stessi ritengano che un’iniziativa di questo genere si concili con le finalità e le regole di funzionamento del Fondo Sociale Europeo;
- se e come e come il Governo ritenga che un’iniziativa di questo genere si concili con l’esigenza di migliorare, agli occhi dell’amministrazione comunitaria, la reputazione del nostro Paese già gravemente compromessa da numerosi passati abusi gravi consistenti proprio nell’utilizzazione dei contributi del Fondo Sociale Europeo per iniziative fasulle di formazione professionale;
- se e quali misure coerenti con gli obiettivi e le regole del Fondo Sociale Europeo, infine, i Ministri competenti intendano adottare per evitare che nella forma di pretesi “stage” di formazione si pongano in essere illegalmente forme di mera assistenza, dannose per il funzionamento del mercato del lavoro e per gli interessi professionali degli stessi giovani coinvolti.

mercoledì 14 gennaio 2009

LETTERA APERTA DI PIETRO ICHINO ALLA REGIONE CALABRIA SUI SUPERSTAGE ATTIVATI DAL CONSIGLIO REGIONALE

LETTERA APERTA AL PRESIDENTE DELLA REGIONE CALABRIA

del senatore Pietro Ichino

Con la delibera 21 novembre 2007 n. 103 dell’Ufficio di Presidenza della Regione Calabria è stato approvato un bando di selezione pubblica per l’assegnazione di 250 “voucher formativi”, ciascuno dell’importo di 1000 euro mensili per 24 mensilità, nell’ambito del “Programma Stages” della stessa Regione, con uno stanziamento complessivo di 6 milioni di euro, rivenienti per metà dal bilancio regionale, per l’altra metà da contributi del Fondo Sociale Europeo. Nella detta delibera
- si prevede che i voucher medesimi costituiscano “riconoscimento d’eccellenza” e “incentivo alla residenzialità” per i migliori laureati calabresi di età non superiore ai 37 anni;
- si prevede inoltre che i voucher in questione vengano goduti in corrispondenza con l’attivazione di altrettanti stage presso amministrazioni pubbliche calabresi, previa partecipazione dei giovani interessati a un “percorso formativo di orientamento ed accompagnamento all’inserimento’ organizzato dalle Università calabresi sulla base di apposita convenzione con l’Ufficio di Presidenza della Regione.
Questa iniziativa della Regione Calabria appare difficilmente conciliabile non solo con la disciplina nazionale della materia dei tirocini formativi e di orientamento contenuta nell’articolo 18 della Legge 24 giugno 1997 n. 196 (c.d. Legge Treu), e con il relativo Regolamento, d.m. n. 142/1998, che fissano in 12 mesi la durata massima degli stage (consentendone una durata di 24 mesi soltanto per i portatori di handicap), ma soprattutto con la definizione stessa di stage di formazione e orientamento fatta propria dal nostro ordinamento nazionale e da quello comunitario.
È opinione generalmente condivisa dagli studiosi e dagli osservatori qualificati, in particolare da quelli operanti negli organi competenti della Commissione Europea, che iniziative del genere di questa della Regione Calabria ‑ per la loro durata eccessiva e per la mancanza di alcun nesso tra il contenuto del rapporto di stage che va a instaurarsi e gli sbocchi occupazionali effettivamente prospettabili ‑ lungi dall’incrementare la professionalità dei giovani interessati, abbiano l’effetto di male orientarli nel mercato, al contempo disincentivando la ricerca seria da parte loro di un’occupazione produttiva. Iniziative come questa creano, poi, i presupposti per una rivendicazione, al termine del biennio, di “sanatorie” con stabilizzazione in soprannumero rispetto agli organici delle amministrazioni pubbliche ospitanti, con conseguente creazione di nuovi posti di lavoro improduttivi.
L’iniziativa sembra perpetuare un antico e mai superato difetto delle politiche del lavoro praticate da decenni nel Mezzogiorno, indifferentemente da maggioranze politiche di destra e di sinistra, che contribuiscono ad alimentare il circolo vizioso del mercato del lavoro delle Regioni meridionali, tra sovradimensionamento e inefficienza delle amministrazioni pubbliche, insufficienza degli investimenti nei servizi e infrastrutture indispensabili, scarsa produttività delle imprese private, insufficienza della domanda di manodopera nelle strutture produttive, sfiducia dei giovani nella possibilità di trovare occupazione nelle strutture stesse e orientamento dei giovani stessi a privilegiare, nelle loro strategie, la ricerca del posto fisso in strutture pubbliche sovradimensionate come unica alternativa all’emigrazione.
Nel caso in cui Ella concordi con questa valutazione, Le chiedo se non ritenga opportuno e urgente (considerato che proprio in questi giorni si dovrebbe passare dal trimestre iniziale in sede universitaria alla costituzione dei rapporti di stage) adottare al più presto, di concerto con i Ministri del Lavoro e delle Politiche Comunitarie, le misure necessarie per evitare l’esito pesantemente negativo, altrimenti prevedibile, di questi stages in corso di avviamento.
Certo che Ella comprenderà la preoccupazione che anima questa mia lettera nonché l’interrogazione parlamentare che mi appresto a presentare sulla stessa questione, La ringrazio dell’attenzione e La saluto molto cordialmente

Pietro Ichino

Sul sito www.pietroichino.it il botta-e-risposta con la replica di Giuseppe Bova, presidente del consiglio regionale della Calabria, e un nuovo commento di Ichino

PAOLO CITTERIO: STAGE SI', ANCHE DI UN ANNO: MA MAI GRATIS!

Paolo Citterio è il fondatore e presidente di Gidp, Gruppo intersettoriale dei direttori del personale: un network che riunisce 2200 dirigenti dell’area risorse umane di aziende con oltre 250 dipendenti.

Lo strumento dello stage è molto usato dalle grandi aziende: secondo l'indagine Excelsior di Unioncamere, sette su dieci ospitano tirocinanti.
Sì, e si tratta di stage di qualità: nella maggior parte de
i casi l'azienda offre un congruo rimborso spese e un percorso formativo serio; e dopo aver investito sulla nuova risorsa, se i risultati del periodo di stage sono stati buoni non se la lascia scappare, e la assume.
Cosa che accade meno spesso nel caso delle imprese più piccole?
Direi di sì. In quel caso gli stagisti spesso vengono presi per brevi periodi, per coprire i periodi di ferie o malattia del personale, senza progetti formativi nè tutor seri; ed è raro che ci sia una concreta possibilità di assunzione dopo lo stage [ma ci sono anche pmi e addirittura microimprese che utilizzano bene i loro stagisti: vedere la Lista dei Buoni DOC per credere, ndr]
. Una grande azienda utilizza lo stagista in maniera completamente diversa.
Il Gidp esegue un’indagine annuale* sugli stagisti. Quali sono gli ultimi dati?
Per quanto riguarda la durata dello stage, per esempio, emerge che la maggioranza delle aziende (il 69%) preferisce i 6 mesi. Personalmente, dissento: lo stage migliore è quello da 12 mesi.
Ma non è un periodo troppo lungo?
Lungo, sì, ma orientato all'assunzione. La maggior parte dei contratti di categoria prevede
per i neolaureati un periodo di prova al massimo di 3 mesi: troppo breve! Ecco quindi che lo stage va a supplire, diventando una sorta di periodo di prova in cui le aziende possano formare e valutare la risorsa prima di prendersi l’impegno di assumerla. Perché ciò non accadesse, bisognerebbe prevedere periodi di prova molto più lunghi: è una convinzione che condivido anche con Ichino. Insomma paghiamoli bene, questi stage, ma facciamoli lunghi: è un vantaggio per tutti, sopratutto per i tirocinanti.
Ecco, paghiamoli bene. Su questo punto l'indagine Gipd che dice?
Che nelle grandi aziende il rimborso spese medio è di 621 euro al mese più i buoni pasto. Nello specifico, 4 su 5 retribuiscono i loro stagisti con almeno 500 euro al mese, una su 4 andando addirittura sopra i 700. E una punta di diamante del 7% li paga più di 1000 euro al mese!
Una miriade di aziende che potrebbero essere inserite nella Lista dei Buoni! Però ci sono migliaia di ragazzi che ogni anno fanno stage senza prendere un centesimo.
Io dico che queste proposte andrebbero rifiutate: la prestazione gratuita non dovrebbe esistere! I giovani che accettano di fare stage gratis spesso hanno poca fiducia in sé stessi. Bisogna fare la gavetta, certo: ma mai gratis. A me dispiace che molti cadano nella trappola di questi stage non retribuiti, magari col miraggio di essere assunti che però raramente diventa realtà.
Sul punto della percentuale di assunzione dopo lo stage i risultati del vostro studio sono ben più alti di quelli indicati dall'indagine Excelsior (13% circa).
Direi di sì: oltre la metà delle aziende assume un tirocinante su due; il 27% delle aziende si attesta addirittura sul 70%!

*l'indagine è effettuata su un campione di 130 imprese del network Gidp

martedì 13 gennaio 2009

LA REPUBBLICA DEGLI STAGISTI RACCOGLIE LE VOCI DEI SUPERSTAGISTI CALABRESI

La Repubblica degli Stagisti ha raccolto le testimonianze di alcuni superstagisti, i laureati d'eccellenza della Calabria che stanno partecipando al Programma Stages 2008 promosso dal consiglio regionale.
Ecco le prime storie:
- Francesco Bonsinetto, dalla cattedra allo stage
- Francesco Luppino, l'ingegnere stagista
- Serena Carbone: una proposta al consiglio regionale per valorizzare davvero noi superstagisti
- Pietro Canale, il commercialista stagista

FRANCESCO BONSINETTO, DALLA CATTEDRA ALLO STAGE

Francesco è un professore universitario. Ha 32 anni e da quattro insegna Politiche urbane presso l’università di Reggio Calabria. Due anni fa ha concluso il suo dottorato di ricerca e oggi è anche presidente della sezione calabrese dell’associazione nazionale Dottorandi e dottori di ricerca. Alle spalle ha varie esperienze in Spagna: un Erasmus di un anno a Bilbao durante l’università, qualche mese a Madrid per scrivere la tesi, poi un altro anno – stavolta a Barcellona – durante il dottorato. Eppure anche lui è uno stagista – seppure «super» – del Programma Stages calabrese.
Perché? «La mia docenza a contratto, a fronte di un impegno di 60 ore di lezioni frontali – a cui ovviamente si devono aggiungere gli esami e tutto il resto – mi frutta 800 euro lordi. Impossibile mantenersi con questa miseria. È così che l’università italiana porta i cervelli alla fuga, o li tiene ingabbiati nel “sistema Italia”. Io dovevo scegliere se fuggire all’estero o trovare una fonte di sostentamento esterna all’università. Ho aderito al Programma Stages con l’amaro in bocca».
Francesco continuerà comunque ad insegnare anche quest’anno: «Il bando prevede incompatibilità solo con contratti a tempo indeterminato. Ci sono tantissimi altri partecipanti che, come me, oltre allo stage portano avanti altri lavori, contratti a progetto e così via».
Francesco è un professore, dicevamo – e valuta con occhio severo l’organizzazione dei percorsi formativi di questi stage: «Il programma è iniziato a ottobre e prevedeva tre mesi di formazione. Solo che i percorsi avrebbero dovuto essere pensati ad hoc per ogni candidato in base al suo curriculum, e invece sono stati un sonoro fallimento». Ha pesato la questione dell’eterogeneità forse eccessiva del gruppo: «Il malumore cresce perché tutti siamo diversi per esperienze professionali e per curriculum, e quindi ci sono persone super-formate a fianco di neolaureati. Uno degli errori è stato proprio questo: metterci tutti insieme. A Reggio Calabria ci sono archeologi, filosofi, giuristi, addirittura un odontoiatra. E mi chiedo tra l’altro: che fine faranno l’archeologo e l’odontoiatra?».
Sarà curioso scoprire a quale ente verranno destinati. Non manca molto: dopo il 25 gennaio il consiglio regionale dovrebbe procedere all’assegnazione di ciascuno stagista a un ente. «Ancora non sappiamo quali saranno i criteri che verranno utilizzati per smistarci» dice però Francesco «Né sappiamo in quali giorni dovremo andare, quali orari dovremo fare. Vedremo».
Intanto, per fortuna, almeno hanno visto la prima tranche di rimborso spese: «Dopo una grande lotta, il 30 dicembre abbiamo ricevuto la prima bimestralità di 1350 euro netti, pari a meno di 700 euro al mese. Forse nei prossimi mesi ci daranno di più, hanno promesso di arrivare a 900 euro al mese. Ma quei mille di cui parlavano e continuano a parlare, quelli sono proprio un bluff».


Per saperne di più sul Programma Stages 2008 promosso dal Consiglio regionale della Calabria, potete cliccare qui.

FRANCESCO LUPPINO, L’INGEGNERE STAGISTA

A tratteggiarne la biografia non sembra che Francesco abbia solo trent’anni. Laureato in Ingegneria civile, un master in ingegneria sismica, sposato e con un figlio di 15 mesi. «Nel 2005 ho aperto la partita Iva e ho cominciato a esercitare la libera professione. Però il mercato degli ingegneri in Calabria è inflazionato: mediamente non guadagno più di mille euro al mese».
Ha fatto alcune scelte in controtendenza, Francesco, ed è disposto ad assumersene le conseguenze: «Ho voluto sposarmi giovane, e quindi ho avuto prima di altri l’esigenza di guadagnare. Oggi si bada sempre più alla carriera: sposarsi e soprattutto fare un figlio è stata una scommessa. Non solo per me ma anche per mia moglie, che si è laureata col massimo dei voti in Medicina e ora, anche con la maternità, sta portando avanti benissimo la specializzazione in Pediatria». In più Francesco ha scelto anche di restare a vivere nel suo paesino: «Avere vicino gli affetti e le amicizie, mantenere i miei impegni nel sociale e in parrocchia per me sono le cose più importanti. Questi vincoli che mi sono autoimposto forse mi hanno un po’ frenato: laureato a 24 anni con 110 e lode, se fossi andato in giro per l’Italia e fossi stato disponibile a trasferirmi certamente avrei trovato qualche azienda interessata ad assumermi. Ma non mi sarei sentito gratificato da un megastipendio, se per ottenerlo avessi dovuto allontanarmi da tutto ciò a cui tengo».
Al bando Programma Stages ha partecipato principalmente perché prometteva meritocrazia: «Non ci sono stati margini per le solite raccomandazioni e i sotterfugi, una volta tanto». Francesco continuerà a lavorare come ingegnere anche da stagista: «Questo programma è compatibile con la mia professione, posso mantenere la mia partita Iva e continuare a esercitare. Lo stage dovrebbe tenerci impegnati circa 5-6 ore al giorno, quindi io a pranzo dovrei riuscire a tornare a casa, e dalle tre del pomeriggio alle otto di sera potrei continuare il mio lavoro. Poi certamente lavorerò di sabato e domenica. Certo questo è quasi un obbligo: gli 800 euro al mese del rimborso spese non mi basterebbero con la famiglia che ho!».
Però quegli 800 euro diventano importanti per arrotondare, e non solo per lui: «Tutti quelli che partecipano al programma hanno bisogno di questi soldi. Anzi, se il rimborso anziché di mille euro fosse di 500, secondo me i 500 stagisti diventerebbero subito 50! Però sinceramente quando mi sono iscritto all’iniziativa non pensavo che avrei trovato gente di 35-36 anni, già così preparata e competente. E mi chiedo: dov’è il benessere tanto decantato se un avvocato trentasettenne, con proprietà di linguaggio e preparazione impeccabile, è accanto a me a fare lo stagista?».
Perché, insomma, diciamolo: a trent’anni non è il massimo. «Io in effetti quando mi presento dico che sono un ingegnere libero professionista…» confida infine Francesco «…non certo uno stagista!».

Per saperne di più sul Programma Stages 2008 promosso dal Consiglio regionale della Calabria, potete cliccare qui.

SERENA CARBONE: UNA PROPOSTA AL CONSIGLIO REGIONALE PER VALORIZZARE DAVVERO NOI SUPERSTAGISTI

Serena ha bruciato le tappe: laureata col massimo dei voti in Lettere a soli 22 anni, finita la scuola di specializzazione in Storia dell’arte a Bologna tre anni dopo, oggi ha 27 anni ma non è certo una “neolaureata”.
«Sono tornata due anni fa perché avevo avuto un contratto di un anno come catalogatore presso la Direzione regionale dei beni culturali e paesaggistici della Calabria. Guadagnavo circa 800 euro al mese. Non pensavo che sarei rimasta qui definitivamente, e invece… Per lavorare nel mio ambito al sud in teoria ci sarebbero molte occasioni: purtroppo sono misconosciute, e vengono talvolta gestite da persone poco competenti. Il patrimonio culturale qui è forte, noi potremmo davvero vivere di turismo e cultura: se questi elementi però venissero valorizzati e adattati all’oggi».

Al Programma Stages è arrivata per caso: «Un amico mi ha detto, pochi giorni prima che scadesse il bando, che esisteva questo progetto. All’inizio ho subito pensato che mi sarebbe servito per il concorso per entrare al ministero dei beni culturali; così ho fatto richiesta». E ha vinto – però ora c’è un problema. «Pare che nessun ente purtroppo abbia fatto richiesta per uno storico dell’arte, a parte Marina di Gioiosa Jonica dove c’è una pinacoteca. Però chiaramente per me sarebbe molto disagevole arrivare tutti i giorni fino a lì [la cittadina è distante oltre 100 km da Reggio Calabria, ndr], quindi credo che se mi destinassero a quell’ente non potrei accettare!».

Serena riflette poi sul futuro del Programma Stages: «È importante che sia chiaro che noi non dobbiamo dire grazie al consiglio regionale: ci siamo tutti laureati con 110, tra noi ci sono persone che hanno master e dottorati, andremo a dare un servizio alla regione, per dirla tutta: andremo a lavorare in questi enti. Abbiamo di fronte due anni, un periodo molto lungo: è importante che ognuno di noi venga messo in un ente dove possa davvero crescere professionalmente».
E lancia una proposta: «Per non chiudere tutto il progetto allo scadere dei due anni, sarebbe bello che al termine degli stage il consiglio regionale bandisse un concorso per noi 500, e assumesse i migliori. In questo modo noi saremmo incentivati a lavorare meglio, daremmo il massimo in questi due anni, e alcuni potrebbero avere l’opportunità di ottenere un lavoro vero e proprio. Non dico tutti: magari i migliori cento. Così si valorizzerebbero davvero le risorse umane».

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PIETRO CANALE, IL COMMERCIALISTA STAGISTA

Trentasei anni, laureato in Economia dal 1998, Pietro di professione fa il dottore commercialista nello studio che qualche anno fa ha aperto insieme a un un collega. Oggi e per i prossimi 24 mesi sarà un commercialista-stagista (e non è certo l’unico). «Ho deciso di aderire al Programma Stages» spiega «perché è compatibile con la mia professione. Non ho certo bisogno di “completare la mia formazione”, né punto ad essere contrattualizzato dall’ente ospitante; però per me è un’occasione buona per entrare in contatto con nuove realtà con cui magari potrò lavorare in futuro. E poi il mio guadagno attuale non è così brillante: 8-900 euro al mese in più mi daranno tranquillità e sicurezza».
Ma come farà a conciliare uno stage a tempo pieno con l’impegno in studio? «Ora stiamo facendo i corsi di formazione, riesco a seguirli e contemporaneamente a lavorare. Quando cominceremo gli stage, si vedrà: non sappiamo ancora niente di preciso su dove verremo mandati e cosa ci verrà richiesto di fare – il livello di informazione è scarso, tutto è sempre organizzato in maniera informale. Comunque non credo che potranno chiederci di fare un tempo pieno».
Secondo Pietro, ai superstagisti infatti il consiglio regionale finirà per dare grande autonomia rispetto all’impegno dello stage: «Per esempio nelle sedi disagiate, quelle a 150-200 km dal capoluogo, nessuno ci vuole andare e nessuno ci manderanno. E poi mi è stato detto» continua «che potremo fare richiesta per andare a fare esperienze altrove utilizzando il nostro rimborso mensile». Sarà vero? Lui ci spera: «A me interesserebbe frequentare una summer school alla London School of Economics».
Da esperto di fisco, Pietro non manca poi di muovere una critica ai balzelli applicati al rimborso spese (i mille euro promessi saranno decurtati del 34%: 24,5% di Irpef, 8,5% di Irap, 1% di Inail): «In realtà l’Irap è un onere di riflesso a carico dell’amministrazione, ed è giusto che il consiglio regionale debba pagarlo: ma non è giusto che lo faccia ricadere su di noi! Poi c’è anche un problema di ordine contributivo: per due anni noi non saremo coperti da nessuna forma previdenziale. E ci sono almeno due ragazze incinte nel nostro gruppo: mi chiedo come si comporteranno con loro».
Però alla fine, riflettendo sulla sua condizione di commercialista-stagista, ammette: «Andare a fare uno stage dopo 11 anni dalla laurea effettivamente è un controsenso. Modestia a parte, io sono dieci anni che lavoro!».

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lunedì 12 gennaio 2009

MICHELE TIRABOSCHI E MICHEL MARTONE SUI SUPERSTAGE CALABRESI: PER I GIOVANI SONO UN BOOMERANG

Stage lunghi due anni, destinati a laureati e aperti anche a ultratrentenni: il consiglio regionale della Calabria ne ha appena attivati 500, e già pensa di aggiungerne altri 250. Ma con queste caratteristiche, si può davvero dire che siano stage?
La Repubblica degli Stagisti lo ha chiesto a due docenti eccellenti di Diritto del lavoro: Michele Tiraboschi
[nella foto a sinistra], direttore scientifico della Fondazione Marco Biagi presso l'università di Modena e Reggio Emilia, e Michel Martone, uno dei più giovani professori ordinari in Italia (ha appena compiuto 35 anni).
«Laureati di oltre trent'anni impegnati in stage di due anni e
retribuiti mille euro al mese: dove starebbe lo stage, qui?», esordisce subito Martone: «Questo a me sembra un contratto di lavoro subordinato! L'età e la professionalità delle persone coinvolte, sommate alla durata degli stage e alla retribuzione così alta, rendono ben difficile considerare questo un progetto di stage formativi».
Dello stesso avviso Tiraboschi: «Più che a stage, questi assomigliano a rapporti di lavoro remunerati». E spiega: «Mi pare che sia la classica "trappola del precariato". Si illudono questi ragazzi, dirottando i loro sforzi dalla ricerca di un lavoro vero a una sorta di lavoro socialmente utile che finirà paradossalmente per danneggiare i migliori».
In effetti il bando calabrese proprio ai migliori mira, premiando con punti aggiuntivi master, dottorati, iscrizione a ordini professionali etc. Anche Martone [nella foto qui a destra] mette in guardia sull'effetto boomerang: «Qui la professionalità anzichè essere valorizzata viene penalizzata, perchè si costringono persone già formate a piegarsi a uno stage, fino addirittura all'età di 37 anni, rinunciando ai contributi e a un modello contrattuale adeguato alle loro competenze».
Ma perchè tutti questi giovani hanno aderito al progetto? Perchè mille euro al mese possono fare la differenza, specialmente in Calabria. Riflette Martone:
«Accettano perché il dramma della disoccupazione fa paura. Ma lo Stato dovrebbe creare buona occupazione per i migliori, invece che limitarsi a offrire lavori con data di scadenza – in questo caso, per giunta, camuffandoli da stage per poter risparmiare su tutti gli oneri indiretti».
Alcuni di questi superstagisti hanno davvero un curriculum strepitoso: avvocati, docenti universitari... Ma si può accettare, dal punto di vista del diritto, di considerare "stagisti" ricercatori e professionisti?
«È un modo per aggirare i vincoli di utilizzo di precari e co.co.co nella pubbliche amministrazioni», risponde Tiraboschi: «In questo modo sono studenti e la legge è elegantemente aggirata».
Conclude Michel Martone:
«Spererei che il consiglio regionale calabrese ci ripensasse, e che cercasse di fare a questi ragazzi dei contratti di lavoro a termine, con i contributi e le tutele dovuti». Qualcuno lo ascolterà?

giovedì 8 gennaio 2009

IN CALABRIA IL CONSIGLIO REGIONALE ATTIVA I «SUPERSTAGE» - CHE ASSOMIGLIANO TANTO A POSTI DI LAVORO...

Sono 500, e presto forse saranno 750. Sono i superstagisti calabresi: laureati a pieni voti, i migliori - quantomeno nelle intenzioni - degli atenei della zona. Andranno a fare un superstage nelle strutture pubbliche locali: «super» in tutti i sensi. Super per la retribuzione: 1000 euro al mese. Super anche per la durata: 24 mesi!
Il portavoce del consiglio regionale della Calabria spiega alla Repubblica degli Stagisti: «Con il "Programma stages 2008" abbiamo risposto in maniera concreta a due esigenze: da un lato ridurre i costi della politica, dall'altro trovare uno sbocco professionale per i tantissimi giovani laureati di questa regione». Quindi hanno dato una sforbiciata alle spese e han tirato fuori 3 milioni di euro, a cui se ne sono aggiunti altrettanti attingendo a fondi europei: «La somma è stata destinata a finanziare stage formativi, della durata di due anni, rivolti ai laureati calabresi più meritevoli, con un limite di età abbastanza elevato - 37 anni - per evitare di penalizzare quanti non vengono più considerati "giovani" dalle norme dell'Unione Europea, che fissa il limite a 32 anni». Forse questo si spiegherebbe considerando il fatto che in Calabria la disoccupazione è all'11,2% (dato Istat 2007) - quasi il doppio rispetto alla media nazionale (6,1%) e quasi il quadruplo rispetto a regioni come Lombardia, Emilia Romagna, Trentino. E quindi ogni modo è buono per fermare l'emorragia di disoccupati, specie con le elezioni regionali a un passo (nel 2010).
Tornando all'oggi e ai fatti: 500 laureati calabresi, a cui forse nei prossimi mesi se ne aggiungeranno altri 250,
«lavoreranno per due anni, con uno stipendio mensile di 1000 euro, in 170 enti tra aziende sanitarie e ospedaliere, comuni, province, comunità montane ed altre amministrazioni territoriali. Ovviamente» mette però le mani avanti il portavoce «il Consiglio regionale non può garantire alcuna futura assunzione degli stagisti nelle stesse amministrazioni: queste ultime, semmai, qualora interessate, dovranno procedere direttamente».
Certo, le domande che restano senza risposta sono ancora tante. La prima: come mai è stato deciso di far durare gli stage addirittura 24 mesi, quando la normativa vigente prevederebbe la possibilità di fare stage così lunghi solo per i disabili? E poi: con i 6 milioni di euro di budget, oltre agli stipendi degli stagisti, è previsto che anche gli altri due soggetti coinvolti nel progetto (università e enti pubblici ospitanti) ricevano sovvenzioni?
E poi: il rimborso spese indicato di 1000 euro al mese è da intendersi lordo o netto, e con quali modalità e tempistiche verrà erogato?
Restano poi sul fondo due questioni ancor più grandi: ha davvero senso far fare stage a persone di oltre trent'anni? E poi: dato che lo stage non dovrebbe essere «lavoro» bensì «formazione» quale mestiere ha bisogno di un percorso formativo di addirittura due anni per essere imparato?

mercoledì 7 gennaio 2009

SEMPRE PIÙ STAGISTI NELLE AZIENDE ITALIANE: LO DICE UNIONCAMERE

Quanti stagisti ci sono nelle aziende italiane? Secondo una delle fonti più autorevoli in materia, l'indagine Excelsior effettuata ogni anno da Unioncamere (a cui questo blog aveva già dedicato il post «Per chi suona lo stagista - Non per le piccole imprese» e più di recente «Quanti ragazzi trovano lavoro attraverso lo stage?»), nel 2007 sono stati attivati circa 256mila stage.
Le imprese italiane che utilizzano stagisti sono quasi il 12%, in aumento rispetto all'anno precedente (quando il dato si fermava a 10,8%).
Come prevedibile, l'indagine rileva anche che è più frequente fare stage al centro-nord che al sud: per quanto riguarda le regioni, il picco di stage è in Friuli Venezia Giulia (quasi 17%), Veneto ed Emilia Romagna (che stanno sopra il 15%). Scendendo ancor più nel dettaglio, le province dove i tirocini sono più numerosi sono Ravenna (21,6%) e Biella (18%) - mentre sono utilizzati meno a Napoli, Reggio Calabria e Nuoro (solo 6%).
È sempre interessante anche vedere come si modula il dato rispetto alla grandezza delle aziende: quasi il 70% delle grandi imprese (quelle con oltre 250 dipendenti) utilizza con regolarità lo strumento dello stage. La percentuale scende al 42% per le imprese con 50-249 dipendenti, si attesta intorno al 19% per le imprese con 10-49 dipendenti, e crolla al di sotto del 10% per le imprese con meno di 10 dipendenti.
Ma, indipendentemente dalla grandezza, cosa chiedere a tutte queste imprese che ospitano stagisti? Di comportarsi in maniera corretta, rispettando i giovani in stage e non approfittando delle maglie (fin troppo larghe) della normativa vigente. Bisognerebbe chiedere di erogare buoni rimborsi spesa quantomeno agli stagisti già laureati, come già fanno le aziende della Lista dei Buoni; di garantire una percentuale dignitosa di assunzioni dopo lo stage; di non fare stage troppo lunghi e di non abusare dello strumento della proroga; di non usare stagisti per rimpiazzare dipendenti in ferie o in maternità; di non mettere gli stagisti a fare i commessi o le segretarie quando sul progetto formativo c'è scritto tutt'altro...
So che molte aziende farebbero spallucce, trincerandosi dietro la scusa «Non faccio nulla di illegale, è la legge che permette di prendere stagisti gratis anche per un anno o più, di non assumerli dopo lo stage, di affidare loro le mansioni anche più semplici» e così via. Ma credo che qualche orecchio attento lo si potrebbe trovare. O no?